Introduzione
In questo “Seminario sulla guerra in Iraq” si presentano la metodologia e alcuni risultati di un ampio progetto di ricerca sulla rappresentazione del conflitto in Iraq in alcuni generi e tipologie del discorso istituzionale: sedute parlamentari, giornali e telegiornali, conferenze stampa della Casa Bianca e un’inchiesta governativa1. Il pre- sente contributo introduttivo intende orientare il lettore, inquadrando la ricerca dal punto di vista metodologico e spiegando la procedura analitica con un esempio di uno studio preliminare sulla BBC ONEe laRAI UNO. Gli interventi che seguono2illu-
strano alcuni risultati dello studio sui dibattiti parlamentari britannici (Cinzia Bevitori) e dell’analisi dei telegiornali della BBC (Caroline Clark e Maxine Lipson).
Gli interventi dei discussants approfondiscono alcuni temi che emergono dalle pre- sentazioni, specie per quanto riguarda la metodologia della ricerca (Michelangelo Conoscenti) e il ruolo della stampa in Iraq nel primo mese della guerra (il giornali- sta Thomas Seifert).
Metodologia
Come definiti nel progetto di ricerca, fra gli obiettivi principali sono stati quelli di esplorare 1) la natura del discorso politico e mediatico dal punto di vista non sol- tanto lessicale e semantico, ma anche dei tratti sintattici e discorsivi, e 2) i fenomeni di stance ed evaluation3e come essi si realizzano nei testi politici e mediatici, con par- ticolare riferimento al loro contributo alla costruzione dell’identità e dell’immagine pubblica dei partecipanti. Questi obiettivi sono stati perseguiti con una metodologia di ricerca linguistica, Corpus Assisted Discourse Studies (CADS), che unisce approcci
analitici tradizionali, come l’analisi del discorso o quella sistemico-funzionale, ai metodi statistici e oggettivi della linguistica dei corpora4. I primi, di tipo qualitativo, implicano un’analisi minuziosa convenzionalmente applicata a pochi testi o addirit- tura a segmenti di testi; i secondi, di tipo quantitativo, richiedono l’applicazione di un apposito software5a grandi quantità di testi archiviati in file elettronici. Le impli- cazioni metodologiche della combinazione dei due approcci per l’analisi linguistica sono significative: come è evidente, l’approccio puramente qualitativo, attraverso l’a- nalisi “manuale” di pochi testi, non può che riferire risultati ottenuti solo da quei testi, precludendo la possibilità di generalizzare sulla base delle conclusioni rag- giunte. D’altra parte, i dati puramente statistici ottenuti dall’analisi quantitativa
Non sorprende che per entrambi i corpora guerra/war è la parola lessicale più frequente e che in entrambi si trovano Bagdad, Saddam, american/i, nonché alcuni avverbi temporali simili (oggi, now). Il corpus della BBCpresenta anche la parola for- ces (soldati, truppe, militari in generale). Fin qui, i dati sono sostanzialmente corri- spondenti e rivelano temi comuni.
In questa fase dell’analisi vengono inoltre esaminate le liste di frequenza comple- te allo scopo di individuare alcune parole chiave ed eventuali differenze nell’enfasi dei reportage degli eventi. Qui le priorità delle due reti cominciano a emergere10, come si può vedere nella Tabella 2. Ad esempio, l’opposizione all’invasione dell’Iraq sia di gran parte dell’opinione pubblica che nel Parlamento italiano viene rispec- chiata e rappresentata dalla RAI nelle notizie sulle manifestazioni e nella frequenza
della parola pace, due lessemi molto meno frequenti nel corpus della BBC. Inoltre, la BBC usa Europe/an due volte, mentre la RAI ben 35 volte, eppure entrambe le reti
offrono servizi sul Summit dei capi di Stato europei a Bruxelles, presenti sia Berlusconi sia Blair. Come risulta dalla Tabella, la BBCpare essere molto più interes-
sata alle truppe e ai politici britannici e americani che all’Europa e alla pace11.
Tabella 2. Frequenze di alcuni lessemi chiave.
RAI1 BBC1
Lessema per mille parole lessema per mille parole
manifest* 0,98 demonstra* 0,24
Pace 1,34 peace 0,32
europ* 2,46 Europ* 0,16
american* 5,63 American* 6,90
britannic* 0,99 British 3,81
Ovviamente, queste discrepanze sono del tutto prevedibili da parte di chi segue la vita politica nei due paesi, ma è confortante che i dati empirici confermino le intui- zioni in modo così palese (e veloce).
