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l’origine dei capitanei urbani e rurali (1045-1111)

1.2 Un primo tentativo di formalizzazione: l’epoca dei presuli filoromani (1085-1101)

1.2.5 La concordia cittadina di fine secolo

La politica di riconciliazione dei presuli filoromani favorì il consolidamento del regime. Il rafforzarsi dei soggetti politici e la prolungata supremazia di una determinata coalizione d’interesse condussero a una diminuzione della conflittualità interna. Sebbene l’apice della stabilità coincise con l’episcopato di Anselmo IV, le fondamenta si costruirono negli anni precedenti; gli anni di Anselmo III furono un momento di svolta per il passaggio

156 LUCIONI, Anselmo IV, pp. 96-101.

157 Vedi capitolo 2°, p. 112 e capitolo 4°, p. 219.

158 Secondo un’ipotesi di Michele Pellegrini il capitolo della cattedrale non sarebbe totalmente escluso a

tutti coloro che non facevano parte dell’aristocrazia cittadina ma solo le cariche maggiori, quelle superiori al notariato: PELLEGRINI, L’«ordo maior», pp. 25-49. Egli fa riferimento alle nomine tra la fine dell’XII e la metà del XIII secolo ma basandosi su documenti più antichi, come il Beroldo; è possibile ipotizzare che l’esclusività degli ordini superiori fosse antica se Landolfo Seniore si premura di specificare come i candidati proposti a Enrico III fossero tutti diaconi, cioè uno dei tre ordini superiori (preti, diaconi, notai) della canonica cattedrale: LANDOLFO SENIORE, lib. III, cap. 3, pp. 74-75: «[…] quapropter quatuor maioris ordinis viros sapientes optimae vitae bonaeque famae elegerunt, quibus electis, unversae civitatis ordines ipsos ad imperatorem Henricum, qui noviter surrexerat noviterque populum ipsum a maiorum manibus liberaverat, summa cum dligentia direxerunt».

159 Tra i diplomi firmati dal preposito di Sant’Ambrogio vi è quello su S. Maria d’Aurona: vedi sopra,

nota 122. Sui favori alla canonica ambrosiana, Anselmo IV confermò ai canonici il possesso della cappella di S. Maria Greca, già concessa da Arnolfo III: GIULINI, vol. VII, pp. 78-79. Inoltre, favorì il preposito nella sua controversia con il monastero attiguo, con una sentenza a favore emessa nella sinodo del 1098: sulla questione che diverrà importante sul piano politico cittadino tra gli anni Venti e Quaranta del XII secolo vedi capitolo 2°, pp. 141-144. La prova della partecipazione di Landolfo da Baggio alla crociata del 1101 è inLANDOLFO IUNIORE, cap. 8, p. 23: «Tunc primicerius, habito conscilio cum nobilibus, cleris et viris Mediolani, coram populo et ipso alterum de duobus Landulfis, Mediolanensis ecclesie ordinariis, videlicet de Badaglo et de Vareglate, a Yerosolimis redeuntibus, ellegit».

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nel fronte romano ma, anche, per il consolidarsi dell’autorità cittadina. Le vicissitudini di prete Liprando documentato come «il dissenso nei confronti di Anselmo da Bovisio rimase presto circoscritto a frange minoritarie e marginalizzate, incapaci di organizzare una valida opposizione»160.

In due momenti il sacerdote tentò di opporsi alle decisioni dell’arcivescovo: poco dopo l’elezione del da Bovisio, egli cercò di recarsi a Roma per illustrare la situazione della sede milanese a Urbano II, probabilmente per cercare nel pontefice un alleato contro il pastore ambrosiano come ai tempi di Erlembaldo. L’ingloriosa fine della spedizione evidenzia la debolezza di questa coalizione161. Inoltre, Liprando tentò di opporsi alla

spedizione organizzata dall’arcivescovo in Oriente, anche se era stata indetta «quasi monitus apostolica auctoritate», ma con scarsi risultati se addirittura un suo parente avrebbe partecipato alla spedizione in Terrasanta: Landolfo Iuniore annota, con forte sdegno, che Girismanno, suo fratello e quindi nipote di prete Liprando, contro il parere dei suoi familiari, decise di partire con i crociati, abbandonando non solo il padre, la madre, i fratelli e le sorelle ma, anche, la moglie e la figlia ancora in fasce162.

Il rafforzamento della configurazione politica aveva un fine preciso: consentire una mancanza del presule senza eccessivi sconvolgimenti urbani. Il consolidarsi del regime avrebbe dovuto evitare la ripresa di quei movimenti centrifughi e disgregatori che avevano dominato lo spazio urbano nei decenni precedenti. Il successo dell’operato di Anselmo IV è testimoniato dalla predicazione della crociata, di cui neanche un riluttante Landolfo Iuniore può nascondere il successo163. L’affermazione di Landolfo presenta, anche, un indizio della

centralità di Milano nello scacchiere regionale; il sinodo del 1098 aveva posto le basi sulle quali la città avrebbe rafforzato la propria influenza, soprattutto su quelle località in cui dominavano forze appartenenti al suo stesso schieramento sovralocale. Milano tentò di proporsi come centro delle gerarchie del Regno d’Italia in un momento in cui la

