Le sfide dell’Unione economica e monetaria
2. Completare l’Unione economica e monetaria dell’Europa: fasi e strutture.
2.4 L’Unione politica
L’acme della convergenza economico-monetaria risiede nel controllo democratico. L’obiettivo è quello di instaurare legami politici che vincolino i paesi membri ad un modello fiscalmente sostenibile
49. Un simile passaggio, che si sostanzia nel trasferimento di sovranità dalle realtà nazionali a quella
europea – e che può funzionare solo in presenza di un potere condiviso che governi in modo indipendente (anche se coordinato) rispetto agli Stati membri –, non può prescindere da un meccanismo di legittimazione democratica.
Il Parlamento europeo ha potenziato il proprio controllo democratico intraprendendo dialoghi economici con Consiglio, Commissione ed Eurogruppo in occasione degli ultimi cicli del semestre europeo. Le tempistiche e le modalità di confronto potrebbero però essere perfezionate. La Commissione potrebbe dibattere in plenaria con il Parlamento prima di presentare l’analisi annuale di crescita, portando avanti il confronto anche in seguito all’adozione dell’atto. Si potrebbe prevedere un’ulteriore discussione a margine della presentazione delle specifiche raccomandazioni per paese. I rappresentanti della Commissione e del Consiglio potrebbero poi prendere parte alle riunioni interparlamentari della Settimana parlamentare europea. L’interazione con i parlamenti nazionali dovrebbe estendersi ai dibattiti interni relativi alle raccomandazioni specificamente rivolte agli Stati membri e alla procedura nazionale annuale di bilancio, dando così slancio al diritto di convocare un Commissario.
La rilevanza politica della zona euro è stata notevolmente rafforzata dall’adozione del “six pack”, del “two pack” e del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance, che hanno integrato e ampliato la sorveglianza europea in ambito macroeconomico e di bilancio. Contributo essenziale al descritto processo d’implementazione è stata l’istituzione del MES, teleologicamente orientato alla risoluzione delle crisi economiche che investono i paesi dell’eurozona. Altresì fondamentale è stata la previsione di un’Unione bancaria dotata di un meccanismo centralizzato di vigilanza e di risoluzione delle crisi. La rappresentanza esterna della zona euro non ha però viaggiato alla stessa velocità, limitando il portato innovativo dei citati interventi.
La Commissione ha presentato una comunicazione inerente la rappresentanza esterna dell’UEM50 e una proposta di decisione del Consiglio che stabilisce la progressiva introduzione di
quella rappresentanza all’interno del Fondo monetario internazionale (FMI)51. Il FMI è l’architrave
della governance economica e finanziaria mondiale. Un’adeguata rappresentanza esterna ergerebbe l’UEM ad interlocutore europeo privilegiato, sintetizzatore delle volontà politiche statali e latore di programmi condivisi in ambito economico, finanziario e di bilancio. L’UEM parlerebbe ad una sola voce e detterebbe una linea comune su politica economica e di bilancio, sorveglianza macroeconomica, politiche dei tassi di cambio e stabilità finanziaria. Il progetto di unificazione poggerebbe su tre assi: un previo coordinamento tra gli Stati membri della zona euro, la nomina (o l’elezione) di un rappresentante comune, la predisposizione di un seggio unico in seno al FMI52. Ad
ogni modo, la previsione di una rappresentanza esterna non si limiterebbe al FMI, ma si allargherebbe
49 Sulla solidarietà, S. Rodotà, Solidarietà. Un’utopia necessaria, Roma-Bari 2014. 50 COM(2015)602.
51 COM(2015)603. 52 COM(2015)602.
FABIO MASCI
ad altri contesti internazionali (G7, G20, Consiglio per la stabilità finanziaria, ONU, OCSE, Banca mondiale).
La proiezione internazionale dell’integrazione interna è il primo passo verso la realizzazione dell’Unione politica. Seguirà il rafforzamento dell’Eurogruppo, che assurgerà ad elemento indefettibile del rinnovato semestre europeo, acquisendo un ruolo pivotale nella discussione, nella promozione e nella rappresentanza degli interessi della zona euro. Nel lungo periodo la sua presidenza potrebbe coincidere con quella dell’UEM, ‘sì da bypassare il filtro intermedio dei governi nazionali ed intessere un legame diretto fra la “camera di conciliazione” degli interessi particolari – l’Eurogruppo – e la piattaforma decisionale condivisa – la rinnovata UEM.
La nascita dell’Unione politica sarebbe infine subordinata alla creazione di una tesoreria comune. Pur mantenendo autonomia decisionale in ordine a fiscalità e assegnazione della spesa pubblica, gli Stati membri sarebbero soggetti agli indirizzi economici, finanziari e di bilancio dell’UEM, la cui legittimità politica sarebbe garantita da un organismo collettivo democratico che ottimizzi le dinamiche della liquidità per contenere il rischio di eventuali deficit.
