2 Perché integrare? Le ragioni dei Sei
2.1 Monnet e le radici di EURATOM
Durante la negoziazione ed in tutta la fase di ratifica degli Accordi di Parigi, i governanti europei non poterono non guardare con interesse a due politiche statunitensi che promettevano di cambiare radicalmente lo scacchiere continentale: la strategia del New Look ed Atoms for Peace103. L’insoddisfazione di
Jean Monnet per gli scarsi risultati raggiunti sia dall’UEO sia dagli ancora più modesti Accordi di Parigi, era tale da averlo spinto a considerare di dimettersi anticipatamente dalla sua carica di Alto Commissario della CECA. La mancanza di una roadmap certa verso l’integrazione economica e politica del continente lo rendeva poco fiducioso per il futuro: anche la volontà espressa dall’Assemblea Nazionale francese nel dicembre 1954, di estendere le competenze CECA al settore dei trasporti, del gas e dell’energia elettrica, non servì a farlo recedere dal suo intento. Nei suoi piani solamente una proposta sembrava fornire garanzie sufficienti a rilanciare lo sforzo integrativo: la creazione di una Comunità Europea per l’Energia Atomica. Questa comunità era l’oggetto di uno studio che Louis Armand, fidato collaboratore di Monnet, stava conducendo per conto della OEEC sul futuro della produzione di energia nucleare nel continente. E a quanto afferma Skogmar non era un’idea completamente nuova: secondo alcune fonti essa venne proposta inizialmente, in una data imprecisata tra il 1954 ed il 1955 da Max Isenbergh, uno statunitense vicino all’entourage di Monnet, suscitando subito l’interesse di quest’ultimo104. Skogmar arriva addirittura ad ipotizzare che
Isenbergh fosse un emissario del governo americano incaricato di far trapelare
103 Per una trattazione più esaustiva del tema di Atoms for Peace si rimanda alla lettura di Joe Pilat
Atoms for Peace: A Future after 50 Years? (Washington: Woodrow Wilson Center and The Johns
Hopkins University Press, 2007) e Mara Drogan, Atoms for Peace, US foreign policy and the
globalization of nuclear technology 1953-‐1960 Ph.D. Dissertation, (New York: University of New
York, College of Arts and Science, 2011). Per quanto riguarda invece la letteratura su Eisenhower ed il suo “New Look” si rimanda a Saki Dockrill, Eisenhower's New-‐Look National Security Policy,
1953-‐61, (New York and London, Palgrave and Macmillan, 1996).
104 Max Isenbergh ufficialmente era un consigliere legale dell’Atomic Energy Commission americana,
che si trovava in Europa per un progetto di studio su come prevenire i rischi di diversione militare dei materiali fissili all’interno di programmi civili nazionali. In Gunnar Skogmar, The United States
and the nuclear dimension of European Integration, (Basingstoke e New York: Palgrave and
l’idea nell’inner circle monnettiano: alcuni documenti siglati dall’Operation
Coordinating Board della Casa Bianca105 mostrano come già dall’inizio degli anni
‘50, la Presidenza americana studiasse la possibilità di promuovere l’integrazione europea e lo sviluppo dell’energia nucleare attraverso un simile progetto106. Una
comunità dell’energia atomica sarebbe stata accettata di buon grado da alcuni alleati europei per svariate ragioni. In primis, perché tanti paesi non avevano ancora piani di crescita nucleare ben definiti: il nucleare sembrava dover divenire la fonte energetica più rilevante per il fabbisogno continentale, riducendo la dipendenza europea dal petrolio del golfo. Inoltre una simile integrazione settoriale avrebbe potuto essere un utile strumento per prevenire lo sviluppo di arsenali nucleari nazionali, che avrebbero potuto essere fonte di scontro vista la rivalità storica tra Germania e Francia. Tuttavia Monnet era conscio che questa strada andava perseguita con grande cautela: dopo il fallimento della CED e le difficoltà della CECA, un nuovo stop sul cammino integrativo in una fase tanto convulsa, avrebbe potuto pregiudicare l’intera costruzione europea. Monnet iniziò dunque a lavorare al progetto illustrandone una bozza a Paul Henry Spaak, il quale pur condividendo l’enfasi sulla prospettiva “settoriale”, rimaneva dubbioso sulle reali possibilità di raggiungimento di un’integrazione tanto stretta in un campo così scivoloso107. Simili dubbi venivano anche da Johan Willem Beyen, primo
ministro dei Paesi Bassi, il quale rispose alla bozza presentatagli da Monnet sottoponendo sia a lui che a Spaak, il 4 aprile del 1955, una proposta di unione doganale tra i due paesi (Olanda e Belgio), alla quale sarebbe seguita in tempi brevi una vera e propria unione economica. La proposta era a tutti gli effetti una sorta di riproposizione del cosiddetto “Piano Beyen”, già presentato a Roma nel febbraio
105 Ivi.
106 Gregoire Mallard, Fallout. Nuclear diplomacy in an age of global fracture”, (London and Chicago:
The University of Chicago Press, 2014), capitolo 5. Vedi anche Peter Weilemann, Die Anfäge der
Europäischen Atomgemainschaft: zur Gründungeschichte von EURATOM 1955-‐1957, (Baden Baden:
Nomos, 1983) pp.25-‐26 e François Duchene Jean Monnet: the first stateman of interdependence, (New York: Norton, 1994), pp. 262-‐266.
107 Spaak proprio in quegli anni era impegnato in complesse negoziazioni con USA, Canada e Regno
Unito per chiuderegli accordi di fornitura di uranio belga proveniente dalle miniere del Katanga. Accordi che si sarebbero formalizzzati nella primavera del 1955. Fonte: Luc Gillon,
“L’approvisionnement en uranium” in Michel Dumoulin, Pierre Guillen e Maurice Vaisse (eds.), L’Energie Nucleaire en Europe: des origines a EURATOM, (Bruxelles: Peter Lang 1994).
del 1953 in seno alla Riunione dei Ministri degli Affari Esteri della CECA108. Monnet
e Spaak, attratti dalle nuove prospettive che si stavano delineando, il 18 maggio decisero di fondere i due memorandum in quel documento che sarebbe poi divenuto noto come “Memorandum Benelux”. Esso sarebbe divenuto la base di trattativa su cui si sarebbe poi svolta la Conferenza di Messina109.