IL TURISMO PER UNO SVILUPPO LOCALE SOSTENIBILE
4. L ’ esperienza del turismo di comunità
4.3 Il turismo di comunità: un ’ opportunità per il territorio
L’offerta turistica di comunità di Cerreto Alpi nasce quindi con l’intento di valorizzare l’esistente, le strutture fisiche e architettoniche, l’ambiente naturale, ma anche la cultura, le tradizioni, la storia del luogo e della comunità senza snaturarne i ritmi, le prassi, lo scorrere della vita quotidiana.
La stessa cooperativa de “I Briganti” svolge numerose altre attività nel territorio che rappresentano il loro lavoro e la principale forma di reddito, quali, ad esempio, opere di forestazione, servizi ambientali di monitoraggio e cura del verde, agricoltura e zootecnia biologica, commercializzazione di prodotti dei settori d’interesse e gestione di servizi vari, inerenti il territorio, anche per conto di Enti o privati.
i soci [della cooperativa] sono una decina, quasi tutti giovani che hanno deciso di rimanere qui... e che si caratterizzano per questa loro poliedricità: fanno i forestali quando c’è da fare i forestali, fanno i lavoratori alle dipendenze della cooperativa per la spalata della neve che gli commissiona il Comune, non so... e fanno i ristoratori.... quindi le donne in cucina, loro a servire a tavola... quando c’è, nel fine settimana, questo afflusso di turisti... con i quali convivono, perché si caratterizza anche per questo... (Paolo Bargiacchi - Sindaco di Collagna, 10 m 66 OC).
La cooperativa si occupa di molte cose. Tra le principali attività si ha la presa in cura del patrimonio boschivo nonché, appunto, il turismo che, quindi, integra le attività lavorative normalmente legate alla montagna e ci permette di aumentare i profitti della cooperativa e, in definitiva, di lavorare qui a Cerreto (Luca Farina – membro della cooperativa “I Briganti di
Cerreto”, 1 m 33 OC).
Dare l’opportunità soprattutto ai giovani di lavorare nel proprio territorio, resistendo alla necessità di emigrare altrove o al canto ammaliante dei contesti urbani. Un’opportunità, e questo è importante, che viene dall’interno della comunità, non dall’esterno, dalla capacità di captare le opportunità del territorio che si abita ma senza turbarne oltremodo gli equilibri:
Purtroppo per loro, una volta finita la scuola, arrivato il momento di cercarsi un lavoro… purtroppo li avrebbe portati via dal territorio… quindi, attraverso un corso di formazione siamo riusciti a far nascere l’impresa, che non viene dall’esterno ma dall’interno… (Renato Farina -
Presidente Briganti di Cerreto, 2 m 51 O).
La cooperativa nasce nel 2003. Attualmente vede impegnati lavorativamente 7 giovani della comunità, circa il 10% della popolazione residente. Il più grande di loro ha 34 anni (Luca Farina –
membro della cooperativa “I Briganti di Cerreto”, 1 m 33 O).
In altre parole, il concetto sotteso all’impresa del turismo di comunità è quello di riuscire, grazie appunto all’economia turistica, ad abitare i propri luoghi di residenza senza per questo essere costretti a snaturarli o ad offrire il territorio ad insediamenti produttivi nuovi e diversi dal contesto tradizionale, siano essi turistici o meno.
L’opportunità di creare lavoro in loco permette ai residenti di non doversi trasferire presso zone adiacenti agli insediamenti produttivi che si trovano, ad esempio, a fondo valle, semplicemente mettendo a frutto ciò che offre il loro territorio divenuto, nel
frattempo, motivo di attrattività turistica.
Il borgo ha una popolazione residente di 70 persone. Nel periodo di maggior afflusso turistico, durante i mesi primaverili ed estivi, sia arriva anche a 500 persone che vivono stabilmente per un breve periodo nel borgo condividendo la vita e le attività dei residenti (Td).
Le nuove attività che questi flussi turistici innescano non sono infatti estranee al territorio ma anzi vengono per così dire riesumate dalla tradizione secolare del luogo ponendosi in continuità reale, pratica, con tale tradizione grazie all’opportunità di una domanda rinnovata:
… l’attività turistica offre l’occasione di riabilitare tutta una serie di attività che erano andate estinguendosi e, quindi, tutta una cultura materiale ma anche simbolica legata ad un recente passato sconvolto negli ultimi 50 anni dallo sviluppo dell’industria a valle (Luca Farina – membro
della cooperativa “I Briganti di Cerreto”, 1 m 33 OC).