3. Conclusioni
La governance europea si trova innanzi ad un bivio epocale: cedere alla fascinazione delle correnti nazionaliste, rinunciando all’acquisizione di ulteriori fette di sovranità, o proseguire lungo il viale dell’integrazione. La scelta non è scontata, e le macerie lasciate dalla crisi tendono a rinfocolare l’euroscetticismo: le turbolenze economico-finanziarie, amplificate dall’immigrazione di massa e dal terrorismo di matrice politico-religiosa53, sottopongono l’UE a pressioni “sotterranee” che rischiano
di sgretolare qualsiasi progetto politico condiviso54.
La relazione esaminata, portando avanti un necessario disegno federativo55, tenta di ricucire lo
strappo fra politica economica e politica monetaria56 trasferendo in capo alle istituzioni europee il
sostanziale governo dell’economia. L’inadeguatezza degli strumenti di coordinamento57 ha rivelato
la stringente necessità di allocare sul medesimo livello di governance le politiche in discorso58,
accrescendo, contestualmente, la democraticità dell’UEM59.
L’Europa è padrona del proprio destino: attuare misure concrete per dar vita ad un’Unione equa e democratica o compiacersi della propria incompletezza, legittimando le falangi oplitiche dell’antieuropeismo?
53 Diffusamente, U. Triulzi, Le politiche economiche dell’Unione Europea, II ed., Milano, 2016. 54 A. Ciancio, op. cit., 1.
55 Diffusamente, B. Caravita, Quanta Europa c’è in Europa?, Torino, 2015.
56 Diffusamente, A. Ciancio, I nodi della governance europea: euro, politica fiscale, bilancio unico dell’Unione. Per una nuova
legittimazione democratica della BCE, in www.federalismi.it, 16, 2015.
57 E. Raffiotta, Il governo multilivello dell’economia. Studio sulle trasformazioni dello Stato costituzionale in Europa, Bologna,
2013, 58 ss.
58 C. Offe, L’Europa in trappola. Riuscirà l’UE a superare la crisi?, Bologna, 2014, 31 ss.
59 A. Ciancio, Verso un…, cit., 5; A. Morrone, Crisi economica e diritti. Appunti per lo Stato Costituzionale in Europa, in
Quad. cost., 1, 2014, 84 ss; Corte giust., sent. 27-11-2012, causa C-370/12, respingendo i dubbi di compatibilità del MES
con il diritto dell’Unione, sottolinea, seppur implicitamente, l’opportunità di ricondurre le politiche economico- monetarie all’intergoverno degli Stati, ‘sì da rafforzare la legittimità democratica delle decisioni.
Abstract
The adoption of the European single currency is rooted in the belief that the coexistence of different monetary policies jeopardizes the potential of the single market exposing the Member States to economic and monetary instability.
The inability to govern the oscillation rate has therefore given birth to a unified monetary system, the common platform that favoured the flow of productive factors and the efficient allocation of the resources. This kind of apparatus, named Economic and Monetary Union (EMU), has two pillars: that of monetary policy, built on the shoulders of the European Central Bank (ECB), and that of economic policy in which stands the figure of the Council.
The scarce coordination between the two organizations has not been able to withstand the impact caused by the crisis of subprime mortgages and has revealed the fragility of the whole system. The Maastricht Treaty’s drafters trusted in the affirmation of shared economic practices and in the spontaneous convergence between economic and monetary policy. Omen, this, completely contradicted by the reality: the crisis of the sovereign debt has imposed the adoption of a substantial plan of financial aids and resulted in the introduction of additional tools of banking and budgetary coordination.
The existence of a common currency limits the intervention ability of the individual Countries that must be balanced by the empowerment of the common apparatuses of economic government. The fragility of the support mechanisms exacerbates the internal imbalances and materializes the spectre of a Eurozone with variable economies.
The strategy of the “buffer solutions” is the principle feature of the European action: it is purely cyclical and it opens deregulated gates within which the economy trumps both politics and law. So, the European Union predicts a strengthening of the EMU through the progressive creation of three more Unions (economic, financial-banking and budgetary) prodromal the final consecration of the political Union. As mentioned above clearly emerges from the analysis of the report “Completing the Economic and Monetary European Union” signed by Juncker, Tusk, Dijsselbloem, Draghi and Schulz.
The Presidents underline how the single currency is the key factor to achieve the economic equity between the Member States. At the same time, they are aware of the structural shortcomings of EMU that would only widen the gap between the Countries so called virtuous and those “most undisciplined” without a concomitant economic, financial and budgetary unit.
The goal is to create integrated economy, finance as well as budget simultaneously implementing the parliamentary supervision of the activities in question.