La seconda fase. Dalla frequenza al discorso
In questa fase l’analisi si sposta dall’asse paradigmatico a quello sintagmatico e oltre i confini della frase, cioè dalla frequenza delle parole singole o gruppi di paro- le alla creazione di significati in contesti più ampi a livello testuale. Per fare due soli esempi, l’analisi di forme mitiganti (forme condizionali, verbi modali ed espressioni come forse/perhaps) oppure dell’uso di marcatori linguistici per segnalare l’argo- mentazione (perché/because) permetterebbe di focalizzare alcuni tratti discorsivi che caratterizzano i corpora.
Per esemplificare questa fase della procedura analitica si è scelto di indagare l’uso dei pronomi personali nei telegiornali. I motivi di questa scelta sono due. In primo luogo, i pronomi personali sono chiari indicatori della transitività di un testo ossia del fondamentale “chi fa che cosa a chi”. La transitività, infatti, delinea i ruoli dei METODOLOGIA DI UNA RICERCA LINGUISTICA SULLA RAPPRESENTAZIONE DEL CONFLITTO IN IRAQ
sono, in modo analogo, limitativi se privi di una chiave interpretativa6. Inoltre, l’a- nalisi esclusivamente qualitativa tende a favorire una procedura in cui il ricercatore affronta l’oggetto di analisi al fine di verificare una sua ipotesi: la ricerca/analisi è basata sul testo studiato (corpus-based). Viceversa, lavorare con grandi quantità di dati mediante un software dedicato permette (anche) un approccio analitico indotto dal corpus (corpus-driven), in cui le ipotesi emergono dai dati e il ricercatore segue piste e intuizioni che si presentano nel continuo passaggio tra l’individuazione di dati quantitativi specifici e l’interpretazione di tali dati nel contesto discorsivo.
Esemplificazione della metodologia: uno studio preliminare comparativo BBC-RAI
In questa sezione illustrerò la procedura di analisi seguita e i risultati ottenuti7in uno studio preliminare compiuto nel corso della ricerca. Si tratta di uno studio tipi- co, a grandi linee, della metodologia CADS. Nella presente analisi si distinguono tre
fasi principali: 1) un confronto delle parole più frequenti nei telegiornali inglesi e ita- liani e l’individuazione e la riflessione sulle somiglianze e le differenze nella fre- quenza di parole considerate chiave; 2) in base ai risultati del primo approccio com- parativo ai dati, una verifica e un approfondimento del contesto d’uso di alcuni ele- menti lessicali e delle implicazioni che ciò comporta a livello testuale e del discorso; 3) una riflessione sulle conclusioni suggerite dai dati, che in questo caso sembrano segnalare due modi diversi da parte dei telegiornali delle reti nazionali britannica e italiana di “costruire” o “posizionare” i propri telespettatori (e le implicazioni di queste scelte per la caratterizzazione dell’identità culturale delle reti stesse).
La prima fase. Le parole più, e meno, frequenti
Lo studio preliminare è basato sulle trascrizioni di tutte le notizie che riguarda- no il conflitto in Iraq in tre telegiornali e di nove servizi paralleli delle due reti regi- strati durante il primo mese di guerra8. La Tabella 1 elenca in ordine di frequenza (rank) tutte le parole lessicali9individuate all’interno del gruppo delle 50 parole più frequenti.
Tabella 1. Ordine di frequenza delle parole lessicali.
RAI (14.200 parole) BBC (12.600 parole)
Rank e parola Rank e parola
23 guerra 14 war 26 Saddam 18 Iraqi 33 Bagdad 20 Baghdad 39 città 22 now 42 americani 39 American 46 oggi 42 Iraq 50 Hussein 44 British 45 Saddam 48 forces LOUANN HAARMAN
Concordanza I, BBC
I dati indicano che nella BBC, I e you (singolare) vengono usati quasi esclusiva-
mente dal presentatore e dal giornalista, o nei loro scambi in diretta in studio o, più spesso, tra il presentatore e l’inviato, un formato molto comune alla BBCnei servizi
sulla guerra (cfr. HHaaaarrmmaann 22000044). I dati della RAI confermano l’uso della prima e
della seconda persona singolare da parte del presentatore e del giornalista, ma molto meno frequentemente di quanto accade nella BBC, anche perché lo scambio vero e
proprio in diretta tra presentatore e giornalista è assai insolito nella RAI.
