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Excursus: l’opera e la fortuna di Annibale Fontana nei Regni di Napoli e di Sicilia

Cap I.3 La ‘scuola milanese’ a Milano: Annibale Fontana

IV. Excursus: l’opera e la fortuna di Annibale Fontana nei Regni di Napoli e di Sicilia

Giunti quasi al termine della nostra revisione catalogica, vorremmo ora attribuire ad Annibale la medaglia di un generale asburgico poco noto, Ferdinando Loffredo451: la sua

448 Armand 1883-87, p. 149, A (anonima); Toderi e Vannel 2000, I, p. 48, n. 54 (Leone Leoni). Esemplari

principali: Hill 1920 (1), pp. 60-61; Planiscig 1919, p. 196, n. 428 (erroneamente giudicata una coniazione settecentesca); Toderi e Vannel 1998, p. 43, n. 32. Gli esemplari segnalati da Hill (Hill 1920 (1), pp. 60-61) presso il Museo Nazionale del Bargello a Firenze e il Museo Arqueológico Nacional a Madrid sono in realtà tipi diversi.

449 L’accostamento a Bernardi è in Attwood 2003, I, p. 159, n. 195. 450

Hill 1915 (3), p. 241 (con censimento degli esemplari); Toderi e Vannel 2000, I, p. 159, n. 413.

451 Bibliografia generale: Armand 1883-85, II, p. 164, n. 8; Scher 1994, p. 161, n. 56a; Toderi e Vannel 2000,

I, p. 103, n. 240. Esemplari principali: Rizzini 1892, p. 87, n. 607; Börner 1997, p. 223, n. 999; CMP, AV n. 1612 (ae, surmoulage mediocre, d. 70mm, sp. 4-8mm, 0°).

inclusione nel corpus di Fontana ci consentirà così di formulare alcune considerazioni sul ruolo rivestito dal Fontana rispetto alla medaglistica del Meridione.

Ferdinando Loffredo, patrizio napoletano, è designato come marchese di Trevico, titolo che assunse nel 1548; nel rovescio, mentre la Verità consegna un’asta da torneo all’imperatore Carlo V, quest’ultimo indica il militare vittorioso. La raffigurazione potrebbe dunque alludere alla lealtà dimostrata dall’effigiato, che affiancò il proprio sovrano contro il Principe di Sanseverino durante la rivolta dei baroni del Regno di Napoli nel 1552, e riferirsi a una delle investiture ricevute dal Generale, che fu Governatore di Otranto e Bari, e “Governatore con comando della Magna Grecia”. Ciò non implica, tuttavia, che la medaglia fosse commissionata a ridosso dell’evento che commemora.

Diversi indizi formali dimostrano che la medaglia, di fattura senz’altro lombarda, è in piena assonanza con la produzione di Fontana: il profilo e lo scavo delle orbite assomigliano a quelli del cardinal Madruzzo, il panneggio a falci ritmiche e regolari non è differente dal quello del busto di Alfonso d’Avalos. Le lettere, la distribuzione del rilievo sul tondello e l’impostazione spaziale del rovescio (un rilievo disposto su una mensola di suolo scorciata come un palco) sono quelle tipiche di Annibale. D’altro canto, sebbene la qualità esecutiva sia altissima, altri tratti costituiscono degli hapax all’interno del corpus fontaniano: nel rovescio il piano della figurazione, che non è caratterizzato come terreno, lascia aperto un ampio esergo, e la stilizzazione dei panneggi risulta più schematica che nelle altre opere. Si tratta dell’opera di un eccezionale seguace, che non siamo ancora riusciti non identificabile altrove, o piuttosto di una delle prime di Annibale, aperta a solecismi e ad un puntiglio ritrattistico poi abbandonati? Con tutte le riserve del caso, chi scrive propende attualmente per la seconda ipotesi, che riguarda anche una cera (New York, coll. Scher) nella quale sono raffigurati esattamente il recto e il verso della medaglia. Il modello in cera permette di apprezzare in dettaglio la lavorazione spugnosa della barba diseguale e l’accuratezza del lungo fregio a racemi che zeppa l’esergo al recto e nel verso452.

Riflessi dell’arte di Fontana si colgono del resto a più riprese nel Meridione: nella medaglia di Francesco Potenzano l’improbabile busto loricato del pittore palermitano è un calco esatto di quello della medaglia di Alfonso II d’Avalos, ma le soluzioni epigrafiche, le fattezze della testa ed la figurazione del rovescio impediscono di ipotizzarne l’autografia fontaniana453. Anche il microritratto del viceré di Sicilia Marcantonio Colonna, opera di Annibale Gagini (1583), è un calco della medaglia di Francesco Ferdinando d’Avalos454: il Colonna ne fu parente e successore, e Gagini dovette conoscere Fontana dai tempi in cui, nel 1570, il protetto lombardo del Marchese aveva stimato i rilievi di Vincenzo Gagini per una delle ante del portale della Cattedrale di Palermo.

Le medaglie di Ferdinando Loffredo e di Isabella d’Aragona non sono però le uniche a far sospettare che Fontana, seguendo nel Viceregno di Sicilia il suo protettore Francesco Ferdinando d’Avalos, avesse accontentato per qualche tempo le richieste dell’aristocrazia partenopea facendo tappa nel palazzo del Marchese a Ischia. Napoli era rimasta priva di medaglisti di rilievo per lungo tempo quando intorno al 1570 − facendosi precedere dalle medaglie di Francesco Ferdinando e Consalvo Hernández senior, duca della campana Sessa − giunse un ritrattista con ottime credenziali come Annibale. Questo insieme di circostanze renderebbe plausibile che attorno a lui si affollassero anche commissioni per ritratti postumi o inneggianti a eventi lontani. Sembra questo il caso di una medaglia di Antonio

452 Scher 1996, pp. 14-21.

453

Toderi e Vannel 2000, II, p. 867, n. 2679.

454 Toderi e Vannel 2000, II, p. 871, n. 2685. Su Annibale Gagini, nipote dello scultore Antonio e attivo a

Palermo durante l’ultimo quarto del XVI secolo e il primo decennio del XVII, cfr. Forrer 1902-1930, II, p. 186.

Castriota455, duca di Ferrandina e poeta456: lo stile della medaglia non può risalire al “1549”, l’anno in cui il Duca presentava l’età “ANN(orum) XXVI” dimostrata dall’effigie: in effetti, essa ne commemora la morte, avvenuta in quel medesimo anno, ed è senz’altro posteriore. L’abitudine a riferire alla realizzazione della medaglia le date apposte sul suo recto ha così impedito di riconoscere nel ritratto del Castriota una delle opere più sicure di Annibale: il profilo è quasi sovrapponibile a quello di Francesco Ferdinando d’Avalos, le lettere della legenda sono molto simili a quelle del rovescio con Ercole nel giardino delle Esperidi, e nel rovescio della medaglia napoletana l’allegoria tricefala con Testa di cane, di lupo e di leone presenta la stessa criniera e lo stesso muso leonino degli spallacci del busto newyorkese457.

455

Toderi e Vannel 2000, II, p. 862, n. 2656, ne pubblicano un esemplare senza segnalarne la provenienza.

456 Una canzone ed un sonetto del Castriota sono pubblicati in Arrivabene 1553, cc. 102r-103v.

457 Sul signum tricipitis del rovescio, interpretato come simbolo di Prudenza, cfr. Panofsky 1955, pp. 146-

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