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3. La “General Theory of Verbal Humor” di Salvatore Attardo

3.5. Dalle barzellette ai testi di ampie dimension

3.5.1. La “storage area”

Attardo (1996) aveva già introdotto il concetto di “storage area”, sorta di deposito mentale in cui vengono immagazzinate le informazioni che compongono il testo. Tale “storage area” va postulata per render conto della comprensione di qualsiasi testo, e quindi è indipendente dalla comicità. Queste informazioni immagazzinate non viaggiano in unità discrete ma in “clusters”, ammassi, come possono essere gli script, avvolti da reti associative. Durante la lettura di un testo le informazioni sono estratte o inferite e poi organizzate nella storage area, dove viene così a formarsi il “mondo del testo”; il significato è composizionale.

In cosa consiste il materiale immagazzinato? Si tratta innanzitutto del contenuto proposizionale, ovvero il significato letterale delle frasi, ma a questo si aggiungono poi le presupposizioni, le assunzioni di background, le inferenze, le presupposizioni pragmatiche, gli accomodamenti che il testo produce. Gli accomodamenti sono elementi molto interessanti: sono quegli aggiustamenti attraverso cui adeguiamo le informazioni (il mondo che ci siamo costruiti nella mente) già possedute quando qualche nuovo elemento che non si incastra perfettamente con lo sfondo viene introdotto. Tale concetto ci consente di raffinare quello di incongruità a livello di frase (e anche quello di antonimia locale), che si verifica quando “an utterance directly states, presupposes, implies, implicates, or pragmatically presupposes a proposition which is incompatible with a proposition which is already part of the common ground” (Attardo 2001:53).

Tutti questi elementi entrano a far parte degli script, di cui qui viene ripresa la definizione di “a complex of information associated with a lexical item” (ibidem). Come gli script, anche la storage area è un costrutto dinamico: muta attraverso le informazioni a cui è esposta.

Come si aggiungono informazioni alla storage area? Quando leggiamo un testo, vengono attivati degli script, lessicali e inferenziali, che sono caricati nella storage area e si collegano agli altri lì già presenti. Alcune attivazioni sono probabilistiche, e possono risultare errate. Alla fine dell’interpretazione ogni testo può essere ridotto a una situazione, a un macroscript più o meno stereotipato, sorta di riassunto in una frase. Gli script costituenti rimangono comunque presenti nella storage area; questo è molto importante perché per la riuscita di un effetto comico a volte è necessario ricordare o perlomeno essere capaci di recuperare specifiche stringhe assonanti (nei pun) o parti del testo (per i bridge).

Vedremo nell’analisi dei romanzi di Rushdie come il testo può fornire certe informazioni appositamente perché vengano immagazzinate e utilizzate successivamente per la creazione delle opposizioni che danno il comico: non capiremmo il processo di ridicolizzazione del generale Raza Hyder se in precedenza non ci fosse stato fornito l’aneddoto della rana nel pozzo (cfr. 7.6.1).

Questo modo di processare il testo che va da script a macroscript è ormai considerato una realtà psicologica: si veda Kintsch (1998), il quale afferma che l’attivazione di script lessicali costituisce la base

testuale (il contenuto proposizionale di informazioni del testo) su cui il lettore sviluppa un modello di situazione, attraverso l’attivazione degli script inferenziali, degli accomodamenti, delle informazioni personali e anche dei fraintendimenti e delle supposizioni azzardate. Si crea così una rappresentazione mentale del mondo del testo (TWR, cfr. anche Eco 1979) che Attardo (2001) definisce così: “a TWR of text t is a mental representation, not (necessarily) propositional, of the state of affairs that holds within the text.” (58).

Va sottolineato che l’immagazzinamento mentale non concerne solo lo sviluppo narrativo sequenziale: il lettore registra (in proporzione alla sua sofisticatezza) anche implicazioni formali, stilistiche e strutturali legate al genere. Ciò permette lo sfruttamento del “metahumor”, cioè “a play on the expectations built by the inclusion in the storage area of the opening sequence of a known humorous sequence/narrative, which are then deliberately thwarted.” (100).

Vedremo come Rushdie giochi spesso con la violazione di norme di genere prima suggerite e poi destabilizzate (il rapporto con la favola, su cui si tornerà più volte, ma anche con il Western, che in India ha implicazioni inedite, cfr. 9.2).

Ma in che grado un lettore conserva il ricordo esatto del testo che ha letto? Va introdotto il concetto di “surface structure recall” (ibidem), importante per l’analisi dei testi comici, che come detto sfruttano i bridge.

La memoria a breve termine deputata alle strutture di superficie del testo svanisce in breve tempo: bastano venti secondi per dimenticare le informazioni che riguardano tale livello. Come fa allora un lettore a riconoscere due lines correlate a grande distanza sulla base di una struttura formale?

È il posizionamento strategico degli elementi che consente che questi vengano recuperati alla mente più facilmente. Tale tecnica garantisce la possibilità di rimandi a lunga distanza, tanto che spesso viene sfruttata nel campo della stand-up comedy, in cui la forma esclusivamente orale complica ulteriormente la situazione. Per questo spesso jab lines e punch lines (per definizione posizionate in posizioni prominenti) sono semanticamente e pragmaticamente marcate nel testo, così da attrarre maggiore attenzione: “by putting lines in a prominent location, humorists maximize the natural likelihood of verbatim retention of the humorous lines, which derives from their semantic markedness.” (59).

È chiaro come in questo caso ci si avvicini molto al linguaggio poetico, in cui la disposizione sintattica e strutturale è un fattore fondamentale. Vedremo che le relazioni tra i due discorsi non si limitano a questa somiglianza.

Va specificato, per concludere, che nel complesso processo che porta alla costruzione e rappresentazione del mondo del testo (o spazio mentale del testo) appena esplicitato, i tre livelli sintattico, semantico e pragmatico vengono affrontati contemporaneamente e non, come l’analisi potrebbe far pensare, in maniera discreta, sequenziale e così precisamente strutturata. Non va

dimenticato, inoltre, che anche quando parliamo di teoria semantica il fattore pragmatico non deve essere pensato come marginale.