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Etica delle capacità: una discussione

3. Capacità e Funzionament

Ma in che senso si può dire che la capacità di una persona «[…] riflette le combinazioni alternative di funzionamenti che ella può conseguire e tra cui può sceglierne una serie»129? Per rispondere a tale domanda bisogna chiarire la nozione di functionings, che Sen introduce accanto a quella di capacità e che definisce come le cose che effettivamente una persona fa o è, cioè una parte delle possibilità che un individuo può attuare, quelle che effettivamente attua. In base alla quantità ed alla qualità dei funzionamenti di una persona si può arrivare a capire il suo livello di benessere: «I funzionamenti sono ciò che una persona fa o è, cioè l’insieme delle sue realizzazioni effettive»130 e possono essere sia azioni che stati, come ad esempio mangiare o essere felici, tutto ciò che un individuo acquisisce o fa, anche se non è stato intenzionalmente voluto da lui.

Quindi Sen fa appello ad una concezione più comprensiva, che includa in sé il concetto di capacità fondamentale, ponendo l’accento su ciò che i beni permettono agli uomini di fare e non solo sui beni presi fuori dal contesto; perfino un bene primario, come le basi sociali del rispetto di sé, quello che più assomiglia ad una capacità, dovrebbe consistere in ciò che

127 A tal proposito Sen ha parole critiche anche nei confronti della posizione originaria: «Persino in termini del

principio a priori dell’accettabilità prudenziale nella posizione originaria non è del tutto chiaro perché in quello stato primordiale gli individui dovrebbero essere considerati così indifferenti alle gioie e alle sofferenze connesse all’occupazione di posizioni particolari o, in caso contrario, perché la loro preoccupazione per queste gioie e sofferenze dovrebbe essere considerata moralmente irrilevante» (cfr. Ivi, p. 356).

128

A. Sen, Il tenore di vita. Tra benessere e libertà, Marsilio, Venezia 1993, p. 94.

129 A. Sen, ivi, pp. 95-96. 130

permette un tale tipo di rispetto: «L’attenzione per le capacità fondamentali può essere interpretata come un’estensione della preoccupazione di Rawls per i beni primari, con l’avvertenza di spostare l’attenzione dai beni a ciò che i beni fanno agli esseri umani»131. Se, ad esempio, un individuo si trovasse a scegliere tra giocare a tennis o a bowling ed optasse per la seconda opzione andando effettivamente a giocare, potremmo dire che tra le sue capacità vi siano entrambi i giochi ma abbia scelto una sola delle opzioni, quindi il funzionamento corrispondente, in questo caso particolare, è rappresentato dal giocare a bowling, il che non significa che non possa, in un’altra occasione, giocare a tennis, dato che possiede tale capacità. Da ciò scaturisce la visione generale del modo in cui si devono considerare gli individui nel momento in cui si affronta il tema della disuguaglianza: «L’approccio si basa su una visione della vita come una combinazione di differenti modalità di fare e di essere e valuta la qualità della vita in termini di capacità di conseguire funzionamenti di valore»132.

Tuttavia non tutti i funzionamenti sono eguali e l’obiettivo di ciascun individuo è quello di riuscire ad ottenere quelli che, secondo la sua personale visione del bene, sono di maggior valore, che realizzano in pieno la sua persona, in quanto sono strettamente legati alle sue capacità, definite come «[…]tutte le combinazioni alternative di funzionamenti che è fattibile per lei acquisire133». Si può sostenere che la capacità sta al funzionamento come il possibile sta all’attuale, come ha sostenuto Bernard Williams134. Quindi il benessere va riferito ai funzionamenti ed in questo modo è possibile comprendere nell’analisi un’ampia gamma di stati o azioni umane, non solo legate al raggiungimento di un interesse personale. Inoltre maggiore sarà la quantità di funzionamenti acquisiti, più ampia sarà la possibilità di scelta della persona, che, avendo a disposizione un ventaglio di prospettive diverse, sarà libera di scegliere ciò che preferisce, senza essere costretta a orientarsi verso gli unici funzionamenti di cui dispone.