Ciò che colpisce nei dati della RAIè la notevole frequenza della seconda persona
plurale. Eccone alcuni esempi in una concordanza:
R TVqualcuno ha avuto dei dubbi, come aavveettee sentito nella testimonianza in R rines americani che hanno da poco, come aavveettee sentito, attraversato la frontiera R Sì Davide, intanto gli americani, come aavveettee visto hanno conquistato la capitale NP ettimane per prendere la capitale, come aavveettee visto nelle immagini scelte da R Hussein e poi ancora un terzo edificio. DDoovveettee sapere che comunque noi siamo dal NP con Baghdad sono precari, vi ppootteettee immaginare, allora vediamo la
R è in fiamme. Sono stati colpiti, come ssaappeettee, anche altri due edifici,
R Saddam, Aziz, di fatti è apparso, come vveeddeettee in una conferenza stampa per R generale sembra davvero ormai in corso, vveeddeettee, questa è la base di Ferfon
R i traccianti della contraerea irakena, vveeddeettee esattamente qui di fronte al nostro NP Baghdad appena bombardati, fra poco vveeddrreettee le immagini drammatiche girate
Concordanza seconda persona plurale (*ete), RAI
Le concordanze mettono in risalto il modo diretto ed esplicito in cui i giornalisti e i presentatori della RAIsi rivolgono al pubblico, guidando e chiamando in causa i
telespettatori che vengono in tal modo linguisticamente posizionati sia come gruppo compatto e solidale, sia come interlocutori. Questo tipo di intersoggettività non appare nella BBC. Del resto, come si è visto, nel corpus utilizzato per questo studio
lo you plurale appare una sola volta.
Altrettanto diverso nei due corpora è l’uso della prima persona plurale (noi/we). Mentre i giornalisti della BBCtendono a usare sia I che we (dove we può riferirsi al
giornalista e alla sua équipe; al giornalista, l’équipe e i soldati; alla BBC, oppure alla
stampa in genere), i giornalisti RAIpreferiscono senz’altro la prima persona plurale,
che tende a comunicare l’idea di una squadra al lavoro, rafforzando ulteriormente il legame di solidarietà tra gli operatori e il pubblico.
R su questo Paese che dalle notizie che aabbbbiiaammoo anche noi qui a Baghdad sta Rtu prima di nuovo Saddam Hussein lo aabbbbiiaammoo appena visto qui alla televisione Rfilmarli, c’è un divieto assoluto, oggi aabbbbiiaammoo avuto anche dei problemi con le Ra zona dell’aeroporto a sud di Baghdad, aabbbbiiaammoo sentito solo due esplosioni RLilli Gruber da Baghdad Si allora aabbbbiiaammoo visto fino a pochi minuti fa Rsulla riva occidentale del Tigri, ccoonnttiinnuuiiaammoo a sentire ancora esplosioni Rprimo edificio che è stato colpito che ppeennssiiaammoo sia o il Ministero della Rmoschea di Firenze. Le novità. Non ppoossssiiaammoo dire se gli arrestati della
Rroccaforte del regime è cominciata. Non ssaappppiiaammoo assolutamente nulla di dove sia METODOLOGIA DI UNA RICERCA LINGUISTICA SULLA RAPPRESENTAZIONE DEL CONFLITTO IN IRAQ
partecipanti nella rappresentazione degli eventi, rivelando l’espressione anche impli- cita della presa di posizione del testo (stance), la prospettiva valutativa che eventual- mente sottende alle informazioni riferite. In secondo luogo, nella fase iniziale dell’a- nalisi i pronomi we, you, e I compaiono tra le prime 50 parole della BBC12. Questo
risultato è apparso quanto meno inaspettato nel genere del telegiornale, il cui scopo principale è la trasmissione formale di informazioni (quindi un tipo di discorsotran- sazionale e non interazionale) in un contesto dove la serietà e la professionalità garan- tiscono la credibilità e l’affidabilità delle informazioni (cfr. Bell 1991; Hartley 11998822; Bell, Garrett 11999977). Uno sguardo attento ai dati rivela che nella BBCla maggior parte
dei pronomi viene pronunciata dai giornalisti, indicando evidentemente uno stile di reportage assai interattivo. Questa constatazione ha suggerito l’opportunità di con- frontare i dati della BBCcon quelli della RAI13. Nella Tabella 3 sono riportati i risul-
tati globali.
Tabella 3: Confronto tra i pronomi personali di prima e seconda persona usati dalla BBCe dalla RAI.
