4 Multiple Self: da Pizzorno a Parfit
7. Le oscillazioni identitarie: Hirschman
Il sociologo ed economista Albert O. Hirschman ha dedicato gran parte dei suoi studi a concettualizzare il fenomeno dei coinvolgimenti oscillanti, cioè delle continue affezioni e disaffezioni degli individui nei confronti di un bene pubblico, di una politica, di una precisa scelta economica e così via. Elementi come la fiducia, la lealtà, la promessa, la felicità, la scommessa diventano così fattori portanti delle nostre decisioni pubbliche e private e determinano conseguenze pratiche di rilievo all’interno della comunità.
Ciò avviene da sempre ma oggi più che mai può diventare un problema, poiché, moltiplicandosi il Sé, quei concetti risultano traballanti, precari, pronti ad apparire e svanire al minimo mutamento di ruolo o di ambiente.
Questo fenomeno è evidente nell’andamento dell’economia e della finanza e lo stesso Hirschman analizza le oscillazioni nelle società come un movimento ciclico tra modi di acquisizione materiale privata e impegno pubblico49. Tale spiegazione diventa una teoria della delusione, ovvero in periodi di forte crescita dei consumi la gente investe grandi speranze nei beni durevoli, che all’improvviso è in grado di permettersi, solo per scoprire successivamente che le aspettative non erano giustificate.
Il fenomeno descritto da Hirschman investe anche la partecipazione politica dei cittadini, poiché la stessa dinamica di affezione e delusione è riscontrabile nel coinvolgimento protratto nell’azione politica. Dopo un entusiasmo iniziale, i partecipanti ai movimenti politici cominciano a sentire le fatiche e le frustrazioni di questo tipo di impegno, dopodiché il ciclo si conclude quando, tra una marea montante di frustrazione, il rifugio nella sfera privata diventa molto più attraente.
Inoltre, dato da non sottovalutare, un fattore fondamentale nel passaggio da entusiasmo a delusione e viceversa è il contesto: come spiega Robert Frank, «diviene più difficile ottenere una soddisfazione morale per il fatto di partecipare o persistere nella propria partecipazioni. […] Per i partecipanti alle azioni collettive diviene sempre più difficile acquisire credito morale. Per questo, quando lo sforzo è troppo grande anche la forza trainante dell’impegno pubblico diminuisce e cresce una forma di delusione»50.
Per Hirschman non si può valutare la soddisfazione derivata dal consumo privato o dalla partecipazione pubblica senza avere prima specificato in ciascun caso un appropriato schema di riferimento, che tenga conto dell’importanza del contesto sociale.
La categoria di “delusione” (ent-täuschung, letteralmente dis-inganno) diventa dunque centrale per comprendere le dinamiche sociali e per interpretare i cambiamenti del comportamento collettivo, così apparentemente indecifrabili. Analizzando i comportamenti del consumatore medio, l’economista austriaco scopre come la possibilità di sperimentare una delusione cocente e persistente vari considerevolmente da un tipo di acquisto ad un altro, ovvero, quando l’acquisto è fatto più di frequente, il consumatore ha ormai incorporato la possibilità di delusione e quindi non vi è un divario ampio tra aspettative ed esperienza; al contrario, se parliamo di beni durevoli, la delusione per un acquisto aumenta
49
Cfr. A. O. Hirschman, Le passioni e gli interessi, Feltrinelli, Milano 1979.
col passare del tempo e sarà più tenace, proprio perché presente ogni giorno di fronte al consumatore.
Le analisi errate nascono dalla credenza che gli individui perseguano un insieme di obiettivi fissi e agiscano sulla base di una serie di valori a loro noti. In realtà il mondo di cui parla Hirschman «è quello in cui gli individui pensano di desiderare una cosa ma poi, non appena l’hanno ottenuta, scoprono con costernazione di non desiderarla affatto quanto pensavano e che ciò che ora desiderano realmente è qualcos’altro»51.
Questo avviene perché noi non agiamo mai in relazione ad un’ampia gerarchia di desideri stabilita in base all’esatta misurazione dei nostri bisogni in senso assoluto e universale e oggettivo, ma agiamo in un preciso istante, con precise necessità del momento, suscettibili di modifica nel tempo. Così lo spazio pubblico è il terreno dal quale l’uomo fugge, per via della delusione nata dalle aspettative sbagliate, a causa di scelte la cui motivazione è cambiata nel tempo, ma è anche il luogo nel quale tornare, per ritrovare quella felicità non più esperita a livello privato.
La sfera pubblica può essere percepita anche come una della alternative a quella privata, cioè il luogo dove «la delusione suscitata dal perseguimento della felicità per mezzo delle attività di consumo torna probabilmente a vantaggio dell’azione pubblica»52. Hirschman precisa che questo movimento contrario può essere visto come una fuga dalla deludente ricerca della felicità attraverso il consumo privato, uscita che si concretizza nel passaggio all’azione pubblica.
Tali scelte non sono facili da capire perché possono dipendere sia da riflessioni argomentate razionalmente sia da sentimenti impulsivi o addirittura capricci momentanei: ciò che interessa sottolineare è l’estrema facilità con cui il soggetto passa dalla sfera privata a quella pubblica e viceversa, una facilità che nasconde, però, la complessità di una scelta i cui motivi sono difficili da individuare e non possono essere considerati semplicemente il riflesso di un unico ordinamento di preferenze.
