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3. La “General Theory of Verbal Humor” di Salvatore Attardo

3.2. L’antonimia locale

Attardo rivede il concetto di opposizione in diversi momenti e per ridefinirlo sfrutta due diversi approcci, pragmatico e semantico. Nei paragrafi successivi seguiremo questo processo di raffinamento della finora fumose nozioni di “script oppositeness” e “antonimia locale”.

3.2.1. Sviluppi pragmatici

Attardo (1997) propone un approccio all’antonimia locale dal punto di vista della pragmatica. Innanzi tutto il concetto è specificato in senso dicotomico/complementare, dal momento che il passaggio da uno script all’altro deve essere discreto. Perché possa prodursi antonimia locale è necessario costruire un contesto in cui essere x sia l’opposto di essere y (per esempio: nel contesto della barzelletta della moglie del dottore essere un dottore diventa l’opposto di essere un amante).

Non è comunque sufficiente sostenere che “the SSTH’s definition of opposition consists of an application of a logical negation to the set of scripts instantiated in the setup of the text.” (400). È necessario rifarsi alla psicologia e alla pragmatica cognitiva introducendo il concetto di “accessibilità” di uno script, basato su parametri di prototipicità, salienza e parallelismo.

La prototipicità (cfr. Rosch 1978 e Lakoff 1987) suggerisce che l’appartenenza di un soggetto a una classe è una questione di gradazione: ci sono vari gradi di appartenenza a una classe (per esempio, per le

proprie caratteristiche un ottimo esemplare della categoria “uccelli” è il passero, uno cattivo è il pinguino). La salienza fa sì che, dato un contesto neutrale, non tutte le parti del significato di una parola abbiano lo stesso livello di importanza (carattere saliente nella definizione di poltrona è che serve per sedersi, mentre meno saliente è la presenza di gambe, anche se significativa). Il parallelismo, infine, è una specie di legge d’inerzia: la tendenza a proseguire nello stessa cornice (frame) semantica, sintattica, o pragmatica, una volta che essa è stato attivata.

Nella “script opposition”, quindi, il primo script attivato sarà altamente accessibile e basato su un contesto neutrale, mentre il secondo sarà meno accessibile e fortemente dipendente dal contesto. Una volta che il primo script viene attivato, la tendenza al parallelismo fa sì che il lettore o destinatario di una barzelletta continui a far riferimento al primo script finché ciò non diverrà impossibile con l’occorrenza della punch line. A quel punto andrà attivato il secondo script, per dare senso al testo.

Il concetto di opposizione è poi specificato attraverso i parametri di alta contro bassa accessibilità e contesto neutrale contro contesto specifico (Attardo 1997:402). Di nuovo, però, il termine “specifico” rimane totalmente astratto, non si indaga sul carattere di questa “specificità”.

Infine Attardo individua un altro parametro utile per definire meglio l’opposizione degli script necessaria alla produzione del comico: quello dell’informatività. Giora (1991) correla l’effetto sorpresa necessario allo humour al concetto di informatività. Ogni testo ben realizzato comincia con materiale noto e gradualmente introduce materiale informativo; l’informatività è definita in termini di riduzione nel numero delle alternative disponibili – attraverso l’informazione si restringe il campo.

Dal punto di vista della categorizzazione può essere avvicinata al concetto di prototipicità: in un insieme di due o più entità simili per uno o più aspetti (caratteri comuni e distintivi che producono appartenenza o esclusione e distinguono da altre categorie) un membro è informativo quando ha più tratti del necessario per l’inclusione.

Una barzelletta è un testo che non introduce gradualmente più materiale informativo ma che finisce con un elemento marcatamente informativo e di bassa accessibilità, prototipicamente errato. In questo modo il passaggio dal primo al secondo senso/interpretazione sarà improvviso, brusco. Se ci fossero fin dal principio troppe informazioni a suggerire la possibilità del secondo senso sparirebbe l’effetto comico. Va sottolineato il fatto che l’informatività è un valore relativo, non assoluto.

È possibile perciò ridefinire la “script opposition” come “the presence of a second script which is both low in accessibility and high in informativeness.” (Attardo 1997:402): l’opposizione può essere precisata sulla base dell’accessibilità, tanto che potrebbero essere eliminate le varie classi di “script opposition” elaborate da Raskin (cfr. sez. 2.4.3). La teoria a questo punto può generare le sue opposizioni di volta in volta, sulla base dei valori di accessibilità calcolati nel testo e a partire dal contesto.

Questo passo è molto importante, perché apre molte prospettive nella direzione di relativizzazione e dipendenza dal contesto, ma rischia di far perdere di vista quello che le tipologie proposte da Raskin rendevano più evidente, cioè il possibile rapporto tra opposizione, accessibilità e violazione di tabù e norme sociali. Vedremo nei capitoli successivi come sia produttivo (e anche intuitivo) collegare la difficoltà di accesso con quelle zone del pensiero e del linguaggio in qualche modo rese inaccessibili, ostracizzate da sistemi coercitivi logici, morali e sociali.

Va infine notato che l’inaccessibilità superata è spesso fonte ulteriore di comico, in quanto la capacità di risolvere questi complessi enigmi comici basati su salti logici “pericolosi” (il rischio è il totale fallimento comico, come suggerisce anche Freud – cfr. sez. 1.5) offre gratificazione che affiora proprio nella forma del (sor)riso.

3.2.2. Sviluppi semantici

Attardo (2001) rielabora il concetto di opposizione dal punto di vista della semantica, a partire dalla distinzione di Mettinger (1994) tra antonimie sistemiche (o lessicali) e non sistemiche. Le antonimie sistemiche o lessicali si basano su un asse del linguaggio. Per quelle non sistemiche è necessario postulare la presenza di un “integratore concettuale”, base della comparazione tra i due antonimi, qualcosa di comune tra le differenze dei due elementi in relazione, per cui l’antonimo di “sposato” non sarà “verde” (non esiste tra i due script alcunché di comune), ma “single” (l’integratore concettuale è “ha ± contratto matrimonio”).

Importante è ricordare che le informazioni che compongono uno script sono sempre organizzate gerarchicamente, in base alla salienza. Quando dobbiamo attivare uno script, le informazioni che ci verranno in mente per prime sono le più accessibili, salienti – quelle che sentiamo “naturali”.

Ogni antonimia quindi si fonda sulla negazione su di un asse: nel caso della antonimia lessicale questo asse è quello di default del linguaggio; nel caso dell’antonimia locale è prodotta dal contesto. Ad esempio, nella barzelletta analizzata da Raskin, gli script in opposizione sono “paziente” e “amante”; quel che li lega, quel che produce l’opposizione è l’integratore concettuale “± sesso” (Attardo 2001:22).

Di nuovo, nonostante il tutto non venga esplicitato chiaramente, c’è un’apertura alla relatività del concetto di opposizione, che va correlata sempre al contesto, parametro ineludibile per l’individuazione del comico; inoltre si introduce il concetto di negazione su di un’asse, e quindi si suggerisce la necessità di una polarità tra positivo e negativo, perché si dia il comico.

Vedremo nel prossimo capitolo come l’integratore concettuale possa essere rielaborato in funzione del concetto di trasgressione. Il passaggio tra le due polarità verrà connesso con l’accesso ad aree “proibite”, la cui violazione si rivela causa del riso.