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XXVIII Biennale Internazionale di Arte di São Paulo –

L’idea della XXVIII Biennale A vivo contatto, voluta dal curatore generale Ivo Mesquita e dalla curatrice aggiunta Ana Paula Cohen, propose una riflessione critica sul possibile orientamento della Biennale Internazionale di São Paulo. Secondo i curatori, il modello organizzativo adottato sin dalla nascita dell’evento cominciava a rivelarsi non più funzionale di fronte alle profonde trasformazioni occorse tra la sua fondazione, nel 1951, e il momento attuale in cui si assiste al moltiplicarsi delle biennali in tutto il mondo e alla possibilità di avere un accesso rapido alle novità. Se prima infatti era necessario aspettare due anni per conoscere le nuove tendenze artistiche, oggi, grazie ad internet e agli altri mezzi elettronici, le novità sono annunciate costantemente da tutti i mezzi e in tutto il mondo1038. Il progetto voleva quindi

ridiscutere il proprio modello di esposizione e il sistema economico e culturale ad esso legato. Qual è il ruolo della Biennale in questo contesto saturo di informazioni e che cosa può fare affinché l’arte contemporanea in Brasile crei un circuito culturale che abbia un pubblico fruitore più ampio?1039. Come

alternativa alle forme tradizionali di presentazione e di circolazione delle pratiche artistiche contemporanee si propose pertanto per questa edizione una certa pausa riflessiva, volendo offrire al pubblico e agli agenti dell’arte uno spazio per riflettere sul passato, il presente e il futuro di questa manifestazione. Questa pausa fu rappresentata da un intero piano dell’edificio completamente vuoto e privo di opere, affinché ci si interrogasse sulla “crisi del sistema artistico”, facendo sì che questa Biennale fosse conosciuta come “la Biennale del Vuoto”. Tuttavia, la prima reazione del pubblico al vuoto di quel piano fu un’invasione di un gruppo di cinquanta “imbrattatori” che, nel giorno dell’inaugurazione, presero d’assalto il Padiglione della Biennale, ne imbrattarono la parete e ruppero i vetri. La polizia, allertata, riuscì ad arrestare uno di loro e lo reclusero in prigione circa 40 giorni, generando fortissimi

1037 Ibidem.

1038 I. MESQUITA E A. P COHEN, 28a Bienal de Sao Paulo – a que viemos?, in “Jornal Semanal da 28a. Bienal de Sao Paulo”, Imprensa Oficial do Estado de São Paulo, São Paulo, venerdì 24 ottobre 2008, p. 6.

reazioni negative da parte dei media e della comunità artistica1040. Ci furono anche manifestazioni

artistiche di reazione al gesto degli imbrattatori, come quella dell’artista Eli Sudbrack che trasse ispirazione dall’accaduto e realizzò con un tocco di grafismo una serie di pezzi in neon che furono esposti in una galleria della città, ove si istruirono gli addetti a non avvisare la polizia in caso gli imbrattatori si presentassero là1041.

La programmazione dell’evento era ricca e includeva diversi spazi espositivi dalle proposte diversificate: un Piano di Lettura nel quale venivano esposti dei progetti che facevano emergere alcuni aspetti della storia delle Biennali; una serie di Conferenze che presentavano 4 grandi temi che riflettevano il concetto curatoriale (1. La Biennale di São Paulo e l’ambiente artistico brasiliano - Memoria e Proiezione; 2.

Backstage; 3. Biennali, Biennali, Biennali; e 4. Storia di materia flessibile – le pratiche artistiche e i nuovi sistemi di lettura); una Pianta Libera costituita da un intero piano di spazi vuoti; il Video Lounge

che, con una selezione di video storici delle varie performance presentate nelle diverse edizioni, costituiva un grande archivio disponibile al pubblico; e la Piazza Pubblica, al pian terreno, una specie di “agorà” dove si presentavano ininterrottamente dei progetti musicali, di danza, performance e cinema, per tutta la durata delle sei settimane dell’evento. Inoltre, durante il corso dell’evento, si pubblicò il giornale

