Capitolo II: La formazione di EURATOM ed il piano di sviluppo dei reattori di potenza
2 Cosa integrare? I Reattori di Potenza nel I Piano quinquennale
2.4 La collaborazione con la Gran Bretagna nell’OECD: l’ENEA e il reattore DRAGON
La decisione di puntare sui reattori light water a tecnologia americana non impedì alla Commissione EURATOM di continuare a lavorare su progetti di ricerca di nuovi reattori che fossero molto promettenti in termini di resa e assicurassero un buon rapporto tra costi di gestione e capacità produttive. Proprio in base a simili considerazioni la Commissione, ed in particolar modo la Direzione per la Ricerca e
535 JG-‐85, “Correspondance et notes sur les programmes du CEA et sur le travail de la Commission
des Trois Sages -‐ Transfert de Jules Guéron du CEA à l'EURATOM” -‐ Documents from 09 June 1953 to 31 December 1960, Archivi Storici delle Comunità Europee, Firenze.
536 Jules Guéron, The US-‐EURATOM Joint Research and Development programme, (Munich, Karl
Thiemig KG, 1966).
l’Insegnamento guidata da Jules Guéron mostrarono particolare interesse nel seguire lo sviluppo del design di reattore a gas ad alta temperatura DRAGON, concept ingegneristico molto promettente che proprio alla fine degli anni ’50 veniva sviluppato dai paesi aderenti all’OECE nell’ambito dell’ENEA, vista la scelta dell’UKAEA di non finanziarne la costruzione.
L’OECD e l’internazionalizzazione della filiera DRAGON: il ruolo dell’ENEA .
Il reattore DRAGON era il frutto di anni di ricerche sui reattori a gas ad alta temperatura, una filiera intermedia tra i reattori di potenza e i reattori con neutroni veloci, nata nel Regno Unito in virtù della grande esperienza che i tecnici britannici avevano maturato con i reattori gas-‐grafite538. Questo particolare design
innovativo era stato studiato dal 1955 presso il centro di ricerca di Harwell, nell’Oxfordshire, dove furono effettuati alcuni esperimenti preliminari sulla composizione di innovativi elementi per il combustibile539. Era innegabile che
DRAGON avesse importanti punti di forza: ad essi tuttavia si affiancavano anche evidenti difficoltà di progettazione che ne avrebbero reso l’utilizzo particolarmente complesso. Questo design, prevedendo che il reattore operasse a temperature elevatissime, possedeva l’indubbio pregio di avere una notevole efficienza produttiva. Il miglioramento delle prestazioni che esso consentiva avrebbe reso superfluo un nocciolo di grandi dimensioni, comportando risparmi significativi in termini di costruzione. La sua modalità di caricamento ed i suoi elementi di combustibile “a proiettile”, inoltre, avrebbero permesso di caricare il reattore mantenendone la criticità ed evitando costosi spegnimenti. Da un punto di vista di sicurezza ingegneristica, però, esso comportava un’importante sfida: operando con temperature altissime, esso avrebbe fuso ogni metallo inserito all’interno del nocciolo, rendendo necessaria o l’introduzione di elementi non metallici che arginassero la dispersione degli elementi di fissione o lo studio di un complesso sistema dinamico che provvedesse alla rimozione di questi elementi dal
538 Edwin N. Shaw, Europe’s nuclear power experiment. History of the OECD Dragon Project, (Oxford:
Pergamon Press Ltd, 1983), pp. 55-‐58.
539 M.S.T. Price, “The Dragon Project origins, achievements and legacies” in Nuclear Engineering and
combustibile. Inoltre, per assicurarne il corretto raffreddamento, sarebbe stato indispensabile individuare un gas che rimanesse inerte e non mutasse di stato anche ad altissime temperature540.
Le grandi sfide tecnologiche connesse allo sviluppo di una nuova filiera tecnologica unite al fatto che un simile reattore dovesse essere alimentato esclusivamente con uranio arricchito, fecero sì che questo design non riuscisse per lungo tempo a trovare fondi statali per il suo sviluppo. Sebbene gli esiti dei primi esperimenti avessero fornito risultati incoraggianti, il progetto DRAGON dovette affrontare un’acerrima competizione con altri tipi di reattori verso cui l’UKAEA aveva espresso interesse. L’Autorità per l’Energia Atomica britannica dovendo allocare il suo limitato budget su molteplici progetti, non mostrò mai un interesse tale da finanziarne completamente gli studi di fattibilità, ritenendo DRAGON non prioritario nei suoi programmi, concentrati prevalentemente sulla filiera gas-‐ grafite a uranio naturale541. Il mancato supporto governativo al programma,
tuttavia, non deve indurre a credere che gli scienziati britannici sottovalutassero gli indiscussi meriti ingegneristici e tecnici del progetto. L’UKAEA, infatti, riteneva che DRAGON, visti gli alti costi di ricerca e di costruzione, fosse un programma da perseguire attraverso la cooperazione internazionale. Per questa ragione l’UKAEA, dagli inizi del 1958, cercò con tutti i mezzi di includere lo sviluppo di questa filiera all’interno di un programma di collaborazione internazionale che ne finanziasse la ricerca e la costruzione. L’arena migliore entro cui perseguire un simile disegno era l’ENEA, l’agenzia dell’OECD nata nel 1957 che avrebbe potuto finanziare gli studi di fattibilità e il raggiungimento di criticità del reattore, contando sulla partecipazione “potenziale” dei Sei stati di EURATOM oltre a Norvegia, Svezia, Danimarca, Austria e Svizzera542. Questa soluzione, accettata dall’ENEA nel marzo
del 1958, avrebbe consentito di abbattere le spese, ripartendo i rischi con tutte le altre nazioni che avrebbero deciso di partecipare al progetto.
