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4. Alternative teoriche: il ritorno del rimosso comico

4.1. Billig: per una visione del comico anti-positivista

4.1.5. La negazione freudiana della crudeltà del riso

A smascherare definitivamente le nostre tattiche di autoinganno pensa Freud, per il quale la vita umana è piena di terribili segreti che nascondiamo a noi stessi. Paradossalmente la sua trattazione del comico incorrerà proprio in un simile processo di rimozione.

Il già citato studio sul motto di spirito (Der Witz und seine Beziehung zum Unbewußten, 1905) rientra nella teoria freudiana generale della repressione dei desideri sessuali infantili come causa della nevrosi. La connotazione sociologica è forte: si tratta di una sistematica indagine sul modo in cui la società richiede la repressione degli istinti. Come Hobbes, Freud osserva il conflitto tra desiderio individuale e ordine sociale. Le forze istintuali minacciano sempre di affermarsi sulla razionalità e spesso vi riescono, come nei sogni, nei lapsus e nelle barzellette (che peraltro sono considerate fenomeno totalmente sociale).

Attraverso i processi onirici di condensazione e sostituzione i desideri vengono tradotti nell’apparente incoerenza dei sogni. I sogni sono sempre desideri nascosti – sempre: non esistono sogni innocenti. Ciò vale anche per i lapsus, ma con le barzellette qualcosa cambia: Freud le amava troppo per permetterne una visione esclusivamente negativa e così elabora la distinzione tra motti tendenziosi e non.

Sempre attento al linguaggio, Freud nota che “Witz” e wit non sono la stessa cosa: il primo termine è più inclusivo mentre il secondo è più specifico “for it carries an implication that the humour is of good quality. […] Although the German term Witz can be used in this way, it is often used in a wider sense that does not imply a judgement of praise.” (Billig 2005:149).

Ciò fa sì che Il motto sia il primo studio che si occupa di comicità senza escludere le barzellette. Nota Billig:

There is a central tension in Jokes. Psychoanalytic theory is a theory of suspicion. In Jokes Freud invites us to be suspicious of laughter by showing how unconscious motives might be at play. In this regard, Freud was continuing Hobbes’ task of uncovering base motives behind laughter. But Freud’s rhetorical practice simultaneously seeks to promote laughter, as he shares with his readers the jokes that have made him laugh. In his writings Hobbes was never so benevolent about laughter. (151).

Freud si dedica inizialmente ad esaminare la struttura delle barzellette verbali e il “lavoro arguto”, parallelo a quello onirico. Non è un’analisi psicologica ma semantica, focalizzata sul linguaggio del comico che opera per condensazione e sostituzione, a cui poi si aggiunge lo spostamento (sono i casi in cui un’idea soppianta un’altra, siamo molto vicini al nostro concetto di cambio di isotopia, o di sostituzione di script).

Come già accennato, tra le varie distinzioni che Freud precisa, la più importante è quella tra motti innocenti (senza secondo fine) e tendenziosi (con un fine); così facendo si distanzia dal sogno e dal lapsus (vedremo come Orlando gestisce questa distinzione nella sezione successiva).

Nel caso dei motti innocenti, dice Freud, non c’è alcun desiderio psicologico nascosto; le tecniche sono le stesse: ciò che cambia è il pensiero, il concetto sotteso. Quello dei motti tendenziosi non è banale o innocuo, è qualcosa che non può essere pronunciato direttamente perché esistono restrizioni sociali contro tale esplicitazione. I motti tendenziosi tendono ad essere ostili e/o osceni. La copertura del motto ci consente di esprimere quel che altrimenti andrebbe represso. Così si suscita molto piacere, perché si libera un istinto solitamente represso, si aggira un tabù, e in più il motto serve, facendo ridere, ad attirare gli ascoltatori dalla nostra parte: i motti sono molto meglio delle offese.

Quel che però Freud non sottolinea a dovere è che la funzione di copertura del motto può funzionare anche in direzione opposta:

It is not only formal jokes that can operate in this way. The joking envelope permits speakers to criticize, give orders and flirt with listeners in ways that can otherwise be found offensive. The joke can also become coercive in this respect. Recipients may have difficulty in complaining at the criticism, command or flirtation, for they risk the accusation that they lack a sense of humour. (155)

La rimozione della forza coercitiva del riso è ulteriormente operata nel breve saggio Der Humor (1927), dove si afferma che il comico è ribellione e il riso è visto come mezzo di ammutinamento dell’ego contro il super-ego, sorvolando sulla possibilità di un suo uso disciplinare.

