La formalizzazione dello spazio politico urbano: i capitanei e le istituzioni milanes
2.2 Consoli e arcivescovo nel sistema politico tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XII secolo
2.2.1 Un nuovo equilibrio di potere: l’indipendenza dei consoli dall’arcivescovo
Una perfetta corrispondenza vi è tra la morte di Anacleto II, con la conseguente conclusione della rivalità tra i due schieramenti, e l’inizio della serie continua delle sentenze emesse dai consoli di Milano116. Sebbene quest’ultimo dato possa essere alterato dallo stato
della documentazione conservatasi, la seconda metà degli anni Trenta del XII secolo vide un generale mutamento dei quadri politici nelle città italiane117.
A Milano il rafforzarsi del peso del consolato, in atto dagli ultimi anni dell’episcopato di Olrico da Corte, finì per rendere questo soggetto indipendente dall’apparato arcivescovile. La genesi di questo movimento è da retrodatare almeno agli anni della deposizione di Grossolano, nei quali alcuni soggetti cittadini tentarono di creare uno spazio per quelle autorità affermatesi al di fuori della struttura arcivescovile. L’obiettivo sarebbe stato quello di interfacciarsi, in modo paritario, con il potere episcopale. Si può quindi identificare questo periodo (primi anni XII secolo – anni Trenta) con la fase dei “sonnambuli” teorizzata da Chris Wickham, conclusasi alla metà degli anni Trenta con l’avvenuta creazione di questo polo alternativo118. La cronologia dello storico inglese può essere presa in considerazione
con una fondamentale precisazione: la creazione di una struttura politica alternativa a quella tradizione non sarebbe avvenuta attraverso una lenta e progressiva presa di consapevolezza dei cambiamenti, ma per mezzo di una serie di “salti di qualità” nella configurazione politica, corrispondenti al cambio dei rapporti di forza tra le varie autorità dello spazio politico urbano. Perciò, l’autorità del consolato post-1138 si legò alla delegittimazione del regime dei presuli filoromani del 1111: nei mutamenti successivi avrebbe influito l’autorità della
116 La serie continua degli atti consolari fa riferimento a un dossier consistente in 32 documenti prodotti
dal 1138 al 1155, cioè dalla fine del regime corradiano fino alla prima alleanza in funzione antimperiale (il patto con Tortona; MANARESI, n. 34, pp. 53-54). I 32 documenti provengono da sedici archivi o biblioteche diverse, non solo cittadini: 13 da enti ecclesiastici cittadini (monastero di Chiaravalle, S. Giorgio al Palazzo, il capitolo maggiore e minore della Cattedrale, monastero di S. Ambrogio, S. Lorenzo Maggiore, l’Ospedale del Brolo) e 19 da enti non milanesi (Como, Velate, Lodi, Monza, Gessate, Chiavenna, Pavia). La distribuzione degli atti non è unitaria e permette di conoscere i consoli per i seguenti anni: 1138, 1140, 1141, 1142, 1143, 1144, 1145, 1147, 1148, 1149, 1150, 1151, 1152, 1153, 1154, 1155. Per qualsiasi altra informazione, pur considerando il limite dell’interpretazione, si veda l’introduzione dello stesso Cesare Manaresi al volume.
117 La rilevanza degli anni Trenta del XII secolo per le trasformazioni degli assetti cittadini è già stata
sottolineata dalla storiografia: Ottavio Banti identificò in questi anni il passaggio dall’utilizzo della parola
commune per rimandare all’intera cittadinanza all’utilizzo per una singola istituzione (BANTI, «Civitas» e «Commune»); Hagen Keller ipotizza che solo da questi anni il consolato abbia acquisito quelle funzioni tipiche
del periodo comunale più maturo, cioè nella seconda parte del XII secolo (KELLER, Gli inizi del comune, p. 55); Chris Wickham presenta gli anni Trenta come un periodo di formalizzazione delle gerarchie politiche con il superamento, nella maggior parte dei casi, del regime assembleare e l’affermazione del potere dei consoli; le motivazioni di questo scarto sono ascrivibili al nuovo periodo di incertezza e di guerre che caratterizzò il
Regnum (WICKHAM, Sonnambuli verso un nuovo mondo, pp. 201-202).
