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IL TURISMO PER UNO SVILUPPO LOCALE SOSTENIBILE

4. L ’ esperienza del turismo di comunità

4.2 Il ritrovato senso del luogo

Da questo contesto di abbandono, di mancanza di opportunità economiche e di sgretolamento del tessuto sociale ha preso allora le mosse l’offerta del turismo di comunità a Cerreto Alpi. Un’offerta che risponde innanzi tutto a dare una risposta alla marginalità turistica di cui si parlava poc’anzi attraverso il ripensamento dell’offerta turistica, un’offerta che abbia il doppio vantaggio di diventare allo stesso tempo un’opportunità economica e di recupero del senso dei luoghi:

… il problema è un po’ questo: noi siamo nell’epoca di quello che è un po’ il turismo di massa, dei pacchetti preconfezionati, che ti portano lontano mille chilometri in luoghi prestudiati, precostruiti che può essere uguale qui come a mille chilometri di distanza, che ti presenta... insomma, qui c’è stata questa gran discussione sui “non-luoghi”... questo dibattito... ecco, accanto a questo, in quest’epoca e soprattutto per queste comunità piccole ma tenacemente difese dai suoi abitanti, si affermano anche forme di ricezione alberghiera, extra-alberghiera, che mirano al recupero invece del senso dei luoghi e ad una ospitalità che si inserisca nel contesto locale (Paolo Bargiacchi -

Sindaco di Collagna, 10 m 66 OC).

Tra i primi e principali ideatori dell’offerta si può sicuramente annoverare Renato Farina, il Presidente della cooperativa “I Briganti di Cerreto” nata proprio a partire da un forte legame con il territorio:

… io a questa iniziativa ci ho creduto prima degli altri. Nonostante nella vita faccio dell’altro [...] ho sempre pensato che valesse la pena valorizzare quello che abbiamo per creare impresa, creare lavoro. Gli altri mi hanno seguito. […] Abbiamo fondato la cooperativa e oramai sono più di 10 anni… ad alcuni ragazzetti che venivano a caccia con me, col tempo, sono riuscito a trasmettere certe cose che sono… sono il legame col territorio (Renato Farina - socio fondatore Briganti

Cerreto, 2 m 51 OC).

L’ideale turistico cui aspirare è, quindi, praticamente fin da subito quello del turismo responsabile, mutuato direttamente dall’esperienza di contesti esotici dove, là come a Cerreto Alpi, la questione principale diventa l’opportunità di una gestione autonoma del territorio - di un suo sviluppo - attraverso il turismo, ma anche, al contempo, la ripresa e la valorizzazione della propria identità storica, sociale e culturale:

...quando nasce l’impresa io avevo questo pallino del turismo e mi interessavo già da allora di turismo responsabile. Poi ho avuto la fortuna di conoscere due persone, una è Maurizio D’Avolio

dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile e l’altra è Umberto DeMaria, un giornalista , che mi hanno parlato dell’esperienza di alcune altre realtà, in Italia ma soprattutto all’estero, che assomigliavano molto alla realtà dell’Appennino e di Cerreto Alpi, realtà che stavano perdendo la propria identità.

L’esempio era quello dell’Australia, dove gli aborigeni… i giovani aborigeni… si vergognavano di essere aborigeni rispetto a chi viveva nella città… e attraverso il concetto di identità avevano poi capito che erano loro quelli che detenevano la storia e la cultura di quel continente e non chi era arrivato dopo. Noi siamo un po’ così. Quindi, attraverso queste esperienze fatte da altre parti, ho pensato di replicarle con quello che avevamo noi qui in Appennino… e di lì è nata l’idea del turismo di comunità, per valorizzare le case abbandonate, le case non utilizzate o poco utilizzate, per ospitare dei turisti che diventassero la nostra nuova comunità: quindi allarghiamo la nostra comunità che si sta purtroppo decimando, ospitando altri che hanno voglia di sostenere quella che è la nostra storia, la nostra vita… questa è stata un po’ l’idea iniziale (Renato Farina - socio

fondatore Briganti Cerreto, 2 m 51 OC).

Ed è quindi con questa idea in testa che nasce la cooperativa dei Briganti di Cerreto, la quale coinvolge fin da subito un gruppo di giovani del paese e approfondisce, attraverso un corso pratico, sia la questione dell’organizzazione dell’ospitalità e del rapporto con i turisti, sia soprattutto la storia e le tradizioni del territorio, compresa quella del brigantaggio, fin da subito risultata come particolarmente suggestiva a dei ragazzi di poco più di vent’anni e che, di fatto, ha dato il nome alla cooperativa stessa, ponendo l’attività attuale in una sorta di continuità ideale con la storia del territorio:

La storia dei Briganti risale al 1300, il nostro territorio è sempre stato di confine… e ancora adesso… quindi la gente era dedita al brigantaggio perché c’era un traffico di merci molto importanti come il cuoio, come l’olio, il burro… ed erano abitanti del paese… erano sì briganti ma erano anche un aiuto al paese perché rubavano alla carovane ma garantivano anche da mangiare a chi viveva sul territorio… quindi briganti, ma erano visti in modo positivo.

Quindi in senso positivo li abbiamo riqualificati e ne abbiamo preso il nome… che poi erano gente che ammazzava anche… ma abbiamo pensato che un nome che rivendica un po’ la nostra storia potesse diventare qualcosa di affascinante per un’impresa che si proponeva fin dall’inizio di valorizzare quello che c’era e di valorizzare il proprio territorio in una chiave anche turistica (Renato Farina - socio fondatore Briganti Cerreto, 2 m 51 OC).

L’identità del luogo, le sue radici storiche - che sono anche le radici storiche della comunità, idealmente riprese fin dal nome della cooperativa – sono quindi poste fin dall’inizio al centro dell’offerta turistica che non punta a saturare la vita economica e sociale dell’area ma cerca piuttosto di integrarsi con le altre attività del territorio, consolidandole da un lato e offrendo nuove opportunità dall’altro. Opportunità che, mentre recuperano il borgo alla presenza umana, siano però, per la stessa comunità che vive il territorio, sempre in sintonia con la propria identità e con il suo ambiente, in altre parole, che siano il più possibile sostenibili:

l’intento […] di recuperare e di rianimare un borgo che diversamente andava all’abbandono da una parte... all’abbandono anche della presenza umana... attraverso lo sviluppo di un turismo assolutamente sostenibile... (Paolo Bargiacchi - Sindaco di Collagna, 10 m 66 OC).

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