Lo stesso Amartya Sen, come abbiamo visto precedentemente, concepiva l’incertezza e l’incompletezza come il momento fondamentale dei confronti interpersonali sui livelli di benessere, postulando che gli ordinamenti di preferenze non possano essere mai completi del tutto. Così Hirschman vuole porre l’attenzione sulle scelte oscure, sulle decisioni apparentemente incomprensibili, cioè quelle che investono mutamenti importanti nello stile di vita. Per l’economista austriaco gli individui sono capaci di valutare e considerare diversi insiemi di preferenze contemporaneamente per decidere con quali operare le scelte di vita:
51
A.O. Hirschman, Felicità privata e felicità pubblica, Il Saggiatore, p. 39.
«gli esseri umani sono capaci di valutare e criticare l’intero insieme delle loro preferenze, le preferenze rivelate da acquisti e azioni, in termini di ordinamenti di preferenze alternativi»53.
Dunque le condizioni di una scelta sono estremamente complesse, dato che le preferenze sono molte e gli ordinamenti sono plurali e alternativi; si pone così la questione dei cosiddetti desideri di secondo ordine, o preferenze o volizioni, che da una parte il filosofo della mente Harry G. Frankfurt e dall’altra lo stesso Sen hanno indagato a lungo, proprio per ricostruire i movimenti che regolano la decisione.
Il primo si è occupato soprattutto di problemi relativi al libero arbitrio54 e all’azione individuale, per i quali ha operato una distinzione fondamentale tra desideri di primo ordine e desideri di secondo ordine (cioè meta-desideri, desideri di desideri) che non necessariamente coincidono con quelli di primo.
La capacità di formulare quelli di secondo ordine è un esempio di autovalutazione riflessiva che si concretizza proprio nei desideri di secondo ordine ed è prerogativa, secondo Frankfurt, degli esseri umani, definiti in base a tale capacità di creare preferenze di secondo ordine.
Da un altro punto di vista l’economista Amartya Sen giunge ad un’idea molto simile55 partendo dal cosiddetto dilemma del prigioniero56, cioè dalla situazione teorica dove i comportamenti egoistici degli individui in società conducono a risultati sociali spesso profondamente indesiderabili. Il punto è che tali comportamenti possono essere evitati se le persone coinvolte riescono ad immaginare diversi altri modelli di preferenze oltre a quello effettivamente in uso, modelli alternativi in cui compaia in differenti gradazioni l’impegno verso gli altri; così facendo, poi, possono scegliere tra questi modelli in modo che al primo posto dell’ordinamento vi sia uno di quelli orientati verso il prossimo. Queste scelte riprendono lo stesso schema enunciato da Frankfurt e sono definite meta-ordinamento degli ordinamenti di preferenza.
La questione verte sul problema della debolezza della volontà, cioè la situazione in cui le persone agiscono contro il loro giudizio, ad esempio sanno che fumare fa male ma fumano lo stesso, quindi da una parte abbiamo il desiderio di fumare, dall’altra un nuovo desiderio o
53 A. O. Hirschman, Felicità privata e felicità pubblica, op. cit., p. 92 54
Cfr. a questo proposito il testo di M. De Caro, Libero arbitrio. Un’introduzione, Laterza, Roma-Bari 2004.
55 Cfr. A. Sen, Scelta, ordinamenti e moralità, in Scelta, benessere ed equità, op. cit.
56 Il dilemma del prigioniero è la rappresentazione sintetica di una situazione di conflitto di interessi tra due soggetti.
Nella terminologia della teoria dei giochi si indica un gioco non cooperativo a somma variabile, gioco che, illustrato per la prima volta da D. Luce e H. Raiffa nel 1957, è divenuto un utile esempio di interazione tra il comportamento economico e sociale di due decision maker.
preferenza, che rappresenta il suo miglior giudizio, che è quello di non fumare, acquisita successivamente e in grado di contrastare la prima, attraverso una battaglia non facile. Adottando questo criterio, secondo Hirschman è possibile semplificare la teoria della scelta e districarsi tra la mutevolezza del comportamento umano: «come descrizione di una classe importante di mutamenti comportamentali, questa complessa sequenza a due stadi è assai più realistica del tranquillo cambiamento di gusti della teoria del consumo tradizionale»57. È chiaro che l’utilità nel considerare le volizioni di secondo ordine emerge nel momento in cui si concretizza un cambiamento del comportamento dell’agente, poiché è lì che è possibile studiare la transizione in modo più chiaro; altrimenti la semplice esistenza di tali meta-preferenze, se è sempre in accordo con i desideri del soggetto o anche se è, invece, sempre in disaccordo, non produce nessun contenuto teoreticamente interessante ai fini del nostro discorso.
Senza entrare nei meandri teorici di questa dinamica, ciò che a noi interessa in questa sede è comprendere come la complessità dei confronti interpersonali possa essere studiata e anche semplificata attraverso l’analisi di concetti come quello di meta preferenze, per poi successivamente andare a ritrovare delle linee di comportamento all’interno del groviglio di decisioni che i diversi io degli individui pongono in atto.
In altre parole, il concetto di Multiple Self, che sembra paralizzare sia la scelta che la stessa sua interpretazione, può essere invece, grazie alla sua influenza sulle azioni individuali, uno strumento utile a concettualizzare meglio il sistema dei bisogni.