2 Perché integrare? Le ragioni dei Sei
2.4 Il contenuto entusiasmo italiano
L'Italia aveva mostrato un crescente interesse nei confronti dell'integrazione Europea136: dopo la cautela iniziale nei confronti del Piano Bevin e della Unione
Occidentale, sin dal Piano Schuman il paese aveva sempre rivestito un ruolo chiave in fase di trattativa dei progetti integrativi. Il passo falso della mancata approvazione parlamentare della CED non fermò tuttavia la spinta europeista: i limitati progressi fatti con la creazione dell'UEO sembravano aver rimesso al centro dell'agenda politica la necessità di una cooperazione continentale più
134 Andreas Wilkens, ”Jean Monnet et Konrad Adenauer”, in G. Bossuat & A.Wilkens “Jean Monnet“,
cit., pag.183.
135 C. Pineau e C. Rimbau, Le grand pari, l’aventure du traité de Rome, cit., pag. 170.
136 Pietro Pastorelli, "La politica europeistica dell'Italia negli anni '50", in Storia Contemporanea,
approfondita137.
Perseguire l'integrazione era per l'Italia una scelta obbligata: non avere un ruolo chiave entro una nuova comunità d’interessi europei poteva condannare il paese all'isolamento internazionale, trascinandolo alla periferia degli interessi delle superpotenze, sempre più interessate a cosa avvenisse sull'asse Parigi-‐Bonn. Le conseguenze della crescita economica del dopoguerra facevano sì che l'Italia avesse bisogno di energia per la crescita: la mancanza di materie prime rendeva il paese fortemente dipendente dall'importazione di idrocarburi esteri e servivano nuove strade e nuove alternative per soddisfare la domanda energetica interna138.
La posizione di Roma nei confronti delle proposte contenute all’interno del “Memorandum Benelux” si precisò con la consegna del Progetto di memorandum preparato dalla diplomazia italiana in occasione della Riunione del Consiglio Atlantico a Parigi il 10 maggio 1955. Nel documento si accoglieva favorevolmente il progetto, che conciliava l’approccio settoriale con l’integrazione economica generale139. L’adesione italiana ai disegni integrativi, tuttavia, non fu “entusiastica”
ed acritica: esistevano infatti importanti riserve, che il Ministro degli Esteri Gaetano Martino non esitò ad enucleare all’interno del Memorandum che sarebbe stato presentato in occasione della successiva Conferenza di Messina, di cui era stato promotore. Questo documento esprimeva posizioni estremamente ben definite. La posizione generale di Martino sull’EURATOM, come apprendiamo da molte fonti e da alcune ricostruzioni, era di cauta adesione al progetto: mentre l’appoggio al Mercato Comune era deciso e ben strutturato, il sostegno ad Euratom
137 Antonio Varsori, La cenerentola d’Europa? L’Italia e l’integrazione europea dal 1947 a oggi,
(Soveria Mannelli: Rubbettino, 2010), pp.130-‐136; Ennio Di Nolfo, ‘Gli Stati Uniti e le origini della Comunità economica europea’, in E. Serra (Ed.), La relance européenne et les traités de Rome, cit., pp. 339–349; Ennio Di Nolfo, ‘L’Italia e la nascita della CEE’, in C. Zanghi, Messina–Europa 40 anni dopo, cit., pp. 90–100.
138 Per l’approfondimento si rimanda ad Elisabetta Bini, La potente benzina italiana. Guerra fredda e
consumi di massa tra Italia, Stati Uniti e Terzo mondo (1945-‐1973), (Roma: Carocci, 2013); Giulio
Sapelli e Francesca Carnevali, Uno sviluppo tra politica e strategia: ENI (1953-‐1985), (Milano: Franco Angeli, 1992); Manlio Magini, L’Italia ed il petrolio tra storia e cronologia, (Milano: Mondadori, 1976).
139 Per approfondire si rimanda a E. Serra “L’Italia e la conferenza di Messina”, in E. Serra (a cura
di), Il rilancio dell’Europa e i trattati di Roma, cit., pag. 112; Enrico Serra, ‘Dalla conferenza di Messina ai trattati di Roma’, in L. V. Majocchi, Messina quarant’anni dopo. cit., pp. 61–67;
e a ciò che una negoziazione tanto sensibile in termini strategici avrebbe potuto portare, era da considerarsi con estrema attenzione. L’Italia era ben disposta a vagliare l’opportunità di un passo avanti nel percorso integrativo, a condizione che questa nuova arena fosse maggiormente efficace delle cooperazioni già strutturate sia in ambito OECE sia in ambito UEO140. Per il Ministro dunque, almeno
inizialmente, anche l’OECE poteva essere accettata come quadro di partenza, purchè al suo interno si fosse manifestata una reale intenzione di avviare studi per l’utilizzo dell’energia nucleare in vista di una cooperazione intereuropea141.
Inoltre, se da un lato era necessario esprimere sostegno all’avvio di una cooperazione europea nel settore dell’energia atomica altrettanto necessario era, per il Ministro, ribadire come essa dovesse giungere all’interno di una più generale integrazione verticale, maggiormente suscettibile di condurre all’unione politica dell’Europa142. I dialoghi con i diplomatici francesi e l’influenza di un CNRN
“ideologicamente” vicino all’approccio tecnocratico-‐dirigista degli ideatori dell’EURATOM143 e già impegnato in progetti di collaborazione con i partner
francesi, contribuirono nel tempo a mitigare le cautele di Martino su EURATOM. Era inevitabile, almeno inizialmente, che Martino trovasse maggiori linee di convergenza con la piattaforma negoziale francese: i due punti chiave della posizione transalpina, il raggiungimento dell’impianto di separazione isotopica144
e la volontà di non rinunciare ad un programma militare nazionale, erano condivisi anche da una larga parte della diplomazia italiana.
Il memorandum terminava con la proposta di nominare un gruppo di esperti incaricati di studiare le questioni principali relative alle nuove comunità145. Nel
corso delle discussioni la delegazione italiana ribadì spesso la necessità di stabilire
140 L’ambasciatore italiano in Lussemburgo, addirittura espresse il timore che le posizioni di alcuni
funzionari del ministero degli esteri avrebbero finito con il far naufragare il progetto europeo. Telegram From the Chargé in Italy (Durbrow) to the Department of State, Rome, May 29, 1955—7 p.m., in Foreign Relations of United States (FRUS) 1955-‐1957, Volume IV,Western Europe Security and Integration, n..94, pag. 289.
141 Ivi.
142 C. Pineau e C. Rimbau, Le grand pari, l’aventure du traité de Rome, cit., pp. 169-‐170.
143 L. Nuti, La sfida nucleare, pag. 127.
144 B. Curli, Il Progetto Nucleare Italiano, cit., pag. 193-‐194.
145 RD-‐2, “Conferenza di Messina dei Sei Ministri della CECA (1-‐2 giugno 1955)” -‐ Documents from
10 November 1954 to 13 June 1955, Archivi Storici delle Comunità Europee, Firenze e Enrico Serra “L’Italia e la conferenza di Messina”, cit., p.119.
un accesso libero e sufficiente alle materie prime, tema essenziale per un paese che di fatto non ne possedeva146. Proprio questo tema, nel lungo periodo, avrebbe
portato l’Italia ad allontanarsi dalle posizioni francesi avvicinandosi sempre più alle posizioni di Adenauer, che come l’Italia, condivideva il timore di legare tutti gli approvvigionamenti di combustibile fissile ad un unico fornitore: EURATOM.