La Biennale del 1981 si svolse all’insegna della fine del boicottaggio e l’inizio di un’apertura politica che avrebbe condotto alla fine del regime dittatoriale a metà del decennio. In questa edizione un’importante novità fu la nascita, a livello ufficiale, della figura del curatore. Il Consiglio d’Arte e Cultura (CAC)
819 F. ALAMBERT e P. CANHETE, As Bienais... cit., p. 15
820 T. COELHO, Guerras culturais, São Paulo, Iluminuras, 2000, p. 251 821 F. ALAMBERT e P. CANHETE, As Bienais... cit., pp. 15-16
decise di incaricare per questa mansione Walter Zanini - critico d’arte con una lunga carriera di fama internazionale, molto conosciuto come direttore del Museo d’Arte Contemporanea (MAC) dell’Università di São Paulo (USP). Zanini riuscì a lasciare il segno nella storia di questo evento per il modo con cui lo gestì, riuscendo a far crescere il prestigio internazionale della Biennale di São Paulo. In questa edizione Zanini divise il suo compito di selezionatore di opere con una nuova Commissione, stavolta internazionale, composta dai critici Bruno Mantura (Italia), Donald Gooddall (Stati Uniti), Helen Escobedo (Messico), Milan Ivelic (Cile), Toshiaki Minemura (Giappone) e da lui stesso822. Walter Zanini
aveva come scopo strategico quello di articolare al meglio l’allestimento della mostra, così come di stimolare l'adesione dei Paesi stranieri che si erano allontanati a causa del boicottaggio823. I critici
riconobbero il grande merito di questa edizione anche nell’aver fatto tornare artisti stranieri e brasiliani che, da dodici anni, si rifiutavano di inviare le loro opere824. Un altro segnale di cambiamento fu la
decisione di dividere lo spazio espositivo in modo originale: le opere furono raggruppate con il criterio della somiglianza dei linguaggi – ovvero pittura con la pittura, scultura con la scultura, il video con il video e così via –, abbandonando così la suddivisione per nazioni825. Il cambiamento generò polemiche:
s’aggiudicò il favore di alcuni artisti e critici, ma le riserve di altri. Il critico francese Pierre Restany, ad esempio, dichiarò “Questa Biennale è già storica. La sua realizzazione servirà da modello per tutte le biennali, come quella di Venezia, Parigi e Tokio, e anche Documenta di Kassel”826. Alcuni intellettuali
però, come Aracy Amaral, consideravano l’analogia dei linguaggi come “una nomenclatura amante delle novità”827. La mostra fu divisa in tre nuclei: il primo dedicato alle rappresentanze contemporanee; il
secondo nucleo con opere di diverso impatto e di valore storico per l’arte contemporanea internazionale; e il terzo nucleo, infine, ospitava una raccolta di opere rappresentanti i lavori dei Paesi latinoamericani828.
Gli artisti invitati a questa edizione furono l’uruguaiano Clemente Padim, il messicano Ulisses Carrión e gli artisti francesi Louis Bec e Hervé Fischer il quale, con un intervento urbano nella città di São Paulo, introdusse una nuova tendenza acquisita durante le sue esperienze nelle città europee. Oltre a ciò, fu riservata una sala speciale per l’Arte Postale e si realizzò un evento parallelo chiamato Arte Incomum829.
Il Nucleo I, con artisti di varie provenienze, era il più grande e offriva quello che c'era di più attuale e inquietante, con l’obiettivo di fissare i punti più importanti della produzione contemporanea. Il nucleo, praticamente, si divideva in due vettori: il primo faceva riferimento alla produzione artistica in fotocopie,
performance, libri di artisti, videoarte e installazioni, mentre il secondo alle opere che rivelavano nuovi
metodi per lavorare i mezzi espressivi tradizionali. La videoarte – modalità espressiva ancora sconosciuta dalla maggior parte delle persone in Brasile – fu messa in evidenza, con l’attrezzatura necessaria,
822 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 283. 823 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 193. 824 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 283.
