La formalizzazione dello spazio politico urbano: i capitanei e le istituzioni milanes
2.2 Consoli e arcivescovo nel sistema politico tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XII secolo
2.2.6 Milano e il Regnum tra lo scisma anacletino e la prima discesa del Barbarossa in Italia (1127-1154)
Milano aveva raggiunto l’apice nella gerarchia del Regnum alla vigilia dell’azione finale contro Como. La situazione in breve sarebbe cambiata: infatti, nel resto del territorio italiano la morte di Enrico V nel 1125 aveva già indebolito le strutture intermedie volute dall’imperatore192. La scomunica dell’arcivescovo milanese e il conflitto tra Corrado e
Lotario indebolirono il primato di Milano. Le prime realtà a sfruttare le difficoltà milanesi furono le città più insofferenti al dominio ambrosiano: Landolfo Iuniore narra come i vescovi di Pavia, Cremona e Novara fossero i più assidui a richiedere al legato pontificio Guido da Crema la scomunica del presule ambrosiano193. Le prime due città avevano già stretto
un’alleanza antimilanese ai tempi della guerra contro Lodi nel primo decennio del XII secolo, ma le loro forze erano state sconfitte dall’esercito ambrosiano, probabilmente alleato
191 AMBROSIONI, Oberto da Pirovano, pp. 44-46.
192 FIORE, Il mutamento signorile, pp. 52-53.
193 LANDOLFO IUNIORE, cap. 55, p. 45: «Johanes igitur Cremensis, cardinalis Romanus, episcopos
sufraganeos et comprovinciales Mediolanensis ecclesie, ut excommunicaret Mediolanensem pontificem convocavit Papie. Quibus convocatis et cardinali per plures viros et sacerdotes ipse pontifex Mediolanensis mandavit, ne presumerent; sed ipsum per unius diei spatium expectarent. At Papienses, Cremonenses, Novarienses quoque et eorum episcopi et aliarum civitatum, predicantes hoc regium opus Anselmi contrarium Deo et magno regi Lotario, nequaquam illius pontificis legationem susceperunt; sed ipsum, prestante cardinale illo Johane, excommunicaverunt».
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con i piacentini, prima dell’assedio finale di Lodi nel 1111194. Novara era nemica di Milano
fin dal XI secolo poiché la città ambrosiana aveva iniziato una politica d’espansione verso la riva sinistra del Ticino; inoltre, Milano aveva stretto alleanza con i conti di Biandrate, signori territoriali rivali di Novara nel controllo del districtus.
L’alleanza militare tra queste città fu uno dei maggiori problemi della pars Chunradi. Landolfo Iuniore propone un collegamento tra l’indebolimento del supporto cittadino a questo schieramento e l’inasprirsi della guerra contro le altre città: le forze ambrosiane, dopo un iniziale favore, furono sconfitte varie volte soprattutto dopo la decisione di supportare Anacleto II195. Non mancarono singole vittorie, come nel 1132 contro i pavesi ma, nel
complesso, la campagna avrebbe sfavorito le forze ambrosiane196. Landolfo sottolinea come
uno dei maggiori problemi cittadini fosse quello dei prigionieri: infatti, questi non sarebbero stati restituiti, neanche dietro pagamento, fino a quando la città fosse stata sotto scomunica. La scelta corradiana non avrebbe, però, compromesso la rilevanza della città nel quadro regionale; lo testimonia, infatti, l’immediato favore imperiale dopo il 1135. Nella dieta di Roncaglia nel 1136, Lotario III fu benevolo verso i milanesi e decretò l’immediato ritorno di tutti i prigionieri alle rispettive città: Milano aveva perciò rimandato i propri avversari alle loro abitazioni e lo stesso fecero le altre città. Solo Cremona rimase ferma nella propria posizione. Lotario, allora, mandò un ultimatum alla città sulla questione, ma i cittadini cremonesi rifiutarono ogni mediazione; quindi venne messa in campo un’operazione militare contro Cremona a cui presero parte l’esercito del sovrano e quello dei milanesi. Fu un completo successo e i cremonesi non poterono far altro che abbandonare il proprio proposito e consegnare i prigionieri197. Tuttavia, questa campagna non segnò il ritorno allo status quo
precedente a causa del disinteresse per le vicende italiane di Lotario e di Corrado.
