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IL MODELLO SOCIOCULTURALE: PROSPETTIVE SOCIOFAMILIAR

Nel documento Psicologia Clinica (pagine 69-71)

E MULTICULTURALI

Philip è anche un essere sociale e culturale: è circonda- to da persone e istituzioni, appartiene a una famiglia e a un gruppo culturale, intrattiene delle relazioni sociali e

parole, il gioco relazionale familiare non è mai tale per cui il comportamento di una persona possa dirsi causato, in modo lineare, dal comportamento di un’altra. Ciascu- na descrizione infatti risente del punto di vista dal quale viene effettuata.

Allo stesso modo, la disfunzionalità di una famiglia può essere descritta da diversi punti di vista. Ad esem- pio, se guardo alla permeabilità/rigidità dei confini tro- verò alcune famiglie caratterizzate da una struttura invi-

schiata: ogni membro si sente costantemente, fortemen-

te coinvolto in attività, pensieri e sentimenti di tutti gli altri: i bambini appartenenti a famiglie di questo tipo po- tranno avere molte difficoltà nel diventare indipendenti nella propria vita (Minuchin, 1974; Santisteban et al., 2001). Altre famiglie mostrano invece uno svincolo ca- ratterizzato da limiti molto rigidi tra i membri: i bambini cresciuti in queste famiglie possono avere dei problemi a inserirsi in un gruppo o nel dare o ricevere aiuto (Corey, 2008, 2004).

La rabbia e il comportamento personale impulsivo di Philip potrebbero essere visti come il risultato di una struttura familiare disturbata. Secondo i teorici dei siste- mi familiari, i vari membri della famiglia (madre, padre, Philip e il fratello Arnold) hanno assunto un comporta- mento che sembrerebbe volto a conservare inalterato il comportamento di Philip. I teorici della famiglia potreb- bero essere particolarmente interessati al conflitto tra la madre e il padre di Philip e allo squilibrio tra i ruoli pa- rentali, e potrebbero perciò considerare il comporta- mento di Philip sia come una reazione sia come uno sti- molo per il comportamento dei genitori. Con Philip che recita il ruolo di un bambino maleducato o del capro espiatorio, i suoi genitori potrebbero avere poco biso- gno o poco tempo per mettere in discussione la propria relazione.

I terapeuti sistemici cercherebbero un’ipotetica spie- gazione del comportamento di Philip nell’analisi delle interazioni familiari, ponendo attenzione alle relazioni almeno triadiche (che coinvolgono almeno tre membri della famiaglia) e non dimenticando la trigenerazionalità (interessandosi ad almeno tre generazioni). Cerchereb- bero inoltre di far luce sulla natura delle relazioni di Phi- lip e della sua famiglia nucleare con la famiglia allarga- ta, e si chiederebbero quali sono i significati prevalenti secondo i quali Philip e la sua famiglia riescono a dare senso a loro stessi, agli altri significativi e al mondo.

2.6.2 Trattamenti sociofamiliari

La prospettiva sociofamiliare ha favorito il moltiplicarsi di approcci alla cura, come la terapia di gruppo, la tera-

pia familiare, la terapia di coppia, e il trattamento di comunità. I terapeuti di qualunque orientamento posso-

no praticare con i pazienti questi diversi tipi di terapia, applicando le tecniche e i principi dei loro modelli di ri- ferimento.

re il tempo, nella cartella clinica era descritto come «ner- voso». Nel complesso, gli pseudopazienti giunsero a sentirsi impotenti, invisibili e annoiati.

Reti sociali e aiuto

Le reti sociali in cui operano le persone, comprese le loro relazioni sociali e professionali, interessano i teori- ci sociofamiliari. Qual è il loro livello di comunicazio- ne con gli altri? Quale tipo di segnali inviano o ricevo- no dagli altri? Gli studiosi hanno spesso scoperto dei nessi tra le carenze nelle reti sociali e il funzionamento di una persona (Yen et al., 2007; Paykel, 2006, 2003). Hanno notato, ad esempio, che le persone che vivono isolate e non hanno aiuti sociali o relazioni affettive di alcun tipo sono più inclini alla depressione quando so- no stressate e rimangono depresse più a lungo di coloro che possono contare sull’aiuto di un coniuge o di amici affettuosi.

