Capitolo II: La formazione di EURATOM ed il piano di sviluppo dei reattori di potenza
1 Come integrare? Definire gli obiettivi del I Piano Quinquennale
1.1 La creazione del Comitato e i viaggi dei Tre Saggi
La crisi di Suez e gli immediati effetti destabilizzanti che essa ebbe sul mercato dei combustibili furono un campanello d’allarme che gli europei non avrebbero potuto ignorare a lungo. La crisi energetica sembrava esser giunta a un drammatico punto di non ritorno: per la prima volta nella storia del continente gli europei avrebbero consumato più energia di quanta essi fossero stati in grado di produrre412. Era la stessa domanda di energia ad aver subito un drastico
cambiamento: gli europei non chiedevano più materie prime come il carbone ma prodotti finiti come l’elettricità, il gas ed i prodotti petroliferi413. La ricostruzione
del continente, nel primo dopoguerra si era basata su un’importazione estensiva di greggio mediorientale che ora, dato il contesto internazionale, non sembrava garantita ancora a lungo. Ben al di là di ogni considerazione produttiva, Suez era stato un preoccupante punto di non ritorno anche nei rapporti strategici con gli Stati Uniti. La crisi conseguente alla nazionalizzazione del Canale imposta da Nasser aveva fatto emergere tutte le contraddizioni ed il limite principale della cosiddetta “solidarietà atlantica”: quegli USA che da un lato si proclamavano paladini della ricostruzione europea attraverso istituzioni sopranazionali, dall’altro non sembravano disposti a tollerare che gli europei agissero in modo indipendente sullo scacchiere internazionale, irrispettosi delle logiche bipolari414.
Da entrambe le sponde dell’oceano appariva dunque necessario procedere a rinsaldare il legame di solidarietà atlantica onde evitare che malumori e
412 Alfred Grosser, “Suez, Hungary and European Integration” in International Organization no. 11,
(1957), pag. 3.
413 Achille Albonetti, EURATOM e sviluppo nucleare, (Milano: Edizioni di Comunità, 1958).
414 Pascaline Winand, “De l’usage de l’Amerique par Jean Monnet” in Gerard Bossuat & Andreas
Wilkens Jean Monnet, l’Europe et les chemins de la paix, (Paris: Publications de la Sorbonne, 1999), pag. 269.
incomprensioni portassero a rapporti ancora più tesi. Alla fine dell’estate del 1956, infatti, forti erano i timori all’interno del Dipartimento di Stato che non si sarebbe riusciti a raggiungere un’integrazione dell’industria atomica europea. Questi timori non erano certo privi di fondamento: dopo la crisi egiziana, infatti, l’atteggiamento degli europei verso l’amministrazione Eisenhower e gli Stati Uniti più in generale si era fatto più diffidente. Francia, Germania, Italia e paesi del Benelux, apparivano molto più propensi a dar vita a forme di collaborazione nucleare sempre più blande piuttosto che impegnarsi a favorire un integrazione vera e propria nel settore: le loro continue richieste bilaterali di materiali fissili e gli altrettanto consueti rifiuti di un’ Atomic Energy Commission non certo ben disposta nei loro confronti, stavano logorando la posizione americana, strutturata proprio per favorire il loro scambio attraverso un'unica agenzia di approvvigionamento continentale415. Nel Dipartimento di Stato, dunque, non tardarono a levarsi voci a
favore di un cambiamento di approccio nei confronti degli europei. Il consigliere per gli affari economici e industriali europei Robert Barnett e l’Assistente Speciale del Segretario di Stato per le questioni nucleari John Robert Schaetzel se ne fecero promotori attivi presso Dulles:
A serious re-examination of the premise that European integration cannot have deep and durable roots unless their cultivation is left to the Europeans themselves. [..] The US should be more proactive and devise a scheme based on a footing of reciprocal partnership. Such a scheme would have an electrical impact on the Europeans if it was of mutual advantage to both. [..] It would reorient the irritating demands of german industrialists, and the vanity of French nationalists who want to develop their bombs – that in strictly European terms, are enough to
castrate EURATOM416.
