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TEST CLINIC

Nel documento Psicologia Clinica (pagine 81-84)

I test sono strumenti per la raccolta di informazioni su

alcuni aspetti del funzionamento psicologico di una per- sona, dai quali è possibile desumere informazioni più generali su quella persona (Gregory, 2004). Da un punto di vista superficiale può sembrare facile mettere a punto un test efficace. Riviste e siti web presentano ogni mese nuovi test intesi a farci conoscere meglio la nostra perso- nalità oltre che le relazioni, la vita sessuale, la reazione allo stress o la capacità di riuscita nella vita. Essi posso- no sembrare convincenti, ma mancano per lo più di affi- dabilità, validità e standardizzazione, ossia non danno informazioni coerenti e precise e neppure svelano come ci collochiamo rispetto agli altri.

3.2.1 Test proiettivi

I test proiettivi richiedono al soggetto di interpretare

stimoli vaghi, come delle macchie d’inchiostro, delle fi- gure ambigue o di seguire istruzioni aperte come «Dise- gna una persona». In teoria, di fronte a indizi e istruzioni così generici, si tende a «proiettare» alcuni aspetti della propria personalità nel compito. I test proiettivi sono uti- lizzati soprattutto dagli psicologi psicodinamici per va- lutare le pulsioni e i conflitti inconsci che ritengono es- pubblicato, ossia una serie di domande standard valide

per tutti i tipi di colloquio. Molti colloqui strutturati comprendono un esame dello stato mentale, una serie

di domande e osservazioni che valutano in modo siste- matico la consapevolezza del paziente, l’orientamento rispetto a tempo e spazio, la soglia di attenzione, la me- moria, il giudizio e il discernimento, il contenuto e i pro- cessi di pensiero, l’umore e l’aspetto esteriore (Palmer et al., 2007). Un modello strutturato consente all’esamina- tore di inserire lo stesso tipo di temi importanti in tutti i suoi colloqui, nonché di confrontare le risposte di indivi- dui diversi.

TRA LE RIGHE Colloquio rivelatore

Nella Seconda guerra mondiale le reclute americane venivano sottoposte a un rapido colloquio e a qualche test per stabilire se erano adatte al servizio militare. Quando al famoso (e spiritoso) pianista Oscar Levant fu chiesto se si ritenesse capace di uccidere, si dice che dopo una breve pausa di riflessione avesse risposto: «Non ne sono sicuro se si tratta di estranei, ma nel ca- so di amici e parenti, decisamente sì» (Bahrick, 1996).

Sebbene i colloqui clinici siano per lo più costituiti sia da parti non strutturate che strutturate, sono molti i professionisti che prediligono un tipo rispetto all’altro. I colloqui non strutturati in genere sono preferiti dagli psi- cologi comportamentali e cognitivi, per i quali è neces- sario identificare comportamenti, atteggiamenti o pro- cessi cognitivi che possono essere alla base di un com- portamento anormale (Hersen, 2004).

Esame dello stato mentale: batteria di domande e di osservazioni all’interno di un colloquio tese a rivelare il grado e la natura del funzionamento anormale di una persona.

Test: sistema di raccolta di informazioni su alcuni aspetti del funzionamento psicologico di una persona, dalle quali è possibile inferire altre informazioni riguar- do a essa.

Test proiettivo: test costituito da materiale ambiguo, soggetto all’interpretazione e alla risposta della perso- na.

Quali sono i limiti del colloquio clinico?

I colloqui spesso forniscono informazioni importanti sulle persone, ma presentano anche dei limiti (Hersen, Thomas, 2007). Uno dei problemi è che a volte mancano di validità o di accuratezza. Le persone possono pilotare intenzionalmente le risposte in modo da presentarsi sotto una luce positiva o per evitare di affrontare argomenti imbarazzanti, o ancora possono non essere in grado di rispondere con precisione durante il colloquio. Chi sof-

le si affermarono tra i test proiettivi più ampiamente usa- ti nel XX secolo.

Gli psicologi somministrano il «Rorschach», come viene comunemente chiamato, presentando una tavola alla volta e chiedendo ai soggetti cosa vedono, a cosa assomigliano le macchie d’inchiostro o cosa viene loro in mente guardandole. Negli anni immediatamente suc- cessivi alla sua diffusione, gli esaminatori che sommini- stravano il test prestavano particolare attenzione ai temi e alle immagini riportati alla mente dalle macchie (Wei- ner, Greene, 2008). Oggi si osserva anche il tipo di rea- zione: l’immagine viene vista come un unicum o nei dettagli specifici? Il soggetto si concentra sulle macchie nere o sugli spazi bianchi tra di esse?

Test di appercezione tematica

Il Test di appercezione tematica (TAT) è un test proietti- vo figurativo (Tuber et al., 2008; Morgan, Murray, 1935). Ai soggetti sottoposti al test vengono mostrate 30 tavole costituite da disegni e fotografie (più una bianca) e viene loro chiesto di elaborare un racconto drammatico su ciascuna tavola. Essi devono raccontare cosa sta acca- dendo nell’immagine, cosa ha condotto a quella situa- zione, ciò che provano e pensano i personaggi e quale sarà l’epilogo.

I clinici che utilizzano il TAT ritengono che ci si identifichi sempre con uno dei personaggi di ciascuna tavola. Si ritiene altresì che i racconti elaborati riflettano circostanze, bisogni ed emozioni propri degli individui. Ad esempio, in questo racconto una paziente sembra ri- velare i propri sentimenti riguardo all’immagine TAT illustrata nella Figura 3.2, una delle poche che possono

essere pubblicate nei libri di testo. sere alla base di un funzionamento anormale (Tuber et

al., 2008; Hojnoski et al., 2006). I test proiettivi più dif- fusi sono il test di Rorschach, il Test di appercezione

tematica, i test di completamento delle frasi e i test basa-

ti sui disegni.