194 La prima informazione di un’alleanza tra Cremona, Pavia e Lodi è datata al 1107, lo stesso anno
dell’inizio delle operazioni di Milano a sostegno dello scontro tra il vescovo e la città di Lodi (Annales
Cremonenses, p. 800). La sconfitta patita dai Cremonesi presso Bressanore nel 1110 segnò la fine dell’alleanza
e il preludio all’operazione che Milano mise in campo l’anno successivo per conquistare la città di Lodi (Annales Cremonenses, p. 800; Annales Placentini Guelfi, p. 412, Notae Sanctae Mariae Mediolanensis, p. 385).
195 LANDOLFO IUNIORE, capp. 55-57, pp. 45-46: «Attamen in maxima parte Mediolanenses
catholicam reverentiam, vivente papa Honorio, huic pontifici prebuerunt […] sed Papiensibus, Cremonensibus, Novariensibus cunctisque suis inimicis late et splendide ipsi Mediolanenses prestiterunt. At ubi Anselmus archiepiscopus contra ipsas venditiones et privilegia facere voluit et fecit, et multitudo cleri et populi atque consulum ipsas venditiones et privilegia legere voluit, contingit, quod quidam manipulus militum Mediolanensium captus est a Cremonensibus».
196 Nel 1132 i Milanesi sconfissero i Pavesi presso Marcignano (Notae Sanctae Mariae Mediolanensis,
p. 385; Annales Mediolanenses minore, p. 393; Memoriae Mediolanenses, p. 399); L’operazione contro Milano avvenne nel 1132 e vide Lotario III e i Cremonesi assediare Crema, probabilmente alleata con la città ambrosiana (Memoriae Mediolanenses, p. 399; Annales Cremonenses, p. 800).
197 LANDOLFO IUNIORE, cap. 64, p. 48: «Adito quoque isto infortunio, imperator Lotarius, cum
principibus cujuscumque dignitatis venit in Longobardiam. In cujus castris iste Mediolani cum suis sufraganeis ad nutum imperatoris circumferebatur, et circumferendo excommunicavit Cremonenses, quia non rediderunt
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Il mancato ritorno dell’autorità imperiale nel Regno non permise a Milano di inquadrare il proprio dominio in una struttura pubblica. La fine della cronaca di Landolfo coincise con uno di quegli scontri che caratterizzarono l’area lombarda nel ventennio successivo: nella battaglia di Rivolta l’esercito milanese riuscì a sconfiggere i cremonesi e a catturare molti dei loro uomini198. Non è possibile ricostruire le vicende di questi conflitti
ma alcune testimonianze, come la sconfitta milanese del 1150 presso Castelnuovo Borgo d’Adda, documentano la capacità di Milano di effettuare operazioni nel cuore dei territori nemici199. L’unica certezza è la situazione all’arrivo del Barbarossa: Milano aveva esteso il
proprio dominio su gran parte dei territori della Lombardia centrale e la propria area d’influenza su gran parte del Nord Italia.
L’imperialismo ambrosiano è testimoniato da un particolare riscontrato nelle due realtà cittadine che avevano subito più delle altre il giogo milanese: Lodi e Como. In una sentenza consolare dell’8 luglio 1149 su alcune proprietà nel territorio di Cornegliano Laudense, tutti gli intervenuti furono presentati come omnes de burgo Laude200. Questa
informazione contrasta con il rango di Lodi: la località era sempre stata considerata come città, soprattutto per la presenza del vescovo. È probabile che la distruzione di Lodi nel 1111, in particolare delle sue mura, fosse considerata dai milanesi come il discrimine per considerare la località non più come una città ma come un semplice borgo sottoposto alla loro giurisdizione. Tale declassamento non è testimoniato solo dalla documentazione di provenienza milanese: l’analisi delle date topiche dei documenti prodotti dalla mensa vescovile di Lodi mostra come fosse usuale, nel XI secolo, utilizzare la formula «actum civitate Laude» o «actum suprascripta civitate Laude»201. La locuzione scomparve dopo il
1111, in coincidenza con la vittoria milanese, sostituita da un’espressione neutra come «actum in burgo de suprascripto loco Laude» o da riferimenti alla residenza del vescovo, senza nessuna citazione del grado cittadino202. Il carattere urbano sarebbe riapparso solo
imperatori Mediolanenses, Cremonensium vincula et captionem sustinentes. Mediolanensium igitur exercitus, confortatus presentia imperatoris et vinculo excommunicationis, Sonzinum, sanctumque Bassanum, et allia multa castella Cremonensium destruxerunt. Quibus destructis, moltitudo Mediolanensium ad civitatem rediit; archiepiscopus vero et quedam inclita pars militie Mediolanensium cum imperatore in Roncalia super Padum castramentati sunt; ibique per plures dies et hebdomadas imperator Curiam potestative habuit et leges dedit».
