Cap I.3 La ‘scuola milanese’ a Milano: Annibale Fontana
I. La questione delle ‘firme’
Proprio le sigle ‘autografiche’ e la loro varietà hanno a lungo costituito un ostacolo alla formazione del catalogo medaglistico di Fontana404. Vediamo innanzitutto quali varianti sono parse riconducibili allo scultore milanese nel corso del dibattito avviato ai tempi di Armand e non ancora sopito:
• La sigla “ANN + punto triangolare” è attestata sul recto di alcuni esemplari di una medaglia di Cristoforo Madruzzo: figura nel campo, sotto il taglio della spalla, e si allinea lungo il bordo superiore al posto della didascalia, rispetto alla quale presenta un orientamento inverso e un modulo inferiore405.
• L’abbreviazione “ANIB” compare analogamente sul recto dei migliori esemplari di un ritratto di Giovambattista Castaldo, attestato in combinazione con tre rovesci dello stesso autore, non necessariamente coevi (“TRANSILVANIA CAPTA”406,
404 Armand (1883-87, I, pp. 176-177; I, p. 253; III, pp. 77-78 e 121) divise l’attuale corpus fra tre artisti,
“ANN”, “ANIB”/“ANNIBAL” e Fontana. Habich 1924, p. 137, si limitò a ipotizzare che “ANIB”/“ANNIBAL” e Fontana fossero la stessa personalità, opponendo però le difficoltà cronologiche sollevate dalla datazione precoce al 1550 delle medaglie del Castaldo (proposta da Armand 1883-87, I, p. 175, n. 1; ma cfr. infra, cap. II.4, per una diversa soluzione); Hill unificò su basi formali gli ultimi due gruppi, escludendo le sole medaglie di Cristoforo Madruzzo (Hill 1923 (1), p. 44). Ancora John Graham Pollard (1984-85, III, pp. 1252-1259), Cesare Johnson, Rodolfo Martini (1988, pp. 29-34, e 1994, pp. 35-37) e Philip Attwood (2003, I, p. 129) mantengono però la distinzione fra le medaglie documentate di Fontana (quelle di Francesco Ferdinando d’Avalos, Giovampaolo Lomazzo e Ottaviano Ferrari: cfr. infra) e uno o due monogrammisti. A tale diffidenza verso le ragioni formali, che come vedremo remano in direzione opposta, non è però più possibile opporre altri candidati all’identificazione: gli orafi e bronzisti elencati da Gaetano Milanesi e poi da Armand su di una base meramente congetturale non hanno mai rivelato di avere una produzione medaglistica, e non sono nemmeno lombardi (come è invece chiaramente l’autore dei microritratti in questione). Sulla produzione medaglistica di Fontana cfr. anche Bolzenthal 1840, pp. 161-162; Forrer 1902-30, II, pp. 119-120 (voce Fontana, Annibale, cui rinvia anche la voce Annib.); Maria Teresa Fiorio, in DA, XI, pp. 278-280.
405 Bibliografia generale: Van Mieris 1735, III, p. 386; Armand 1883-87, I, p. 177, n. 1; Andrea Spiriti, in
DBI, L, 1998, p. 615 (Fontana); Toderi e Vannel 2000, I, p. 74, n. 137 (Fontana). Esemplari principali: Bergmann 1844, p. 23 (esemplare firmato; riferisce la medaglia al 1556, anno dell’intervento militare di Madruzzo in Piemonte); Valerio 1977, p. 148, n. 115 (attribuisce a Fontana); Johnson e Martini 1988, p. 33, n. 711 (firmata, “ANN”); Rizzolli 1993, p. 449, n. 177 (non firmata: Fontana); Attwood 2003, I, p. 130, n. 108 (monogrammista “ANN...”, diverso da “ANIB” / “ANNIBAL” e da Fontana); CMP, cab. n. 423° (ae, d. 60,7mm, sp. 2,8mm).
406
Bibliografia generale: Armand 1883-87, I, p. 175, n. 1 (“ANIB”); Hill 1917, p. 166 (“ANIB”); Andrea Spiriti, in DBI, L, 1998, p. 615 (Fontana); Toderi e Vannel 2000, I, p. 76, n. 145 (Fontana). Esemplari principali: Rizzini 1892, p. 38, n. 248 (“ANIB”); De Rinaldis 1913, p. 58, nn. 135-136 (il trentino Annibale Borgognone?); Pollard 1984-85, III, p. 1257, n. 730 (“ANIB”); Valerio 1977, p. 149, n. 117 (Fontana); Johnson e Martini 1988, p. 30, n. 699 (“ANIB”); Börner 1997, p. 180, n. 780 (Fontana); Toderi e Vannel 2003, I, p. 56, n. 496 (Fontana); Attwood 2003, I, p. 128, n. 103 (“ANIB”/“ANNIBAL”); CMP, cab. n. 106 (ag, 42,5mm, sp. 2-3,5mm, 180°).
