4 Come integrare? La seconda fase negoziale: da Venezia a Parigi
4.6 Il compromesso del Matignon
Il 6 novembre del 1956, Adenauer e Mollet si incontrarono nuovamente di persona a Parigi, presso la residenza del Primo Ministro Francese, l’hotel Matignon. La crisi in Ungheria e i drammatici sviluppi della crisi di Suez rendevano quell’incontro particolarmente delicato. Adenauer e Mollet, dunque, appena l’incontro ebbe inizio, chiesero alle rispettive delegazioni un intenso sforzo per pervenire al raggiungimento di un accordo sulla base delle negoziazioni di
363 M. Trachtenberg, A constructed peace, cit., pp. 230-‐231.
364 Ibidem, pag. 231.
Bruxelles. I lavori avrebbero avuto inizio nel primo pomeriggio: Von Brentano, Faure ed i rispettivi staff si sarebbero confrontati su una piattaforma che si basava su tre punti chiave: il Mercato Comune, l’EURATOM e una serie di accordi per coordinare una politica comune in termini di armamenti e di politica estera che scaturivano direttamente dal memorandum consegnato pochi giorni prima da Couve de Mourville ad Adenauer366.
I due leader, invece, sin dal mattino, abbandonarono la sala e guadagnata la via dei giardini, parlarono per ore della difficile situazione internazionale e del ruolo che l’Europa dovesse giocare nel mondo367. Nei loro dialoghi privati, infatti, emerse
il rischio, percepito soprattutto da Adenauer, che gli USA potessero abbandonare l’Europa al suo destino qualora essa fosse stata attaccata militarmente dai sovietici368, oppure che le due superpotenze potessero trovare un canale di dialogo
diretto che marginalizzasse il ruolo degli alleati europei:
“Monsieur Adenauer affirme qu’il sait, depuis deux ans et demi, qu’il existe un échange de correspondance entre la Maison Blanche et le Kremlin, qui court-‐circuite le départment d’État. Il l’a dit à M. Dulles, lequel ne l’a pas nié. Il est possible que les deux pays détenteurs des armes nucléaires, s’imaginent être les maîtres du monde.
[..] L’avis des États-‐Unis est que la paix du monde peut être maintenue grâce aux armes nucléaires, si l’Amérique conserve son avance. [..] Les Americains s’imaginent qu’en se contenant réciproquement, eux et les Russes, la paix du monde sera assurée. Dans toutes ces réflexions, les autres puissances ne jouent aucun rôle. Seuls importent les rapporte entre les
États-‐Unis et l’Union Soviétique 369”.
I timori dei due leader, erano suffragati da segnali di disimpegno che non potevano essere trascurati. Adenauer a tal riguardo, citò il Piano Radford, piano che era stato più volte smentito dal Dipartimento di Stato ma della cui esistenza il Cancelliere era certo. Esso, avrebbe previsto un massiccio ritiro di forze convenzionali americane dal continente europeo; un’ipotesi di mutamento strategico che non solo avrebbe conferito un ruolo sussidiario alle forze
366 Vedi paragrafo precedente.
367 Compte-‐rendu d’un entretien, 6 novembre 1956, in DDF 1956, tome III, doc. 138, pp. 231-‐238.
368 M. Trachtenberg, A constructed peace, cit., pp. 231-‐232.
convenzionali della Bundeswehr in via di costituzione, ma che, a seconda di come sarebbe stato modulato, avrebbe rischiato di mettere in dubbio anche la garanzia della difesa americana dell’Europa370. In virtù di questo nuovo scenario mondiale il
Cancelliere Adenauer credeva dunque opportuno:
En ce moment, les pays européens doivent s’unir. Il ne s’agit pas de supranationalité. Mais nous devons nous unir contre l’Amérique et, après les élections, demander aux Américains ce qu’ils veulent. [..] C’est l’Amérique qui est responsable de la crise de Suez. Les Etats-‐Unis sont si mal informés sur la situation en Europe et sur la politique européenne, que c’est à en
pleurer371
I sospetti emersi da ambo le parti, circa le reali intenzioni americane furono confermati con eccezionale tempismo quando giunse a Parigi la telefonata da parte di Eden che annunciava a Mollet l’accettazione britannica del cessate il fuoco imposta dalla risoluzione ONU del 2 novembre372. Londra aveva ceduto alle
pressioni americane e aveva deciso di trarsi d’impaccio unilateralmente dalla questione abbandonando la Francia al suo destino373. La telefonata non potè che
non avere un forte impatto sulle decisioni dei due leader: sia Mollet che Adenauer si dissero convinti della necessità di un riavvicinamento franco-‐tedesco e di un immediato rilancio dell’integrazione. Ciò fu visibile dagli accordi redatti da Von Brentano e Faure: la delegazione francese accettò il Mercato Comune senza chiedere rassicurazioni e clausole di opting-‐out, rinunciando anche alle garanzie sull’armonizzazione salariale per cui tanto aveva battagliato. I tedeschi, dall’altra parte, accettarono un regime speciale che mantenesse le tasse sulle importazioni francesi ed i sussidi all’export. La delegazione francese, inoltre, accettò definitivamente il principio di transizione automatica tra le fasi del Mercato Comune, soluzione che era già stata accettata a Bruxelles, ma su cui poi i francesi avevano fatto marcia indietro374.
370 G.H. Soutou, L’alliance incertaine, cit., pag. 49 e G. Bossuat, L’Europe des Français, 1943-‐1959, cit.,
pp. 335-‐336.