BBC per mille parole RAI per mille parole
I 4.2 (io) 1.2
you (sing.) 2.6 (tu) 0.9
you (plural) 0.08 *ete/ite/ate (voi) 1.3
We 6.3 *iamo (noi) 8.9
I dati italiani presentano meno istanze di forme verbali alla prima o seconda per- sona singolare pronunciate dai giornalisti, ma un numero sensibilmente maggiore di forme verbali alla prima e seconda persona plurale (delle 49 istanze della seconda persona you pronunciate da giornalisti della BBC, soltanto una era al plurale).
L’utilizzo del Concordancer, compreso nel software Wordsmith, permette di osservare l’uso dei pronomi nel contesto dei telegiornali per individuare eventuali patterns ricorrenti. Questo strumento presenta sullo schermo del computer tutte le occorrenze di una data parola (search word) evidenziate al centro di una riga di un contesto minimale14. Di seguito un esempio di una concordanza della parola I, ordi- nata secondo la prima parola a destra.
NP* day Rageh you’ve been out and about, II know that, as much as you can, and uh NPcorrespondent in northern Kuwait and II asked him, on day 5 of this war, for NPme now from Sulaymaniya. John, could II ask you first of all about the impact R simultaneously a siege at Baghdad, and II think two sieges at once, that’s not Rhe’s been parading both captives and II must say corpses, now that emboldens Raired yesterday very briefly here. And II would like to point out one thing Huw. Ris the fickleness of public opinion as II said in my piece. I think this is quite Rlaunch any more of these scud attacks. II have to tell you that in the last few Rexperienced the bombings here in Baghdad II can tell you that the blast waves from
Rsome units heading towards Baghdad. But II watched today the road north clogged Rmight be trouble ahead as I said, but II think this is a very very important
* NP= Newspresenter, R= Reporter
RAI, sebbene personalizzante e coinvolgente, sembra essere essenzialmente paterna-
listico e autoritario: l’attenzione dello spettatore è guidata e controllata con mecca- nismi metalinguistici e discorsivi.
Questo risultato parziale e provvisorio può essere supportato da tendenze simili che emergono in altri contesti nelle due culture. Ad esempio, è possibile notare che lo stile di trasmettere informazioni adottato dalla RAInon è dissimile
da quello vigente nelle scuole o università italiane. Anche quando le informazio- ni sono presentate con toni personali e talvolta informali, la trasmissione stessa delle informazioni non è oggetto di negoziazione o mediazione. Paolo Mancini, scrivendo nel 1985 e seguendo una metodologia del tutto diversa, concluse che la
RAIdi quei tempi tendeva a costruire un rapporto docente-discente, trasmetten-
do notizie e altre informazioni distribuite dai partiti politici (cfr. Hallin, Mancini 2004). Infatti all’epoca ognuna delle reti RAIfaceva capo a una diversa area poli-
tico-ideologica. Per contro, la trasmissione di informazioni nella cultura anglo- sassone è convenzionalmente descritta in termini di un processo di mediazione e partecipazione individuale alla “conquista” delle conoscenze, dove l’elaborazione personale delle informazioni viene considerata fondamentale per il processo di apprendimento17.
La metodologia di ricerca ha quindi rivelato una possibile differenza culturale nel disegno/profilo comunicativo dei telegiornali delle reti pubbliche, ipotesi che si potrebbe perseguire cercando altre conferme nei dati. Si notano ad esempio delle differenze qualitative nei servizi giornalistici dalla zona del conflitto. La più eviden- te è una forte predilezione da parte della BBCa montare i servizi in modo da presen-
tare una narrativa, quasi uno spezzone di un film di guerra. Lo stretto combaciare del testo verbale e il testo visivo, l’uso del tempo presente narrativo, la progressione cronologica, la stessa conformità al noto modello narrativo di Labov (1972) fanno sì che questi segmenti si discostino notevolmente per la loro costruzione linguistica e discorsiva da altri servizi. Dei 29 servizi della BBCe dei 30 della RAInel periodo 20-
31 marzo, almeno 11 della BBC (38 per cento) sono stati montati in modo da rap-
presentare una narrativa completa o da includere dei brevi episodi narrativi. Questo tipo di montaggio non è insolito neanche in tempi normali nei telegiornali britanni- ci, dove una certa propensione narrativa sembra riproporre convenzioni tipiche della fiction e la serialità dei telefilm e delle soap, elementi centrali del mezzo televi- sivo. Il risultato è necessariamente un sottile sfumare delle linee di demarcazione tra finzione e realtà.
