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VII Biennale Internazionale di Arte di São Paulo –

Questa Biennale, per la prima volta completamente separata dal Museo d'Arte Moderna e che da qui in avanti acquisirà il carattere di fondazione autonoma sotto la tutela di Francisco Matarazzo Sobrinho, mantenne i numeri dell’ultima edizione - con più di 5 mila opere e circa 55 Paesi ospitati, oltre ad aver aumentato esponenzialmente il numero di sale speciali. Per gestire l’incredibile espansione della mostra la giuria premiante sì affidò ai rappresentanti di 34 Paesi oltre il Brasile623. Il notevole ampliamento metterà

a dura prova le direttive concettuali: “da una lato, l’impegno a mostrare i percorsi dell’arte

620 G. ROCHA, Origens de um Cinema Novo, in Revisao crìtica do cinema brasileiro, Cosac & Naify, Sào Paulo, 2003, p. 130, cit. in Ivi, p. 90.

621 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., pp. 90-91. 622 F. ALAMBERT e P. CANHETE, As Bienais... p. 15

contemporanea; dall’altro, le retrospettive che permettono al pubblico di suddividere diversi momenti della storia dell’arte”624. Secondo Alambert e Canhete, il fatto che la mostra fosse stata duramente

criticata e definita “gonfia”, troppo eclettica e di difficile comprensione dai giornali dell’epoca, era dovuto alla mancanza di un direttore generale. Per questi autori la Biennale “separata dal MAM, rimase senza il fondamento intellettuale dei suoi direttori artistici che all’epoca lavoravano come se fossero dei curatori (nonostante le loro funzione fosse diversa e più prossima alla funzione classica del critico d’arte)” 625. Inoltre l’organizzazione di questa edizione passò sotto la responsabilità di un gruppo ristretto:

il Consiglio delle Arti Plastiche. Secondo Farias, l’immensa esposizione era costituita da unità sconnesse tra loro e presentava, per esempio, proprio nell’entrata principale: un’esposizione di gioielli realizzati da 12 artisti; una retrospettiva dedicata all’espressionista tedesco Emil Nolde e un’altra all’uruguaiano Rafael Barradas, precursore del modernismo nel suo Paese; una sala sull’Arte Popolare greca piena di abiti, cinture, collane, calici e spade; ed infine, una vasta collezione di copie di affreschi post-bizantini e di pittura popolare. Ciononostante, secondo Farias, questa edizione presentò vari meriti626, alcuni dei

quali descritti di seguito.

Nella VII Biennale prevalse come tendenza generale l’espressionismo astratto, o l’astrattismo informale, tanto che la maggior parte dei pittori premiati appartenevano a questo movimento. Fu così che il Gran Premio fu conferito al pittore newyorkese Adolph Gottlieb, facendo sì che gli Stati Uniti per la prima volta vincessero il massimo riconoscimento dell’evento. L’artista, uno dei membri più attivi del movimento espressionista-astratto americano insieme a Pollock, De Kooning e Rothko, fu selezionato per la mostra dal Walker Art Center di Minneapolis e, nelle sue opere, “senza fissarsi su un unico tema, il pittore trovò la soluzione al problema del colore in modo eloquente, delineando un panorama disincantato del mondo”627. Sempre su questa linea, lo scozzese Alan Davie, che realizzava le sue tele per mezzo di

pennellate nervose e gestuali, mescolando influenze diverse, fu il vincitore del premio per la pittura628.

Oltre a Gottlieb, si sarebbero distinte nella delegazione americana le incisioni di Sam Francis, un innovatore della tecnica litografica629, così come le tre installazioni dell’artista pop Gorge Segal – le cui

opere si collocavano tra l’assemblage e gli happenings da un lato, e la pop art dall’altro – e la cui presenza fu per Amarante “uno dei migliori momenti della pop art alla Biennale”630. Fu però con l’inglese

Eduardo Paolozzi, uno dei fondatori della pop art che venne segnato in modo consistente l’emergere di quello che sarebbe stato poi il movimento artistico più conosciuto della seconda metà del secolo, con le sue incisioni e sculture che evidenziavano la rottura con la scultura moderna di Henry Moore e Barbara Hepwort. Come precedentemente indicato, la Biennale presentava Emil Nolde, artista scelto dalla Germania dell’Ovest per esibire in una sala speciale un insieme di litografie, xilografie e incisioni con

624 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 122.

