• Non ci sono risultati.

II Biennale Internazionale di Arte di São Paulo – 1953/

Considerata oggi come una delle mostre d’arte moderna più importanti mai realizzate al mondo, sotto la direzione artistica di Sérgio Milliet, questa edizione fu particolarmente importante per molteplici ragioni. Per la città di São Paolo, in quanto nasceva quasi in concomitanza con i festeggiamenti per l’anniversario del IV centenario della fondazione della città (25 gennaio 1554) – celebrazioni che erano peraltro a carico di Matarazzo nipote. Per la Biennale stessa, che si trasferì in una nuova sede, ma soprattutto per la caratura degli artisti che ospitò. Proprio per riuscire ad unire i due eventi l’apertura della Biennale venne posticipata al mese di dicembre per farla durare fino a febbraio dell’anno seguente. In occasione di questo anniversario la città di São Paolo aveva in programma l’inaugurazione di un’immensa area verde nel suo cuore, il Parco del Ibirapuera, progettato dal paesaggista Burle Marx, il quale ospitava al suo interno un complesso architettonico progettato dall’architetto Oscar Niemeyer. Fu proprio in due di questi edifici che venne spostata la Biennale: nel Padiglione delle Nazioni, destinato alle opere straniere, e nel Padiglione degli Stati, destinato agli artisti nazionali. Di proporzioni gigantesche, l’area totale utilizzata per l’esposizione era di ventiquattromila metri quadrati, per un totale di trentatré paesi e 3374 opere. Questa

541 A. A. AMARAL, Arte para quê?... cit., p. 247.

542 Tra i successi e le polemiche si può citare infine un memoriale di protesta elaborato da 200 artisti legati all’Associazione Paulista di Belle Arti, indignati dalla loro mancata partecipazione all’evento e la protesta di un gruppo di bancari che si opponeva all’esposizione a causa del suo costo elevato.

mostra si avvicinava al grande spettacolo di massa e cominciava a rispondere alla logica del consumo, della moda, della novità. Tra le novità della seconda Biennale possiamo evidenziare l’istituzione di un premio per la migliore critica, voluto da Francisco Matarazzo Sobrinho, e la creazione del primo gruppo di monitoraggio per spiegare le opere al pubblico, con una formazione fornita dal direttore dal MAM-SP, il professore Wolfgag Pfeiffer. La giuria poteva beneficiare della partecipazione di nomi importanti della critica internazionale, superando così il carattere improvvisato che aveva avuto la prima edizione: il contatto e l’apertura degli artisti brasiliani con la critica straniera ebbero senza dubbio un effetto benefico. Il regolamento per gli artisti nazionali cambiò: invece di ricevere gli inviti, tutti gli interessati dovevano sottoporre le proprie opere alla giuria di selezione e questa procedura, come vedremo più avanti, sarebbe diventata un punto di discordia tra gli artisti, i critici e la giuria. Settecento artisti nazionali si iscrissero alla rigorosa selezione dalla quale furono scelti circa 400 opere nazionali ed eliminati 2400 lavori. Si ricorda che in questa occasione il critico d’arte Mário Pedrosa, uno degli incaricati a organizzare questa mostra, trascorse quasi un anno in Europa, per la miglior riuscita dell’evento.

In un’unica volta venivano riuniti il Cubismo, il Futurismo, il Neoplasticismo, oltre alle retrospettive dei più grandi maestri del nostro tempo: Picasso (con la sua Guernica), Mondrian, Klee, Munch, Moore, Marini, Chagall, Calder ecc543. Venne così dedicata una sala speciale a Pablo Picasso, il quale fino a quel

momento non era molto conosciuto in Brasile, se non all’interno dell’ambiente artistico brasiliano. Con il dipinto Guernica, in modo particolare, colpì da subito i brasiliani, conquistandoli. Ebbe una popolarità tale che la seconda Biennale di São Paulo viene anche definita come La Biennale di Guernica. Si ricordano inoltre altri artisti che ebbero una sala speciale a loro dedicata: gli svizzeri Paul Klee e Ferdinand Hodler, l’olandese Piet Mondrian, i francesi Henri Laurens e Germaine Richier, lo statunitense Alexander Calder, il norvegese Edvard Munch, il belga James Ensor e l’autriaco Oscar Kokoschka544. Fu

senza dubbio per la presenza di questi artisti che il critico Herkenhoff affermò che questa edizione rappresentò le sale storiche più importanti di tutta la storia della Biennale nei suoi primi cinquanta anni545.

