5 Come integrare? La terza fase negoziale: da Parigi a Roma
5.3 Le negoziazioni finali: Bruxelles e Parigi
Dopo la rinuncia tedesca all’applicazione del principio di “minimum equality” dovuta principalmente al raggiungimento dell’accordo di Colomb-‐Bèchar, rimanevano ben pochi punti da chiarire per chiudere la trattativa sia su EURATOM che sul Mercato Comune. Essi sarebbero stati trattati durante la Conferenza dei Ministri degli Esteri di Bruxelles, che si sarebbe tenuta dal 26 al 28 gennaio 1957 nel castello di Val Duchesse, e nel successivo meeting, programmato a Parigi per 19-‐20 Febbraio, che sarebbe stato allargato anche ai capi di Governo.
401 Roberto Ducci, “Introduzione ad Euratom e sviluppo nucleare” in A. Albonetti, Euratom e
sviluppo nucleare, cit.,pag. 13.
La Conferenza di Bruxelles fu votata prevalentemente a stabilire i principi basilari di una politica agricola comune, ed EURATOM rimase solo sullo sfondo403.
Proprio in quei giorni, infatti, era in corso la visita a Washington dei “Tre Saggi”: il calore con cui essi furono accolti da Dulles e dal Presidente Eisenhower era la prova tangibile di quanto il “nuovo approccio” comunitario riscuotesse simpatia oltreoceano404. Ad Eisenhower, che parlò diffusamente e con enfasi di un’Europa
“terza forza” mondiale, i Tre Saggi risposero manifestando la necessità di un ampio disegno integrativo, che favorisse l’unione degli sforzi americani e di quelli europei all’interno di una cornice comune entro cui sviluppare l’energia atomica. Il quadro energetico europeo, era infatti, non solo a detta dei Tre Saggi, estremamente preoccupante. Le riserve di carbone erano ai minimi storici, il petrolio doveva essere importato dal Golfo ed il costo dell’energia era il triplo di quello statunitense: era necessario uno sforzo comune per diversificare le fonti ed il programma congiunto USA-‐EURATOM con i suoi 15mila megawatt di potenza installata, avrebbe potuto risollevare il continente europeo rilanciandone la crescita industriale405.
Un rilancio che tuttavia non era ancora certo: come Spaak fece notare sia ai Tre Saggi che a Dulles ed al Presidente dell’Atomic Energy Commission americana Lewis Strauss, mancava ancora un accordo concreto su alcuni punti chiave della trattativa: prima tra tutti la questione dell’autorità e del possesso dei materiali fissili. Spaak chiese inoltre a Strauss quale fosse il suo parere sul compromesso Adenauer-‐Mollet e se ci fosse il via libera da parte della Presidenza USA alla cessione dell’uranio belga ad EURATOM406. Strauss, interpretando il sentimento di
molti dei consiglieri presidenziali, affermò che il compromesso e la bozza di trattato fossero una buona base di partenza, che tuttavia era “macchiata” dalla pervicace resistenza francese a non cedere sull’opzione militare. Dulles invece
403 CM3/NEGO-‐1, “Historique des négociations des traités instituant la CEE et et la CEEA” -‐
Document date: 1956, Archivi Storici delle Comunità Europee, Firenze.
404 Memorandum of a Conversation, Department of State, Washington, February 4, 1957, 11 a.m, in
FRUS 1955-‐1957, Volume IV, Western Europe Security and Integration, n. 216, pp. 512-‐515.
405 Ivi.
406 Memorandum of a Conversation, Department of State, Washington, February 8, 1957,
Washington, February 8, 1957, in FRUS 1955-‐1957, Volume IV, Western Europe Security and Integration, n.220, pp. 519-‐522.
confermò senza colpo ferire il nulla osta alla cessione dell’uranio del Katanga al nuovo organo sovranazionale407.
Durante la Conferenza di Parigi, si discussero dunque i nodi spinosi rimasti all’ordine del giorno: l’associazione dei territori d’oltremare al Mercato Comune e l’autorità ed il possesso sui combustibili fissili in EURATOM. Su quest’ultimo punto, Adenauer aveva informalmente già ceduto autorizzando il controllo sovranazionale su tutti i combustibili fissili: la decisione tuttavia venne tenuta sottotraccia e non annunciata in quella sede per ragioni tattiche, oltre che per non nuocere politicamente al traballante equilibrio del suo governo408.