“LIPPA CAPTA”407; “CAPTIS SVBAC . FVSISQ . REG . NAVAR . DACIAE . E(T). OLIM . PERSA . TVRC DVCE”408). Anche questa iscrizione, posizionata sotto il taglio del braccio, compare nello spazio lasciato libero dalla didascalia tra due linee incise; è orientata in senso antiorario e ha un modulo inferiore rispetto alla didascalia.
• La sigla “ANNIBAL” è incisa con ductus libero sul taglio della spalla del ritratto che raffigura Consalvo (Gonzalo) Hernández de Córdoba y Aguilar (1453-1515), indubbiamente un’effigie di restituzione409; in almeno due esemplari è segnalata nella medesima posizione la variante “ANNIB M(edio)L(anensis)”.
• Nei migliori esemplari (per esempio quello dell’Accademia Carrara di Bergamo), la medaglia di Giovan Francesco Martinioni presenta l’iscrizione “ANN . FE(cit)” in rilievo sul taglio della spalla410.
• In un esemplare bresciano della medaglia di Tommaso Marino è stata letta dal Rossi, incisa sul taglio del busto, l’iscrizione “ANN A(?)”, non riconosciuta precedentemente dal Rizzini411.
407 Sulla medaglia cfr. in generale: Van Mieris 1732-35, III, p. 275; Armand 1883-87, I, p. 175, n. 2
(“ANIB”); Hill 1917, p. 166; Andrea Spiriti, in DBI, L, 1998, p. 615 (Fontana); Toderi e Vannel 2000, I, pp. 76-77, n. 146 (Fontana). Esemplari principali: Rizzini 1892, p. 38, n. 249 (“ANIB”); De Rinaldis 1913, p. 58, n. 134 (Annibale Borgognone?); Valerio 1977, p. 149, n. 118 (Fontana); Rossi 1982, p. 92, n. 44 (Fontana); Pollard 1984-85, III, p. 1259, n. 731 (“ANIB”); Rossi 1985, p. 361, n. 5.14 (Fontana); Johnson e Martini 1988, p. 29, n. 698 (“ANIB” / “ANNIBAL”); Börner 1997, p. 180, n. 781 (“ANIB” / “ANNIBAL”); Toderi e Vannel 2003, I, p. 56, n. 497 (Fontana); Attwood 2003, I, p. 128, n. 104 (“ANIB”/ “ANNIBAL”); CMP, AV n. 617.
408 Bibliografia generale: Van Mieris 1732-35, III, p. 276; Armand 1883-87, I, p. 175, n. 2 (“ANIB”); Hill
1917, p. 166 (“ANIB”); Andrea Spiriti, in DBI, L, 1998, p. 615 (Fontana); Toderi e Vannel 2000, I, pp. 76-77, n. 146 (Fontana). Esemplari principali: Rossi 1982, p. 92, n. 44 (Fontana); Rossi 1985, p. 361, n. 5.14 (Fontana); Johnson e Martini 1988, p. 29, n. 696 (“ANIB”); Attwood 2003, I, p. 129, n. 105 (“ANIB”/“ANNIBAL”); CMP, AV n. 619 (ae, d. 45,3mm, sp. 2,5-4,2mm).
409 Bibliografia generale: Armand 1883-87, I, p. 176, n. 1 (“ANNIBAL”); Jolivot 1890, pp. 145-146; Andrea
Spiriti, in DBI, L, 1998, p. 615 (Fontana); Toderi e Vannel 2000, I, p. 75, n. 141 (Fontana). Esemplari principali: De Rinaldis 1913, p. 59, n. 137 (attribuisce ad “ANNIBAL”); Middeldorf e Goetz 1944, p. 116; Alvarez-Ossorio 1950, p. 157, n. 181 (“ANNIBAL”); Hill e Pollard 1967, p. 85, n. 445 (“ANIB”/“ANNIBAL”); Valerio 1977, p. 148, n. 116 (Fontana); Rossi 1982, p. 91, n. 43 (Fontana); Pollard 1984-85, III, p. 1254, n. 729 (“ANIB”/“ANNIBAL”); Johnson e Martini 1988, p. 32, n. 706 (“ANIB”/“ANNIBAL”); Toderi e Vannel 2003, I, p. 56, n. 495 (Fontana); Attwood 2003, I, p. 129, n. 107 (“ANIB”/“ANNIBAL”); CMP, AV n. 621 (ae, molto buono, sp. 2,2-4,9, d. 57,9, 30°) e n. 622a (seriore). Una variante con capelli lisci è attestata nella collezione Kress (Hill e Pollard 1967, p. 85, n. 445) e a Berlino (Börner 1997, p. 181, n. 783, come “ANIB”/“ANNIBAL”): cfr. anche Toderi e Vannel 2000, I, p. 75, n. 142. Non ho potuto reperire la variante con rovescio “MERCVRIVS QVADRATVS” segnalata da Armand 1883- 87, III, p. 77, n. A nella collezione Feuardent; e menzionata da Donati 1939, p. 140.