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Coniuratio tra il 1116 e il 1127, quella della pars Chunradi dal 1127 al 1135 e, infine, la pars Lotharii dopo il 1135. Da ciò si deduce che gli assetti politici non si sarebbero cristallizzati dopo il 1138 ma continuarono a riconfigurarsi seguendo le interazioni tra le coalizioni d’interesse. Sfortunamente l’assenza di fonti narrative dopo il 1136 non permette di analizzare a pieno tali variazioni119.
La continua ristrutturazione degli assetti politici, anche dopo il 1138, si può riscontrare negli incipit delle sentenze conservatesi. Dei 32 documenti (TABELLA 6) in cui vi è un riferimento all’azione dei consoli, 21 presentano la formula introduttiva breve de sententia cioè il modello standardizzato delle sentenze consolari fino agli ultimi anni del XII secolo120. Tale incipit ha, però, una specifica cronologia, riscontrabile tra il 1145 e il 1153,
con due eccezioni nel 1141 e il 1142; i cinque atti successivi, tra il 1154 e il 1155, invece presentano l’espressione sententiam a introdurre il documento121. I cinque atti precedenti al
1145, viceversa, utilizzano una maggiore varietà tipologica, con riferimenti a refute e arbitrati122. L’arco cronologico dei brevi, quindi, coincise con il primo periodo
dell’arcivescovato di Oberto da Pirovano, un presule capace di riaffermare la figura dell’arcivescovo nella politica cittadina. E’, quindi, ipotizzabile una correlazione tra i due eventi. Su questo punto, si può essere più precisi: il primo documento della serie continua dei brevi è datato al 25 giugno 1145 durante i mesi conclusivi dell’arcivescovato di Robaldo123. Gli ultimi anni del suo episcopato furono un periodo turbolento per la città,
caratterizzato da una nuova tensione interna tra le forze politiche, culminata con l’esilio di
119 L’opera di Landolfo Iuniore si conclude con il 1136 e non si hanno altre informazioni provenienti
dalla cronachistica fino alle guerre contro il Barbarossa; una prova ulteriore che questa mancanza sia reale o non imposta da una perdita documentaria proviene dalle cronache successive. Anche in queste opere, che attinsero dagli autori precedenti, vi è un’assenza di riferimenti o rimandi a opere narrative almeno fino al Barbarossa. Questo “buco narrativo” rende difficoltosa la ricostruzione di questi anni per quando riguarda coalizioni d’interesse e gruppi sovralocali. Su questo problema vedi BUSCH, Die Mailander
Geschichtsschreibung, pp. 43-50; ID., Sulle tracce della memoria comunale di Milano. Le opere dei laici del XII e XIII secolo nel “Manipulus florum” di Galvano Fiamma in Le cronache medievali di Milano, Milano
2001, pp. 79-88.
120 FISSORE, Origine e formazione, pp. 582-588.
121 La formula «breve de sententia» è presente nei seguenti documenti: MANARESI, n. 7, pp. 12-13; (8
dicembre 1141); n. 8, pp. 13-15 (20 maggio 1142); n. 11, pp. 19-20 (25 giugno 1145); n. 12, pp. 20-22 (24 agosto 1145); n. 13, pp. 22-23 (18 ottobre 1145); n. 13, pp. 23-24 (13 maggio 1147); n. 14, pp. 24-26 (23 ottobre 1147); n. 16, pp. 26-27 (19 maggio 1148); n. 17, pp. 27-28 (18 novembre 1148); n. 18, pp. 28-29 (8 luglio 1149); n. 19, pp. 30 (3 gennaio 1150); n. 20, pp. 31-32 (17 gennaio 1150); n. 21, pp. 32-33 (3 giugno 1150); n. 22, p. 34 (18 settembre 1150); n. 23, pp. 35-36 (19 dicembre 1150); n. 24, pp. 26-27 (4 maggio 1151); n. 25, pp. 37-41 (3 settembre 1151); n. 26, pp. 41-42 (8 maggio 1152); n. 27, pp. 42-43 (14 aprile 1153); n. 28, pp. 44-46 (10 giugno 1153); La formula «sententiam» è presente in questi documenti: MANARESI, n. 29, pp. 46-47 (20 gennaio 1154); n. 30, pp. 47-49 (14 aprile 1154); n. 31, pp. 49-50 (13 ottobre 1154), n. 32, pp. 50- 51 (29 gennaio 1155); n. 33, pp. 51-53 (29 giugno 1155).