Quanto ai membri Dipartimento di Stato, regnava una grande disillusione sugli esiti delle negoziazioni parigine: secondo alcuni di essi, la bozza di trattato era una sorta di compromesso al ribasso che sarebbe stato in poco tempo annientato dai veti e dalle riserve dei singoli paesi409. Schaetzel, tuttavia, a questa visione
pessimistica contrapponeva il suo punto di vista, approvato anche da Dulles. Secondo Schaetzel, le riserve francesi circa la necessità di dotarsi di un’opzione militare erano “dure” ma da accettare, anche perché a nulla sarebbe servita una linea volta a vietargliela. Il modo migliore di perseguire gli interessi americani e quelli europei, era dunque quello di includere le attività militari francesi all’interno della cornice EURATOM e non al di fuori di essa. La strategia di base doveva essere quella di controllare e limitare, attraverso una cornice nazionale, i progressi scientifici del Paese, attraverso un sistema di controlli sicuro, che rendesse la Francia quanto più possibile dipendente da EURATOM e dalla cooperazione di questa con gli Stati Uniti410.
La conferenza di Parigi si concluse dunque con un accordo solido su una bozza di trattato che sarebbe stata siglata a Roma nel successivo mese di marzo. L’unica questione che rimase aperta era legata alla necessità di dotarsi di un impianto di
407 Ivi.
408 SGCICEE-‐3091, “Secrétariat Général Comité Interministeriél pour les questions de coopération
économique européenne” -‐ Documents from 1956 to 1958, Archivi Storici delle Comunità Europee, Firenze. A riguardo vedi anche Sito Istituzionale del Centre Virtual de Connaissance sur l’Europe
(CVCE) del Ministero dell’Istruzione e la Ricerca del Granducato di Lussemburgo. Alcuni documenti
sulla Conferenza sono disponibili per la consultazione online al link: http://bit.ly/1ypqXxx [visitato il 26 aprile 2015].
409 G. Skogmar, The US and the Nuclear Dimension of European Integration, cit., pp. 244-‐248.
separazione isotopica: tutte le delegazioni decisero, di comune accordo, di attendere ancora. Gli esiti del Gruppo di Studio che aveva affrontato la questione non erano totalmente convincenti in termini economici, ragion per cui i francesi avrebbero dovuto aspettare qualora avessero voluto impegni specifici da parte dei Sei. Adenauer, tuttavia, a differenza dei suoi alleati, in virtù dell’accordo di Colomb-‐ Bechàr non poteva procrastinare la decisione: il dossier giunse sulla sua scrivania nei giorni immediatamente successivi alla Conferenza di Parigi e fu oggetto di un’accesa discussione con i Ministri del suo Gabinetto. Nel rispetto dei patti, Adenauer era pronto ad investire ingenti capitali e tecnologie nel perseguimento dell’impresa. I suoi Ministri, tuttavia, gli fecero presente i profili di problematicità che una simile decisione avrebbe comportato: in primo luogo si sarebbe alienato le simpatie del Dipartimento di Stato che già aveva manifestato opposizione ad un simile disegno. Secondariamente andavano considerate le conclusioni che i Tre Saggi stavano redigendo: in esse la prospettiva di un impianto di separazione isotopica appariva, oltre che insensata da un punto di vista economico, anche strategicamente malsana: l’impianto, infatti, avrebbe iniziato a produrre combustibile solo dieci anni dopo l’inizio della sua costruzione, divenendo in poco tempo obsoleto411. Adenauer, dunque, fu costretto a retrocedere dai suoi intenti:
nessuna decisione fu presa in merito ad un impianto di separazione isotopica europeo ed i francesi decisero di proseguire su quella strada in modo autonomo e senza cercare collaborazioni. I trattati furono firmati a Roma il 25 marzo 1957 ed immediatamente presentati alle assemblee parlamentari dei Sei per le ratifiche, che giunsero con larghe maggioranze.
411 CM3/NEGO-‐373, Louis Armand, Franz Etzel, Francesco Giordani, “A target for EURATOM: a
report prepared at the request of the governments of Belgium, France, German Federal Republic, Italy, Luxembourg and the Netherlands” Document date: 05/1957, Archivi Storici delle Comunità Europee, Firenze.