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I capitanei e il Barbarossa: la divisione tra città e territorio (1155-1185)

3.1 I capitanei cittadini: la fedeltà alla città

3.1.2 I capitanei urbani e le cronache

La ricostruzione della rivalità tra le città italiane e il Barbarossa è stata agevolata dalla presenza di un’ampia serie di testi narrativi scritti a partire da questi eventi22. Le

cronache incentrarono la loro attenzione sui protagonisti della vicenda, in particolare sul fronte imperiale; per questo motivo, pochi sono i rimandi ai protagonisti della vita politica delle città italiane. Gli autori fecero riferimento il più delle volte alla totalità della cittadinanza o citarono le cariche cittadine in modo anonimo; nella maggior parte dei casi, solo un confronto con la documentazione ufficiale può aiutarci nella ricerca di questi attori. In qualche caso, però, le narrazioni sono utili per conoscere alcuni riferimenti; in particolare una cronaca, quella scritta dal lodigiano Ottone Morena, aiuta nell’individuazione dei protagonisti milanesi. Un’analisi dei nomi evidenzia come la maggior parte di questi fossero

20 La storiografia sulla politica di Federico Barbarossa in Italia è molto ampia per cui si rimanda solo ad

alcuni titoli, in particolare per la sua politica verso Milano: R. BORDONE, L’aristocrazia del Regno d’Italia, «Bullettion dell’Istituto storico italino per il medio evo», 96 (1990), pp. 133-156; ID., L’influenza culturale e

istituzionale nel Regno d’Italia in Friedrich Barbarossa. Handlungsspielräuma und Wirkingwiesen,

Sigmaringen 1992, pp. 147-168; ID., L’età dei comuni. La Lombardia nell’età di Federico I in La grande

storia di Milano. Dall’età dei Comuni all’unità d’Italia, Milano 2010, vol. I, pp. 327-384.

21 Gesta Federici I imperatoris, p. 42: «Item eodem die Obertus archiepiscopus et Millo archipresbiter

et Galdiinus diaconus, Alghisius cimiliarcha suaserunt populo et ex parte Dei omnipotentis et beati Ambrosii preceperunt eis, ut confidenter ad bellum procederent, scientes, quod Dominus esset cum illis». Si considerano le famiglie da Pirovano, da Cardano e della Sala di stampo capitaneale poiché avevano raggiunto le più alte cariche del capitolo degli ordinari che sarebbero state esclusive dei capitanei: vedi capitolo 1°, p. 76, nota 158.

22 Sulle cronache scritte nell’epoca del Barbarossa vedi Il Barbarossa in Lombardia. Comuni ed

imperatore nelle cronache contemporanee, a cura di Cardini-Andenna-Ariatta, Novara 1987; L. CAPO, Federico Barbarossa nelle cronache italiane contemporanee, «Bullettino dell’Istituto storico italiano per il

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capitanei urbani, attestando il ruolo di primo piano di questo gruppo nella difesa armata delle prerogative milanesi.

Non è un caso che l’unico autore che faccia riferimento diretto ai più attivi difensori della città sia Ottone Morena; per la propria storia personale conobbe direttamente molti dei protagonisti della politica milanese. Importante membro del regime di Lodi, egli visse la prima parte della sua vita politica sotto il giogo della città di Milano, in un rapporto di subordinazione. Tale relazione permise al Morena di interagire con molti di coloro che, pochi anni dopo, furono suoi nemici sul campo di battaglia. Un caso emblematico dei rapporti con il mondo politico milanese è un documento del 1147: in questo atto, in cui intervennero l’arcivescovo di Milano e il vescovo di Lodi, Ottone era presente in quanto rappresentante del presule lodigiano. Da parte milanese, invece, furono attivi vari rappresentanti del regime politico, membri di famiglie che troviamo successivamente ostili al Barbarossa23. Poco altro conosciamo delle relazioni tra Ottone e il mondo milanese a causa

dell’esiguo numero di informazioni sul sistema politico lodigiano di epoca pre-Barbarossa; la precisione dei rimandi di Ottone fa ipotizzare una relazione molto intensa, con la possibilità che egli conoscesse personalmente molti dei personaggi a cui fa riferimento nel testo. Le interazioni con il mondo ecclesiastico, testimoniate dall’atto del 1147, fanno ipotizzare che il Morena potesse aver costruito delle relazioni con i capitanei, giustificando così i continui riferimenti di questo gruppo nell’opera.

Le stesse ragioni spiegano, inoltre, la quasi totale assenza di riferimenti ai capitanei nel seguito del testo: Acerbo Morena e il continuatore anonimo avrebbero meno dimestichezza con gli attori milanesi poiché iniziarono la loro attività politica durante le lotte con Milano, o poco prima, legandosi più al sistema imperiale che a quello ambrosiano. Invece, l’Anonimo milanese, autore di uno dei pochi testi coevi favorevoli agli ambrosiani, avrebbe avuto relazioni dirette con gruppi inferiori rispetto all’aristocrazia; ecco perché, negli stessi eventi narrati da Ottone Morena, elenca altri personaggi appartenenti a famiglie non aristocratiche a cui il lodigiano non fa riferimento24.

