La formalizzazione dello spazio politico urbano: i capitanei e le istituzioni milanes
2.2 Consoli e arcivescovo nel sistema politico tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XII secolo
2.2.2 La presenza dei capitanei come testimonianza dei cambiamenti del consolato
Il passaggio del consolato da organo di parte a istituzione aperta a tutte le istanze politiche milanesi si può datare agli anni Cinquanta del XII secolo. Questo cambiamento si può ipotizzare sulla base di un’analisi degli interventi dei capitanei nelle liste consolari. I trentadue documenti conservatisi riportano un totale di 156 attestazioni consolari, di cui 29 fanno riferimento a famiglie capitaneali; sul numero totale dei riferimenti riconducibili ai consoli circa 1/5 (19%) apparteneva alla vassallità vescovile. Questo dato evidenzia, già, una differenza rispetto al periodo pre 1138: infatti, precedentemente, i capitanei rappresentarono spesso più di 1/3 degli intervenuti135. L’indagine può essere ulteriormente affinata,
considerando il numero effettivo di coloro che ricoprirono la carica consolare. Le testimonianze sono riconducibili a 55 cittadini divenuti consoli (TABELLA 7); 27 di questi si riscontrano solo una volta, 15 due volte e 13 sopra le tre attestazioni136. Di questi 55, 15
appartennero a famiglie di capitanei, rappresentando, quindi, il 27% dei nominati137. Vi
sarebbe, quindi, una discrepanza tra le attestazioni consolari e i consoli medesimi. Una possibile spiegazione potrebbe celarsi nel numero di consolati ricoperti da ogni singolo
135 Vedi sopra, pp. 113-116.
136 Consoli una sola volta: Azzone Martinoni (1138), Arnaldo da Rho (1140), Arderico da Palazzo
(1140), Ottone Manzo (1141), Amizzone da Monza (1141), Giovanni Mantegazza (1143), Arderico Cotta (1143), Gerardo Calcaniola (1143), Goslino Pagano (1144), Anselmo Burro (1144), Lanfranco da Settala (1145), Magnano Crivelli (1147), Amizzone da Porta Romana (1150), Giovanni da Rho (1150), Guglielmo Scacabarozzi (1150), Aterario Mainerii (1150), Arderico Osa (1150), Enrico Paliario (1150), Arialdo da
Baggio (1151), Benno da Corte (1151), Arderico Mantegazza (1151), Gotefredo Mainerii (1151), Monaco
Gambaro (1151), Ugo Visconti (1151), Roberto Pingiluppo (1153), Anselmo dall’Orto (1155), Amizzone da
Landriano (1155). Consoli due volte: Gualtiero (1138-1142), Martino della Croce (1138-1140), Arderico
Cagainosa (1140-1144), Manfredo da Settala (1140-1147), Ottobello da Lodi (1140-1144), Manfredo da
Soresina (1141-1144), Guascone da Mairola (1143-1154), Ambrogio Zavattario (1143-1150), Alberto da
Carate (1148-1154), Guercio (1149-1154), Ottone della Sala (1150-1152), Alberto da Porta Romana (1151- 1153), Ottone da Mairola (1151-1153), Pedrocco Marcellino (1151-1155), Marchisio Calcaniola (1151-1153). Consoli con più di due attestazioni: Stefanardo (1138-1145-1147-1149), Malastreva Burri (1140-1145-1147), Gigio Burri (1140-1142-1145-1151), Gerardo Cagapisto (1141-1144-1148-1150-1152), Bordella (1141-1145- 1154), Oberto dall’Orto (1142-1147-1150-1154), Azzone Cicerano (1143-1145-1147-1149-1153), Gregorio Cagainarca (1143-1145-1148-1151), Robasacco (1144-1148-1150-1152), Ottone da Rho (1145-1147-1154), Gilberto Pavaro (1145-1149-1151-1155), Ariprando (1147-1151-1153), Ariprando Gonfalonieri (1147-1149- 1151).
137 I consoli capitanei sono: Arnaldo da Rho, Ottone Manzo, Manfredo da Settala, Manfredo da Soresina,
Lanfranco da Settala, Ottone da Rho, Amizzone da Porta Romana, Giovanni da Rho, Ottone della Sala, Arialdo da Baggio, Alberto da Porta Romana, Benno da Corte, Ugo Visconti, Amizzone da Landriano; sull’identificazione capitaneale di questo famiglie rimando per i da Rho, Visconti e da Baggio ai singoli capitoli, per le altre famiglie: sui da Settala vedi KELLER, Signori e vassalli, pp. 365; sui da Soresina vedi C. VIOLANTE, Una famiglia feudale della “Langobardia” nel secolo XI: i Soresina in Studi filologici, letterari
e storici in memoria di Guido Favati, Padova 1977, vol. II, pp. 653-709; sui da Porta Romana vedi
CASTAGNETTI, I di Porta Romana da consorti di Velate a “capitanei” in Milano; sui da Corte basterebbe l’ascesa alla carica di arcivescovo di Olrico da Corte per dimostrare il loro rango di famiglia capitaneale poiché solo tali casate potevano ricoprire questa carica; sui da Landriano vedi KELLER, Signori e vassalli, p. 364.