Inoltre, per la portata degli artisti lì riuniti, molti critici e studiosi considerarono questa edizione anche come il più grande evento di arte moderna mai realizzato al mondo fino ad oggi, legato ad una serie di concomitanze che facilitarono la sua realizzazione, impossibili da ripetere oggigiorno. Oltre a queste concomitanze, si possono evidenziare: l’organizzazione della delegazione inglese, curata dallo storico Herbert Read che tra le opere inviate ne presentò alcune di Henry Moore (il quale vinse il gran premio della scultura dopo una lotta all’ultimo voto con un’opera di Marino Marini) e la rappresentanza italiana che espose un insieme di quaranta opere dei suoi futuristi tra i quali Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Luigi Russolo, Gino Severini, e le incisioni di Giorgio Morandi, il quale vinse il premio come migliore incisore con la serie Natura Morta. Altri italiani che si distinsero furono Afro Basaldella, Renato Birolli, Giuseppe Santomaso, Emilio Vedova e Lucio Fontana. La Francia portò con sé artisti in rappresentanza di un dialogo tra l’astrazione geometrica e il tachisme. La sua sala speciale dedicata al cubismo ospitava artisti del calibro di Georges Braque, Pablo Picasso, Juan Griss, Andrè Lhote, Albert

543 M. PEDROSA, A Bienal de... cit., p. 223. 544 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 81.

Gleizes, Fernand Léger, Sonia e Robert Delaunay. Oltre a portare un dipinto di Marcel Duchamp e la scultura Musa Addormentata di Constantin Brancusi, erano presenti opere di Jacques Lipchitz e Ossip Zadkine. L’Argentina includeva tra i suoi rappresentanti gli artisti del gruppo Madì, palesando al pubblico la sua adesione alla corrente dell’astrattismo geometrico. Inoltre, grazie alla Biennale di Architettura, venne presentata al pubblico brasiliano la scuola tedesca Bauhaus, con una mostra dedicata al grande architetto tedesco Walter Gropius, fondatore della Bauhaus e uno dei suoi principali divulgatori, il quale partecipò alla giuria di selezione e vinse il premio internazionale di architettura546.

Rispetto al 1951, in quest’edizione i brasiliani ebbero una rappresentanza più grande, dove risaltò, sempre secondo Pedrosa, la presenza di Alfredo Volpi, modernista della seconda generazione (Gruppo Santa Helena), che solo in quel momento venne riconosciuto per le sue qualità, proprio “nella sua fase di facciate sempre più astratte con le quali arriva a creare l’insuperabile modello di paesaggio urbano astratto della pittura moderna brasiliana”547. Quindi, oltre alla presenza di Di Cavalcanti, questa mostra

consacrò il grande artista modernista "marginale" Alfredo Volpi – i due divisero il premio per la pittura – ma questo ancora non significava la rottura definitiva della generazione dei grandi veterani con la nuova generazione rappresentata da Volpi, senza dimenticare che, oltre a queste due, era già attiva una terza nuovissima generazione. Infine, si deve sottolineare che in questa biennale predominò uno dei più importanti dibattiti della storia dell'arte moderna: quello tra gli artisti e i critici che difendevano la figurazione nell’arte moderna contro quelli astrattisti. Era in scena anche la questione dell'autonomia dell'arte (internazionale e nazionale) e il suo carattere utopico. Quella capacità di trasformare il modo di percepire l'arte era ormai stata lanciata ed era pronta ad agire. Alves, evidenzia come a partire da questa edizione le attività didattiche furono considerate “essenziali affinché il pubblico poco abituato all’arte moderna potesse assimilarne il nuovo linguaggio arrivato, soprattutto, con il cubismo e l’astrattismo”548.

Outline

Documenti correlati