Struttura familiare e comunicazione

Una delle reti sociali più importanti per un individuo è la famiglia. Secondo la teoria dei sistemi familiari, la fa-

miglia è un sistema di parti interagenti, legate fra loro in modo coerente, in base a regole che sono specifiche di ciascuna famiglia (Goldenberg, Goldenberg, 2008). I te- orici dei sistemi familiari ritengono che i modelli struttu-

rali e comunicativi di alcune famiglie spingano concre-

tamente ciascun membro a comportarsi in un modo che appare disfunzionale, ma che è utile a ridurre le tensioni interne e concorre a mantenere l’omeostasi familiare (Jackson, 1957).

Teoria dei sistemi familiari: teoria secondo la quale la famiglia è un sistema di parti interagenti, le cui inte- razioni seguono modelli costanti e regole non espresse.

Il concetto di omeostasi si riferisce alla tendenza del- le famiglie di mantenere una configurazione stabile tra i propri membri. I meccanismi che mantengono l’omeo- stasi operano secondo regole che condizionano o «stabi- liscono» l’ampiezza entro la quale il sistema può sop- portare un cambiamento senza sbilanciasi; se una regola viene trasgredita e il cambiamento è rilevante, allora si attiva il meccanismo omeostatico della famiglia, con il compito di riportare il sistema familiare all’equilibrio precedente. Alcune di queste regole familiari si traman- dano da molte generazioni e possono avere la funzione di «copioni», di «miti familiari» (Ferreira, 1966).

Secondo questa teoria, un funzionamento individuale anormale può essere legato a un sistema familiare di- sfunzionale. Lo scambio di informazioni che unisce i membri di una famiglia, per essere compreso, suggerisce l’adozione di una causalità circolare: una parte del si- stema crea modificazioni in un’altra parte, che a sua vol- ta retroagisce sulla prima, e così via, all’infinito. In altre

et al., 2007; Kösters et al., 2006). La terapia di gruppo è stata utilizzata anche per fini formativi e non solo tera- peutici, ad esempio «far crescere una coscienza» e svi- luppare un’ispirazione spirituale.

Terapia di gruppo: tipo di terapia in cui un gruppo di persone con problemi simili incontra un terapeuta per affrontare quei problemi.

Gruppo di auto aiuto: gruppo costituito da persone con problemi simili che si aiutano e si sorreggono reci- procamente senza la guida diretta di un clinico. Chia- mato anche gruppo di aiuto reciproco.

Una terapia simile alla terapia di gruppo è il gruppo di auto-aiuto (o di aiuto reciproco). In questo caso le

persone con problemi simili (ad esempio, perdita di per- sone care, abuso di droghe, malattia, disoccupazione o divorzio) si incontrano per aiutarsi e sorreggersi recipro- camente senza la guida diretta di un clinico professioni-

Terapia di gruppo

Migliaia di terapeuti si specializzano nella terapia di gruppo, terapia in cui il terapeuta incontra un gruppo di

pazienti affetti da problemi simili. Un’indagine sugli psi- cologi clinici ha rivelato che circa un terzo di essi dedica- va una parte della pratica alla terapia di gruppo (Norcross, Goldfried, 2005). In genere, nella terapia di gruppo, i membri si incontrano con un terapeuta e discutono i pro- blemi di una o di più persone. Insieme si producono im- portanti approfondimenti, si costruiscono competenze sociali, si rafforza il sentimento di autostima e si condivi- dono informazioni o pareri utili (P. D. Cox et al., 2003). Molti gruppi sono rivolti specificamente a certi tipi di problemi, ad esempio vi sono gruppi per alcolisti, disabi- li, divorziati, persone che hanno subito abusi sessuali o perdite affettive.

La ricerca suggerisce che la terapia di gruppo risulta d’aiuto per molti pazienti, tanto che spesso la sua effica- cia è pari a quella della terapia individuale (Shaughnessy

GRUPPI DI AUTO-AIUTO: IL TROPPO STROPPIA

Nel documento Psicologia Clinica (pagine 69-71)

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