L’ottava edizione della Biennale d’Arte Internazionale di São Paolo, la prima realizzata sotto il regime militare instaurato un anno prima in Brasile, subì la repressione della dittatura. Le partecipazioni, nazionali e internazionali, calarono sensibilmente, fatto che compromise l'evento. L’edizione riuscirà, solo grazie alla sua visibilità internazionale, ad avere l’appoggio di Paesi disposti a sovvenzionare l’invio di opere, artisti e mostre. La dittatura però, attraverso le tre sfere del potere (comunale, statale e federale), finanziò parte dell’iniziativa ed è per questo che le autorità erano sempre citate nei cataloghi, in qualità di membri della commissione d’onore. Questo interesse era dovuto al fatto che la Biennale aveva un’importanza strategica per il regime nella politica di avvicinamento alle altre nazioni. Tutta questa serie di condizioni misero la Biennale in una situazione ambigua: era protetta dallo stesso regime che condannava le manifestazioni culturali nel paese. Si riporta qui un fatto accaduto alla cerimonia di apertura, durante la quale il Presidente della Repubblica Castelo Branco fu vittima di una delle prime contestazioni al nuovo regime: Maria Bonomi – che vinse il premio come miglior incisore del Paese – e Sérgio Camargo – eletto il miglior scultore del Paese – consegnarono nelle mani del Presidente una petizione per la liberazione di quattro intellettuali arrestati dal regime638.
Nonostante il difficile contesto politico, la Biennale di São Paolo mostrò segni di rottura e di rinnovamento in relazione ad alcuni dei capisaldi tradizionali dell'arte. Alambert e Canhete raccontano che questa edizione possedeva già quel carattere “grandioso” o megalomane che avrebbe poi contraddistinto la mostra negli anni Novanta, carattere intenzionalmente voluto e che mirava “alla possibilità di creare una circolazione sbalorditiva di opere, scuole, contesti, intrecci e percezioni diverse”639. Secondo Amarante in questa edizione si riscontrò la rottura dei modelli fino ad allora stabiliti
con fermezza: furono presentati i cosiddetti collage, fotomontaggi, assemblage, tecniche miste, ecc. La stessa autrice constata però che questa varietà di nuove tendenze si presentava con un’eterogeneità accuratamente dosata, che accostava opere di nuova struttura al concretismo, al flusso di coscienza del surrealismo, all’arte fantastica, oltre allo humor dadà e, soprattutto alla pop-art640. Farias conferma che,
per quanto riguarda le rappresentanze internazionali, lo strappo con i linguaggi fino a quel momento
636 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., pp. 107-108. 637 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 128.
638 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., pp. 130-131.
639 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., pp. 110-111. 640 L. AMARANTE, As Bienais... cit., pp. 136-145.
dominanti si sarebbe manifestato in un periodo di egemonia della pop-art – presentata già in alcune sale speciali delle edizioni precedenti – e del minimalismo – che sarebbe stato introdotto all’evento con le opere di Frank Stella, Donald Judd, Barnett Newman (artista che non gareggiò in questa edizione) e Larry Bell, rappresentanti della delegazione americana. Sempre Farias cita anche la presenza significativa dello svizzero Jean Tinguely, il quale espose sculture cinetiche che potevano coinvolgere lo spettatore a livello acustico e visivo641, e che ricevette il Premio Speciale. La delegazione francese presentò una sala
interessante, costituita solamente da disegni di scultori come, tra i vari, Alberto Giacometti, César Baldaccini e Jean Arp con opere tridimensionali, disegni, acquerelli e disegni a carboncino, totalmente indipendenti dalla scultura642. L’esposizione che ebbe però il merito di entusiasmare il pubblico,
diventando il centro dell’attenzione dell’evento, fu quella della storica Grande Sala Hours Concours Surrealismo e Arte Fantastica, che ospitò più di 200 opere significative di 60 artisti di grande importanza come Marcel Duchamp, Jean Arp, André Masson, Yves Tanguy, Marc Chagall, Mirò e Picabia (questi con opere scelte da André Breton), Max Ernst, Paul Klee, Man Ray, Paul Nash, Francis Bacon, Paul Delvaux e Renè Magritte, Juan Ponç, Roberto Matta, Marta Peluffo, Robert Motherwell, Leonora Carrington e Frida Kahlo643 - presentando questa corrente nelle sue manifestazioni più varie e con le sue diverse
generazioni644. Secondo Amarante questa retrospettiva “offriva una visione, anche se parziale, su come
l’onirico si mescolasse con la visione pittorica, facendo sì che il surrealismo cominciasse ad occupare un posto nella storia della pittura” e, allo stesso tempo, “mostrava il sogno come oggetto di studio permanente per il movimento […] il cui periodico sviluppo alimentava altre correnti: quella fantastica, simbolica, allegorica, magica”645.
