• Non ci sono risultati.

IL TURISMO PER UNO SVILUPPO LOCALE SOSTENIBILE

1. Premessa all’indagine empirica

L’Associazione Italiana di Turismo Responsabile (Aitr) attribuisce la dicitura di Turismo di comunità (o comunitario), a «tutte quelle proposte di turismo rurale, comunitario e responsabile prevalentemente promosse, gestite e, in definitiva, governate dalle comunità locali organizzate»180.

In questo senso il turismo di comunità si presta a diventare uno strumento che può arginare fenomeni di segregazione sociale e territoriale, il degrado ambientale e socioculturale ma, soprattutto forse può contribuire ad attenuare la concentrazione del reddito nelle mani di investitori stranieri o, comunque extra-territoriali.

Infatti, il turismo comunitario rappresenta, nelle parole stesse usate da Aitr, un’offerta turistica «sostenibile e integrata con l’economia locale e con le dinamiche sociali delle popolazioni residenti», la quale non tende a “sostituirsi” alle tradizionali fonti di reddito, ma piuttosto tende ad integrarle.

In altre parole, il turismo, inteso quindi anche come attività economica e fonte di reddito, viene organizzato in maniera cooperativa, e per così dire “diffusa”, dalla comunità che vive il territorio. Questo tipo di ospitalità offre al turista l’opportunità di straordinarie esperienza di arricchimento umano e culturale, sperimentando l’ospitalità in famiglie o nuclei sociali comunitari locali, condividendo con essi vita quotidiana, lavoro, momenti di aggregazione e di discussione, in un contesto in cui «scambio e conoscenza reciproca diventano il vero valore aggiunto del turismo».

Aitr distingue poi il turismo di comunità da quello cosiddetto “di territorio”, dove ad essere valorizzati sono soprattutto le identità locali, il folklore, la convivialità, la storia e la quotidianità del territorio ospitante, vero protagonista e non solo mero “palcoscenico”, per il turista e il suo tempo di viaggio.

Pur importanti, la vicinanza e la partecipazione con la realtà della comunità ospitante, sarebbero, nel turismo di territorio, per così dire meno enfatizzate, mentre verrebbero maggiormente poste in rilievo le tipicità locali, i prodotti, la storia del territorio, anche se ciò avviene in un contesto di “autenticità” il meno possibile costruita ad uso e consumo del turista e sicuramente evitando la costruzione di quelle “bolle ambientali” che servono al turista per sentirsi sempre a casa ovunque. Modalità turistiche quindi che chiedono una partecipazione maggiormente attiva del viaggiatore la quale va di pari

180 http://www.aitr.org/index.php?option=com_content&view=article&id=852%3Aturismo- comunitario&catid=267%3Acome&Itemid=470&lang=it

passo ad una maggiore capacità di adattarsi, di “ricevere” l’ospitalità non come un mero servizio ma, piuttosto, come reciprocità.

Al pari del turismo di comunità, anche in questo caso gli aspetti di rispetto, di non depauperizzazione del territorio, come di un’equa distribuzione dell’indotto turistico presso la comunità residente, risultano fondamentali e sempre al centro dell’offerta turistica che, in questo senso, può dirsi appunto “responsabile”.

L’attrattività, in entrambi i casi, è data soprattutto dalla possibilità di un contatto più diretto e partecipato con la popolazione locale e con la sua cultura “autentica”. Si tratta cioè di un turismo eminentemente etnico e culturale la cui straordinarietà è solitamente direttamente proporzionale all’esoticità dei contesti visitati e della quale abbiamo già trattato ampiamente nel capitolo precedente. Inoltre, queste peculiarità si combinano sovente anche con l’attrattività offerta dall’ambiente fisico, spesso connotato da una natura incontaminata o selvaggia. In questi casi, il turismo responsabile si connota anche come ecoturismo, un termine che se originariamente voleva descrivere un turismo rivolto appunto agli ambienti naturali incontaminati e alle tracce di cultura umana in essi eventualmente presenti, oggi tende ad allargarsi spingendosi ad inglobare ed integrare innumerevoli dimensioni del turismo sostenibile, fino a divenirne quasi un sinonimo181.

