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I capitanei e il Barbarossa: la divisione tra città e territorio (1155-1185)

3.1 I capitanei cittadini: la fedeltà alla città

3.1.4 I capitanei urbani e la Lega Lombarda

Rompendo quella schematizzazione di alleanze creatosi nei primi anni della guerra, la Lega Lombarda riuscì, nel suo momento di massima aggregazione, a riunire tutti i nuclei urbani della Longobardia nella lotta contro il regime imperiale instaurato da Federico I dopo il 116246. Nata da un’iniziativa di Cremona, dalla metà degli anni Settanta, la Lega Lombarda

fu sempre più dominata alla volontà di Milano e delle città a lei più vicine, cioè Brescia e Piacenza47. Un esempio del peso di questa alleanza all’interno della Lega è il numero di

rappresentanti di queste città intervenuti durante le trattative a Venezia nel 117748. Negli

stessi anni si iniziò a sperimentare un regime politico che avrebbe avuto molta fortuna negli anni successivi: la podesteria. Riprendendo un sistema già utilizzato dal Barbarossa, la Lega riutilizzò tale regime con il duplice scopo di legare le città alla linea politica dominante, cioè quella di Milano, Brescia e Piacenza, e di razionalizzare il coordinamento antimperiale in regioni differenti. Tra la tregua di Venezia e la pace di Costanza, le tre città inviarono propri

Iohannes Alexius, Iohannes Rubeus, Rogerius de Sancto Satiro, Robertus Brenna, Mainfredus Meravillia, Guido de Margnano, Guenzio de Moecia, Robertus Pinzelocum, Beaqua Burro, Albertus Capellus, Aliprandus Murigla, Ardericus Casina, Teito de Buixo, Oldradus de Glossis, Bregondius de Aliathe, Albertus Longus, Iohannes Faroldus, Resonatus de Sesto, Prexonerus de Sesto, Albertus de Arzago, Arnaldo Mainerius.

46 Durante i primi anni della guerra contro Milano si costituirono due alleanze, le quali, probabilmente,

fecero riferimento a schieramenti generati durante la prima parte del XII secolo; queste alleanze sono poco visibili nei documenti precedenti, al di fuori di una chiara inimicizia tra le città limitrofe e Milano. Le due parti furono composte da Milano, insieme a Piacenza, Brescia e Tortona contro Cremona, leader del gruppo avverso, Pavia, Bergamo, Novara e, quando ricostruite, Lodi e Como.

47 Questo periodo è stato analizzato da A. HAVERKAMP, La Lega lombarda sotto la guida di Milano

(1175-1183) in La pace di Costanza 1183. Un difficile equilibrio di poteri fra società italiana ed impero,

Bologna 1984, pp. 159-178.

48 HAVERKAMP, La Lega lombarda, pp. 167-168. Nella pace di Venezia (Costitutiones, I, n. 259, pp.

360-362) sono elencate venti città sotto l’egida della Lega Lombarda: di queste, sette erano governate da podestà: Reggio, Padova, Verona, Bergamo, Parma, Vercelli e Bologna. Nelle prime tre i podestà erano autoctoni, nelle ultime quattro forestieri e tutti milanesi: Giacomo Mainerii a Bergamo, Nigro Grasso a Parma, Rogerio Visconti a Vercelli e Pinamonte da Vimercate a Bologna. Oltre a queste città bisogna considerare vicine al blocco milanese anche Novara, Alessandria, Como, Lodi e Bobbio. Quindi su ventiquattro città e comunità riportate, circa la metà erano strettamente collegate con l’alleanza tra Milano, Brescia e Piacenza.

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funzionari in varie località strategiche; lo schema di alleanze creatosi in questo periodo continuò, senza cambiamenti rilevanti, negli schieramenti cittadini dell’epoca successiva49.

Tali podestà avrebbero dovuto avere almeno due caratteristiche: la prima, un’assoluta fedeltà alla politica antimperiale, in un momento nel quale l’appoggio alle posizioni del Barbarossa tornò a essere appetibile per i rappresentanti cittadini; la seconda è una buona preparazione militare, utile soprattutto in quei settori, come la Romagna, dove le forze della Lega avevano subito, negli anni precedenti, alcune importanti sconfitte. Non può stupirci, quindi, che, nella maggior parte dei casi, questi podestà venissero da famiglie di capitanei urbani; dall’altra parte la loro presenza ci testimonia, ancora una volta, come questo gruppo non solo appoggiasse in pieno la politica antimperiale di Milano ma ne fosse pienamente coinvolto.