198 Notae Sanctae Mariae Mediolanensis, p. 385; Notae Sancti Georgii Mediolanenses, p. 386; Annales
Mediolanenses minore, p. 393; Memoriae Mediolanenses, p. 399; Annales Cremonenses, p. 800; Annales Placentini Guelfi, p. 412; Annales Ferrarienses, p. 663.
199 Annales Cremonenses, p. 800.
200 MANARESI, n. 18, pp. 28-30.
201 Lodi, n. 14 (7 agosto 1037), n. 17 (25 dicembre 1039/1049), n. 20 (8 aprile 1051), n. 21 (agosto 1051),
n. 22 (21 febbraio 1065), n. 24 (26 febbraio 1076).
202 Lodi, n. 30 (agosto 1116), n. 33 (maggio 1121), n. 40 (ottobre 1127), n. 55 (7 marzo 1148), n. 62
(giugno 1152), n. gennaio 1153), n. 64 (maggio 1153), n. 66 (dicembre 1153), n. 70 (31 dicembre 1155), n. 71 (03 gennaio 1156), n. 72 (25 gennaio 1156), n. 73 (31 gennaio 1156), n. 74-77 (13 marzo 1156), n. 78 (5 giugno
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dopo la ricostruzione della nuova Lodi voluta dal Barbarossa; il primo atto successivo a questo evento, infatti, riportò la dicitura «actum in domo iam dicti episcopi in civitate nova de Laude»203. Qualsiasi riferimento al grado cittadino di Lodi sarebbe scomparso per tutto il
periodo di dominio milanese come evidente segno della distruzione e della successiva occupazione della località. Lodi non è l’unico caso: infatti, sebbene non abbiamo testimonianze di documenti milanesi che facciano riferimento a Como come un borgo, le date topiche degli atti prodotti da un importante ente comasco, come la cattedrale di Sant’Abbondio, presentano una situazione simile a quella lodigiana. Fino al 1127 la formula utilizzata fa chiaramente riferimento al rango cittadino di Como; invece dopo questa data venne utilizzato un anonimo «actum loco Cumo», in cui scomparve qualsiasi accenno al rango cittadino204. Anche in questo caso, la dizione sarebbe cambiata dopo la conclusione
del dominio milanese sulla città: «actum civitate Cummo» venne utilizzato in un documento del 1160, il primo dopo l’assedio di Milano del 1158.205
La capacità dell’imperialismo milanese di influire la produzione documentaria delle località occupate è l’unico elemento conosciuto del dominio milanese tra gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo XII. Dal 1154, Federico Barbarossa avrebbe tentato di distruggere questo primato.
Conclusione
La configurazione politica di Milano all’alba dello scontro con il Barbarossa era sostanzialmente diversa rispetto a quella di inizio secolo: un regime con caratteristiche ormai formalizzate, dominato da una doppia istituzione di vertice, l’arcivescovato e il consolato. L’aumento, a inizio anni Cinquanta, della presenza dei capitanei nelle liste consolari testimonia il rafforzarsi della posizione della magistratura nella gerarchia politica cittadina; dall’altra parte le due strutture non furono in concorrenza ma collaborarono per governare il sistema cittadino, la civitas. Invero, in quegli stessi anni, Oberto da Pirovano riaffermò l’autorità dell’arcivescovo su una strada già percorsa da alcuni suoi predecessori – Anselmo IV e Giordano da Clivio – riuscendo a riaffermare la centralità del presule. Lo spazio politico, però, non si racchiuse nelle due istituzioni di vertice ma rimase il frutto delle
1156), n. 79 (20 settembre 1156), n. 82-84 (12 novembre 1156), n. 85 (15 novembre 1156), n. 92 (settembre 1159), n. 93 (21 dicembre 1159).
203 Lodi, n. 95 (maggio 1160).
204 Un documento del novembre 1117 presenta ancora la formula «Actum suprascripta civitate Cummo
feliciter» (S. Abbondio, n. 54, pp. 85-86) invece da un documento del febbraio 1137 venne utilizzato «Actum loco Cumo feliciter» (n. 71, pp. 108-109).
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interazioni di più soggetti, in particolare nelle decisioni considerate di rilevanza per l’intera cittadinanza: non è un caso che, nella fase iniziale degli scontri con l’imperatore, sarebbe tornata in auge la terminologia commune consilio.
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