3 Come integrare? La prima fase negoziale: da Messina a Bruxelles
3.2 Il Rapporto Armand
Il sotto-‐gruppo di negoziatori dei Sei incaricato di dibattere la tematica di un’eventuale integrazione nucleare (altresì definito Commissione per l’Energia
Nucleare) era quello guidato da Louis Armand176. Esso, sulla base della Risoluzione
di Messina aveva il mandato di:
1. esaminare la situazione di diritto e di fatto – regolamentazione interna, accordi internazionali – concernente l’energia nucleare degli Stati partecipanti. Studiare le regolamentazioni in vigore in altri paesi che possano servire da modello
2. determinare i differenti settori relativi alle applicazioni industriali dell’energia nucleare;
3. determinare le possibilità tecniche di azione comune in ciascuno di questi settori;
173 P. Guillen, “La France et la négociation du traité d’Euratom”, cit., pag. 513-‐514.
174 G. Bossuat, L’Europe des Français, cit., pag. 286 ; Ippolito, interrogato sulla posizione assunta dai
britannici sui negoziati EURATOM sostiene che gli inglesi fossero venuti «solo per mettere i bastoni
tra le ruote». In B. Curli, Il progetto nucleare italiano, cit., pag. 195.
175 Mauro Elli, Politica estera ed ingegneria nucleare. I rapporti del Regno Unito con l’EURATOM
(1957-‐1963), (Milano: Edizioni Unicopli, 2007), pp.13-‐15 e M.E. Guasconi, “La Gran Bretagna e il
processo d’integrazione europea”, cit., pag. 172.
176 Louis Armand era un ingegnere francese con un passato da partigiano ed oppositore al regime di
Vichy. Nel periodo delle negoziazioni di EURATOM era alla guida delle Ferrovie Francesi. Roberto Ducci, Vice-‐direttore degli Affari Economici presso il Ministero degli Affari Esteri, membro italiano della delegazione che partecipò alla stesura del rapporto, così lo definisce “uno dei più versatili ed immaginativi tecnici francesi; grande tecnocrate nel miglior senso della parola, le cui esperienze e la cui abilità organizzativa lo avevano portato dal campo dei trasporti ferroviari a quello del petrolio e da esso all’energia solare ed all’energia atomica”. In Roberto Ducci “Introduzione ad Euratom e sviluppo nucleare” in Achille Albonetti Euratom e sviluppo nucleare, (Milano: Edizioni di Comunità, 1958), pag. 7. Vedi anche B. Curli, Il progetto Nucleare Italiano, pag. 189-‐190.
4. studiare la creazione dell’Organizzazione comune prevista nella Risoluzione di Messina.
Louis Armand presentò gli esiti del lavoro al Consiglio dei Ministri degli Esteri dei Sei riunitosi a Noordwijch nel settembre del 1955177. Gli storici si riferiscono
abitualmente ad esso come al cosiddetto “Rapporto Armand”.
Il Rapporto Armand constava di un memorandum in cui si proponevano due misure: la creazione di un sistema legislativo che garantisse il monopolio dell’EURATOM sui combustibili fissili acquisiti dai Sei e un circuito finanziario parallelo che consentisse la costruzione di un centro comune per l’arricchimento. Quest’ultimo veniva menzionato come un raggiungimento tecnologico necessario a garantire l’indipendenza di un programma atomico europeo e, negli intenti forse troppo ottimistici del curatore, si credeva sarebbe stato facilmente cofinanziato anche da Gran Bretagna e Stati Uniti178. Dei rischi di diversione in senso militare
del combustibile, invece, non si faceva esplicitamente menzione anche per non turbare l’opinione pubblica dei paesi membri. Questa omissione, tuttavia, non escludeva che EURATOM avrebbe comunque potuto essere il primo passo verso una forza nucleare europea da molti auspicata.
Il punto di maggior attrito nella trattativa fu senza dubbio il primo. I negoziatori francesi, coordinandosi costantemente con il CEA e il Ministro per gli Affari Atomici Palewski179, fecero di tutto per affermare la necessità di un’organizzazione
177 RD-‐1, “Processi verbali delle Conferenze dei Ministri e dei Capi di Governo 1955/1957” -‐
Documents from 06 September 1955 to 25 March 1957, Archivi Storici delle Comunità Europee, Firenze. Altri documenti sul meeting di Noordwijk sono disponibili anche presso il sito Istituzionale del Centre Virtual de Connaissance sur l’Europe (CVCE) del Ministero dell’Istruzione e la Ricerca del Granducato di Lussemburgo. Documenti sulla Conferenza Intergovernativa disponibili per la consultazione online al link: http://bit.ly/1ClqilY [visitato il 26 aprile 2015].
