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X Biennale Internazionale di Arte di São Paulo –

Chiamata la “Biennale del Boicottaggio”, questa edizione fu realizzata senza la significativa partecipazione delle comunità artistiche di vari Paesi, le quali protestavano contro l’azione repressiva della dittatura militare brasiliana. Il 13 dicembre 1968, sotto la presidenza di Artur da Costa e Silva, venne promulgato l’Atto Istituzionale Numero 5, con il quale il regime istituì la censura e soppresse le libertà personali687. Nello specifico il nuovo atto non solo limitava le libertà politiche, ma riduceva

perfino le libertà di cui in precedenza godevano le manifestazioni culturali688. Finanziata in quel periodo

da un governo federale di destra, contrario alla libertà di espressione, la Biennale di São Paolo non poteva che creare un sentimento di ripudio da parte delle forze politiche. Contemporaneamente, la manifestazione cominciò a entrare in un lungo periodo di declino, dove il suo prestigio internazionale iniziò a cedere689. Rispetto alla reazione a livello nazionale, l'opposizione degli artisti brasiliani alla

dittatura militare venne espressa in modo più marcato e ampio. La maggior parte di essi si rifiutò di partecipare all’evento, tanto che circa l’80% degli invitati non si presentò690 e, a livello internazionale, per

boicottare la X Biennale si avviò una campagna guidata da Mário Pedrosa, di ritorno da un lungo esilio in Europa. Parteciparono a questa campagna gli Stati Uniti, la Francia (il cui leader del boicottaggio fu Pierre Restany), l’Italia (i cui artisti selezionati dall’evento non si presentarono), il Messico (con il rifiuto da parte del muralista David Alfaro Siqueiros), i Paesi Bassi (il cui commissario Eduard de Wilde sarebbe stato uno dei primi ad aderire all’iniziativa, negando la sua partecipazione fino alla XV edizione del 1979), la Svezia (il cui responsabile per la partecipazione alla Biennale, il critico Pontus Hulten, decise di ritirare i suoi artisti), l’Argentina, il Venezuela, la Iugoslavia e l’Unione Sovietica, guadagnandosi la simpatia e l’adesione di molti artisti691. A tal fine nella capitale francese furono promossi vari incontri tra 684 Paulo Mendes de Almeida cit. in F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 118.

685 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 120. 686 Ibidem.

687 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 146. 688 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 182. 689 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 148. 690 Ivi, p. 147.

artisti e intellettuali per discutere il boicottaggio, fino al 16 giugno 1969 quando nel Museo d'Arte Moderna di Parigi fu redatto il “Manifesto No alla Biennale”, che appoggiava il boicottaggio con una raccolta di 321 firme692 e venne fatto circolare anche negli Stati Uniti (The New York Times) e in Italia

(Corriere della Sera)693. Secondo Alambert e Canhète, quella probabilmente fu la prima volta in cui un

grande gruppo di artisti plastici riuscì a organizzarsi a tal punto da costringere il governo militare a mettersi sulla difensiva694. Amarante, autrice che considera quest’edizione – e tutti gli eventi ad essa

legati – un simbolo del periodo decadente della Biennale, spiega che il boicottaggio quasi generale degli artisti brasiliani e internazionali compromise l’organizzazione dell’esposizione, la quale ebbe difficoltà a riempire gli spazi di tutti i Paesi a causa dei rifiuti dell’ultimo minuto. Secondo l’autrice, non potendo contare su nomi importanti, questa fu una Biennale molto debole695. Tuttavia, per Pedrosa, la situazione

critica che colpiva l’arte andava oltre le difficoltà incontrate in Brasile: “La X Biennale fu una parodia delle altre, ma triste e insignificante. La crisi, però, non è solo della Biennale di São Paulo. Quella di Venezia adottò in quel momento una riforma per vedere se riusciva a sopravvivere”696.

Nonostante questo quadro, alcuni artisti e intellettuali brasiliani e stranieri parteciparono all’evento, dando motivo a tanta discordia e risentimento. Il risultato più immediato di tutto ciò fu che la Biennale si distanziò quasi del tutto dalle tendenze più radicali come l’arte concettuale, la body-art e l’arte povera, le quali stavano dominando la scena artistica della fine di quel decennio697. Così, senza mostre di spessore,