In uno solo dei servizi italiani registrati durante lo stesso periodo si può nota- re una pur minima spinta narrativa. La quasi totalità dei servizi sono general- mente o espositivi (fornendo informazioni riguardo le battaglie, gli spostamenti delle truppe) oppure descrittivi (commentando la vita dei soldati, i feriti negli ospedali). Eppure, le convenzioni della fiction e la serialità sono elementi centra- li anche nella televisione italiana. La virtuale mancanza di qualsiasi impianto nar- rativo nei servizi italiani del telegiornale invita a compiere ulteriori riflessioni sulle possibili ragioni di tale fenomeno. Potrebbe anch’esso dipendere da valori condivisi e pratiche culturali radicati? Anche in tempi normali la narratività nei servizi della RAIè insolita. In un certo senso, questo non si discosta dalle nostre
ipotesi precedenti riguardo alla costruzione linguistica e discorsiva del pubblico METODOLOGIA DI UNA RICERCA LINGUISTICA SULLA RAPPRESENTAZIONE DEL CONFLITTO IN IRAQ
Rci hanno raccontato i testimoni quando ssiiaammoo andati sul posto oggi pomeriggio e Ril suono e vederne le luci. Quindi ssiiaammoo arrivati a questo campo per questa
Concordanza prima persona plurale, RAI
Di particolare interesse è l’ampio uso nella RAIdell’imperativo esortativo spesso
da parte del presentatore per operare una transizione da un servizio all’altro. Attraverso l’uso di questa forma personale e familiare, il presentatore, che rappre- senta in prima persona la rete del telegiornale serale, rafforza il rapporto di inter- soggettività con il pubblico, coinvolgendolo nell’evento comunicativo. È una forma linguistica che compare di rado nel corpus preliminare della BBC: 0,6 volte per mille
parole contro le 2 volte per mille parole nel corpus RAI.
NP sono riprese con grande intensità, aannddiiaammoo a vedere che cosa sta succedendo NPcerto in anticipo sui piani, allora aannddiiaammoo in diretta a New York con Giulio NP raq si fa ogni giorno più intensa. Ora aassccoollttiiaammoo il racconto dal nostro inviato
NP Saddam sarà rimosso dal potere. RRiittoorrnniiaammoo in Iraq intanto dove lunghe colonne
NP degli Esteri ha riferito al parlamento. SSeennttiiaammoo cos’ha detto.
NP Qatar il comando centrale alleato. Ma sseennttiiaammoo i particolari da Tiziana Ferrar NP Tutto tranquillo. Davide Sassoli - E ttoorrnniiaammoo nella capitale irachena Baghdad, NP Sassoli - Dal Sud al fronte del nord vveeddiiaammoo appunto che cosa accade, oggi ci NPprecari, vi potete immaginare, allora vveeddiiaammoo la caduta di Baghdad che è avvenuta NP ritrovata dopo decenni di dittatura, ma vveeddiiaammoo come hanno vissuto questa giornata
Concordanza, imperativo esortativo, RAI
Questi risultati suggeriscono una differenza fondamentale nel modo in cui le due reti costruiscono i ruoli del proprio pubblico in quanto partecipanti all’evento mediatico (Goffman 1979; Levinson 1988), una differenza che, si ritiene qui, possa essere legata a valori culturali diversi. La RAI pare costruire i telespettatori come interlocutori silenziosi; presentatori e giornalisti si rivolgono direttamente a essi gui- dandoli metalinguisticamente nella ricezione delle notizie. Per contro, la BBC, attra-
verso l’uso frequente dello scambio in diretta tra presentatori e giornalisti sia in stu- dio che all’esterno, sembra posizionare i telespettatori come ratified on-lookers15. Per dirla con Goffman, alla BBCsono i presentatori e giornalisti gli interlocutori, parlan-
do fra di loro e non rivolgendosi direttamente e in modo palese ai telespettatori, i quali quindi assistono alla trasmissione delle informazioni e si configurano solo come audience. Ovviamente, anche se non direttamente coinvolti dai giornalisti, i tele- spettatori rimangono il target dell’evento discorsivo: tutto quello che accade nella trasmissione è per il beneficio del pubblico16.
Una riflessione sui dati
In base ai presenti dati, lo stile del telegiornale della BBCrisulta dialettico e leg-
germente distaccato: lo spettatore non è interpellato direttamente, ma rimane desti- natario ultimo del messaggio e assiste alla presentazione delle notizie. Lo stile della
10Si intende qui la presenza (o meno) di un lessema come espressione di interesse (o meno) per ciò a cui si rife-
risce. Ovviamente una tale procedura può dare un risultato solo parziale, in quanto l’interesse per un argomento può essere espresso anche implicitamente o comunque senza utilizzare un dato lessema.