Dall’altro lato dell’Atlantico, invece, anche Monnet e i suoi collaboratori agirono con altrettanto vigore per favorire un riavvicinamento. Il 20 settembre 1956, infatti, il Comitato d’Azione per gli Stati Uniti d’Europa adottò una risoluzione nella
415 Jonathan A. Helmreich, “The United States and the formation of EURATOM” in Diplomatic History
vol.15, no. 3, (1991).
416Memorandum from Barnett to Schaetzel, 10 September 1956, National Archives and Records
Administration (NARA) College Park, RG59, box 364, folder 19.8 Regional Program EURATOM
General, May-‐Sept 1956 così come citato in John Krige, “The peaceful atom as a political weapon: EURATOM and American Foreign Policy in the late 1950s”, in Historical Studies in the Natural
quale si raccomandava la creazione di un “Comitato di Saggi” incaricato sia di stabilire un programma d’urgenza per la produzione d’energia atomica che riducesse la dipendenza europea da fonti energetiche estere, sia di ottenere il supporto tecnologico britannico e statunitense all’EURATOM. I Ministri degli Esteri dei Sei Paesi partecipanti al Comitato Intergovernativo di Bruxelles per la redazione dei Trattati sul Mercato Comune e sull’EURATOM approvarono la proposta di Monnet, dando ufficialmente mandato all’iniziativa il 16 novembre del 1956. Del Comitato avrebbero fatto parte Louis Armand, Direttore Generale delle Ferrovie e membro del CEA, Franz Etzel, parlamentare tedesco e vice presidente dell’Alta Autorità del CSCE e Francesco Giordani, chimico e Direttore Generale del Consiglio Nazionale delle Ricerche. I così definiti “Tre Saggi” sarebbero stati supportati per un anno nella loro azione da Max Konsthamm, segretario dell’Alta Autorità della CECA e assistente personale dello stesso Monnet. Proprio quest’ultimo, a fine novembre in una conversazione con l’ambasciatore americano a Parigi, ribadì come il contributo statunitense fosse imprescindibile per il successo di EURATOM: secondo Monnet, infatti, gli Stati Uniti avrebbero potuto recuperare il loro prestigio in Europa dopo l’impopolare decisione di Suez, solo fornendo materiali fissili e cooperazione alla ricerca nel settore atomico417. In
particolare Monnet si diceva convinto che:
“Practical and indeed spectacular support of EURATOM by the US as soon as the treaty has been signed would, in the present circumstances, have an effect comparable to that of the Marshall
Plan418”.
Il 21 dicembre Lewis Strauss e Dulles, su suggerimento di Dillon, rilasciarono un comunicato stampa in cui invitarono ufficialmente i tre esperti europei negli Stati Uniti per intrattenere conversazioni con funzionari governativi e con i direttori generali delle maggiori corporation industriali aderenti all’Atomic Industrial
417 J. Krige, “The peaceful atom as a political weapon”, cit.,pag. 29.
418 Memorandum from Dillon to Foster after lunch with Monnet, 19 September 1956, National
Archives and Records Administration (NARA) College Park, RG59, box 363, folder 19.8 Regional
Program EURATOM General, May-‐Sept 1956 così come citato in J. Krige, “The peaceful atom as a
Forum.Inc419. Il 4 febbraio 1957 i saggi giunsero a Washington con l’obiettivo di
raccogliere il numero maggiore di informazioni non classificate sulle tecnologie alla base dei programmi civili americani, sui loro costi e per poter discutere alcuni programmi di ricerca che fossero interessanti per ambo le parti. Appena arrivati, essi furono accolti dal Segretario di Stato John Foster Dulles: già in quest’occasione Armand sottolineò la difficile situazione energetica dei paesi europei, i quali importavano dall’estero e principalmente dal Medio-‐Oriente circa un quarto delle loro forniture energetiche. Per superare questa condizione, essi avrebbero dovuto sviluppare un programma comune per la produzione di energia atomica, ed a tal fine, sarebbe stata necessaria un’effettiva cooperazione con gli Stati Uniti, indiscussi leader mondiali nel settore. Questi ultimi avrebbero dovuto fornire ad EURATOM sia il combustibile che le informazioni necessarie a sviluppare dei programmi pluriennali: come contropartita gli USA avrebbero goduto dei benefici della mobilitazione delle risorse intellettuali degli scienziati europei, i quali avrebbero collaborato con il loro know-‐how ad ottimizzare e rendere più performanti le tecnologie statunitensi420. Il 6 febbraio i tre esperti europei
incontrarono alcuni esponenti dell’Atomic Energy Commission americana; lo stesso giorno essi furono ricevuti dal Presidente Eisenhower e dal presidente dell’AEC americana Lewis Strauss421. A beneficio dei giornalisti presenti, il Presidente
chiese retoricamente al Direttore Generale dell’AEC se gli Stati Uniti fossero stati in grado di soddisfare le richieste europee di materie prime. Strauss rispose che, nonostante l’ampiezza del programma presentato dai Saggi, Washington avrebbe potuto fornire una quantità di materiali fissili tale da soddisfare le esigenze dell’EURATOM422. Eisenhower, dunque, concluse la riunione esprimendo il suo
pieno appoggio all’ambizioso lavoro dei Tre Saggi423.