178 “Rapport de la Commission de l’énergie nucléaire, 5 september 1955”, in Commission de l’énergie
nucléaire, Sommaire des conclusions n.4., Documento disponibile online al link:
http://bit.ly/14Jw1TP [visitato il 26 aprile 2015].
179 Per il Ministro Palewski la creazione di un’Agenzia Europea per l’Energia Atomica era
auspicabile, ma le sue regole di funzionamento avrebbero dovuto essere flessibili in modo tale da permettere la partecipazione di tutti quegli stati europei che avevano già intrapreso degli sforzi nel settore o che avessero intenzione di farlo. L’organizzazione avrebbe dovuto promuovere gli scambi d’informazioni e la cooperazione delle ricerche, anche mediante il finanziamento di laboratori comuni e reattori studio, favorendo la creazione di installazioni industriali congiunte, in particolar modo di un centro di separazione isotopica, al fine di raggiungere approvvigionamenti sufficienti al prezzo più basso possibile. Fatte salve le realizzazioni comuni Palewski insisteva sull’importanza di salvaguardare i programmi nazionali; se al contrario la Comunità fisse stata dotata delle risorse finanziarie sino a quel momento consacrate ai programmi atomici interni, lo sforzo francese già
comune, dotata di poteri propri e di un bilancio importante, con competenza sulle materie prime e le ricerche tecniche che esercitasse uno stretto controllo sia sui programmi nucleari civili nazionali sia su quello comune europeo sino a pervenire progressivamente alla messa in comune della totalità delle risorse per l’utilizzazione pacifica dell’atomo180. D’altra parte gestire il flusso del combustibile
fissile significava per la Francia monitorare costantemente i flussi di uranio diretti verso la Germania, assicurandosi la certezza di una crescita lenta dello scomodo vicino, proprio mentre la Francia rivolgeva le sue risorse alla creazione di un arsenale atomico. Il tema del controllo sovranazionale delle risorse fu prevedibilmente interpretato dai negoziatori tedeschi come una limitazione della loro libertà nel settore atomico: essi, infatti, pur accettando che nelle conclusioni del Rapporto Armand venisse menzionato il piano francese, pretesero che la loro contrarietà a questa opzione fosse messa a verbale181.
Lo scontro, che non sembrava avere soluzione apparente, suscitò l’intervento diretto di Spaak, che si recò di persona a Bonn presso il Cancellierato per avere delucidazioni su una così netta presa di posizione. Spaak fu molto critico verso i negoziatori tedeschi: la loro chiusura così netta rischiava di portare la trattativa su un binario morto, alienando gli sforzi francesi a collaborare e rinvigorendo i dubbi e i sospetti francesi su una reale volontà tedesca di procedere sul cammino integrativo. Von Brentano e Hallstein rassicurarono Spaak sui propositi tedeschi, affermando che in linea di principio essi concordavano con la proposta francese. Fecero altresì presente a Spaak che la Germania non avrebbe opposto alcuna resistenza al fatto di essere controllata in modo così sistematico: avevano semplicemente bisogno di tempo affinché la grande industria tedesca accettasse di
intrapreso sarebbe stato vanificato e l’indipendenza atomica della Francia compromessa. In M. Palewski, Ministre Délégué à la Présidence du Conseil à M. Pinay, Ministre des Affaires Étrangères, D. Paris, 7 juillet 1955, in DDF 1955, Tomo 2, n.18 pag.33-‐34.
180 M. Rivière, Ambassadeur de France à Bruxelles à M. Pinay, Ministre des Affaires Étrangères »
Télégramme n. 473, Bruxelles, 20 juillet 1955, in DDF 1955, Tomo 2, n.48 pag.112-‐115.
181 Achille Albonetti, precedentemente Esperto Permanente alla Delegazione Italiana presso l’OECE,
prese parte come membro della Delegazione Italiana alla Conferenza di Bruxelles e così descrisse la trattativa: “Sin dai primi negoziati, tuttavia, si potè subito notare una tendenza maggiormente
comunitaria da parte dei belgi, francesi, italiani ed olandesi, ed una tendenza più centrifuga e meno impegnativa da parte della Delegazione Tedesca”. In A. Albonetti, Euratom e sviluppo nucleare, cit.,
buon grado l’idea di una collaborazione tanto stretta182. Anche a Bonn, Spaak
utilizzò l’unica arma negoziale che poteva brandire: l’accesso alle risorse uranifere del Belgio. Tuttavia dopo la Conferenza di Ginevra dell’agosto 1955183, alla luce dei
nuovi dati forniti dagli statunitensi sulla disponibilità di risorse e il miglioramento delle tecniche estrattive, la carta di Spaak risultò fortemente ridimensionata, tanto da non esser considerata nemmeno dalla delegazione francese, che aveva reso l’accesso alle risorse del Katanga, uno dei suoi punti cardine della sua politica di condivisione e parità d’accesso184.