410 Rossi 1982, p. 94, n. 46. Cfr. Armand 1883-87, II, p. 160, n. 11 (come anonimo: legge l’iscrizione sul
taglio della spalla come “AET 27”); Whitcombe Greene 1913, p. 418 (corregge la trascrizione di Armand in “ANN . 27”); Habich 1924, tav. LXXXIIII, fig. 21 (‘Maestro del cardinal Bembo’); Dworschak 1958, p. 50 (Abbondio); Toderi e Vannel 2000, I, p. 106, n. 258 (anonimo). Esemplari principali: Rizzini 1892, p. 86, n. 592 (anonimo); Brettauer 1937, p. 58, n. 751 (anonimo); Hill e Pollard 1967, p. 80, n. 425 (anonimo milanese autore della medaglia del Piantanida, già ‘Maestro del cardinal Bembo’); Börner 1997, p. 186, n. 808 (anonimo); Attwood 2003, I, p. 151, n. 158 (anonimo); CMP, cab. n. 216 (ae, seriore, d. 48mm, sp. 3-5,2mm, 180°). La medaglia si data in genere dopo il 1552, anno in cui il Martinioni pubblicò a Pavia Le sette parti degli Aforismi di Ippocrate, cui alluderebbe il rovescio.
411 Rossi 1985, p. 362, n. 5.16 (Fontana). Cfr. Armand 1883-87, II, p. 303, n. 28bis (anonimo); Andrea Spiriti,
in DBI, L, 1998, p. 615 (Fontana); Toderi e Vannel 2000, I, p. 75, n. 140 (Fontana). Esemplari principali: Rizzini 1892, p. 50, n. 324 (attribuita a Galeotti); Johnson e Martini 1995, p. 64, n. 2040 (attribuita a Galeotti); Börner 1997, p. 225, n. 1007 (anonimo); Attwood 2003, I, p. 153, n. 168 (forse Galeotti); Paris, AV n. 1165 (seriore, priva di firma) e cab. 120bis (ae, buono, d. 47mm, sp. 2-4mm, privo di firma, 0°).
Importa inoltre notare che le medaglie attribuibili a Fontana sulla base di fonti letterarie sono prive di contrassegni autoriali: esse raffigurano Francesco Ferdinando d’Avalos412, Giovampaolo Lomazzo413 e il medico Ottaviano Ferrari414.
Chi scrive è del parere che l’iscrizione “ANN” apposta su alcuni tipi costituisca solo, come già accettato da alcuni, una forma giovanile delle varianti “ANIB”, “ANNIBAL” e “ANNIB ML”, tra le quali solo le ultime due sono state ricondotte più o meno concordemente a Fontana415. Innanzitutto, le iscrizioni “ANN” e ANIB” sono realizzate e impaginate in maniera identica. In secondo luogo, le varianti “ANNIBAL” e “ANNIB ML” (diverse tra loro perché eseguite per incisione una ad una su alcuni esemplari, forse quelli fusi nella bottega di Annibale, e non impresse con punzoni sullo stampo) trovano giustificazione nell’esigenza di spostare la ‘firma’ fuori dalla ghiera della didascalia, che nei tipi contrassegnati da questa formula è assai più lunga che nelle medaglie siglate “ANN” e ANIB”. Lo stesso motivo indusse probabilmente l’artefice a posizionare il busto di Consalvo Hernández al centro del campo, lasciando spazio all’iscrizione, mentre i ritratti di Giovambattista Castaldo e Cristoforo Madruzzo si incuneano a cavallo tra l’inizio e la fine della didascalia. Un ragionamento analogo vale per la forma “ANN A(?)”, a proposito della quale andrà anche ricordato che l’esecuzione di iscrizioni incise, essendo potenzialmente seriore, non è sempre attendibile quanto quella di quelle fuse assieme al tondello negli esemplari migliori: se è giusta la lezione “ANN A” sostenuta da Rossi, è possibile che la realizzazione della nuova sigla cercasse di riparare all’attenuazione di un’iscrizione precedente, leggermente diversa (“ANN [triangolo]”?).
