La formalizzazione dello spazio politico urbano: i capitanei e le istituzioni milanes
2.2 Consoli e arcivescovo nel sistema politico tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XII secolo
2.2.3 Luoghi e spazi del sistema politico milanese
L’analisi condotta fino a ora sullo spazio politico cittadino si è concentrata sull’individuazione dei soggetti e delle loro interazioni. Tuttavia, negli ultimi anni la storiografia si è interessata allo studio e all’analisi dei luoghi nei quali venivano perpetuate tali relazioni politiche143. Come le formule cancelleresche, il cambiamento dello spazio
138 Vedi capitolo 4°, pp. 215-216.
139 Sui rapporti tra i da Rho e i da Porta Romana si permetta di rimandare all’articolo in corso di
pubblicazione: S. BERNARDINELLO, Le divisioni in seno nell'aristocrazia milanese del XII secolo: le cause
politiche dell’emarginazione di un ramo dei capitanei de Raude a partire da un documento del 1137.
140 WICKHAM, Sonnambuli verso un nuovo mondo, pp. 62-63.
141 Sui della Corte si veda la partecipazione dello stesso Benno al documento del 1123: vedi sopra, pp.
114-115. Sui Visconti vedi capitolo 5°, p. 231.
142 Per una biografia di Galdino della Sala vedi E. CATTANEO, Galdino della Sala cardinale e
arcivescovo di Milano, Milano 1972; per i rapporti con la Chiesa romana e la sua lotta contro Federico
Barbarossa vedi A. AMBROSIONI, Alessandro III e la Chiesa ambrosiana.
143 Gran parte di questi cambiamenti si devono allo spatial turn: The spatial turn. Interdisciplinary
perspectives, London 2009; J. GULDI, What is the Spatial Turn? in Spatial Humanities. A Projecct of the Institute for Enabling Geospatial Scholatship, University of Virginia 2011; per una rilettura di questo
cambiamento dal punto di vista storiografico vedi N. D’ACUNTO, Spazio e mobilità nella “Societas
Christiana” (secoli X-XIII). Introduzione a un tema storiografico in Spazio e mobilità nella “Societas Christiana” (secoli X-XIII): spazio, identità, alterità, Milano 2017, pp. 3-16.
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urbano in cui era usuale redigere un determinato documento si ricollegherebbe alle trasformazioni sul piano politico. Importanti studi sono stati effettuati sulla presenza e rilevanza dei palazzi civici del XIII secolo: il Broletto di Milano, costruito intorno al 1228, avrebbe rotto il monopolio dell’area della cattedrale come centro di emanazione di autorità e legittimità144. Sebbene lo spostamento fosse minimo, il valore simbolico era molto
rilevante: l’obiettivo era quello di proporre un nuovo polo politico in un periodo di forti rivalità tra l’apparato arcivescovile e quello comunale. Se per la piena età comunale tale genere di studi hanno già prodotto risultati importanti, le analisi sui primi decenni dell’autogoverno cittadino non sono ancora state effettuate. Tale lavoro, invece, sarebbe molto utile poiché permetterebbe di costruire una mappa dei luoghi d’autorità urbana da confrontare con la cronologia dei cambiamenti di regime.
Il luogo pubblico per eccellenza della città medievali era il palazzo del rappresentante del Regnum: fino al IX secolo a Milano è testimoniato il palazzo del conte, ubicato probabilmente presso piazza Cordusio145. Nella documentazione successiva non ne troviamo
più traccia, probabilmente a causa della sua distruzione. Dal X secolo i placiti furono prodotti nelle abitazioni private dei giudici o in casa di una delle parti intervenute, prova dell’assenza di un luogo prestabilito per l’azione delle istituzioni del Regnum146. In verità, a Milano era
presente un palazzo ben più antico e glorioso di quello del conte: la residenza costruita da Massimiano e sede degli imperatori tra il IV e V secolo147. La presenza di questa dimora è
sfuggente nella documentazione e la sua rilevanza nello spazio politico del XI-XII secolo nulla; tuttavia sappiamo ancora della sua esistenza da due diplomi imperiali di Corrado di Svevia148.