122 «Dedit sententiam» MANARESI, n. 4, pp. 8-9 (10 novembre 1138); «Breve recordationis pro futuris
temporibus ad memoriam retinendam» n. 5, pp. 9-11 (21 agosto 1140); «finem et refutationem» n. 6, pp. 11- 12 (ottobre 1141); «Breve recordationis», n. 9, pp. 15-18 (metà giugno 1143); «finem et reffutationem» n. 10, pp. 18-19 (marzo 1144).
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Robaldo nel 1144. Si può quindi ipotizzare che l’affermazione di un modello documentario avvenuta a seguito di nuove controversie tra le autorità cittadine, possa essere una prova del corrispondente riconfigurarsi degli assetti politici.
Il consolidarsi del regime consolare non ebbe un diretto riscontro in una maggiore presenza della magistratura nelle controversie tra soggetti cittadini. Infatti, solo tre sentenze consolari riguardarono contenziosi interni alle mura urbane: nel giugno 1143 la basilica di Sant’Ambrogio, il 18 settembre 1150 pascoli comuni presso S. Siro alla Vepra e il 13 ottobre 1154 un’annuale da distribuire ai vari ordini ecclesiastici cittadini124. Il resto degli atti si può
dividere in tre categorie: nove sentenze su località attigue alla città o inserite nell’area di diretta influenza, sedici nei settori periferici del districtus, quattro nel territorio di Lodi125.
Nessun documento consolare riguardò cause esterne l’area sottoposta a Milano. Se il consolato sembra essersi rivolto maggiormente al territorio, la giustizia arcivescovile riuscì a operare su più campi: Oberto da Pirovano fu molto attivo nelle questioni urbane dopo il 1146 ma le sentenze riguardarono anche il comitatus; Robaldo, invece, sentenziò in alcune controversie su un piano regionale126.
La documentazione testimonia, inoltre, una collaborazione tra le due istituzioni nell’imposizione di una chiara politica territoriale, probabilmente per supplire alla rinnovata assenza imperiale dopo il 1136. Il concorso tra le due realtà è provato, in primis, dall’intervento in tutta la documentazione degli stessi personaggi, soprattutto di coloro che avevano acquisito capacità tecniche specifiche. Un caso emblematico è il causidico Arialdo da Baggio: egli fu console nel 1151 sentenziando una causa del 4 maggio, ma anche giudice, con la formula per assessorem suum, dell’arcivescovo Oberto da Pirovano in una controversia tra il monastero di Morimondo e la pieve di Casorate del 25 febbraio 1154127.
Inoltre, alcuni consoli intervennero in documenti episcopali: in un’investitura di un appezzamento in Velate concessa da Oberto da Pirovano il 13 febbraio 1148, è attestata la sottoscrizione di Stefanardo e Robasacco, più volte consoli negli stessi anni128. Le interazioni
124 MANARESI, n. 9, pp. 15-18; n. 22, p. 34; n. 31, pp. 49-50.
125 Le nove sentenze relative a luoghi attigui alla città o nelle aree limitrofe: Casorate, oggi frazione di
Bernate Ticino (Manaresi, n. 4, pp. 8-9), Rosate (n. 6, pp. 11-12), Vicomaggiore (n. 10, pp. 18-19), Monza (n. 19, p. 30), Fiorano e Casolasco (n. 20, pp. 31-32; n. 24, pp. 36-37); Linate (n. 21, pp. 32-33), Seregno (n. 29, pp. 46-47), Besate (n. 14bis, Appendice). Le sedici sentenze relative ai luoghi periferici della diocesi: Mendrisio e Rancate (n. 5, pp. 9-11; n. 8, pp. 13-15), Lonate Ceppino (n. 7, pp. 12-13), Inverigo (n. 11, pp. 19- 20), Varese (n. 12, pp. 20-22; n. 13, pp. 22-23), Monvalle (n. 14, pp. 24-26), Casciago (n. 16, pp. 26-27), Cairate (n. 17, pp. 27-28), Centemero (n. 23, pp. 35-36), Chiavenna (n. 26, pp. 41-42; n. 30, pp. 47-49; n. 33, pp. 51-53), Talamona (n. 27, pp. 42-43), Velate (n. 28, pp. 44-46), Ronago (n. 32, pp. 50-51). Le quattro sentenze nel territorio di Lodi: Cervignano d’Adda (n. 15, pp. 24-26), Cornegliano Laudense (n. 18, pp. 28- 29), Galgagnano (n. 25, pp. 37-41).