28b, diviso in nove parti1042. Esso registrava settimanalmente gli avvenimenti giornalieri della mostra e

venne distribuito gratuitamente per le vie della città e su internet. In realtà, questa proposta voleva sostituire la costosa pubblicazione ufficiale della mostra, riuscendo così ad avere una circolazione molto più grande e più popolare (50 mila pezzi per settimana) e riportando tutti gli avvenimenti dell’evento, incluso l’episodio di imbrattamento1043. La XXVIII Biennale, alla quale parteciparono 40 artisti invitati,

fece delle performance le sue protagoniste, come proposto dai curatori. Tra quelle presentate, la più polemica fu indubbiamente quella dell’artista Maurício Ianês il quale, continuò un suo progetto in corso già da alcuni anni e si presentò alla mostra completamente nudo e cominciò ad abitare nell’edificio della Biennale restandoci per 13 giorni, mangiando e vestendosi solo grazie alle offerte dei visitanti. L’intervento più coinvolgente e divertente fu senza dubbio Valerio Sisters dell’artista belga Carsten Holler, il quale installò uno scivolo che entrava nell’edificio e percorreva tutti i piani fino al pian terreno, causando così però delle grandi code di visitatori che lo volevano provare. Da un’ottica popolare, questa fu l’opera più rilevante dell’edizione. La serba Marina Abramovic, una delle più celebri artiste contemporanee, inaugurò l’evento con una performance assieme al duo americano Fischerspooner. Tra gli statunitensi, Joan Jonas 72, uno dei personaggi più importanti della storia delle performance, presentò l’opera La Forma, l’Aroma, la Seduzione delle Cose performance creata nel 2005 per il museo di New

1040 Secondo quanto scrive Coli al giornale Folha de São Paulo, l’imbrattamento fu definito come un atto di "terrorismo poetico" e un "intervento artistico" dai suoi difensori, tra cui il citato José Roberto Aguilar, e come “vandalismo” e un “atteggiamento autoritario” dagli organizzatori della Biennale. J. COLI, O paìs do homem cordial, in “Caderno Mais - Folha de S. Paulo online”,

São Paulo, domenica, 14 dicembre 2008. 1041 Ibidem.

1042 “Jornal Semanal da 28a. Bienal de Sao Paulo”, Imprensa Oficial do Estado de São Paulo, São Paulo, venerdì 24 ottobre 2008, p. 7.

1043 S. MARTÌ, Bienal tem catálogo em forma de jornal, in “Ilustrada - Folha de S. Paulo online”, São Paulo, giovedì 11 dicembre 2008.

York Dia:Beacon, dove Jonas mostrò la danza dei serpenti degli indigeni hari, in Arizona1044. A sua volta

la coppia Los Super Elegantes, formatasi nel 1995 negli USA, assieme alla messicana Milena Muzuiz e all’argentino Martiniano Lopez-Crozet, musicisti e artisti che realizzavano performance nelle gallerie e nei musei d’arte, allestirono uno spettacolo interpretato anche dal curatore Ivo Mesquita e dalla modella Gisele Bündchen. Lo spagnolo Javier Peñafiel e l’attrice e commediante brasiliana Marisa Orth sono stati i protagonisti di una “conferenza dramatizzata” con pezzi tratti dalla Agenda del Fine dei Tempi Drastici, un’opera di Peñafiel creata dopo la sua permanenza di più di due anni a São Paulo. L’artista francese Sophie Calle espose l’opera La Filature (La Persecuzione), uno dei suoi progetti più vecchi, risalente al 1981.

Secondo Fabio Cypriano, l’italiano Armin Link e la filandese Eija-Liisa Ahtila, costruirono uno spazio dentro il quale si poteva avere una relazione vera con l’opera; e Carla Zaccagnini si distinse ancora più marcatamente con il suo parco che trasformava l’energia dei giocattoli in una fonte d’acqua1045. Dora

Longo Bahia presentò nella Piazza dell’evento la sua opera Anarcademia, progetto realizzato con suoi alunni e che aveva come scopo quello di proporre una riflessione sull’insegnamento dell’arte, analizzando la dimensione utopica della produzione artistica e riflettendo sulle possibilità delle ricerche artistiche nell’ambito accademico. Iran do Espírito Santo mostrò una piccola scultura fatta nel 1999, in “contrapposizione alla grandezza delle Biennali”. Venne apprezzato anche il gruppo di artisti di Minas Gerais, tra cui compariva Mabe Bethônico (che propose una costruzione quasi giornalistica dell’arte, localizzandola nel Parco Ibirapuera); Rivane Neuenschwander con gli Orologi di Flipar, dove al posto dei numeri vi erano punti e circoli che alludevano alla uniformità del tempo; e la “scultrice” di testi Valeska Soares, brasiliana residente a New York, la quale propose una specie di tappeto-zerbino semiotico, costruito sulla base del testo del primo catalogo della Biennale (1951).

Dopo la chiusura di questa edizione, i curatori Ivo Mesquita e Ana Paula Cohen prepararono, sulla base delle discussioni avvenute durante le conferenze e dibattiti dell’evento, un documento con dei suggerimenti per la revisione del modello amministrativo e manageriale.

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