825 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 161. 826 Pierre Restany cit. in L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 282. 827 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 161. 828 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 193.
presentava due sessioni giornaliere: una dedicata ai lavori selezionati dai curatori scelti dai Paesi invitati e l’altro con video inviati via posta, facenti parte della sezione dell’Arte Postale. Tra questi si fece notare la videoinstallazione La Televisiòn dello spagnolo Antoni Muntadas, che viveva a New York. Egli, in questa opera, trasmetteva cinque dei suoi lavori grazie a un televisore, un registratore e degli auto-parlanti. Realizzatori di performance e pittori, gli inglesi Gilbert & George portarono per questa Biennale solo delle loro opere grafiche, presentando immensi quadri fatti con delle foto e dei ritratti ingranditi830, ma fu
la coppia di performer Ulay e Abramovic a smuovere il pubblico831. Il pubblico vide meno artisti
brasiliani, ma più opere di grande qualità, tra cui le installazioni di Cildo Meireles con La Bruja, una scopa fatta di setole di cordicelle di chilometri di estensione; Tunga che presentò un’opera caratterizzata da oggetti di grandi dimensioni e un’installazione nella quale mostrava un film con scene catturate all’interno di un tunnel; Anna Bella Geiger, tornata alla Biennale dopo dodici anni di boicottaggio, che esibì l'installazione Video, Mesa, Frisa, Macias; e, infine, Yole de Freitas che dava continuità ad una ricerca che utilizzava la fotografia proiettata su slides. Tra i brasiliani, Antonio Dias, dopo aver rappresentato tra il 1969 e il 1980 l’Italia alla Biennale di Parigi e la Francia alla Biennale di Venezia, torna a São Paulo presentando quattro grandi opere su carta nepalese, in forme circolari e con carte sovrapposte che permettevano la lettura da entrambi i lati; Carlos Farjado portò un suo dipinto minimalista su tre grandi panelli piatti ognuna di un colore; Carmela Gross mostrò il Progetto per la
costruzione di un cielo, realizzato con una serie di disegni nati da anni di osservazioni della mappa
celeste; e infine, Mira Schendel presentò dodici esagoni eseguiti a tempera su tela. Nel Nucleo II, venne dedicata una sala speciale per il belga che seguiva canoni surrealisti: Paul Delvaux. Si espose la produzione dell’artista dagli anni Quaranta fino l’inizio degli anni Ottanta presentando pitture, disegni, litografie e acquerelli. La sala speciale dedicata alla retrospettiva dell’americano Philip Guston – esponente dell’espressionismo astratto, scomparso l’anno precedente – fu curata da Henry T. Hopkins, con la produzione degli ultimi dieci anni dell’artista, il quale già presentava tele con elementi figurativi832. Nel Nucleo III si organizzò solo l’esposizione di Musica e Danza dall’antico Perù.
Una delle mostre parallele a questa edizione – e una delle più significative – fu Arte Incomum (libera traduzione del termine francese art-brut), curata da Victor Musgrave per la parte internazionale e da Annateresa Fabris per la parte nazionale. Musgrave portò riproduzioni del Palazzo dei Sogni – una costruzione in pietra che il postino francese Facteur Cheval realizzò in trent’anni –, e presentò altro materiale molto rappresentativo dell’art-brut oltre a questo, come quello degli austriaci Johann Hauser, Oswald Tschirtner e August Walla; dello spagnolo Ignácio Carles-Tolrá; degli inglesi Madge Gill e Scottie Wilson; del cipriota A. G. Periphimous; del portoghese Jaime Fernandes; dello svizzero Adolf Wolfli e Heinrich Anton Müller; e della cecoslovacca Anna Zemànkovà. I brasiliani erano rappresentati da Antônio Poteiro, Eli Heil e Geraldo Telles de Oliveira (GTO); dai lavori del Museo dell’Immagini dell’Inconscio di Rio de Janeiro, e dall’estinta Scuola Libera delle Arti Plastiche di Juquerí; oltre alle due
830 Ivi, p. 285.
831 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 195.
costruzioni: Simitério do Adão e Eva, realizzato da Jakim Volanhuk nel 1952, e la Casa da Flor (1923), di Gabriel dos Santos. L’esposizione d’arte concettuale intitolata Arte Postale fu curata da Júlio Plaza il quale, con poco rigore selettivo, presentò 220 artisti, rendendo difficile la comprensione delle proposte del francese Fred Forest, dell’italiano Achille Cavellini e dei brasiliani Bené Fonteles, Rafael França, Hudnilson Jr., Alex Flemming e Luís Guardia Neto, uno dei pionieri dell’arte postale in Brasile. Questa fu la prima volta in cui, ufficialmente, la città di São Paulo riceveva l'arte postale, fino ad allora poco riconosciuta dalle biennali833.