419 Pascaline Winand, Eisenhower, Kennedy and the United States of Europe, (Londra: The MacMillan
Press LTD, 1994), pag. 95 e J. Krige, “The peaceful atom as a political weapon”, cit.,pag. 29.
420 J. Krige, “The peaceful atom as a political weapon”,
421 Monsieur Alphand Ambassadeur de France à Washington Bonn à M. Pineau, Ministre des
Affaires Étrangères, Télégramme Réservé, Washington 6 février 1957, h. 18.20, in DDF 1957, Tomo
I, n. 113 pag. 204.
422 La versione di come il Dipartimento di Stato sia riuscito a convincere l’Ammiraglio Lewis Strauss
a capo dell’Atomic Energy Commission a fornire il materiale fissile necessario ad EURATOM è raccontata da Gerard Smith, allora Chief of the Policy Planning Staff del Dipartimento di Stato in un aneddoto riportato durante un intervista di François Duchêne, non priva di humour. Nelle parole di Smith: “Admiral Lewis Strauss was a splendid sea-‐dog, he’d won two Navy Crosses but he had no feel
Il risultato di questi incontri fu la pubblicazione, l’otto febbraio 1957, di un comunicato congiunto del Comitato, del Dipartimento di Stato e dell’AEC, nel quale si sottolineava come lo scambio d’esperienze e dei progressi tecnici avrebbe rafforzato le due sponde dell’Atlantico424. Fu inoltre costituito un gruppo misto di
esperti nominati dal “Comitato dei Tre Saggi” e dall’AEC incaricato di proseguire lo studio dei problemi tecnici posti dalla realizzazione del programma425. Nei giorni
successivi, Armand, Etzel e Giordani ebbero diversi contatti con esponenti dell’industria e visitarono numerosi impianti americani. Per la prima volta veniva consentita la visita di installazioni prima segrete ad osservatori stranieri. I saggi visitarono la centrale di Shippingport a Pittsburgh426, il laboratorio di Knoxville,
l’industria di separazione isotopica ed il prototipo di reattore “a piscina” di Savannah River.
for nuclear power and he was resisting this notion that we would set up a dowry [..] The Wise Men were drifting between the State Department and the AEC and I guess the Defense Department and not getting very far. So I gave a dinner for all of these Wise Men, and the AEC people and the State Department people and I remember pouring a lot of whiskey down the admiral’s throat and the next day he had become a complete convert, was enthusiastic about this notion. So I like to feel I had a hand in establishing EURATOM” in Archivi delle Comunità Europee di Firenze, “Intervista a Gerard Smith” di François Duchêne, European University Institut Oral History Program, dalla the Jean Monnet, Statesman of Interdependence Collection, registrata il 13 agosto 1987 a Washington.
423 Memorandum of Conference With the President, The White House, Washington, February 6,
1957, 3 p.m. in FRUS 1955-‐1957, Volume IV, Western Europe Security and Integration, no. 218 pp. 516-‐518.