Il richiamo ai capitanei è collocato in quegli scontri avvenuti tra l’assedio di Tortona nel 1155 e la conquista di Milano del 1162: la prima citazione è proprio nell’assedio di

23 Lodi, n. 50.

24 Un altro testo molto importante per questa epoca è l’opera anonima scritta da un cittadino di Tortona

sulla prima fase delle guerre del Barbarossa in Italia; anche in questo caso, come in quello di Ottone Morena, la maggior parte dei nomi di milanesi inseriti fanno riferimento al gruppo dei capitanei. A. HOFMEISTER,

Eine neue Quelle zur Geschichte Friedrich Barbarossas. De ruina civitatis Terdonae. Untersuchungen zum 1. Römerzug Friedrichs I., in «Neues Archiv», 43 (1922), pp. 87-157.

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Tortona con la morte di Ugo Visconti25; il 24 luglio 1158, in una battaglia presso il fiume

Adda, furono catturati Alcherio da Vimercate e Ardengo Visconti26; durante il primo assedio

di Milano, nell’agosto 1158, in una sortita presso porta Orientale, furono uccisi Gerardo Visconti e Tazone da Mandello27; invece, in una sortita presso porta Romana, venne ucciso

Petracco da Pusterla28; l’11 giugno 1159, durante uno dei numerosi attacchi falliti verso

Lodi, venne ucciso il figlio di Vassallo di porta Cumana29; il 15 luglio 1159, nelle campagne

intorno a Landriano, avvenne una delle peggiori sconfitte subite dai milanesi per mano degli imperiali e dei pavesi. In questa occasione furono catturati Codemaglio da Pusterla, i fratelli Guido ed Enrico da Landriano, Passaguado da Settala e Negro Grasso30; alcuni di questi,

come Codemaglio ed Enrico, conclusero tragicamente la loro prigionia poiché furono uccisi dai loro stessi alleati, milanesi e cremaschi, dopo esser stati posizionati dal Barbarossa sulle macchine d’assedio durante la presa di Crema alla fine del 115931. In uno scontro, il 6 giugno

1160, presso Corneliano furono catturati vari milanesi tra cui Codaguerra Visconti e Monaco

25 OTTONE MORENA, p. 594: «In ipso vero die, Ugone Vicecomite aliisque quampluribus

Mediolanensibus et Terdonensibus machinis et pretheriis aliisque armis iam interfectis».

26 OTTONE MORENA, p. 604: «Deinde multos ex villanis, qui cum Mediolanensibus fuerant, nec non

et plurimos ipsorum Mediolanensium occiderunt, Alkerium vero de Vicomercato et Ardricum Vicecomitem et Robacastellum ac Monachum de Abonis seu Tancherium Basabellatam aliosque quam plurimos Mediolanenses tunc capientes, omnes alios fugaverunt».

27 OTTONE MORENA, p. 606: «Qui cum aliis Theothonicis et cum Papiensibus etiam, qui ex ea parte

similiter fuerant hospitati, contra Mediolanenses armati viriliter exuentes, sic eos expugnaverunt, quod ipsi Girardum Vicecomitem et Tazonem de Mandello, duos nobilissimos Mediolani capitaneos, aliosque etiam quam plures ex illis interfecerunt, plurimosque vivos captos in castra deduxerunt».

28 OTTONE MORENA, p. 606: «In quo quidem prelio multi Laudenses, videlicet Iohannes Iudeus et

Petracius de la Pusterla et alii quam plures usque ad mortem vulnerati, paulo post obiit».

29 OTTONE MORENA, p. 610: «Laudenses vero, se ab utraque parte viriliter defendentes, filium

Vassalli de porta Cumana, qui vocabatur …, in Silva Greca, quia ipse ex illa parte prosilierat, interfecerunt»

30 OTTONE MORENA, p. 611: «Cepit namque domnus imperator tunc Codemalum de Pusterla,

Guidonem et Henricum germanos qui dicuntur de Landriano, Passaguadam de Setara ablaticum Mediolani Marcellini, Ugonem Crustam, Ambrosium Palearium, Manfredum Bandum, Ardricum Nasellum, Nigrum Grassum, Paganum Burrum et alios plures ducentis quinquaginta, quos omnes per civitatem Laude egomet capots et vinctos in carcerem vidi detrudi».

31 OTTONE MORENA, p. 614: «Cremenses vero et Mediolanenses, ut obsides super ipsum castellum

prospexerunt ac ipsum castellum, cum iam dictis quinque manganis et cum pretheriis pluribus super ipsum castellum a tribus partibus lapides non parvos, set mire magnitudinis grandes acriter proicere ceperunt, ac super ipsum castellum positi erant, novem de melioribus et maioribus Mediolani et Creme non interfecerunt. Illi de Mediolano, qui tunc interfecti fuerunt, sunt hii: Codemalus de Pusterla, Anricus de Landriano et alii duo. […] Super ipsum castellum erant adhuc vivi Niger Grassus, Squarzaparte de Businate, Ugo Crusta et plures alii de Mediolano».

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da Palazzo32; infine, durante uno degli attacchi alla città effettuato il 31 maggio 1161, perse

la vita Adamo da Palazzo33.

Le motivazioni di questa esposizione del gruppo sono da ricercare nelle caratteristiche, in parte nuove, di questa guerra: furono, infatti, lunghe operazioni militari, caratterizzate da assedi prolungati anche nei mesi invernali che avrebbero richiesto un contingente di militi professionali, tale da poter rimanere in servizio per più mesi. La città, pur disponendo di un grande numero di soldati, anche di cavalleria, non poté utilizzare tutta la sua potenza per un periodo prolungato e in località lontane. In questa modalità di guerra, i capitanei, più avvezzi alle arti militari e meno legati ad attività di lavoro quotidiane, avrebbero formato i quadri di comando della gerarchia militare, soprattutto nel caso delle spedizioni in soccorso ai propri alleati34.

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