144 Per gli spazi e i palazzi pubblici: G. SOLDI RONDININI, Evoluzione politico-sociale e forme
urbanistiche nella Padania dei secoli XII-XIII: i palazzi pubblici in La pace di Costanza 1183. Un difficile equilibrio di poteri fra società italiana ed impero, Bologna 1984, pp. 85-98; I. MORETTI, I palazzi pubblici
in La costruzione della città comunale italiana, secoli XII-inizio XIV, Pistoia 2009, pp. 67-90; DACCIATI– TANZINI, Uno spazio per il potere: palazzi pubblici nell’Italia comunale in Società e poteri nell’Italia
medievale. Studi degli allievi per Jean-Claude Maire Vigueur, Roma 2014, pp. 59-80; G. ANDENNA, La delimitazione dello spazio pubblico nelle città: i palazzi dell’impero, dei vescovi, dei Comuni in Spazi e mobilità della “Societas Christiana” (secoli X-XIII): spazio, identità, alterità, Milano 2017, pp. 101-125. Sul
broletto di Milano: F. BOCCHI, Il broletto in Milano e la Lombardia in età comunale. Secoli XI-XIII, Milano 1993, pp. 38-42; GRILLO, Milano in età comunale, pp. 56-65.
145 Placiti, I, n. 76, pp. 189-190.
146 Placiti, II/1, n. 150, pp. 86-87; II/2, n. 320, pp. 310-312.
147 Riguardo al palazzo imperiale vedi A. CERESA MORI, “Palatium duabus turribus sublime ...”: il
Palazzo Imperiale di Milano nel quadro delle indagini recenti in Costantino 313 d.C.: l’editto di Costantino e il tempo della tolleranza, Milano 2012, pp. 22-28; M. DAVID, Il palazzo imperiale di Mediolanum. Termini di un problema in Costantino e costantinidi: l’innovazione costantiana, le sue radici e i suoi sviluppi, Città del
Vaticano 2016, vol. II, pp. 1607-1620.
148 ASA, sec. XII, nn. 44-43 (14-15 luglio 1129); i due diplomi confermano ai canonici della basilica di
S. Ambrogio la cappella di S. Maria Greca e la custodia del palazzo regio. I documenti sono dei falsi ma prodotti a partire da un originale documento dello Svevo rimasto probabilmente incompiuto (vedi P. ZERBI,
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Un’altra vestigia romana fu al centro delle dinamiche politiche, soprattutto nel XI secolo: il teatro. Nelle cronache di Landolfo Seniore e Arnolfo questo edificio fu il luogo delle assemblee; più precisamente di quelle che fecero riferimento alla coniuratio patarina. Il teatro sarebbe il quartier generale della coalizione, al centro di un’area urbana influenzata dalla presenza dei patarini; tanto è verso che Erlembaldo avrebbe riunito in questo luogo le sue forze prima della battaglia finale del 1075149. Non molto distante erano ubicate le chiese
di S. Ilario e di S. Giovanni alle Quattro Facce, di proprietà della famiglia da Baggio, uno dei primi supporti cittadini del nascente gruppo di Arialdo150. Inoltre, vi furono una serie di
luoghi di presenza patarina intorno a porta Orientale151. A chiudere un ideale semicerchio di
influenza della coniuratio nella zona settentrionale della città, vi era la chiesa della SS. Trinità, i cui proprietari, la famiglia dei Rozonidi, avrebbe supportato, in un primo momento, la Pataria152. Nel 1100 la consacrazione al Santo Sepolcro della chiesa ebbe, anche, uno
scopo politico: la turba connexionis Nazarii volle enfatizzare l’occupazione di uno spazio cittadino sottratto a una coalizione rivale, segno evidente della perduta influenza in quest’area del gruppo patarino153.