Così, tutta l’economia legata, ad esempio, alla raccolta delle castagne, un bene alimentare che permetteva ai nostri nonni di sopravvivere ai rigidi inverni in altura, torna a rivitalizzarsi nelle forme e nei modi tradizionali. Infatti, attraverso il turismo non si tratta più di una raccolta di castagne finalizzata alla lavorazione industriale che avviene a valle, bensì qui abbiamo riabilitato uno dei vecchi “metati” che venivano utilizzati per l’essicazione delle castagne, in questo modo, offrendo l’opportunità di vivere la raccolta delle castagne come si faceva una volta, riproponendo le tradizionali serate a raccontar “fole” nel metato – luogo che oltre ad offrire l’occasione di scaldarsi era anche e soprattutto luogo di socialità – possiamo riproporre anche la farina di castagne realizzata proprio con il metodo tradizionale di essicazione e macinatura a pietra, che avviene nel vicino mulino ad acqua. In questo modo la riabilitazione del metodo tradizionale permette alla cooperativa di offrire contemporaneamente un’esperienza per i turisti e un prodotto genuino ottenuto con metodo rigorosamente tradizionale che noi poi vendiamo soprattutto ai turisti che diventano in questo modo anche i nostri migliori clienti di farina di castagne oltre che, spesso, nostri amici (Td).
Ma non è solo la cooperativa dei Briganti ad offrire servizi per i turisti o ad approfittare delle opportunità che questo tipo di turismo crea. Il sistema del turismo di comunità coinvolge necessariamente molte altre realtà produttive locali che, proprio nel progetto, nella particolare offerta turistica e nella filosofia che vi soggiace, trovano un reciproco coinvolgimento e un modo per integrare il proprio reddito. Il territorio stesso è il sostrato, il tramite e il mezzo, che rende possibile questo legame:
noi siamo di fatto una meta a cinque chilometri da Cerreto Alpi che è legata specialmente ad alcuni punti di valenza del territorio di Cerreto soprattutto attraverso gli Schiocchi del Secchia... […] il Mulino, è anche uso foresteria, ci si può dormire dentro... ecco... dal Mulino partono un paio di sentieri uno alla destra e uno alla sinistra del bacino idrografico del Secchia proprio all’interno di quello che è l’Orrido degli Schiocchi... Schiocchi è il nome che noi diamo agli orridi alle “forre”... questi due sentieri portano al versante nord dell’ingresso dell’orrido dove, di fatto, si arriva sempre attraverso un sentiero, una strada forestale, ai Giardini dell’Acqua... (PierPaolo
Gibertoni - titolare “I Giardini dell’Acqua”, 4 m 37 OC).
L’allevamento di trote “I Giardini dell’Acqua” rappresenta un altro esempio di come un’attività - invero molto particolare – nata e sviluppatasi nel territorio cerretano, trovi
col turismo di comunità nuove opportunità, capaci di integrarsi con l’attività precedentemente svolta, valorizzando al contempo il territorio:
[I Giardini dell’Acqua] ha anche questa particolarità che va a prendere le trote in Val d’Aosta, le fa crescere, e poi gli fa anche un procedimento... le “salmonizza”, gli fa assumere questo sapore particolare... e poi le vende in Trentino. Ecco, questa è la loro attività principale. Adesso sta integrando... assieme a questo fanno anche da guida lungo il corso del fiume, che è il Secchia... queste sono delle guide che portano a fare del canyoning... anche forme di turismo assolutamente diverso... (Paolo Bargiacchi - Sindaco di Collagna, 10 m 66 OC).
i Giardini dell’Acqua nascono come allevamento di trote, ma non allevamento zootecnico, allevamento da ricerca e conservazione delle trote autoctone italiane, e poi negli anni, quando si sono fatti degli investimenti rispetto alle vasche e agli allevamenti di ricerca, si è voluto ipotizzare un percorso che potesse attraversare tutte le fasi del ciclo biologico, pensando che potesse essere un’attrazione di tipo didattico, da fare visitare alle scuole... e anche un pochino turistica, perché di fatto già dai primi anni che fu attivo il nuovo impianto dei Giardini dell’Acqua pensammo al bar, poi al ristorante, poi il solarium con la piscina, il parco giochi, il negozio... tutta una serie di attività correlate sia per esempio le visite guidate all’allevamento con la possibilità per singoli, famiglie, gruppi, scuole, proprio di vedere attraverso le spiegazioni di un cicerone tutte le fasi del pesce, sia le spiegazioni di tutte le fasi che avvengono in natura, sia in allevamento, il perché lo si fa... sia altre attività non propriamente all’interno dell’azienda ma che in collaborazione con i Briganti e con il concetto di turismo di comunità, rendono fruibile il territorio. […] Ad esempio noi facciamo le uscite di torrentismo o di canyoning all’interno ad esempio dell’Orrido degli Schiocchi o dei vari torrenti che solcano il territorio del nostro Comune e organizziamo con i Briganti altre attività legate ai sistemi lacustri cerretani, legati alla fauna, per cui gli ululati, i lupi... sono tutte una serie di attività sul territorio... […] quindi alla fine tutte queste attività, che sono fonti di arrotondamento... cioè la ricettività turistica dei Giardini dell’Acqua alla fine rappresenta il venti percento del fatturato della nostra azienda ma fa quattordici mila presenze in una stagione, non sono cose da poco... (PierPaolo Gibertoni - titolare “I Giardini dell’Acqua”, 4 m 37 OC)
Noi lavoriamo con l’acqua e potremmo campare anche solo lavorando nel settore della ricerca dei pesci, però attraverso le attività didattiche in aula e in sede, per la divulgazione e la formazione in merito alle problematiche degli ecosistemi acquatici dell’acquacoltura, attraverso le strutture che ci siamo dotati, [...] adesso apriremo anche quindici posti letto all’interno dell’azienda... che si chiamerà “I Giardini dell’Acqua Country Lodge”... tutto questo permette di ampliare la capacità ricettiva e di offerta sul territorio (PierPaolo Gibertoni - titolare “I Giardini dell’Acqua”, 4 m 37
OC).