424 JG-‐116, “Accord de coopération avec les Etats-‐Unis et le Canada” -‐ Documents from 01 April
1958 to 12/1961, Archivi Storici delle Comunità Europee, Firenze.
425 JG-‐85, “Correspondance et notes sur les programmes du CEA et sur le travail de la Commission
des Trois Sages -‐ Transfert de Jules Guéron du CEA à l'EURATOM” -‐ Documents from 09 June 1953 to 31 December 1960, Archivi Storici delle Comunità Europee, Firenze.
426Shippingport è stata la prima centrale elettrica atomica del mondo su larga scala dedicata
“esclusivamente” all’uso commerciale. Essa era stata edificata nei pressi dell’attuale Generating
Station Beaver Valley sul fiume Ohio presso Beaver County in Pennsylvania, a circa 40 km da
Pittsburgh . Il reattore raggiunse criticità il 2 dicembre 1957, e rimase in funzione fino al ottobre 1982. La prima energia elettrica fu prodotta il 18 dicembre 1957 ed immediatamente legata alla rete della Duquesne Lighting Company. Il design ed i lavori di edificazione del complesso furono supervisionati direttamente dall’Ammiragio Hyman Rickover, autorità indiscussa nel settore nucleare, membro dell’Atomic Energy Commission USA (AEC) e padre nobile del progetto di sottomarini nucleari americani. La centrale si basava su un reattore autofertilizzante termico, moderato ad acqua leggera, che era capace di trasmutare il torio, materiale estremamente economico oltre che a basso rischio di proliferazione, in uranio-‐233, combustibile fissile che alimentava la reazione all’interno del nucleo del reattore. L’impianto era capace di una potenza di 60 MW. John C. Clayton, “The shippingport pressurized water reactor and light water breeder reactor”, Westinghouse Electric Corporation, presentato in occasione della Conferenza “25th central
regional meeting american chemical society” a Pittsburgh, Pennsylvania october 4-‐6, 1993,
disponibile per la consultazione online al link: http://bit.ly/1qIeK79 [visitato in data 13 dicembre 2014].
Dopo il viaggio negli Stati Uniti i Saggi si recarono in Gran Bretagna, dove l’accoglienza che essi ricevettero fu di tutt’altro tenore rispetto a quella americana. Il Foreign Office infatti, aveva preferito non dare alcuna rilevanza alla visita dei Tre Saggi, sia per la scarsa simpatia che la Gran Bretagna mostrava verso l’iniziativa integrativa, sia per il timore che un successo della visita avrebbe potuto ostacolare gli sforzi dei britannici nel promuovere l’European Nuclear Energy Agency (ENEA), e di conseguenza l’OECE, come arena alternativa ad EURATOM427. Essi dunque,
furono accolti dal Presidente della United Kingdom Atomic Energy Authority (UKAEA) non senza sospetti di sorta. L’Authority britannica era forse l’organo meno incline a prendere in considerazione l’eventualità di una collaborazione con EURATOM: nelle sue priorità, infatti, essa metteva esplicitamente il mantenimento della piena libertà d’azione nella politica nazionale di ricerca e sviluppo attraverso la salvaguardia del programma militare, la conservazione della special relationship con gli Stati Uniti ed il mantenimento dei legami con i membri del Commonwealth. Come Mauro Elli fa notare nel suo Politica estera ed ingegneria nucleare. I rapporti del Regno Unito con l’EURATOM (1957-‐1963) parlando della visita dei Tre Saggi a Londra, le differenze con il viaggio a Washington erano piuttosto stridenti:
Gli americani avevano le loro ragioni per fare tanto chiasso [in merito ad EURATOM]: speravano di trovare uno sbocco per centrali nucleari – ancora in fase di sperimentazione – che non potevano essere economicamente competitive negli USA a causa del basso costo dei combustibili fossili, e promuovere contemporaneamente il processo d’integrazione europea coerentemente con le linee guida della loro politica estera. Ma per i britannici era un'altra storia: essi disponevano dell’unico modello di centrale sperimentato e le risorse della loro industria erano già assorbite dal programma nazionale. Insomma, se gli europei avessero davvero voluto
realizzare il loro piano, prima o poi avrebbero bussato alle porte di Londra428 .