In altri termini, la distinzione qui proposta tra turismo di comunità, di territorio ed ecoturismo, appare più analitica che pragmatica in quanto, seppure in certe realtà possono essere valorizzati alcuni aspetti piuttosto che altri, l’idea più generale di turismo sostenibile tende ad abbracciare tutte le diverse nozioni e a prefigurarsi come una concezione dello sviluppo che, passando attraverso l’attività turistica come attività economica, tende comunque a responsabilizzarla in un triplice senso: 1) sociale, attraverso la partecipazione attiva della comunità ospitante alla realizzazione dell’offerta turistica e al mantenimento in loco delle risorse economiche; 2) culturale, attraverso la ripresa e la valorizzazione dell’identità storica e attuale del territorio e delle comunità umane che lo abitano; 3) ambientale, attraverso una gestione responsabile degli ecosistemi e dei paesaggi.

Molto spesso, in un’ottica di cooperazione allo sviluppo dei paesi più poveri, questa gestione responsabile viene coadiuvata ed organizzata per tramite di associazioni, ONG ed operatori di viaggio sensibili alla tematica del turismo responsabile, esterne alla comunità. Questo intervento esterno, piuttosto che essere letto come un’intromissione inopportuna, o come il venir meno del principio di gestione comunitaria, andrebbe letto sullo sfondo del contrasto a forze di mercato e a logiche di sfruttamento contro le quali le popolazioni locali non avrebbero alcuna speranza a causa delle loro scarse risorse. Quello che ci preme mettere in luce in questo capitolo conclusivo riguarda però

181 Aitr elenca le seguenti caratteristiche o obiettivi dell’ecoturismo: 1) è mirato alla promozione di uno sviluppo sostenibiledel settore turistico; 2) non determina il degrado o l’esaurimento delle risorse ovvero minimizza l’impatto; 3) concentra l’attenzione sul valore intrinseco delle risorse naturali rispondendo ad una filosofia più biocentrica che antropocentrica; 3) richiede all’ecoturista di accettare l’ambiente nella sua realtà senza pretendere di modificarlo o adattarlo a sua convenienza; 4) si fonda sull’incontro diretto con l’ambiente e si ispira ad una dimensione cognitiva diretta. (http://www.aitr.org/index.php?option=com_content&view=article&id=847%3A-

piuttosto l’opportunità di attuare forme analoghe di turismo responsabile o “sostenibile” (nella triplice accezione del termine fornita più sopra), in contesti occidentali fortemente segnati da modelli di sviluppo fin qui dissennati e, soprattutto, nella prospettiva degli squilibri globali attuali, da qui in avanti solo marginalmente riequilibrabili all’interno dell’orizzonte politico dello “stato container” nazionale.

In questo senso, e rialacciandoci all’orizzonte sub-politico offertoci da Beck, la riorganizzazione economica dei contesti locali attorno all’offerta turistica diventa l’opportunità di una gestione più ampia, più partecipativa e collaborativa dei contesti locali, sia dal punto di vista appunto economico, ma anche e soprattutto sociale e culturale.

Si tratta, in altri termini, di una ripoliticizzazione dell’ambito locale che vede la fattiva partecipazione cooperativistica degli stakeholder del territorio: soggetti economici, ma anche popolazione residente, Amministrazioni locali, associazioni e quant’altro che possono riattivare, in via sperimentale e in un’ottica di Responsabilità Sociale Condivisa, nuovi modelli di sviluppo locale inediti e, per certi versi, quasi spontaneamente rivolti ad un orizzonte di maggiore sostenibilità.

Per il turismo, è chiaro, ciò appare particolarmente evidente là dove la fonte dell’attrattività riguarda aree di particolare valore naturalistico o storico-culturale, per cui la stessa sostenibilità dell’attrazione necessita forme poco invasive di intervento, anzi piuttosto una promozione fattiva in direzione della conservazione.

Si tratta di aree ancora poco coinvolte dall’intervento antropico, spesso periferiche rispetto alle mete del turismo più tradizionale, quello rivolto al leisure, alle attività di svago e al relax. Questi ambienti, come abbiamo visto sottolinea anche Savelli, diventano spesso mete preferenziali per quel “turismo degli interstizi” che rappresenta una nicchia molto particolare della domanda turistica e che, spesso, coincide con quello sguardo romantico che potrebbe diventare il primo motore di un’evoluzione dei territori in direzione di un turismo di massa più tradizionale.