Per Sen i funzionamenti sono fondamentali perché consentono di giudicare se una persona stia bene o no, quindi consentono di misurare la qualità della vita di un individuo, dato che l’intera nostra esistenza non è altro che un insieme di funzionamenti, di cui alcuni appaiono più rilevanti al fine del vivere bene, come l’essere adeguatamente nutriti e vestiti, l’essere in buona salute, l’occupare una certa posizione sociale, l’essere rispettato all’interno della società e tanti altri elementi che, se venissero a mancare, potrebbero peggiorare in modo più o meno netto la nostra qualità della vita: «La tesi di fondo è che i funzionamenti siano

131

A. Sen, La diseguaglianza, op. cit., p. 358.

132 A. Sen, Il tenore di vita. Tra benessere e libertà, cit., p. 96. 133

S.F. Magni, op. cit, p. 19.

134

costitutivi dell’essere di una persona e che una valutazione dello star bene debba prendere la forma di un giudizio su tali elementi costitutivi»135.

E’ importante che, nell’individuazione dei beni, si tenga conto delle funzioni per le quali tali beni sono utili. In altre parole, non è possibile valutare un dato bene se non lo si inserisce nel contesto in cui si troverebbe ad esistere, cioè bisogna fare i conti con le capacità umane di utilizzarlo, con le possibilità di ognuno di trarne vantaggio o meno.

Il punto chiave è il parallelismo tra la nozione di capacità e quella di δύναµις aristotelica, cioè potenza. Abbiamo visto come le capacità si possano rappresentare come le combinazioni alternative di cose che un individuo può fare, cioè i differenti funzionamenti che ognuno può attuare: da ciò segue la connessione con il pensiero aristotelico, in quanto «[…] è interessante notare come la parola greca δύναµις, utilizzata da Aristotele nella discussione di un aspetto del bene umano, sia stata talvolta tradotta con “potenzialità”, ma possa essere anche interpretata come “capacità di esistere o di agire”»136.

Dunque, secondo Sen, il fondamento teorico e concettuale della teoria dei funzionamenti e delle capacità può essere riscontrato nel pensiero di Aristotele, soprattutto nell’Etica

Nicomachea e nella Politica, e lo stesso Sen ci tiene a puntualizzare subito l’esistenza di

questo legame: «In senso generale la prospettiva dei funzionamenti nel valutare i sistemi sociali può infatti essere fatta risalire molto più indietro nel tempo, almeno ad Aristotele»137. Ma Sen risente anche di stimoli ricevuti dalla storia del pensiero economico, a partire dai suoi capostipiti come Petty o Lagrange: quest’ultimo in particolare sembra quasi anticipare la teoria delle capacità, in quanto nelle sue analisi sul benessere considerò la variabilità dei funzionamenti materiali in rapporto alle quantità di cibo, all’attività svolta, al luogo in cui si svolge ed altri fattori ambientali, tenendo conto della diversità di risposte che ogni individuo dà a determinati input materiali, dal momento che non tutti raggiungono lo stesso tenore di vita partendo dalle stesse risorse materiali.

Ciò si collega all’idea aristotelica di bene comune inteso nel senso della capacità, insita in ogni uomo, di esercitare la funzione propria, di realizzare se stesso in modi diversi, perché diverse sono le esigenze e i bisogni. Quindi ευ̉δαιµονία non come felicità in senso utilitaristico, semplice appagamento dei desideri, ma come pienezza, piena realizzazione di sé. Nel momento in cui si valuta il benessere di una persona non bisogna scindere tale aspetto dalla sua facoltà di agire e modificare il risultato finale: «[…] non c’è veramente

135 A. Sen, La diseguaglianza, op. cit., pp. 63-64. 136 A. Sen, Il tenore di vita, op. cit., p. 94. 137

alcuna solida base per esigere che il benessere e la facoltà di agire di una persona debbano essere aspetti indipendenti l’uno dall’altro…la cosa importante è la possibilità della loro distinzione […] L’importanza di un risultato favorevole dal punto di vista della facoltà di agire non si basa totalmente sul miglioramento del benessere che può indirettamente provenirne…Nella misura in cui il calcolo del benessere basato sull’utilità si sofferma solo sul benessere della persona, ignorando l’aspetto della facoltà di agire, va perduto qualcosa di veramente importante138». L’attenzione di Sen per la facoltà di agire, ossia per la capacità, che ogni uomo può avere, di usare un bene in modo diverso, fa escludere che il benessere

tout court sia l’unica condizione per la felicità, in quanto si deve declinare il discorso nei

termini di una dialettica tra potenziale benessere ed effettiva possibilità di azione, tenendo a mente che la felicità conseguita per un’azione non si identifica immediatamente col benessere.

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