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Etica delle capacità: una discussione

4. Agency e libertà di acquisizione

Vediamo ora come si presenta il nesso tra capacità e star bene di una persona, a partire da due diverse considerazioni. La prima è rappresentata dal parallelo condotto da Sen tra capacità e libertà, dato che, se per ogni persona l’acquisizione di certi funzionamenti si identifica con lo star bene, allora la capacità di poterli acquisire si identifica con la libertà di scegliere, tra diversi funzionamenti, quale rappresenti meglio la sua idea di star bene. Si intende libertà, quindi, come opportunità, come possibilità di stare bene all’interno di una società. Su questo punto la concezione seniana si discosta da quella classica di Isaiah Berlin, che distingue tra i due sensi di libertà, positivo e negativo, in quanto Sen tende a privilegiare quello positivo, pur con una opportuna precisazione: «Secondo questa interpretazione è chiaro che una violazione della libertà negativa implica una violazione della libertà positiva mentre non è vero il contrario»139. Sen fa l’esempio di una persona che cammina in un parco, libera in senso positivo se può scegliere di camminare nel parco, libera in senso negativo se le viene impedito da qualcuno. Ora, se nel parco ci sono dei malviventi che impediscono ai passanti di passeggiarvi, è chiaro che si tratta di una violazione della libertà negativa e, quindi, anche di quella positiva, perché i passanti,

138

A. Sen, La diseguaglianza, op. cit., p. 57.

appunto, non sono liberi di scegliere di camminare in quel luogo. Al contrario, se una persona è gravemente invalida e non lo può fare, siamo di fronte ad una violazione della sua libertà positiva ma non di quella negativa, poiché nessun ostacolo esterno limita la sua capacità. Si può facilmente capire come focalizzare l’interesse sulla sola libertà negativa rischi di lasciar fuori innumerevoli problemi e disagi che riguardano invece la libertà positiva, cioè la possibilità, da parte di un individuo, di condurre la vita che preferisce, di poter scegliere tra più ordini di funzionamenti. «Se riteniamo di grande importanza l’essere liberi di scegliere allora è la libertà positiva che ci interessa»140: ad esempio, per quel che riguarda la povertà, non saremmo di fronte ad una violazione della libertà negativa, ma solo di quella positiva, se non è causata da altri. Tuttavia la mancanza di libertà positiva, in questo caso di poter nutrire se stessi e la propria famiglia, può spingere un lavoratore ad affrontare dei pericoli enormi pur di lavorare, magari rischiando di cadere vittima di un omicidio, che costituisce una violazione della libertà negativa141. Come si può vedere, i due aspetti della libertà sono strettamente legati e la povertà è uno dei casi emblematici di come un disinteresse per la libertà positiva possa portare a gravi violazioni di quella negativa: «L’impegno sociale nei confronti della libertà individuale deve riguardare entrambe le libertà, positiva e negativa, insieme alle loro estese relazioni reciproche»142.

Nel secondo punto di connessione tra capacità e star bene Sen va ancora più in profondità, in quanto lega lo star bene alla capacità di funzionare e sostiene che non basta avere la libertà di scegliere ma bisogna capire quali funzionamenti siano alla portata dell’individuo, quindi comportino un benessere maggiore, e quali invece non permettano la piena esplicazione delle sue capacità. Ciò significa che i funzionamenti riflettono le alternative disponibili, dunque la scelta che si è compiuta, e soltanto tenendolo presente si capirà il livello di disagio di una persona. Si prenda, ad esempio, il funzionamento del “non mangiare”: è di estrema importanza sapere se, tra le alternative disponibili, ci sia quella del mangiare (in questo caso ci troveremmo di fronte ad una persona che volontariamente sceglie il digiuno, magari perché segue una dieta) oppure non ci siano alternative disponibili, il che significa che quella persona sta soffrendo la fame e siamo di fronte ad un caso di povertà, di carestia o di altre situazioni che limitano la libertà di scelta di un essere

