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XXI Biennale Internazionale di Arte di São Paulo –

La XXI Biennale di São Paulo, tenutasi nel 1991 sotto la Presidenza di Jorge Stocker, fu molto polemica. Il sistema del “triumvirato dei curatori” dell’edizione precedente fu sostituito con una partnership tra i critici João Cândido Galvão e Jacob Klintowitz, che però sarebbe durata molto poco, dato che Klintowitz avrebbe lasciato subito il progetto perché Galvão rimanesse da solo a coordinare l’evento933. Oltre a ciò,

l’aumento del Gran Premio del 1991 (alzato al valore esponenziale di 150.000 dollari) era in contrasto con i problemi politici-economici che il Brasile affrontava al tempo. Secondo Farias, questa edizione fu strutturata sulla linea, già ben conosciuta, dei saloni d’arte, legata all’apertura delle iscrizioni agli artisti in generale perché poi i loro profili e i loro progetti venissero analizzati e giudicati da Galvão e dalla vecchia Commissione di Arte e Cultura, che in quella edizione si chiamava Commissione Tecnica d’Arte. Quest’ultima, al contrario della precedente procedura consultiva dove si valutavano solo le delibere del curatore generale, ora si responsabilizzava assieme al curatore per definire chi dovesse partecipare o meno all’evento934. Alambert e Canhete raccontano che, a tal fine, il sistema di selezione funzionava in

modo ineguale: “da una parte, vi era il vecchio sistema delle iscrizioni, ove i progetti degli artisti erano selezionati dal curatore e da una Commissione Tecnica d’Arte [...]; dall’altro lato, per non ferire gli interessi diplomatici, man mano che i Paesi venivano invitati a mandare le loro scelte, tutti gli artisti raccomandati dai loro Paesi venivano previamente selezionati”935, e la stessa procedura si applicava anche

agli artisti già famosi, che non erano disposti a partecipare ad una selezione la quale li avrebbe potuti eventualmente bloccare936. Questo sistema era incompatibile con la serietà richiesta da un evento che

930 R. N. FABBRINI, Para uma história... cit., p. 54. 931 Ivi, p. 53.

932F. CHAIMOVICH, Espaço... cit., p. 245.

933 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 186. 934A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 232.

935 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., pp. 186-187. 936 Ibidem.

ricominciava ad affermarsi e che, per di più, si basava sulla buona volontà, interna o esterna937. Rispetto

alla struttura l’evento, esso venne diviso in tre parti tra le arti plastiche, i Progetti Individuali e i Progetti Collettivi, furono inoltre organizzati spettacoli di danza, musica e teatro.

La cosa migliore di questa Biennale furono le grandi installazioni d’impatto, tra le quali si distinse soprattutto l’opera Linee parallele dell’artista statunitense Ann Hamilton938. Furono apprezzati anche gli

artisti tedeschi Max Uhlig, Horst Antes – che partecipavano grazie ad un progetto collettivo – e A. R. Penck – con un progetto individuale – tutti rappresentanti del neoespressionismo della Germania da poco riunificata; e il progetto collettivo della delegazione francese, dove si notarono Eugene Leroy, maestro dell’astrattismo espressionista, e Annette Messager con il suo diario frammentato in disegni e foto939. In

questa edizione anche l’aspetto “partecipativo” delle opere lasciò il segno, particolarità che però fece registrare degli atti di vandalismo, come accadde con l’installazione Mes ouvrages, dell’artista francese Annette Messanger, alla quale furono portate via dai visitatori buona parte delle piccole fotografie e delle scritte sulla parete940. Inoltre lo svedese Ulf Rollof esibì un macchina affascinante, dotata di una

respirazione cadenzata che le faceva mutare le sembianze: da un animale con le vertebre esposte a una barca di salvataggio941.

Nonostante tutto, in questa Biennale fu possibile vedere lavori di artisti brasiliani di successo come Geraldo de Barros, Ana Maria Maiolino, Celeida Tostes e anche Ana Maria Tavares, la quale tornava in Brasile dopo quattro anni e presentava un lavoro sicuro che la metteva in prima linea nell’arte brasiliana. Un’opera di grande impatto fu Cubo Colore – con un certo richiamo all’opera-simbolo del concretismo

Cubocolore di Aluísio Carvão – un enorme cubo scavato nei giardini della Biennale, realizzato dall’artista

Schwanke. Mentre Marcelo Cipis risaltava con la sua installazione Cipis Transworld, in pittura si distinse Osmar Pinheiro. L’artista Caito presentava sculture di dimensioni più grandi rispetto alla sua precedente produzione, riuscendo perfino a toccare una sensualità inaspettata, che derivava non solo dalle forme ma anche – e principalmente – dal materiale industriale utilizzato per la sua realizzazione. Gli scultori Luiz Hermano e Paulo Paes presentarono lavori ispirati ai loro giocattoli da bambini, il primo artista usò trucioli, lamine e fili di rame; mentre Paes lavorò con carta colorata e gonfiabile942.

Riguardo alla premiazione, si riporta un fatto che coinvolse i tedeschi Max Uhlig e Horst Antes, ai quali fu annunciata la vincita, rispettivamente, del Gran Premio e del Premio della Fondazione Biennale di São Paulo – entrambi “premi-acquisizione” – che, “per ragioni non spiegate, vinsero ma non vennero

937 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 233.

938 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 187. 939A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., pp. 234-235. 940 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 187. 941 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 235.

consegnati loro”943, vicenda che mise in questione la reputazione della Biennale. Ricevettero premi

speciali anche il romeno Andrei Serban e l’artista rappresentante dell’Unione Panamericana Alejandro Otero. Tra i brasiliani, furono ammirati i disegni ricchi di simbolismi di Alex Cerveny, oltre a quelli di Cristina Canale e dei “veterani” Geraldo de Barros e l’incisore Lívio Abramo944.

Come dicono anche Alambert e Canhete, probabilmente questa Biennale viene ricordata più per l’insolita apertura a spettacoli teatrali di grande importanza, moderni e molto provocatori. All’evento parteciparono lo statunitense Bob Wilson, il gruppo catalano La Fura dels Baus e la Compagnia del Teatro Nazionale di Bucarest. Il gruppo catalano, che riuscì ad avere una grande influenza su alcuni gruppi di teatro brasiliano frequentando parecchio questo Paese, presentò lo spettacolo Suz/O/Suz, una scarica di energia che per tutta la sua durata lasciava il pubblico attonito e in uno stato di tensione945. La Compagnia del Teatro

Nazionale di Bucarest, diretta dal premiato Andrei Serban, presentò la trilogia classica della Medea, Le troiane e Elettra, interpretate in greco e latino946.

Nel 1991 il fatto che la vecchia Commissione d’Arte e Cultura della Biennale – già estinta – fosse stata riabilitata per poi essere subito eliminata per questioni organizzative interne dal Consiglio-Generale della Biennale, il quale la sostituì con la Commissione Tecnica d’Arte, già preannunciava la crisi che l’istituzione avrebbe affrontato negli anni Novanta. Infatti in quel periodo si assistette a “artisti e agenti culturali in opposizione, conflitto, negoziazione e accettazione nel mercato artistico e nell’industria della pubblicità; [oltre a] l’organizzazione, voluta dalla Fondazione, di mega esposizioni sempre più ricche di “uomini di affari” e carenti di artisti e critici, [caratteristica la quale] sarebbe stata il marchio del periodo e che arriva fino ai giorni nostri”947.

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