3 Come integrare? La prima fase negoziale: da Messina a Bruxelles
3.7 L’evoluzione della posizione britannica
Mentre Dulles ed Eisenhower erano impegnati in una strenua battaglia interna affinché le loro posizioni pro-‐integrazione fossero accettate sia dall’Atomic Energy Commission guidata dal reticente Lewis Strauss, sia dal Congresso, i britannici investivano tutte le loro energie per rilanciare l’OECE come arena alternativa ai progetti dei Sei.
Abbiamo già visto come agli inizi del 1956 esistessero infatti due piani di sviluppo nucleare europeo in diretta competizione tra loro: un progetto di cooperazione tra stati sovrani nell’ambito dell’OECE attraverso un’agenzia denominata ENEA246 ed i lavori del Comitato Spaak che avrebbero dovuto dare i
natali ad EURATOM. Lontano dai clamori della cronaca il Regno Unito, dopo aver deciso di non partecipare ai lavori dei Sei, stava cercando di ostacolare la nascita di un’Europa nucleare proponendo, assecondato da Svizzera, Svezia e Norvegia, un piano alternativo per lo sviluppo dell’energia atomica che non prevedesse vincoli sopranazionali. In altri termini, essa puntava a far naufragare il progetto dell’EURATOM, offrendo in alternativa una cooperazione dalla quale i Sei avrebbero tratto i vantaggi che la superiorità tecnologica inglese poteva offrire. Questa proposta, rifiutando in pieno ogni forma di sovranazionalismo, si basava su un modello intergovernativo classico che aveva estimatori anche tra i ministri dei Sei247. Essa tuttavia nasceva sottostimando la propensione francese a supportare
245 Enrico Serra, “Dalla Conferenza di Messina ai Trattati di Roma” in L.V. Majocchi (a cura di)
Messina quaranta anni dopo, cit., pag. 63 e anche Marinella Neri Gualdesi, Il cuore a Bruxelles, la mente a Roma. Storia della partecipazione italiana alla costruzione dell’Unità Europea, (Pisa:
Edizioni ETS, 2004), pag. 42.
246 Per approfondire il tema ENEA (da non confondersi con l’Ente Nazionale per l’Energia Atomica
italiano) è possibile consultare M. Elli, Politica estera ed ingegneria nucleare, cit., pp.14-‐15 e Miriam Camps, “Britain and the European Community”, (Princeton: Princeton University Press, 1964), pag. 50-‐68, così come citata in Elli.
247 Il riferimento, anche piuttosto esplicito, è ai due dissidenti liberisti Ehrard e Strauss,
rispettivamente Ministro dell’Economia e Ministro per gli Affari Atomici del governo di Bonn. Secondo Saija e Villani, infatti, essi preferivano di gran lunga la cooperazione bilaterale sul modello OECE che non l’integrazione sovranazionale nei modi in cui il Cancelliere Adenauer la stava
l’EURATOM: i britannici erano infatti convinti che i Francesi non avrebbero mai accettato qualunque forma di accordo potesse limitare la loro libertà d’azione in campo nucleare248.
Forte di questo assunto il Foreign Office preparò la visita del primo ministro Anthony Eden ad Eisenhower, preventivata a cavallo tra il 28 gennaio ed il 1 febbraio, con il massimo della cura possibile. La posizione britannica era chiara: un organo sovranazionale non dava maggiori garanzie, rispetto ad un organo intergovernativo come l’OECE, di contenere la minaccia di proliferazione. Quando infatti Adenauer sarebbe stato politicamente fuori dai giochi, nulla avrebbe impedito alle forze nazionaliste tedesche di agire con maggior spregiudicatezza in campo nucleare, guadagnando cospicui vantaggi commerciali sugli alleati. Arrivato a Washington, il Primo Ministro conservatore immediatamente comprese la necessità di modificare in corsa la posizione britannica sull’EURATOM: i continui richiami sia del Presidente che di Dulles all’assoluta necessità di legare la Germania al blocco occidentale, fecero sì che la loro posizione di iniziale chiusura verso l’EURATOM si affievolisse. Era dunque fuori dalla portata di Eden riuscire a vincere le resistenze di Dulles su EURATOM, già schierato su posizioni integrazioniste, ma si poteva invece trattare per limitare o quantomeno rallentare, il cammino verso la creazione di un Mercato Comune249. Selwyn Lloyd, Segretario
agli Esteri, fece comprendere agli americani come i britannici vedessero nell’OECE la migliore sede negoziale possibile, ma che non fossero opposti di principio ad un’integrazione tra essa e la nascente EURATOM. La compatibilità tra i due progetti era nei fatti innegabile: tuttavia i britannici non avrebbero potuto entrare in EURATOM per le ragioni che gli americani ben conoscevano, ovvero a causa della compenetrazione tra la dimensione militare e quella civile, inscindibili nel loro programma di ricerca nucleare250. Il rifiuto opposto alla prospettiva di un
Mercato Comune era invece netto e non negoziabile: i britannici avevano una posizione di piena ostilità dovuta al sospetto che i francesi avrebbero utilizzato l’organo nascente per imporre una serie di barriere tariffarie. Tuttavia dalla