126 Sulle sentenze di Robaldo e Oberto da Pirovano rimando alle pp. 144-149. 127 Morimondo, I, n. 155, pp. 303-306.
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tra le due istituzioni avrebbero permesso ai soggetti cittadini di utilizzare entrambe le giurisdizioni per difendere le proprie prerogative: per esempio, Stefano Guandeca, preposito di S. Tecla, e dal 1150 primicerio dei decumani, difese le prerogative del proprio ordine sia con una serie di sentenze e privilegi emessi dall’arcivescovo sia attraverso l’autorità dei consoli129. Lo stesso arcivescovo si sarebbe rivolto alla consulenza dell’altra magistratura:
nel 1148 Oberto da Pirovano ricorse al consolato in un contenzioso con alcuni uomini di Biumo riguardo diritti di pertinenza episcopale130.
L’enfasi sulla documentazione consolare e arcivescovile non ci deve far dimenticare che queste due istituzioni rappresentavano il vertice di uno spazio politico plurale. La dialettica politica non fu circoscritta a queste due realtà. Gli ordinari rafforzarono la propria presenza nella struttura episcopale divenendo una delle figure centrali nell’apparato ecclesiastico; alcune delle figure più importanti di questo ordine, i più vicini a Oberto da Pirovano, ascesero ai gradi più alti della gerarchia arcidiocesana e riuscirono a influenzare la politica religiosa milanese almeno fino all’inizio del XIII secolo131. Più difficile, invece,
documentare i mutamenti dell’organo assembleare cittadino, la contio, non più attestata fino allo scoppio della guerra contro il Barbarossa. Tuttavia, per la prima volta abbiamo la testimonianza di una struttura politica “rionale”132: in un documento del 18 settembre 1150
la controversia riguardo ad alcuni pascoli presso S. Siro alla Vepra coinvolse il monastero di S. Ambrogio e i consules electos de pascuis de Porta Vercellina133. Questo documento
attesta l’esistenza a metà del XII secolo di realtà politiche inferiori a quelle urbane, strutture intermedie tra il vicinato e i rappresentanti dell’intera cittadinanza. È impossibile conoscere quali fossero i rapporti di queste forze con il resto dello spazio politico a causa dell’unicità di questo documento134.
129 Per le concessioni arcivescovili: Pergamene milanesi, XV, n. 16, pp. 108-111. Per la sentenza dei
consoli: MANARESI, n. 14, pp. 23-24.
130 S. Maria Velate, I, n. 153 (13 febbraio 1148).
131 Michele Pellegrini ha evidenziato come, nella seconda parte del XII secolo, la maggior parte della
storia ecclesiastica milanese sia stata dominata dai collaboratori di Galdino della Sala, i quali avrebbero imposto una politica precisa all’arcidiocesi milanese dopo lo scontro con il Barbarossa; tuttavia, alcuni di questi personaggi non cominciarono la propria ascesa nella Chiesa ambrosiana al tempo di Galdino ma furono selezionati durante il lungo episcopato di Oberto, il quale avrebbe perciò inciso sulle strutture ecclesiastiche milanesi almeno per mezzo secolo. Su questo argomento vedi PELLEGRINI, L’«ordo maior», pp. 56-68.
132 Gli studi migliori sulle possibili circoscrizioni locali nelle città italiane del XII secolo sono stati
prodotti su Roma, città nella quale queste realtà, denominate regioni, sono più evidenti che nelle altre città: E. HUBERT, Espace urbain et habitat à Rome du X siècles à la fin du XIII siècle, Roma 1990.
133 MANARESI, n. 22, p. 34.
134 Per uno studio sui rapporti tra istituzioni cittadine e strutture di vicinato a Milano vedi P. GRILLO, Il
comune di Milano e il problema dei beni pubblici fra XII e XIII secolo. Da un processo del 1207 in «Mélanges
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2.2.2 La presenza dei capitanei come testimonianza dei cambiamenti del