Test di Rorschach

Nel 1911 Hermann Rorschach, psichiatra svizzero, con- dusse una serie di esperimenti usando delle macchie di inchiostro nella sua attività clinica. Produsse migliaia di macchie lasciando cadere gocce d’inchiostro su fogli di carta e poi ripiegandoli in due per creare immagini sim- metriche, ma del tutto casuali, come quella illustrata nella

Figura 3.1. Rorschach verificò che tutti vedevano imma-

gini nelle macchie e che tali immagini sembravano corri- spondere in maniera significativa alla condizione psicolo- gica dell’osservatore. Le persone con diagnosi di schizo- frenia, ad esempio, tendevano a vedere immagini diverse da quelle descritte da chi era affetto da depressione.

TRA LE RIGHE Incredibile ma vero

Per una strana coincidenza, i compagni di scuola di Hermann Rorschach gli avevano dato il soprannome Klex, una storpiatura del termine tedesco Klecks, ossia «macchia d’inchiostro» (Schwartz, 1993).

Rorschach selezionò in particolare dieci immagini che pubblicò nel 1921, corredandole di istruzioni per l’uso nella valutazione clinica. Questa serie di dieci ta- vole fu chiamata Test psicodinamico delle macchie di

Rorschach. L’autore morì a distanza di otto mesi, a soli

37 anni, ma il suo lavoro fu ripreso da altri e le sue tavo-

Test basati sul disegno

Partendo dal presupposto che i test grafici, essendo di natura proiettiva e di orientamento prevalentemente idio- grafico, rappresentano «una via di accesso privilegiata alla conoscenza dell’inconscio» (Widlocher, 1965, p. 118) e − proprio per questi motivi − un prezioso strumen- to di indagine sulla personalità di un soggetto, gli psico- logi chiedono spesso ai pazienti di produrre un disegno e successivamente di commentarlo. La richiesta che solita- mente viene fatta ai pazienti è di disegnare delle figure umane, una famiglia, un albero, oppure ancora una casa.

La valutazione di questi disegni si basa su un’analisi di livello grafico (come ad esempio la pressione del trat- to sul foglio, le cancellature, gli annerimenti o le om- breggiature), di livello formale (quali ad esempio il tem- po di esecuzione, la collocazione del disegno sul foglio, le dimensioni degli elementi raffigurati), di livello con-

tenutistico (dimensione che prende in considerazione

l’analisi sia dei dettagli che compongono il disegno sia del significato simbolico che essi veicolano, come pure i commenti che l’autore verbalizza mentre esegue la rap- presentazione grafica) (Castellazzi, 2010).

Sebbene i test grafici si siano rivelati strumenti utili per acquisire informazioni sul mondo affettivo e cogniti-

RORSCHACH

Le dieci tavole hanno un ordine di presentazione preciso e precostituito; sono disposte rispetto a un asse centrale, con un aspetto simmetrico.

Alcune sono più compatte e danno un’idea di unitarietà, altre presentano una configurazione bilaterale maggiormen- te marcata (II, III e VII).

Alcune sono monocromatiche, compare solo il colore grigio- nero (I, IV, V, VI, VII); altre sono bicromatiche, compare anche il colore rosso (II, III); le ultime tre sono policromatiche, cioè caratterizzate dalla presenza di più colori (VIII, IX, X). Ogni singola tavola permette un certo tipo di inferenza; tut- te hanno un potere evocatorio o un carattere connotativo specifico, cioè possono rimandare a costellazioni psicologi- che specifiche.

La presentazione delle tavole evocherà delle risposte e la produzione di immagini (engrammi).

Ogni risposta Rorschach dovrà quindi essere classificata e ordinata essenzialmente attraverso quattro elementi, di cui tre fondamentali e uno accessorio:

a. Localizzazione b. Determinante c. Contenuto

d. Banalità del contenuto (accessorio)

La localizzazione (o modalità di apprensione o modo di com- prensione) indica la parte della tavola che viene interpretata dal soggetto (ad esempio. il tutto, parti piccole, parti bianche ecc.).

La determinante è il cuore valutativo del test poiché rappre- senta il fattore determinante che ha fatto sì che fosse data quella risposta (ad esempio la forma, il colore, il movimento ecc.).

In particolare rappresentano i due diversi modi di funziona- mento mentale: la percezione sensoriale dei fattori presenti nello stimolo (ad esempio la forma o il colore) oppure l’ap- porto proiettivo del soggetto (ad esempio il movimento). Il contenuto. Esistono diverse categorie di contenuto in cui sono raggruppate le risposte (ad esempio le risposte umane, animali, anatomiche, geografiche, sessuali, sangue, archi- tettura ecc.).

La banalità della risposta. Viene considerata banale una ri- sposta data con un’alta frequenza in una popolazione nor- male.

Si ricorda che il Rorschach è un test che può essere letto attraverso diversi metodi di lettura (Scuola Europea, tra cui la Scuola Francese; il Comprehensive System di Exner ecc.) e attraverso diversi approcci teorici (empirico-normativo, di Tipo Psicoanalitico ecc.).

Approfondimento

Nei seguenti box si riportano i test grafici più utiliz- zati.

vo sia di adulti che di bambini, è pur vero che i disegni vengono più comunemente impiegati per valutare il fun- zionamento psichico in età evolutiva.

Nel documento Psicologia Clinica (pagine 81-84)

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