la Biennale espose quello che fu possibile portare in Brasile. Amarante narra che essa unì diverse correnti artistiche, oltre ad abbinare il moderno con il tradizionale. Meritano d’esser menzionati i dipinti di Horst Antes e la serie Omaggio al Quadrato di Josef Albers, oltre alle sculture d’acciaio di Erich Hauser, il quale ricevette il Grande Premio Itamaraty: questi tre artisti si distinsero tra le 80 opere presentate dalla delegazione della Germania dell’Ovest, delegazione definita dai critici come il miglior contributo all’edizione. Sempre di questa rappresentanza, colpirono anche il pittore Horst Antes premiato a Venezia nel 1966, il quale per questa mostra “creò un personaggio insolito [...] che in un gioco, scomponeva e sovrapponeva alcune parti del corpo”; lo scultore Günther Haese, con piccoli lavori interessanti composti da tele, fili di ferro, sottili fogli di rame, molle, pezzi di orologio, oggetti che rappresentavano le diverse tappe della ricerca dell’artista; infine il brasiliano radicato in Germania dell’Ovest da anni, Almir Mavignier, con un’arte analoga a quella del suo maestro Albers. Furono presenti anche i pittori inglesi John Hoyland e Anthony Caro – maestro dell’astrattismo ed ex-assistente di Henry Moore, che poi aderì al minimalismo – il quale vinse uno dei premi Biennale di São Paulo con le sue otto sculture. Al posto della grande novità promessa per quest’edizione – la mostra Arte e Tecnologia – che doveva esser inviata dal governo francese costretto a declinare l’invito a causa del rifiuto di Pierre Restany e degli artisti coinvolti, la delegazione francese mandò diplomaticamente vari esempi della sua collezione di

692 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., pp. 124-125. 693 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 147.

694 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 124. 695 L. AMARANTE, As Bienais... cit., pp. 186-187.

696 Màrio Pedrosa cit. in F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 125. 697 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 148.

tappezzeria Gobelin, tra i quali si distinse la produzione di Jean Lurçat – autore del rinnovamento della tappezzeria francese, il quale più avanti si sarebbe interessato all’arte contemporanea. In quella sala furono esposte opere di alcuni artisti importanti quali Matisse, Calder, Mirò, Braque, Le Corbusier, Léger, Vasarely, Arp e Sonia Delaunay. Dalla Svizzera erano presenti il giovane Herbert Distel dedito alla

minimal art che, con le sue scultore in alluminio, fu premiato; lo scultore Willy Weber, uscito dal

Surrealismo, il quale espose oggetti cromati; ed infine il pittore Camille Graeser, uno dei principali rappresentanti svizzeri dell’arte concreta. Furono inoltre premiati il pittore austriaco Ernst Fuchs – uno dei fondatori della scuola di Vienna – con una serie di incisioni, pitture e disegni ispirati all’arte fantastica e il canadese Greg Curnoe, con i suoi lavori in diversi materiali, influenzati dalla pop art. Dell’Est Europa esposero e furono premiati l’artista grafico Waldemar Zwierzy, con lavori che trattavano il tema del corpo femminile in vari studi innovatori all’interno del Surrealismo, e l’artista Jiri Kolar con i suoi dipinti e

collage. Dall’America Latina meritano d’esser segnalati gli uruguaiani che partecipavano con

un’esposizione che andava dalle opere di José Cuneo Perinetti – uno dei più grandi scultore dell’Uruguay – fino agli oggetti realizzati dal giovane Nelson Ramos; la scultura di radice costruttivista del colombiano Eduardo Ramírez Villamizar, il quale venne premiato698; oltre ai giovani José Carlos Ramos Galvez, uno

dei nuovi talenti del Perù - anch’egli premiato, e Margot Fanjul, pittrice del Guatemala che ricevette la menzione d’onore. L’argentino Marcelo Bonevardi presentò un suo lavoro pieno di simbolismi e caratterizzato da un forte cromatismo, guadagnandosi così uno degli otto premi “Biennale di São Paulo”. Amarante racconta che la sala speciale degli argentini venne dedicata a Sesostris Vitullo, scultore accademico e noto per i suoi monumenti699.

La rappresentanza più provata dalla crisi fu quella brasiliana, fatto manifestato da un abbandono di massa e con rare novità sia nell’eterogenea Sala dell’Arte Magica, Fantastica e Surrealista, sia nella sala dei

Nuovi Talenti e nella retrospettiva di Oswaldo Goeldi. La prima sala era costituita da artisti di diverse

correnti come Marina Caram (espressionista), Juarez Magno (figurativista), Armando Sendin (realista) e Ismael Nery (storico modernista). Da evidenziare le opere del surrealista Marcelo Grassmann. Nella sala dei Nuovi Talenti esibivano i loro lavori giovani artisti di correnti e tecniche diverse tra i quali vi era Gilberto Salvador, Antônio Peticov, Cláudio Tozzi, Carmela Gross, José Roberto Aguilar, Yutaka Toyota, Tuneu, Marcelo Nitsche, João Câmara e Ione Saldanha, oltre alla partecipazione del pittore e incisore Gilberto Salvador con un’opera politica700. Tra i pezzi che si distinsero, l’installazione di Mira Schendel

Onde Ferme di Probabilità, Antico Testamento, Libro dei Re I, 19, progetto che ricevette la menzione

d’onore701 e che Farias definisce come un’infinità di sottili fili di nailon appesi ad un telone, i quali

creavano un ambiente che andava attraversato dai visitatori702.

698 Ivi, pp. 148-149.

699 L. AMARANTE, As Bienais... cit., pp. 186-191-192-193-194-196. 700 Ivi, p. 185.

701 Ivi, p. 187.

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