140 A. Sen, La libertà individuale come impegno sociale, op. cit., p. 9.

141 Sen descrive una scena vista da bambino: «Un pomeriggio, un uomo entrò dal nostro cancello, sanguinando

abbondantemente: era stato accoltellato alla schiena. Era un lavoratore giornaliero musulmano…venuto a consegnare un carico di legna ad una casa vicina in cambio di un modesto compenso. Continuava a ripetere che sua moglie gli aveva pur detto di non addentrarsi in un’area ostile durante i disordini etnici, ma egli aveva dovuto ugualmente uscire in cerca di lavoro, perché la sua famiglia non aveva nulla da mangiare. Morì qualche tempo dopo all’ospedale» (cfr. A. Sen, La libertà individuale come impegno sociale, op. cit., p. 7).

umano. Vediamo come l’analisi della scelta sia di estrema importanza e non tutte le scelte siano eguali, in quanto la preferenza per un certo stile di vita non deve distogliere l’analisi dal perché e dal come sia stato attuato.

Il continuo soffermarsi, da parte di Sen, sulla scelta e sulla necessità di studiarla ai fini dell’analisi del benessere lo accomuna ad Aristotele ed alla sua idea, presente nell’Etica

Nicomachea, della scelta come funzione fondamentale per il comportamento morale, cosa

che lui stesso evidenzia: «[…] l’importanza della scelta nel valore della vita è stata sottolineata da parecchi autori, fra cui Aristotele»143.

Quindi, sintetizzando i due punti di connessione tra star bene e capacità, si può dire che «[…] le capacità possono essere di rilievo anche per il livello di star bene acquisito, e non soltanto per la libertà di acquisire lo stare bene»144.

Ma, accanto a tali concetti, Sen ne introduce un altro fondamentale per inquadrare al meglio la questione: stiamo parlando del concetto di agency. Tale aspetto si distingue da quello dello star bene perché, parlando di acquisizioni in termini di agency, si considera l’insieme di obiettivi e valori, che una persona nella sua vita realizza, quindi non solo le acquisizioni guidate dalla volontà di raggiungere lo star bene ma tutti i «[…] successi conseguiti nel perseguire la totalità degli obiettivi e fini che essa prende in considerazione»145. In tal modo, l’obiettivo di raggiungere il benessere sarebbe solo uno di quelli dell’agency e parlare di libertà in termini di agency significherebbe parlare di libertà nell’accezione più ampia possibile, libertà di fare qualsiasi cosa. Sen ha introdotto degli indicatori per analizzare il vantaggio umano, cioè quattro insiemi di informazioni rilevanti, categorie che possono servire ad analizzare l’ambito della scelta umana, classificate in due gruppi: uno è quello che riguarda la differenza tra raggiungimento del benessere e raggiungimento degli obiettivi dell’azione in generale, l’altro, invece, si basa sulla distinzione tra i risultati conseguiti e la libertà di conseguire risultati, di modo che alla fine avremo questo schema:

1. acquisizioni in termini di benessere (well-being achievement); 2. acquisizioni in termini di agency (agency achievement); 3. libertà in termini di benessere (well-being freedom); 4. libertà in termini di agency (agency freedom).

143 A. Sen, La diseguaglianza, op. cit., p. 79. 144

A. Sen, ivi, p. 76.

Tale classificazione rappresenta quattro differenti criteri di valutazione del comportamento degli individui, criteri che ci possono aiutare a comprendere meglio il tenore di vita delle persone, permettendoci di analizzare non solo le acquisizioni in termini di benessere ma anche l’effettiva libertà e di distinguere la libertà tout court, come quella in termini di

agency, dalla libertà legata alle capacità e strettamente riferita al raggiungimento del

benessere. Il concetto di benessere è dunque legato all’insieme dei funzionamenti a cui l’individuo attribuisce valore e viene a coincidere con la sua qualità della vita: ognuno predilige certi funzionamenti, come ad esempio essere felici, prendere parte alla vita della comunità oppure avere rispetto di sé, evitare malattie e situazioni di elevato rischio di mortalità e tanti altri146. Il tentativo di Sen è quello di creare un concetto di benessere e qualità della vita che sia il più possibile comprensivo dei diversi aspetti della stessa e che, però, sia sufficientemente oggettivo da non dipendere dalle preferenze individuali, in modo tale da poter essere assicurato tramite una determinata politica.

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