Negli ultimi giorni di febbraio ed i primi di marzo del 1957 la delegazione visitò il reattore di Calder Hall429, il vicino l’impianto di riprocessamento di Windscale
427 Mauro Elli, Politica estera ed ingegneria nucleare. I rapporti del Regno Unito con l’EURATOM
(1957-‐1963), (Milano: Edizioni Unicopli, 2007), pp.15-‐18.
428 Ibidem, pp.16-‐17.
429 La centrale di Calder Hall, chiamato informalmente dai tecnici con il nomignolo PIPPA
(Pressurised Pile Producing Power and Plutonium), fu la prima power station della storia a generare energia elettrica su scala industriale a partire dal 27 agosto 1956. In precedenza solo un reattore
presso il complesso di Sellafield ed incontrò prima il Presidente dell’UKAEA Sir Edwin Plowden poi il Presidente della Central Electricity Authority, Lord Citrine. Chiaramente l’UKAEA fece di tutto per presentare i propri progetti nella miglior luce possibile: scegliere la filiera britannica avrebbe consentito, secondo i tecnici, di abbattere i costi di costruzione del 10-‐15% nel breve periodo ed addirittura del 50% nel lungo periodo considerando i miglioramenti tecnici, l’aumento della potenza unitaria dei reattori e la diminuzione dei costi capitali430. L’UKAEA dunque
era fortemente convinta della validità tecnologica e della resa economica del proprio reattore di Calder Hall e credeva che sarebbe stato poco lungimirante accattivarsi i Tre Saggi per ottenerne pochi ordini: sarebbe stato meglio attendere pochi anni ed il design del reattore britannico si sarebbe imposto su tutti gli altri reattori continentali. Anche gli incontri con i consorzi industriali britannici non furono particolarmente allettanti per i Tre Saggi: la prospettiva di partecipare alla costruzione di reattori europei in misura inferiore al 20-‐30% dello sforzo economico necessario, era per gli ingegneri britannici assolutamente poco attraente. La visita si concluse dunque con uno scarno comunicato congiunto in cui l’Authority britannica autorizzava l’ammissione di alcuni tecnici della comunità ai suoi corsi di formazione e si impegnava a facilitare i contatti diretti con imprese britanniche in un ottica puramente commerciale431. Nell’ultimo viaggio, invece, la
delegazione dei Tre Saggi432 toccò il Canada. In questa visita, molto più breve delle
precedenti, le discussioni riguardarono soprattutto le possibilità d’approvvigionamento di materiali e furono visitati reattori di tipo classico, come
sovietico, di dimensioni molto inferiori, era riuscito a produrre energia elettrica vicino la città di Obninsk. La centrale ospitava inizialmente due reattori della filiera gas-‐grafite britannica ad uranio naturale che erano stati progettati per produrre principalmente plutonio e successivamente anche energia elettrica. A partire dal 1964, tuttavia, con la sospensione della produzione di plutonio, essi sarebbero stati utilizzati esclusivamente per cicli commerciali. Per maggiori informazioni sul design e sulle specifiche tecniche del reattore si rimanda all’articolo “Calder Hall Power Station” apparso sul periodico The Engineer in data 5 ottobre 1956 e disponibile per la consultazione online al link: http://bit.ly/1x9Xmun [visitato in data 12 dicembre 2014].
430 Ibidem, pp.17-‐18.
431 Ivi.
432 JG-‐85, “Correspondance et notes sur les programmes du CEA et sur le travail de la Commission
des Trois Sages -‐ Transfert de Jules Guéron du CEA à l'EURATOM” -‐ Documents from 09 June 1953
quello di Chalk River433. Il 25 marzo del 1957, dopo circa un mese dal ritorno sul
continente della delegazione dei Tre Saggi, i Sei siglarono i trattati che stabilivano il Mercato Comune e l’EURATOM. Meno di una settimana dopo, giungeva, con invidiabile rapidità, il rapporto che ai Saggi era stato commissionato: “Un obiettivo per EURATOM”.