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capitaneo, eletto più volte a questa magistratura per il peso politico della propria casata; tuttavia, solo due personaggi furono per tre volte consoli e la maggior parte dei capitanei venne eletta solo una volta. Questo divario può essere spiegato, invece, prendendo in considerazione la divisione proposta in un primo periodo fino al 1150 (il consolato di parte) e uno successivo fino al 1155 (il consolato istituzionale).
Le due fasi possono essere confrontate poiché hanno una consistenza documentaria simile: tra il 1138 e il 1149 sono conservati sedici documenti, tra il 1150 e il 1155 quindici documenti. La stessa ripartizione è testimoniata nei consoli: per il primo periodo abbiamo l’attestazione di 35 di questi, per il secondo di 34. Tra questi magistrati, 14 furono consoli in entrambe i periodi. Una prima considerazione fa riferimento proprio a questo ultimo dato: in questo gruppo i capitanei ebbero un solo membro, rappresentando il 7% del campione. Una percentuale inferiore a quelle riscontrate negli altri casi, segno di una polarizzazione dell’aristocrazia nei due periodi in esame.
La seconda osservazione rimanda al numero totale di consoli capitaneali attestati: tra il 1138 e il 1149 sono documentati sei capitanei, mentre per gli anni Cinquanta ne sono testimoniati nove. A livello percentuale nel primo periodo abbiamo il 19% di capitanei, mentre nel secondo la cifra sale al 27% (TABELLA 8). Quindi la presenza dei membri dell’alta aristocrazia non sarebbe omogenea lungo l’arco temporale del primo consolato: a un iniziale diminuzione della presenza, sarebbe seguito un nuovo interesse da parte di questo gruppo nella costruzione di relazioni con l’istituzione. Per poter fornire una prima ipotesi sulle motivazioni di questa evoluzione bisogna considerare chi furono i capitanei che ricoprirono la carica consolare.
La rappresentazione grafica dei personaggi mostra le differenze tra i due periodi (TABELLA 9): nel primo, i consoli provennero da quattro famiglie differenti, dato che sale a otto casate nel periodo successivo. Negli anni Quaranta due stirpi poterono vantare due differenti personaggi che ricoprirono la carica consolare. Questo dato dovrebbe, come negli altri casi, aumentare negli anni Cinquanta; invece, in controtendenza, rimase stabile, poiché i da Porta Romana avevamo già ricoperto la magistratura negli anni Quaranta. Le tre famiglie, che ebbero due membri all’attivo, è molto probabile che abbiano fatto parte della medesima coalizione d’interesse: infatti, i da Rho e i da Settala erano entrambe inserite nella
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pars Lotharii138. Più labili furono i collegamenti tra i da Rho e i da Porta Romana, sebbene
si possa ipotizzare che anche questi ultimi abbiano fatto parte del medesimo gruppo139.
Si può, infine, presentare l’ipotesi sui due periodi: come già affermato da Chris Wickham, dopo il 1135 i capitanei diminuirono la propria presenza nelle liste consolari e i veri protagonisti divennero i iudices140. Il consolato sarebbe ancora, negli anni Trenta e
Quaranta, un organo di parte: la magistratura venne ricoperta solo dai capitanei appartenenti alla pars Lotharii. Le tensioni cittadine negli ultimi anni dell’episcopato di Robaldo cambiarono la gerarchia tra le forze cittadine ed ebbero i loro effetti anche sugli assetti istituzionali. Solo negli anni Cinquanta, la situazione divenne più stabile con il consolato ormai divenuto un’organo politico di vertice simile all’episcopato. Per questo motivo non era più possibile per coloro che volevano affermarsi nello spazio urbano rimanere fuori da tale magistratura. Come già in precedenza nella struttura arcivescovile, il consolato si sarebbe aperto a tutte le autorità politiche; per ciò ricoprirono la carica di console nel 1151 Benno da Corte e Ugo Visconti, appartenenti a due famiglie precedentemente nella pars Chunradi141. Inoltre, iniziarono a interessarsi al consolato anche famiglie pienamente
affermate nel sistema episcopale: Ottone della Sala, console nel 1150 e 1152, fu parente di Galdino, la cui ascesa nelle gerarchie degli ordinari sarebbe iniziata proprio dopo il 1135 e si sarebbe conclusa solo nel 1166 con la nomina ad arcivescovo di Milano142.