625 F. ALAMBERT e P. CANHÊTE, As Bienais... cit., p. 107. 626 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., p. 122.

627 L. AMARANTE, As Bienais... cit., p. 120. 628 Ibidem.

629 Ivi, p. 131.

acquaforte (tecnica molto adeguata allo stile di Nolde, che aspirava ad un effetto colorato). Spiccarono anche: l’italiano Arnaldo Pomodoro – scultore che utilizzava forme che non solo volevano ridiscutere lo spazio, ma interferire con esso –, il quale vinse con novi pezzi in bronzo realizzati tra il 1960 e il 1963 il premio come Miglior Scultore Straniero; lo spagnolo Cesar Olmos, che ricevette il premio come Migliore Incisore Straniero; il messicano Josè Guadalupe di Posadas, il maggiore esponente in Messico della tradizione grafica di denuncia sociale; la maestosità dell’eredità barocca cubana delle tele figurative con diversi temi dipinte da René Portocarrero – artista che espose in una sala speciale e si aggiudicò il Premio-Acquisto – con il misticismo e la religiosità che da molti anni caratterizzavano le sue opere631; e

infine l’artista venezuelano Jesús Rafael Soto, commissario del Venezuela in questa Biennale e brillante pioniere dell’arte cinetica, al quale fu conferito il Premio-Acquisto632.

La rappresentanza brasiliana, criticata per le sue grandi dimensioni e per l’esagerato numero di artisti, riuscì a presentare lavori ritenuti dalla critica di qualità, come quelli di Fayga Ostrower e Renina Katz, la quale presentò opere degli anni Sessanta quando cominciò a lavorare a pastello, china, acquerello e matite colorate. Si citano inoltre: Yolanda Mohalyi, che dalla metà degli anni Cinquanta era coinvolta nel movimento espressionista-astratto, era considerata la miglior pittrice; Fenícia Leirner, che vinse il premio come miglior scultrice brasiliana; e infine Roberto De Laconica, artista che contribuì a lasciare un segno nell’arte incisoria brasiliana, presentò lavori realizzati con la puntasecca, con acquatinta o in rilievo, e vinse il premio come Miglior Incisore Nazionale. Amarante mette in risalto anche Darel Valença Lins, disegnatore riconosciuto e premiato in questa edizione. Questo artista era un grande ammiratore dell’opera dell’italiano Morandi ma, senza lasciare che questi influenzasse la sua produzione, riuscì a seguire un suo percorso, cominciando a registrare con il suo graffismo scene quotidiane vissute da emarginati, prostitute, gente della notte633. Secondo Farias le sale speciali dedicate agli artisti brasiliani

omaggiavano autori premiati alle biennali precedenti, per i quali non erano mai state allestite sale speciali. In questi locali vennero così presentati artisti storici come Flávio de Carvalho, di cui fu realizzata una retrospettiva la quale, nonostante fosse carente di documenti originali e presentasse lacune considerevoli, rappresentava tutte gli ambiti d’azione dell’artista, con dipinti e disegni, oltre a foto di alcuni suoi progetti di architettura, scenografie, monumenti e decorazioni d’ambiente. Si citano anche Di Cavalcanti, Tarsila do Amaral e Anita Malfatti ed altri, la cui carriera era ancora in corso ma comunque meritevoli di un riconoscimento, come Arthur Luiz Piza – con incisioni del ’50 e del ’60, in parte eseguite a Parigi dove viveva da sette anni e impeccabilmente pubblicate dalla libreria e galleria La Hune634; Iberè Camargo;

Frans Krajcberg; Manabu Mabe, riconfermando il riconoscimento al neoconcretismo di Lygia Clark635.

631 L. AMARANTE, As Bienais... cit., pp. 123-129-131. 632 A. FARIAS (a cura di), Bienal... cit., pp. 124-125. 633 L. AMARANTE, As Bienais... cit., pp. 123-126. 634 Ivi, p. 128.

Infine si riportano qui anche le opere di Anatol Wladyslaw, Isabel Pons, Paulo Clàudio Rossi Ozir e Wega Nery636. Secondo Amarante, gli artisti messi in risalto furono invece Arthur Luiz Piza e Lygia Clark637.

Quattro mesi dopo la fine di questa Biennale, l'esercito avrebbe preso il potere in Brasile con un golpe militare e, da allora in avanti, la Fondazione Biennale sarebbe entrata in un'altra fase della sua esistenza, fatalmente colpita dalla censura dal regime.

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