I luoghi della Pataria non furono le uniche aree d’influenza di una coalizione: il gruppo più intransigente dei fedeli di Grossolano costituì il suo nucleo nell’area meridionale della città. Ne dà prova che, durante la prova del fuoco del 1103, Grossolano avrebbe aspettato il risultato nella chiesa di S. Nazaro e che, nel 1116, l’ultimo scontro tra i fautori di Giordano da Clivio e Grossolano avvenne intorno alla torre di porta Romana154. Prete
Liprando avrebbe, invece, avuto la sua area d’influenza nel distretto di porta Orientale, in particolare intorno alla chiesa di S. Paolo in Compito. Anche in questo caso il gruppo avverso, la Coniuratio, riuscì a impossessarsi della zona alla sua morte: nei decenni
Tra Milano e Cluny, pp. 210-213); si può constatare come nel XII secolo l’imperatore avesse ancora la proprietà
di questo luogo. La rilevanza di questo edificio è testimoniata dalla presenza nella nomenclatura di una chiesa nelle vicinanze, denominata, infatti, S. Giorgio al Palazzo. Una conferma della decadenza dell’edificio si data dopo la conquista della città nel 1162: nel nuovo regime imperiale, il legato di Federico non si installò nel suddetto palazzo ma trasferì la sua sede a Nosedo, una località posta ai margini sud-orientali della città.
149 LANDOLFO SENIORE, lib. III, cap. 30, pp. 96-97.
150 Vedi capitolo 6, p. 276.
151 SALVATORI, I presunti “capitanei delle porte” di Milano e la vocazione cittadina di un ceto in La
vassallità maggiore del regno italico: i capitanei nei secoli XI-XII, Roma 2001, pp. 35-94, pp. 90-91.
152 SCHIAVI, Il Santo Sepolcro, pp. 29-39.
153 Su questa operazione vedi capitolo 1°, pp. 78-79.
154 LANDOLFO IUNIORE, cap. 16, p. 27: «His itaque dispositis et quibusdam lignis in via interpositis, in quarta feria presbiter, indutus cilicio, camisio atque casula more sacerdotis, ab ecclesia sancti Pauli usque ad ecclesiam sanctorum martyrum Protasii et Gervasii et beatissimi Ambrosii nudis pedibus crucem portavit»; cap. 38, p. 36: «Ipsius autem Grosulani caterva undique concurrens, ferendo et inferendo vulnerationes, orbitationes et occisiones multas in equis et in hominibus, fortiter et prudenter ipsum Grosulanum per quindecim dies in turribus de porta Romana servavit».
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successivi, l’intera area subì l’influenza della famiglia da Rho che costruì lì il suo palazzo e la chiesa patronale di S. Giacomo de Raude155.
Tra l’XI e il XII secolo, il luogo della politica cittadina per eccellenza divenne l’area della cattedrale156. Il concentrarsi di edifici politici in questo spazio prova la centralità
dell’arcivescovo. Fin dall’epoca Tardo Antica nella piazza erano ubicate due strutture centrali per l’honor civitatis, in quanto costruite dal vescovo Ambrogio: S. Maria Maggiore e il palazzo arcivescovile157. Questi due luoghi ebbero un forte valore per la cittadinanza.
Non è un caso che la legazione di Pier Damiani nel 1059 avvenne in questi due edifici: prima la sinodo all’interno del palazzo arcivescovile e, successivamente, la cerimonia del giuramento da parte degli ecclesiastici in cattedrale158. Non furono, però, le uniche due
strutture politiche attigue alla basilica: la prima casa consolare venne costruita vicino al palazzo arcivescovile, la canonica degli ordinari e dei decumani accanto al battistero di S. Stefano, il principale mercato cittadino nel porticato davanti a S. Tecla e, infine, la concio, dal XII secolo, nell’Arengo, poco lontano dalla casa consolare, probabilmente per staccarsi dal teatro, sede delle assemblee informali.
Un’area periferica, invece, sarebbe il luogo di riunione dei poteri sovralocali: l’assise del 1117 fu riunita nel Brolo, un prato attiguo alle mura meridionali, uno spazio aperto nel quale si sarebbero potute disporre tende e palchi ove riunire tutti i convitati159. Il luogo
avrebbe, così, avuto una chiara valenza pubblica; probabilmente è per questo motivo che le prime sentenze consolari furono promulgate nell’area attigua alla chiesa di S. Barnaba, proprio nel Brolo160. L’autonomia del consolato avrebbe portato a una lontananza, anche
fisica, dei luoghi della funzione consolare da quelli dell’arcivescovo. Il Brolo era uno spazio perfetto per il primo consolato autonomo poiché avrebbe concesso una certa legittimità alle decisioni prese in quell’area. L’intera cittadinanza, infatti, era a conoscenza del fatto che in
