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La formalizzazione dello spazio politico urbano: i capitanei e le istituzioni milanes

2.1 Un “laboratorio consapevole” Verso l’affermazione della cittadinanza nella politica urbana (1111-1135)

2.1.6 I poteri “nascosti” del sistema: coalizioni e partes

Per analizzare lo spazio politico cittadino non basta considerare le istituzioni, formalizzate o meno, o i soggetti politici riuniti nel concetto di communi consilio, si deve anche ricostruire le interazioni tra queste realtà e le coalizioni d’interesse che riunirono alcuni personaggi o casate cittadine per uno scopo comune o per perseguire una certa politica. L’assenza di ogni riferimento alle vicende cittadine da parte di Landolfo Iuniore

88 Vedi capitolo 1°, p. 51, nota 50. 89 Vedi capitolo 1°, p. 52.

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rende difficile la ricostruzione degli schieramenti in campo, in particolare l’identificazione dei rappresentanti dei vari gruppi. L’unica possibilità è intrecciare i pochi rimandi cronachistici con le attestazioni documentarie; questa metodologia sarà utilizzata nel prossimo paragrafo per individuare i cambiamenti al vertice cittadino dopo il 1128.

Ulteriore difficoltà in questo tipo di ricostruzioni sono i cambiamenti di fronte degli attori: infatti, alcuni personaggi legarono il proprio successo all’attitudine a individuare la migliore posizione politica nei vari momenti. Un caso emblematico è Nazario Muricola: l’ecclesiastico iniziò la propria carriera all’interno dello schieramento della pars ecclesiae ostile al gruppo degli intransigenti di Arnolfo III e favorevole ad Anselmo IV; egli fu uno dei grandi elettori di Grossolano ma uno dei primi ad abbandonarlo nel 1111. Nazario fu fedele alla Coniuratio e venne ricompensato con la nomina a primicerio dei decumani. Un nuovo cambio di fronte sarebbe avvenuto verso la fine dell’episcopato di Olrico da Corte, come provato dal suo intervento nell’atto del 1123. Egli fu favorevole all’elezione di Anselmo V ma cambiò velocemente posizione divenendo uno dei maggiori protagonisti della congiura con la quale l’arcivescovo da Pusterla venne deposto nel 1135. La ricostruzione ci presenta un ulteriore dato: i passaggi di fronte sarebbero avvenuti, spesso, durante i cambi ai vertici dell’autorità cittadina ove, dal punto di vista degli studi, sarebbe più utile una chiara distinzione tra gli schieramenti90.

Inoltre, lo spazio politico era divenuto più complesso poiché venne superato uno schema a due schieramenti che aveva caratterizzato l’epoca precedente. La nuova realtà è ben testimoniata dalle vicende intorno alla deposizione di Grossolano: la decisione dell’arbitrato fu concordata tra due coalizioni, l’una composta da fautori di Grossolano e l’altra da suoi avversari. La Coniuratio avrebbe allargato la base del potere di Giordano da Clivio ma non riunì tutto lo spazio politico: entrambi gli schieramenti avevano realtà radicali che non accettarono questo compresso. Da una parte vi era il gruppo di Landolfo Iuniore, Liprando e Andrea Dalvultum, oppositori di Grossolano che non accettarono il giuramento

90 Alcuni chiarimenti su questo punto saranno dati nella parte prosopografica, a partire dall’analisi delle

due famiglie più rilevanti nello spazio politico milanese tra la metà dell’XI secolo e la metà del XII secolo: i da Rho e i Visconti. Le casate ebbero una posizione precisa nelle divisioni che caratterizzarono la politica milanese in questi anni. In maniera sommaria si può dire che queste casate aderirono a due schieramenti opposti: fino al 1088, in realtà, fecero parte della pars imperii che prima si era opposta a Erlembaldo e successivamente appoggiò Tedaldo da Landriano. La svolta di Anselmo III cambiò, sul lungo periodo, la posizione delle due casate: i da Rho entrarono a far parte della pars ecclesiae mentre i Visconti continuarono nella propria opposizione. Questa divisione continuò, con i dovuti mutamenti, almeno fino all’epoca del Barbarossa: da una parte abbiamo i da Rho leader di quei gruppi lungamente al potere (turba connexionis

Nazarii, Coniuratio, pars Lotharii) mentre i Visconti appartennero quasi sempre allo schieramento perdente

(pars imperii, gruppo di Liprando, pars Chunradi). Questa appartenenza del ramo principale della famiglia a una determinata posizione politica – perché vi furono anche altri rami divenuti secondari proprio per la propria posizione perdente nel quadro politico – avrebbe influenzato la definizione dell’honor delle singole famiglie all’interno dello spazio politico. Per maggiori approfondimenti vedi capitoli 4° e 5°.

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che sancì la nuova autorità politica. Dall’altra parte, i sostenitori più convinti di Grossolano rimasero fedeli al presule savonese e colpirono direttamente coloro che ritennero traditori della loro coalizione, cioè i membri della turba connexionis Nazarii: infatti, una folla assaltò sia la canonica di Giovanni Aculeo sia quella di Nazario Muricola91. Tale gruppo

costituirebbe la forza armata utilizzata da Grossolano dopo il suo ritorno in città.

Le motivazioni di una disgregazione in varie coalizioni, rispetto a una realtà politica della fine dell’XI secolo divisa in due partes distinte, sono molteplici ma certamente influenzate dal cambiamento delle alleanze a livello sovralocale. L’indebolirsi dello scontro tra Papato e Impero, a seguito prima delle vittorie di Enrico V e successivamente del concordato di Worms, offuscò il quadro ideologico su cui era stata costruita la contrapposizione tra due schieramenti, rinfocolando le divisioni prettamente locali. A Milano l’autorità fu acquisita dalla Coniuratio, proprio per la sua capacità di mediare tra le istanze in campo sia sul piano locale sia su quello sovralocale: la città avrebbe cercato un equilibrio tra le due forze universali, mentre la politica interna di Giordano da Clivio, come già detto, fece riferimento ai compromessi sui quali si era costruita l’azione di Anselmo IV. Il vasto consenso al regime politico permise l’interazione con tutte le forze cittadine; questa apertura avrebbe permesso anche alle forze di opposizione di poter operare nel regime. Segno di ciò fu l’assenza di fuoriuscitismo da parte dei gruppi sconfitti, anche questa volta con un evidente parallelo con l’epoca di Anselmo IV. La concordia tra i vari schieramenti ebbe anche il compito di riunire tutte le forze nella comune offensiva contro Como, come già ai tempi dello scontro contro Lodi.

Questa politica avrebbe stemperato le divisioni tra i gruppi politici ma non le avrebbe annullate. Le fratture ricomparvero subito dopo la vittoriosa conclusione della guerra nel 1127; lo scontro tra le coalizioni avrebbe coinvolto anche il nuovo arcivescovo Anselmo V, la cui autorità venne indebolita dall’opposizione di un forte schieramento urbano. Inoltre, dal 1128 le lotte cittadine tornarono ad avere un piano ideologico sul quale basarsi: lo scontro tra i due pretendenti alla corona imperiale, divenuto dopo il 1130 una diatriba tra Lotario di Supplimburgo-Innocenzo II e Corrado di Svevia-Anacleto II. Questa opposizione configurò, di nuovo, la realtà milanese intorno a due partes contrapposte.

91 LANDOLFO IUNIORE, cap. 32, p. 33: «Et dum in ecclesia, que dicitur Yemalis, ordinatio ista

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2.1.7 La pars Chunradi e la rottura dell’equilibrio: l’epoca di Anselmo V

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