540 H.R. Nau, National Politics, cit., pag. 186.
541 Ibidem, pag. 187.
La negoziazione EURATOM-‐ENEA su DRAGON.
La Commissione EURATOM, che rappresentava i Sei all’interno dell’ENEA, accolse positivamente la richiesta di cooperazione inglese. Come afferma Henry Nau, sia i Commissari che il Presidente non guardarono mai all’European Nuclear
Energy Agency come a un’arena decisionale contrapposta alla propria543. Anzi, essi
videro nella collaborazione con quest’ultima un duplice vantaggio, sia politico che tecnologico. Politicamente, trattare con l’ENEA significava mantenere aperto un utile canale di comunicazione con la Gran Bretagna, seconda potenza al mondo in campo nucleare e importante fornitore di combustibili fissili; a livello tecnologico, invece, alcuni Commissari e soprattutto Jules Guéron, avevano legami professionali solidi con il mondo della ricerca britannica, oltre che una profonda convinzione della validità scientifica dei reattori ad alta temperatura.
Nel corso della valutazione del progetto DRAGON da parte dei Commissari europei, avvenuta nei primissimi giorni del dicembre 1958544, l’unica opposizione
forte all’ingresso di EURATOM nel Board dei finanziatori fu quella che venne dal Commissario Italiano Enrico Medi. Quest’ultimo, secondo Nau, espresse tutte le sue riserve, lamentando come i fondi comunitari dovessero esser ripartiti con maggior parsimonia, limitando la spesa estera e privilegiando il finanziamento di centri di ricerca sul territorio dei Sei545. La critica di Medi era, per molti aspetti, fondata:
molti commissari, vuoi per la loro storia professionale, vuoi per loro preferenze personali, sembravano mostrare più interesse verso i programmi di ricerca americani e inglesi piuttosto che i progetti scientifici italiani o tedeschi. In un momento in cui si stavano compiendo scelte allocative fondamentali in merito alla
543 H.R. Nau, National Politics, cit., pag. 186.
544 Le fasi iniziali di negoziazione e stabilimento del progetto di cooperazione sul reattore DRAGON
sono raccolte in CM2/1959-‐696 “Projet de réacteur à haute température et à refroidissement par gaz (Dragon)” -‐ Documents from 04/1958 to 09/1958; e CM2/1959-‐697 “Projet de réacteur à haute
température et à refroidissement par gaz (Dragon)” -‐Documents from 10/1958 to 23 March 1959;
vedi anche CM2/1959-‐6 “15e session du Conseil de la CEEA (Euratom), Bruxelles” -‐ Documents from 16 March 1959 to 17 March 1959, Archivi Storici delle Comunità Europee, Firenze. Commenti sull’esperienza DRAGON sono reperibili anche nel fondo JG-‐118, “Projet DRAGON” -‐ Documents from 24 April 1958 to 17 November 1966 e nel fondo HB-‐386, “OECD Dragon High Temperature Reactor Project: First annual report 1959–1960”, Document date: 07/1960, Archivi Storici delle Comunità Europee, Firenze.
dotazione economica da fornire ai centri del JNRC, Ispra in primis, finanziare un reattore di una generazione intermedia, costruito per giunta su suolo britannico, era un rischio notevole, che a detta di Medi, non valeva la pena correre. La posizione del Commissario italiano, tuttavia, risultò essere ampliamente minoritaria: la maggioranza dei suoi colleghi, con Jules Guéron a capo del blocco franco-‐tedesco, era favorevole alla partecipazione nel progetto.
Francia e Germania, infatti, erano gli unici Stati che già avevano espresso interesse allo sviluppo della filiera a gas ad alta temperatura, seppur in modi diversi. Il CEA già nel 1957 aveva discusso la possibilità di costruire un reattore per molti aspetti simile al DRAGON (il cosiddetto progetto BRENDA), idea poi abbandonata sia perché la spesa sarebbe stata troppo elevata sia poiché la quantità di uranio arricchito da usare nel reattore sarebbe stata ingente. Proseguire la ricerca su questa filiera, condividendo i costi con i britannici, l’EURATOM e tutti i membri dell’ENEA era però una prospettiva allettante, che poteva esser perseguita senza grandi sacrifici economici546. Il governo federale tedesco, invece, sempre a
partire dal 1957, aveva finanziato un gruppo di aziende nell’area di Düsseldorf, affinché lavorassero allo sviluppo del reattore AVR, un concept ingegneristico ideato da Rudolph Schulten, anch’esso non molto diverso al DRAGON, ma basato su un design “pebble-‐bed”, ovvero moderato con ciottoli di grafite e alimentato con elementi combustibile di forma sferica, vagamente simili a quelli britannici547.
Sebbene l’AVR di Düsseldorf avrebbe potuto essere in futuro un concorrente diretto del DRAGON sul mercato, il Ministero per l’Energia Atomica di Bonn si mostrò favorevole al sostegno del reattore britannico poiché reputò l’AVR in una fase di studio troppo remota per competere con il piano delineato dall’ENEA, che secondo Nau era scientificamente più solido, meglio finanziato e certamente più avanzato in termini di sviluppo548.
546 Ibidem, pag. 186.
547 M.S.T. Price, “The Dragon Project origins, achievements and legacies”, pag. 62; O. Keck,
Policymaking in a nuclear program, cit., pp. 33-‐35, e E.N. Shaw, Europe’s nuclear power experiment.cit. pp. 58-‐60.