In terzo luogo, le leggere differenze stilistiche che contraddistinguono dalle restanti medaglie di Fontana il ritratto di Cristoforo Madruzzo (l’unico, nelle sue due versioni non ibride, marcato “ANN”) possono essere agevolmente ricondotte alla precocità dell’opera,
412 La medaglia (cfr. Armand 1883-87, I, p. 253, n. 1; Toderi e Vannel 2000, I, p. 76, n. 144; Venturelli 2005
(2), p. 301, con bibliografia) è attribuita sulla base della sua menzione nel Trattato della pittura, scoltura et architettura del Lomazzo (1973-74 (1584), p. 552) nel cui commento è data per perduta: ma l’associazione tra la medaglia e il passo è già in Forrer 1902-30, II, pp. 119-120.
413 Il microritratto in questione (cfr. Toderi e Vannel 2000, I, p. 74, n. 138; e Venturelli 2005 (2), p. 302, con
bibliografia) è menzionato dal Lomazzo nelle sue Rime (1587, p. 133). Per uno studio sull’iconografia di questa medaglia (il cui ritratto compare sui frontespizi del Trattato e dei Rabisch di Lomazzo) cfr. Lynch 1964, pp. 189-197.
414 Bibliografia generale: Armand 1883-87, II, p. 203, n. 3; Andrea Spiriti, in DBI, L, 1998, p. 615; Toderi e
Vannel 2000, I, pp. 74-75, n. 139. Esemplari principali: Gaetani 1761-63, I, tav, LXXIX, fig. 3, e Rizzini 1892, p. 93, n. 649; Holzmair 1989 (1937), p. 26, n. 337; Donati 1939, p. 140 (attribuisce a Fontana sulla base della menzione della medaglia nel De vita et moribus Octaviani Ferrarii philosophi clarissimi, pronunciata nel 1586 e pubblicata come Oratio III in Ciceri 1782, p. 234); Valerio 1977, p. 150, n. 119; Johnson 1990, p. 91, n. 51; Johnson e Martini 1995, p. 36, n. 1939; Attwood 2003, I, p. 140, n. 122; CMP, AV n. 1771 (ae, d. 38mm, sp. 2,7-4mm, 180°). Il ritratto del rovescio è correttamente identificato con Aristotele da Armand e dalla Valerio sulla base di una placchetta (Pope-Hennessy 1965, p. 103, n. 373) e di una medaglia (Hill 1930, I, p. 280, n. 1090d) dotate di didascalie; è dunque da respingere la proposta che si tratti di Ippocrate, avanzata dal Rizzini: come mostra la legenda del recto, il Ferrari intese accreditarsi come fisico e filosofo naturale, e non come semplice medico.
415 L’idea di riunire le tre sigle autoriali con le medaglie del Castaldo (che sono invece prive di ‘firma’) fu
proposta per la prima volta da Patrizia Valerio sulla base di confronti con la scultura monumentale di Annibale e con le firme “ANIB”, “ANNIB” e “ANIBAL” apposte su statue e rilievi fontaniani di Santa Maria sopra San Celso (Valerio 1977, pp. 148-151, nn. 115-121). Il suggerimento ha trovato il consenso di Francesco Rossi (Rossi 1985, pp. 358-362, nn. 5.12-5.16), Helmut Rizzolli (Rizzolli 1993, pp. 441-442, nn. 175-177), Paola Venturelli (Le monete, in Bora, Kahn-Rossi e Porzio 1998, p. 271), Andrea Spiriti (in DBI, L, 1998, pp. 618-618), Giuseppe Toderi, Fiorenza Vannel (2000, I, p. 73) e Maria Teresa Fiorio (in DA, XI, p. 179). In una comunicazione orale anche il dott. Rodolfo Martini, che ringrazio, si è recentemente (2001) dichiarato a favore dell’unificazione dei tre corpora, che nel suo catalogo delle raccolte pubbliche milanesi erano rimasti invece distinti. Per una rassegna dei pareri opposti, cfr. infra.
datata su basi esterne al 1556-57416: non solo è ragionevole che tra i primissimi esordi di Fontana e la sua maturità, come in altri scultori (si pensi al Leoni romano a fronte delle sue medaglie tarde per Granvelle) occorressero mutamenti significativi, ma basterebbe solo confrontare la ricaduta della tunica di “MEDIOLANVM” con quella del Profeta Isaia sulla faccia di Santa Maria sopra San Celso (1574-84) per fugare ogni dubbio sul fatto che “ANN” sia Annibale Fontana417.
Quanto alle tre medaglie di Giovambattista Castaldo, concordemente aggregate al corpus di “ANNIB”/“ANNIBAL”, ma non da tutti a quello di Fontana, i panneggi della “LIPPA CAPTA” presente su uno dei rovesci trovano riscontro nella Presentazione al tempio del medesimo ciclo monumentale. Credo anzi che proprio la mancata verifica reciproca tra le caratteristiche formali dei diversi generi di una produzione parcellizzata come quella di Annibale sia alla base del persistere, presso alcuni autori, delle opinioni dello Hill.