371 DDF 1956, Tomo III, no. 138, già citato, pag. pp. 231-‐238.
372 Ivi.
373 G.H. Soutou, L’alliance incertaine, cit., pag. 46.
Su EURATOM invece la Germania confermò la posizione che aveva tenuto durante la Conferenza di Parigi circa il monopolio sulle forniture: erano possibili eccezioni nel caso EURATOM non fosse riuscita a soddisfare la domanda o avesse imposto prezzi troppo alti. I francesi accettarono il principio, ma vollero mettere nero su bianco una serie di situazioni in cui il principio si sarebbe dovuto applicare: negli altri casi non menzionati si sarebbe fatto ricorso a consultazioni multilaterali. Infine si approvava la costituzione del “Gruppo dei 3 Saggi” che sarebbe stato composto da Louis Armand, Franz Etzel e da un italiano che sarebbe stato nominato successivamente375, mentre a Spaak sarebbe andato il ruolo di
presidente376. Il compromesso, tuttavia non conteneva chiarificazioni sulla
questione cruciale del “possesso” dei combustibili fissili377. Lo stesso accadeva per
il concetto di “minimum equality” che non veniva più menzionato e per il progetto di costruzione di un impianto di arricchimento, elemento di cui non si ha traccia nei documenti. Lo Junktim era di fatto stato raggiunto.
Parte importante del compromesso erano invece gli accordi di politica estera che riguardavano la cooperazione in campo militare ed in tema di armi. La cooperazione veniva strutturata in modo specifico attivando una coordinazione tra i Ministeri degli Esteri e della Difesa dei rispettivi paesi, che avrebbero dovuto impegnarsi a presenziare a meeting periodici in cui dibattere di comuni strategie di difesa. L’accordo preso dai due leader rifletteva la volontà di entrambe le nazioni di lasciare una porta aperta al Regno Unito qualora esso avesse espresso la volontà di aderire378. Una possibile soluzione proposta passava dalla riattivazione
dell’Agenzia per gli Armamenti della UEO: la proposta francese di una collaborazione militare bilaterale più stretta attraverso un Comitè Militaire et Technique congiunto fu invece rifiutata dai tedeschi in quanto ancora prematura e
375 Che sarebbe stato Francesco Giordani, già Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche
(1940-‐1943 e 1956 al 1960) e nel 1952 fu chiamato a dirigere il neocostituito Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari. In Felice Ippolito, Euratom e la politica nucleare italiana, (Roma: Opere Nuove, 1958).
376 Ivi. Ruolo che tuttavia Spaak non accettò.
377 Sul ruolo che gli USA ebbero nel facilitare il compromesso si rimanda al contributo di Paul
Pitman “A General Named Eisenhower” in Marc Trachtenberg (ed.) Between empire and alliance,
(Lanham: Rowman and Littlefield Publishers Inc, 2003), pp. 33-‐63.
378 René Girault et Gérard Bossuat (dir), Europe brisée, Europe retrouvée, Nouvelles réflexions sur
poco definita379. Parallelamente a queste discussioni , inoltre, a Bonn si tenne lo
stesso giorno un incontro bilaterale tra il Ministro per la Difesa fresco di nomina Franz Joseph Strauss380 ed il Generale Jean Etienne Valluy, in cui gli stessi temi
vennero affrontati certamente in modo più dettagliato
Alcuni studiosi come Soutou e Guillen hanno sostenuto che Adenauer, ben prima della sigla del compromesso e vittima delle pressioni americane, fosse stato già pronto a sciogliere le riserve e firmare l’accordo pur di non compromettere il cammino verso l’integrazione381. Per Skogmar queste tesi sono eccessivamente
semplicistiche. Adenauer firmando il compromesso non aveva dato ancora alcun via libera alla bomba francese: le negoziazioni tra le parti continuarono informalmente per almeno altri due mesi, durante i quali la posizione tedesca non si scostò dalla richiesta di “minimum equality” avanzata a Venezia382. Il Vice-‐
direttore degli Affari Economici presso il Ministero degli Affari Esteri Roberto Ducci, ricostruendo in una pubblicazione ricca di dettagli le ultime fasi della negoziazione EURATOM, sembra confermare indirettamente le tesi di Skogmar, accennando ad una brusca interruzione delle trattative della Conferenza Intergovernativa guidata da Spaak che giunse nei primi giorni di dicembre del 1956 a causa della divergenza di vedute franco-‐tedesca e che minacciò in modo piuttosto serio il successo del negoziato383.
379 M. Couve De Murville, Ambassadeur de France à Bonn à M. Pineau, Ministre des Affaires
Étrangères, Télégramme Réservé, Bonn, 9 novembre 1956, in DDF 1956, Tomo III, no. 149, pag. 255-‐256.
380 Franz Joseph Strauss, dopo essere stato Ministro dell’Energia Atomica per circa un anno, passò
al Ministero della Difesa su diretta indicazione del Cancelliere Adenauer, il quale assunse ad interim la carica ministeriale rimasta vacante. In: Franz Joseph Strauss, Memoires (edizione francese dell’originale tedesco Erinnerung), (Parigi: Criterion, 1991).
381 George Henri Soutou, “Les problèmes de sécurité dans les rapports franco-‐allemands de 1956 à
1963” in Relations Internationales, no.59, pp. 317-‐330 e “Les accords de 1957 et 1958: Vers una communauté stratégique et nucléaire entre la France, l’Allemagne et l’Italie” in Maurice Vaïsse (ed.),
La France et l’atome: Etudes d’histoire nucléaire, (Bruxelles: Bruylant, 1994). Pierre Guillen, “La
France et la négociation du traité d’Euratom” in Dumoulin, Guillen e Vaisse, L’Energie Nucleaire en
Europe: des origines a EURATOM, cit.
382 G. Skogmar, The US and the Nuclear Dimension of European Integration, cit., pag.221.
383 Roberto Ducci, “Introduzione ad Euratom e sviluppo nucleare” in A. Albonetti, Euratom e