Queste sono solo alcuni esempi di come il turismo di comunità rappresenti un vero e proprio collante sociale per il territorio, una forza propulsiva capace di creare sinergie valorizzando l’esistente. Una sorta di patto consortile lega i diversi soggetti economici dell’area, un patto che tende a costituire il turismo di comunità in una forma, per così dire, “distrettuale” il cui obiettivo è, sostanzialmente, quello di valorizzare il territorio e coinvolgere l’intera comunità:
c’è l’azienda agricola sempre del luogo, che aderisce... nella parte delle conoscenze agricole, l’azienda agricola di Tronconi Mara e Fiori Andrea, di Cerreto Alpi... poi c’è un po’ più in giù, quindi a Collagna, […] i Giardini dell’Acqua, un allevamento di trote […] poi c’è il Comune che sostiene il progetto, diciamo anche con tariffe un po’ agevolate... si sono licenziati due progetti di recupero di altrettanti metati abbandonati che vengono trasformati in monolocali o camere per gruppi e famiglie che vogliono soggiornare in quel posto... poi c’è l’ostello della Gabellina...
(Paolo Bargiacchi - Sindaco di Collagna, 10 m 66 OC).
Grazie all’attività turistica è tutta la comunità a trarne, in maniera più o meno diretta, un vantaggio. A partire dal vantaggio principale, quello collettivo, rappresentato dalla sopravvivenza della comunità stessa:
Alla fine degli anni ‘80 il paese era morto. Aveva chiuso l’ultimo alimentare, non c’era un bar, un negozio, un punto di aggregazione… oggi Cerrato ha due bar, una pizzeria, il rifugio dei briganti, ha un’attività… insomma, siamo partiti veramente da zero perché erano andati via tutti… oggi c’è anche un forte valore … un ritorno di valore economico delle case… al di là dei turisti che vengono per noi direttamente c’è un sistema turistico che si è creato, ecc. (Renato Farina - socio
fondatore Briganti Cerreto, 2 m 51 OC).
Le opportunità economiche e sociali create a partire dai sottoscrittori del “patto”, si allargano quindi “naturalmente”, come sorta di “indotto”, all’intero territorio e ai residenti del borgo. Tanto che oggi
c’è un circolo ricreativo lì nel paese che aderisce al Csi, al Centro sportivo italiano che partecipa al progetto, questo circolo è gestito da una famiglia del luogo, funziona da bar... unico bar in certe ore del giorno... e una signora che tiene anche un piccolo spaccio, insomma per le materie prime, la pasta, il pane.... e la farina di castagne... e poi c’è un ristorante dove vanno... dove qualcuno che sosta due o tre giorni va anche al ristorante o a mangiare la pizza... (Paolo Bargiacchi - Sindaco di
Collagna, 10 m 66 OC).
Se vogliamo, non si tratta di null’altro che della, per così dire naturale, costituzione societaria, intesa come auto-organizzazione di una collettività umana che si impegna a costituire i propri rapporti al fine della propria sussistenza, riproduzione e perpetuazione nel tempo, attingendo le risorse non tanto dal proprio territorio, che, relativamente a standard moderni, non ne possiede, bensì dall’esterno, chiamandole a se, attraendole, sotto forma di turisti e visitatori. Dopotutto niente di così diverso da ogni luogo divenuto, nel tempo, attrattivo per i turisti. La cosa relativamente nuova a Cerreto Alpi è che, mentre si crea sviluppo, si rafforzano allo stesso tempo l’appartenenza e l’identità comunitaria locale, anzi, si dà forma ad uno sviluppo alternativo, auto-determinato, senza grossi traumi o fratture, uno sviluppo che, in questo senso, si può dire sostenibile. La scelta di puntare su di una forma di turismo - e, se vogliamo, di scommettere su di una domanda - molto particolare, offre l’opportunità di sostenere la comunità, di farla esistere senza trasfigurarla ed è questa una delle cose percepite come tra le più importanti:
La cosa che mi piace di più in assoluto è che attraverso la presenza dei turisti stiamo sostenendo di fatto la comunità… cioè alla prima apparenza sembra che noi stiamo facendo un progetto turistico per favorire i turisti che vengono da lontano, il contenuto è ben altro, è sostenere la comunità, cioè, attraverso la presenza dei turisti riusciamo a garantire dei servizi a chi vive nel mio paese e nei borghi dell’Appennino. Questo è un grosso risultato che mi da molta soddisfazione (Renato Farina
- socio fondatore Briganti Cerreto, 2 m 51 OC).
Tale risultato è ottenuto proponendo fondamentalmente sé stessi, la propria identità storica ed attuale, senza cercare di ricrearla ad hoc, ma semplicemente narrandola e
spiegandola, come qualcuno che ti racconta di sé.