Soprattutto in queste realtà, quindi, l’obiettivo conservativo e la logica della sostenibilità, appaiono difficilmente scorporabili da una fattiva partecipazione collettiva alla definizione del processo di sviluppo.

L’analisi del turismo di comunità può rivelarsi in tal senso illuminante al fine di capire come e perché proprio il turismo, quale forma peculiare di consumo esperienziale, può divenire, nella tarda modernità, la chiave di volta per uno sviluppo sostenibile degli ambiti locali in contesti di prima modernizzazione.

Questi ambienti hanno allora l’opportunità di valorizzare il territorio e le proprie identità locali, al cui ritorno abbiamo visto spingono le conseguenze stesse della globalizzazione. Tra le conseguenze inattese della modernità, infatti, è possibile annoverare il ritorno a contesti naturali e rurali scarsamente toccati dall’impronta antropica. Si tratta di un ethos emergente che si collega a doppia mandata alla tensione mai sopita tra comunità e società, una tensione che, soprattutto in momenti di transizione come quello che stiamo vivendo, tende a riportare ciclicamente in primo piano l’elemento comunitario, spesse volte con manifestazioni non prive di una certa carica emotiva e attraverso l’ancoraggio ad un passato solitamente idealizzato.

casi studio) che analizzeremo in quest’ultimo capitolo, anche se, in realtà, l’ipotesi che viene formulata è che proprio il turismo responsabile di comunità risulti essere l’elemento che, mentre àncora il territorio locale alla proprio identità che affonda nel passato, permette anche allo stesso di strutturare e costruire il proprio futuro. In altre parole, l’elemento della partecipazione cooperativistica degli stakeholder della comunità e l’approccio responsabile al territorio, si rivelano ad un tempo il modo per conservare se stessi e il proprio territorio nel mentre si delinea autonomamente il proprio modello di sviluppo.

Inoltre, approfondiremo, dal lato della domanda, il contributo che le modalità di consumo esperienziale dei luoghi, espresse da forme di turismo più riflessive e partecipative, possono fornire ai contesti locali autoctoni per definire o ri-definire queste stessi modelli di sviluppo.

Per fare ciò abbiamo indagato, attraverso tecniche di analisi qualitativa, l’esperienza del turismo di comunità intrapresa nel contesto montano di Cerreto Alpi, frazione del Comune di Collagna, nell’Appennino Reggiano. In tale contesto infatti, il turismo di comunità si è organizzato quasi spontaneamente per permettere il sostentamento economico e la rinascita sociale di un contesto locale marginalizzato rispetto ai flussi turistici principali della zona. Un’offerta che, assieme alla vocazione ecoturistica dovuta a paesaggi sicuramente suggestivi e al contesto naturalistico, ha cercato anche di fare dell’identità e delle tradizioni locali il punto di forza di un’offerta turistica che va ad aggiungersi alle altre attività economiche già presenti sul territorio locale, integrandosi ad esse senza sostituirle.

L’esperienza del turismo di comunità di Cerreto Alpi ha rappresentato anche una sorta di progetto pilota ed è stata quindi esportata in altre aree montane, in un contesto piuttosto diverso dall’Appennino tosco-emiliano, quale il Trentino. Nella fattispecie nel comune di Rabbi, in Val di Sole, dove l’esperienza del Turismo di comunità ha appena mosso i primi passi, e nella bassa Val di Fiemme, dove un progetto analogo è in procinto di partire. Questi contesti locali, seppur tradizionalmente molto più interessati dal fenomeno turistico, rimanevano comunque periferici rispetto ai flussi turistici principali della Regione. Quindi, l’opzione del Turismo di comunità assume qui maggiormente i connotati di un tentativo di rilancio della principale industria locale su basi però nuove, maggiormente responsabili e sostenibili, che puntano soprattutto a quella nicchia di domanda che cerca un contesto vacanziero più autentico, in linea con le proprie aspettative di coinvolgimento, conoscenza ed esperienza educativa e performativa.

Outline

Documenti correlati