160 LUCIONI, Anselmo IV, p. 142.

161 LANDOLFO IUNIORE, cap. 3, pp. 21-22.

162 LANDOLFO IUNIORE, cap. 4, p. 23: «Rege igitur in regno deficiente, supradictus Anselmus de Buis

Mediolanensis archiepiscopus, quasi monitus apostolica auctoritate, iam dicto presbitero nolente, studuit congregare de diversis gentibus esercitum, cum quo caperet Babilonicum regnum. Et in hoc studio premonuit preelectam iuventutem Mediolanensium, cruces suscipere et cantilenam de “Ultreja ultreja” cantare. Atque ad vocem huius prudentis viri plures viri cuiuslibet conditionisper civitates Longobardorum cantaverunt. Statuit quoque et ipse, dum esset in hac speditione, de reditibus archiepiscopatus non daretur sacerdotibus et levitis et ceteris clericis benefitium, quod consuevimus suscipere per celebrationes festorum sanctorum martirum, virginum et confessorum. Insuper quidam preoptandus mihi frater, nomine Girismannus, spectans ad illius monitionem, patrem et matrem, sorores et fratres, uxorem quoque et filiam unicam in cunabulis dimisit; atque rediens a Yerosolimis, viam universe carnis intravit, et Babilonis terram, prestante sibi divina gratia, simul cum multis peregrinis vitavit. Archiepiscopus vero ille de Buis, a Turcis et Saracenis fugatus, in gravi luctu Constantinopolim expiravit».

163 LANDOLFO IUNIORE, cap. 4, p. 23: «Ad vocem huius prudentis viri (Anselmi) plures viri cuiuslibet

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formalizzazione di nuovi assetti di potere stava avvenendo in assenza dell’autorità imperiale164.

L’atto finale e più spettacolare, segno della rinnovata concordia interna ed esterna, fu l’istituzione di una festa annuale da celebrare ogni 15 luglio all’anniversario della presa di Gerusalemme165; la celebrazione si incentrò nel complesso ecclesiastico di SS. Trinità,

che da quel momento intitolato al Santo Sepolcro gerosomilitano166. Il documento

«rappresenta un icastico consuntivo dell’attività dell’arcivescovo; in esso si individuano in controluce i temi forti che avevano innervato l’interno arco dell’episcopato»167: mostra,

inoltre, l’appoggio della cittadinanza, la fondazione di un mercato e l’esenzione dei tassi sulle merci, la «valorizzazione della tendenza associativa dei fedeli su base territoriale»168.

Le trentacinque sottoscrizioni, invece, testimoniano il successo delle politiche di Anselmo: da una parte «l’abbattimento dei livelli di conflittualità all’interno della Chiesa milanese mediante la composizione dei contrasti in atto e la costante ricerca della collaborazione con tutte le componenti del corpo ecclesiastico ambrosiano», dall’altra «il segno dell’autorevolezza riconosciuta ad Anselmo da membri dell’episcopato dell’Italia settentrionale che si trovavano al di fuori dei confini della provincia metropolitica milanese»169. Nel luglio 1100 i primi crociati abbandonavano Milano per raggiungere il

regnum Babilonicum170. Anselmo lasciava una realtà cittadina in cui l’arcivescovo era

divenuto il rappresentante dell’identità civica e vertice dei nuovi assetti di potere. Era, però, una società ancora in pieno fermento in cui le tensioni e i mutamenti dominavano lo spazio

164 L’epoca di disgregazione dei poteri pubblici si sarebbe conclusa con l’affievolirsi della lotta tra pars

imperii e pars ecclesiae dopo la battaglia di Sorbara e l’ultima discesa di Enrico IV in Italia; negli anni

successivi si daterebbe una prima fase di istituzionalizzazione dei soggetti politici seguita al periodo di pacificazione generale (per una analisi e una serie di esempi in tutto il Regno vedi FIORE, Il mutamento

signorile, pp. 19-39). L’obiettivo della città di Milano sarebbe stato quello, in questo contesto di formazione

di nuove forze, di costruire una rete di coordinamento sovralocale che potesse compensare il collasso delle connessioni del sistema pubblico. Su questo fronte si può ricavare poco dalla documentazione poiché non sappiamo nulla dei rapporti con le altre forze politiche nel primo periodo di Grossolano. Il ritorno dell’imperatore in Italia nel 1110 e la riattivazione dell’azione del Regno costrinse la città a cambiare la propria politica; grazie ad una serie di documenti che ci aiutano a rilevare la posizione di Milano nel nuovo sistema imperiale proposto da Enrico V può essere confermato questo tentativo di leadership delle forze nella Lombardia centrale. Per i rapporti tra la città e le strutture del Regno nei primi anni del XII secolo rinvio al capitolo 2°, pp. 104-109.

165 PURICELLI, Ambrosianae Mediolani basilicae, pp. 481-485.

166 L.C. SCHIAVI, Il Santo Sepolcro di Milano da Ariberto a Federico Borromeo: genesi ed evoluzione

di una chiesa ideale, Pisa 2005; ID., Il Santo Sepolcro di Milano: il legame liturgico con la cattedrale milanese e nuove indagini delle cattedrali in Medioevo: l’Europa delle cattedrali, Milano 2007, pp. 350-361.

167 LUCIONI, Anselmo IV, p. 193.

168 Ibidem, p. 194.

169 Per un primo approfondimento sui testimoni di questo documento: LUCIONI, Anselmo IV, pp. 194-

195.

170 Per il vero obiettivo della crociata del 1101: G. LIGATO, Le vicende della crociata lombarda:

Gerusalemme o “regnum Babilocum”? in Deus non voluit. I Lombardi alla prima crociata (1100-1101). Dal mito alla ricostruzione della realtà, Milano 2003, pp. 31-104.

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sociale e politico, dove la stabilità era figlia di tutta una serie di fattori non sempre conciliabili: «Era una realtà difficile da dominare e Grossolano, suo successore, […] presto dovette prenderne atto suo malgrado»171.

1.3 L’ascesa di un nuovo regime: le trasformazioni durante

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