248 A. Wilkens, Jean Monnet et Konrad Adenauer, cit., pag.176.
249 P. Melandri, Les Etats Unis et le defi européen, cit., pp. 76-‐84.
250 Memorandum of a Conversation, White House, Washington, January 30, 1956, 2:15–4 p.m., in
discussione con i diplomatici statunitensi, anche questa posizione inglese sembrò mitigarsi: già a partire dalle settimane successive, accanto ai progetti su come sabotare la prospettiva di un Mercato Comune i britannici iniziarono a studiare soluzioni parallele per convivere integrandosi con esso251.
La visione delle due potenze anglosassoni divergeva dunque in relazione alle prospettive d’integrazione atomica dell’Europa, tanto più che la superiorità americana avrebbe chiuso importanti mercati per i reattori inglesi ad uranio naturale. Tuttavia fu possibile raggiungere una posizione comune perché tanto gli Stati Uniti quanto la Gran Bretagna condividevano il timore di vedere nascere un’Europa dotata di una forza nucleare indipendente. La certezza che Washington si sarebbe opposta ai tentativi francesi di sviluppare le applicazioni dell’atomo spinsero Londra a rivedere la sua ostilità. Il risultato dell’incontro fu un comunicato congiunto pubblicato il 1 febbraio in cui i due paesi affermavano di voler sostenere i nuovi progressi sul continente europeo verso l’unità economica e politica, seppur nel rispetto dell’Alleanza Atlantica e dei suoi interessi. Il governo britannico pose dunque fine ai suoi attacchi diretti contro l’integrazione atomica dei sei, continuando tuttavia a promuovere l’integrazione nucleare in ambito OECE. Lo stesso giorno il portavoce del Gabinetto del Primo Ministro precisava che il suo governo non si sarebbe più opposto al polo atomico europeo252.
Immediatamente il Dipartimento di Stato informò i suoi alleati tedeschi e francesi di questo cambiamento della posizione britannica. Nel messaggio ai francesi si poneva l’accento sulla necessità di legare la Germania all’occidente: controllarne la crescita nucleare entro un’arena sovranazionale sarebbe stata la migliore soluzione possibile oltre che per Washington, anche per la Francia. Sul Mercato Comune, invece, era necessario approfondire ulteriormente la materia con estrema cautela e senza fretta eccessiva253. Il messaggio ai tedeschi, invece, era
molto più cauto nel suo contenuto: la posizione statunitense a favore dell’integrazione non era in alcun modo cambiata, NATO ed OECE rimanevano
251 G. Skogmar The US and the Nuclear Dimension of European Integration, cit., pag.132.
252 P. Melandri, Les Etats Unis et le defi européen, cit., pp. 76-‐84.
253 M. Couve De Murville, Ambassadeur de France à Washington à M. Pineau, Ministre des Affaires
Étrangères, Télégramme Réservé, Washington, 4 février 1956, in DDF 1956, Tomo I, no. 74, pag.
ottime arene di discussione, ma serviva un passo in avanti nel campo nucleare e questo poteva venire solamente da una mossa decisa di Bonn254.
I britannici, invece, tornarono da Washington speranzosi che la “compatibilità” tra OECE ed EURATOM fosse ulteriormente valutata sia dagli americani che dagli alleati europei, giungendo ad una vera e propria incorporazione di EURATOM nella cornice dell’OECE. Per persuadere gli europei della genuinità della proposta gli inglesi erano pronti a giocare la carta dell’assistenza nella realizzazione di un impianto di arricchimento totalmente europeo. Una carta che però non era nel loro mazzo: essi non avrebbero potuto rivelare informazioni classificate ai loro alleati sul continente senza avvisare gli americani, il cui consenso al trasferimento sarebbe stato necessario. Il 6 febbraio del 1956 l’ambasciatore del Regno Unito a Washington, Sir Robert Makins provò a sondare il terreno a riguardo con l’Assistente del Segretario di Stato per gli Affari Europei Livingston Merchant: quest’ultimo tuttavia rispose con freddezza all’uso di una simile bargaining chip per promuovere l’OECE255. Per tutta risposta, due settimane dopo, Eisenhower
annunciò che una grande quantità di uranio arricchito sarebbe stata distribuita agli alleati europei: ciò chiuse definitivamente le porte ad ogni tentativo inglese di spingere e sostenere l’OECE come arena alternativa ad EURATOM256.