Figura emblematica di questa categoria fu Pinamonte da Vimercate, importante attore sul piano cittadino, divenuto podestà di Bologna nel 1177 e per i successivi due anni50.

Insieme al podestà di Parma, il capitaneo milanese Nigro Grasso, e con l’appoggio dell’alleata Piacenza, promosse un’alleanza insieme a Reggio e Modena contro un eventuale attacco da parte dell’imperatore o di Cremona e i suoi alleati51. Inoltre, egli attuò una politica

molto aggressiva nel settore romagnolo quando, violando apertamente la tregua di Venezia, formò un’alleanza con Faenza con lo scopo di sottomettere la filoimperiale Imola. L’attenzione dei leaders milanese verso Bologna si evidenziò anche negli anni successivi con la podesteria nel 1183 e nel 1184 di Antonio da Mandello52. In entrambi i casi furono

selezionati membri di una famiglia capitaneale ascesa nel sistema consolare milanese solo durante gli anni del Barbarossa. La rilevanza strategica della Romagna, dove le forze imperiali potevano vantare un certo seguito, è ulteriormente attestata dalla podesteria di Guido da Landriano a Ferrara nel 117953.

La storia di Guido e della sua famiglia rappresenta un caso emblematico degli stretti legami tra aristocrazia, città e Lega Lombarda. I da Landriano furono attivi nello spazio politico già dalla metà dell’XI secolo, più negli apparati ecclesiastici che nel sistema

49 Per il periodo successivo agli scontri con il Barbarossa vedi M. VALLERANI, I rapporti intercittadini

nella regione lombarda tra XII e XIII secolo in Legislazione e prassi istituzionale nell’Europa medievale. Tradizioni normative, ordinamenti, circolazione mercantile (secoli XI-XV), Napoli 2001, pp. 221-290.

50 Pinamonte da Vimercate fu uno dei più importanti membri del regime milanese antimperiale. Lo prova

la sua posizione nella pace di Costanza, nella quale è nominato subito dopo Guido da Landriano (MANARESI, n. 139, pp. 195-206), e il fatto che fosse console di Milano in quel 1185, anno del diploma con cui Federico I concesse tutte le prerogative imperiali sul territorio milanese alla medesima città (MANARESI, n. 148, pp. 216-220).

51 Su Nigro Grasso vedi OCCHIPINTI, La famiglia milanese dei Grassi, pp. 200-201.

52 E. OCCHIPINTI, Podestà «da Milano» e «a Milano» fra XII e XIV secolo in I podestà dell’Italia

comunale, Roma 2000, vol. I, p. 54.

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consolare, anche dopo la svolta del 113554. All’arrivo dell’imperatore Federico I, i da

Landriano confermarono la propria fedeltà alla città come provato dalle vicende di alcuni suoi membri: Guido e il fratello Enrico avevano partecipato a varie spedizioni militari prima di essere catturati durante la disfatta milanese presso Siziano il 15 luglio 1159. L’esperienza di prigionia dovette rinvigorire la loro avversità all’imperatore e probabilmente, in Guido, si tramutò in vero e proprio odio dopo la morte di suo fratello Enrico durante l’assedio di Crema. Non sappiamo altro di Guido fino al 1169 quando, nella concione pubblica che approvò l’alleanza con Lodi, lo si può trovare in seconda posizione nell’elenco dei partecipanti, segno evidente della sua considerazione in città. La successiva carriera politica fu al servizio della Lega Lombarda: nel 1176 fu rettore per Milano e al comando dell’armata della Lega che sconfisse il Barbarossa a Legnano il 29 maggio. L’autorità acquisita da Guido è evidente nel documento della pace di Costanza: il 25 giugno 1183, egli fu alla testa della delegazione della Lega Lombarda presso l’imperatore. Guido non fu, però, l’unico da Landriano ad avere un ruolo rilevante nella rappresentanza milanese della Lega: infatti, un suo parente, Oberto, fu uno dei delegati alle trattative con Lodi nel 1159 e fu al comando del contingente milanese durante la spedizione di Montebello nel 117555.

Le motivazioni di questo protagonismo si legarono sicuramente all’identità cittadina ma avrebbero avuto un’ulteriore motivazione: questo gruppo aveva costruito le proprie relazioni con gli ambienti sovralocali sulla base della propria posizione nella gerarchia del Regnum, cioè dei loro rapporti privilegiati con i funzionari imperiali. La rottura di questi legami, a causa della guerra tra Milano e l’imperatore, avrebbe condotto le famiglie capitaneali a cercare delle nuove modalità con le quali costruire relazioni esterne alla città; la Lega Lombarda sarebbe stata l’istituzione perfetta per questo scopo.

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