155 Vedi capitolo 4°, pp. 213-214.
156 Accenno solo ad alcuni testi che hanno tentato di ricostruzione le evoluzioni della complessa area
episcopale milanese: A. PRACCHI, La cattedrale antica di Milano. Il problema delle chiese doppie fra tarda
antichità e medioevo, Bari 1996; A. GROSSI, Santa Tecla nel Tardo Medioevo. La grande basilica milanese, il Paradisus, i mercanti, Milano 1997; S. LUSUARDI SIENA, Il gruppo cattedrale in La città e la sua memoria: Milano e la tradizione di Sant’Ambrogio, Milano 1997, pp. 36-67; EAD., Il complesso episcopale
in Indagini archeologiche in piazza del Duomo a Milano. 1996-1999, Milano 2001, pp. 2-4; M. ROSSI, Le
cattedrali perdute: il caso di Milano in Medioevo: l’Europa delle cattedrali, Milano 2007, pp. 228-236.
157 Per il legame tra questo luogo e Ambrogio vedi LUSUARDI SIENA, NERI, GREPPI, Le chiese di
Ambrogio e Milano: ambito topografico ed evoluzione costruttiva dal punto di vista archeologico in La memoria di Ambrogio di Milano: usi politici di una autorità patristica in Italia, secc. V-XVIII, Roma 2015, pp.
31-86.
158 Vedi capitolo 1°, p. 51, nota 50.
159 LANDOLFO IUNIORE, cap. 44, p. 39.
160 Il documento emanato nell’ottobre 1141 (MANARESI, n. 6, pp. 11-12) fu prodotto in «civitate
mediolani, iusta ecclesiam Sancti Barnabe appostoli, intus broileto»; il documento del 8 dicembre 1141 (n. 7, pp. 13-14), in «ante ecclesiam Sancti Barnabe appostoli»; il documento del 20 maggio 1142 (n. 8, pp. 13-15) «in broileto, ante ecclesiam Sancti Barnabe apostoli».
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quell’area avvenissero riunioni e consigli volti alla deliberazione giuridica. Le nuove relazioni tra consolato e arcivescovo, dopo le vicende del 1143-1144, avrebbero permesso al consolato di deliberare nella sua domus senza così essere associato all’apparato episcopale.
Infine, anche la basilica di Sant’Ambrogio ebbe il suo ruolo politico. L’edificio, la cui rilevanza per l’honor cittadino era seconda solo alla cattedrale, fu al centro di vicende chiaramente politiche: nel quadriportico antistante avvenne la prova del fuoco di prete Liprando nel 1103 e fu il luogo dell’ultima resistenza di Anselmo V nel 1135161. La chiesa
ebbe, anche, una rilevanza dal punto di vista pubblico: le due incoronazioni regie avvenute a Milano in questo periodo, quella di Corrado di Lorena nel 1093 e quella di Corrado di Svevia nel 1128, ebbero luogo proprio nella basilica.
La mappa disegnata da queste coordinate è coerente con la ricostruzione dello spazio politico descritta fino a questo momento. La natura plurale del sistema cittadino si rispecchia in una serie di luoghi politici differenti; solo verso la metà del XII secolo si può intravedere una prima centralizzazione dell’autorità politica verso l’area della cattedrale, in corrispondenza di un regime dal chiaro valore istituzionale incentrato nei due vertici, consolato e arcivescovato. Fino a quel momento, la pluralità dei soggetti politici è documentata anche dai luoghi d’autorità in zone periferiche della città, come il Brolo o Sant’Ambrogio. La presenza di aree cittadine sotto l’influenza di determinati gruppi, come il foro e il teatro per i Patarini o la zona di porta Romana per i fedeli di Grossolano, dimostra come vi fosse una geografia dei poteri pattizi che, a causa della scarsità delle fonti, si riesce solo a intravedere162.
2.2.4 Un esempio delle trasformazioni istituzionali: le sentenze arbitrali sulle