Non sfugge però a Freud che i motti tendenziosi producono più piacere (e riso) di quelli innocenti; ciò non può dipendere dalle tecniche, che sono le stesse, ma dal contenuto. Le teorie che vorrebbero essere completamente formali (come quella di Attardo), invece, spesso sorvolano su tale particolarità: “Any theory, such as the incongruity theory, which concentrates on the technical aspects of jokes, cannot explain the popularity of dirty or aggressive jokes.” (Billig 2005:157).

Quel che mi prefiggo di fare è proprio operare questo recupero del piano contenutistico e dell’importanza del ruolo del bersaglio (cfr. capitolo successivo), senza cui nessuna analisi del comico può avere valore. D’altronde, come già affermava Freud e come sottolinea Billig (2005),

work. In this regard, Freud’s theory points to the close link between laughter and moral judgement in tendentious humour. (158-59)

A proposito dei motti tendenziosi, Freud nota anche che spesso tendiamo ad illuderci, ad ingannarci, sulla natura del nostro riso, sostenendo che stiamo ridendo della forma e non del contenuto. Con questa affermazione Freud completa l’opera di abbattimento del muro mistificatorio con cui vorremmo precluderci la percezione della crudeltà delle nostre risate.

Ma come si è già visto, l’ambivalenza di Freud tra l’amore per le barzellette e il male che l’ammissione della loro cattiva coscienza potrebbe procurare, fa sì che anche ne Il Motto di spirito si operino delle omissioni: mancano ad esempio barzellette razziste o etniche (quelle sugli ebrei sono da intendersi come forme di comico di ribellione, in quanto i protagonisti la spuntano sovvertendo la logica convenzionale). Barzellette antisemite all’epoca di Freud erano correnti, ma lui non le prende in considerazione, le scansa sostenendo che non si tratta di vere barzellette: con quest’esclusione può portare avanti la teoria del riso positivo, di ribellione, dalla parte del più debole.

Quando passa ad affrontare il comico, poi, Freud adotta un’altra impalcatura concettuale e si sposta verso le teorie del sollievo di Bain e Spencer, secondo cui il riso è una valvola di sfogo per disperdere energia nervosa. Si dice d’accordo con l’idea di incongruità discendente di Spencer, ma non la connette ai motti tendenziosi: “He uses the relief theory in a purely physiological way that avoids assuming the existence of tendentious motives.” (Billig 2005:169).

Il meccanismo diventa quello del confronto, per cui si accumula energia nervosa nell’immaginarsi nella stessa situazione dell’oggetto del riso, che però ne impiega più del dovuto: la differenza viene rilasciata attraverso il riso. Dietro è leggibile la speranza di Freud che un giorno la teoria psicanalitica potesse essere tradotta in una teoria fisiologica.

È a questo tipo di comico che Freud assegna ad esempio il riso degli adulti nei confronti dei bambini, la derisione dell’ingenuità. Ma invece che di crudeltà si parla addirittura di identificazione ed empatia; tutta la negatività è caricata sulle spalle di chi sbaglia e va corretto: come nel caso del complesso di Edipo, i grandi non hanno colpe.

In realtà il riso adulto sul bambino è un riso di controllo, di derisione, di biasimo (e il bambino lo capisce!), ma Freud a differenza di Bergson rifiuta la funzione disciplinare del riso, fa finta di non capirla e lo giustifica come riso innocente. Un esempio pratico è il caso del piccolo Hans (si veda il testo del 1909), in cui appaiono varie occorrenze di riso repressivo (e non di ribellione) da parte del padre, ma Freud non le prende in considerazione; chiosa Billig: “Adults can use laughter to indicate displeasure rather than pleasure – to discipline rather than to enjoy rebellion.” (2005:148). E anche negli esempi presenti ne Il motto Freud non si (vuole) accorge(re) di questa funzione: il riso dei genitori nei confronti dei figli è sempre benevolo. È come se la teoria generale del sospetto psicologico avesse dei limiti quando ad essere messa sotto esame è la natura dell’autorità genitoriale (e il ricorso alla risata che

essa opera). Ma vanno superati queste rimozioni per poter capire quale davvero sia il ruolo e il potere del comico. Vedremo come ciò sia possibile secondo Billig.