La Biennale del 1965, realizzata nell’anno in cui il nuovo realismo brasiliano si presentava già come una corrente artistica significativa a livello internazionale646, continuò ad essere un punto di convergenza tra
tutti gli stili della scena nazionale647. Si include qui la scultrice Maria Martins, una delle poche artiste
brasiliane che seguì intensamente il movimento surrealista, il pittore Ismael Nery e i dipinti dell’ultima fase di Walter Lewy, artista tedesco radicato in Brasile dal 1937648. La sala generale del Brasile presentò,
tra gli altri, Amílcar de Castro, Sérgio Camargo, Flavio Shiró, Hercules Barsotti. Hélio Oiticica spargeva la sua poetica per mezzo di una rottura drastica con i suoi “Bólides”, mentre Wesley Duke Lee, appena rientrato dagli Stati Uniti, portava le influenze legate alla nuova rappresentazione649. Erano presenti anche
Lìvio Abramo con i suoi grafismi, Fayga Ostrower, Odriozola e il suo disegno barocco filiforme, in
641 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., pp. 132-133. 642 L. AMARANTE, As Bienais... cit., pp. 142-146. 643 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 139. 644 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 133. 645 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 138.
646 Propostas 65, catalogo della mostra, Sào Paulo s/d, cit. in F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 112. 647 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 131.
648 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 142. 649 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 132.
contrasto con il diverso linguaggio di Italo Cencini, Darcy Penteado e Quissak Jùnior. Nell’arte incisoria, si fecero notare artisti di varie generazioni come Odetto Guersoni, Rossini Perez, il gruppo di Rio de Janeiro di Ana Letycia, il gruppo del sud con Zoravia Bettiol e quello paulista con Maria Bonomi e Miriam Chiaverini. Tra gli scultori esponevano Waldemar Cordeiro e Luiz Sacilotto, i quali esibivano montaggi misti, e Vlavianos, Caciporé e Stockinger, di stampo tradizionale. Gli autori provenienti da Rio messi in risalto furono Maurício Salguiero e Amílcar de Castro650. Le sale speciali della rappresentanza
brasiliana consacrarono anche la produzione recente di Cícero Dias, uno dei rari legami che univano l’arte contemporanea alle radici moderniste; il disegnatore Darel Valença – le cui opere indicavano la ripresa di un linguaggio figurativo; Felícia Leirner e Franz Weissmann – scultori che proposero stili sostanzialmente opposti tra loro; l’incisore Roberto de Laconica; Yolanda Mohalyi che esponeva tele che mostravano la sua ricerca sulla natura del colore651 e Fernando Lemos – pittore che si era orientato verso il
surrealismo652. Amarante evidenzia infine la produzione scultorea brasiliana esposta, elogiando le opere
di Nicolas Vlavianos, Caciporé Torres, Francisco Stockinger e Maurício Salgueiro, Amílcar de Castro e Sérgio Camargo – premiato come miglior scultore brasiliano, come si è detto in precedenza – con proposte innovatrici653.
Si sottolinea che la VIII Biennale fu l’ultima a distribuire premi separati per i brasiliani e per gli stranieri654. Secondo Mário Pedrosa “di fronte allo sviluppo vertiginoso di tendenze e alla dissoluzione
sempre più radicale delle categorie tradizionali dell’arte – pittura, scultura, incisione, disegno – e, soprattutto, di fronte al carattere sempre più sperimentale dello stesso processo creativo, chi premiare? Come premiare?”655. A livello internazionale, il Grande Premio alla pittura fu diviso tra il francese Victor
Vasarely – con la sua proposta di fusione tra arte e scienza per mezzo delle quali introdusse la optical-art alla Biennale656 – e l’italiano Alberto Burri – il quale “scioccò il pubblico con i suoi lavori in vinile
liquefatto e con la sua opera di una materialità che si spingeva all’escatologico”657. Secondo Amarante
questa premiazione sfaldò la struttura dei vecchi concetti applicati alle biennali, le quali solevano dividere le opere in unità come il disegno, la pittura, la scultura e l’incisione658. Alambert e Canhete evidenziano la
prudenza nella premiazione di Sérgio Camargo659 e anche in quella del miglior incisore nazionale alla
650 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 146. 651 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 131. 652 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 146. 653 Ivi, p. 136.
654 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 110. 655 M. PEDROSA, A Bienal de... cit., p. 273, cit. inIvi, p. 111. 656 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 137.
657 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., pp. 132-133. 658 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 136.
contestatrice Maria Bonomi, le cui opere avevano il merito di “riprodurre uno shock di una visione diretta e totale”660.
Nel tentativo di esplorare l’analogia esistente tra il fumetto e la pop-art, la VIII Bienalle realizzò una grande mostra mondiale di fumetti con opere statunitensi ed europee datate all’inizio di questo linguaggio (1865). Erano presenti gli originali di Mandrake, Flash Gordon, Steve Canyon e Li’l Abner, e i brasiliani E.T. Coelho, Manoel Vitor, Manoel Dias da Silva, Maurício de Souza, Jaime Cortez e Júlio Shimamoto661.