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TRA LE RIGHE Il ruolo della società

Nel documento Psicologia Clinica (pagine 109-112)

DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATO

TRA LE RIGHE Il ruolo della società

Le persone che vivono in ambienti pericolosi hanno li- velli di ansia elevati e presentano un tasso di disturbo d’ansia generalizzato superiore rispetto a coloro che risiedono in altri tipi di ambiente.

Negli studi di tipo multiculturale non è stato riscon- trato un aumento nel tasso di disturbo d’ansia generaliz- zato tra gli americani di origine ispanica. Tuttavia, han- no rilevato che molti ispanici, sia negli Stati Uniti sia in America latina, soffrono di nervios («nervi»), un distur- bo su base culturale che presenta forti somiglianze con il disturbo d’ansia generalizzato (López, Guarnaccia, 2005, 2000; APA, 2000).

TRA LE RIGHE

Stress moderno e antiansia: i prodotti più utilizzati Palline antistress

Candele rilassanti

Musica con suoni della natura/New Age Screen saver con scene della natura Maschere facciali e oculari Campane a vento Girandole

Sveglie con suoni della natura Komboloi (rosario scacciapensieri) Aromaterapia

Integratori a base di erbe Massaggi

Attività fisica Yoga/meditazione

Le persone affette da nervios manifestano un grande disagio emotivo, sintomi somatici (mal di testa e mal di stomaco), dei cosiddetti dolori cerebrali (nervosismo e scarsa concentrazione), sintomi di irritabilità, tendenza al pianto e tremori.

Sebbene la povertà e diversi tipi di pressione sociale e culturale possano contribuire a creare un clima che favo- risce lo sviluppo di un disturbo d’ansia generalizzato, le variabili socioculturali non sono i soli fattori implicati. Dopotutto, la maggior parte di coloro che vivono in am- bienti disagiati o pericolosi non sviluppa affatto disturbi d’ansia. Anche se i fattori socioculturali hanno un ruolo importante, la teoria deve ancora spiegare come mai al-

vissuti di solitudine. A tal proposito Otto Rank (1924) afferma che tale tipologia di angoscia è legata in modo specifico al trauma della nascita,continuamente rivissuto attraverso le successive esperienze di separazione: si pensi per esempio allo svezzamento o alla separazione dalla persona amata. Secondo l’autore, tutte le nevrosi derivano dal trauma della nascita, in rapporto al quale ha origine e si spiega l’angoscia di separazione. Similmente Michael Balint (1965) afferma che esiste un’angoscia

primaria, che derivadall’investimento libidico del bam-

bino sulla madre, l’assenza di quest’ultima comporta la trasformazione della libido in angoscia. Dello stesso av- viso sono autori come Winnicott (1952, 1961) e più re- centemente Bowlby (1973) che sottolineano il legame tra assenza delle cure materne, separazione, o minaccia di separazione dalla madre, e la successiva comparsa nel bambino di profondi vissuti angosciosi.

Terapie psicodinamiche

Le tecniche utilizzate daiterapeuti di orientamento psi- codinamico per trattare i problemi psicologici sono: le

associazioni libere, le dinamiche transferali e contro-

transferali che si attuano in seduta, l’analisi delle resi-

stenze e l’interpretazione dei sogni. I terapeuti di forma- zione freudiana utilizzano questi metodi per aiutare i

pazienti a riconoscere gli impulsi dell’Es e a interagire con essi nella direzione di un incremento del Principio di Realtà. Altri terapeuti, in particolare coloro che fanno riferimento alla teoria delle relazioni oggettuali, invece li usano per aiutare i pazienti ansiosi a identificare le qualità dei propri oggetti interni per bonificare eventuali influenze patologiche che essi continuano a esercitare anche nell’età adulta (Lucas, 2006).

L’efficacia dei trattamenti psicodinamici del disturbo d’ansia generalizzato appare controversa (Goisman et al., 1999), tuttavia la terapia psicodinamica breve (cfr. Capitolo 2) si è rivelata utile per ridurre notevolmente i livelli di ansia, la preoccupazione e le difficoltà sociali nei pazienti con questo disturbo (Crits-Christoph et al., 2004).

4.1.3 Prospettiva umanistica

Secondo gli studiosi di orientamento umanistico, il di- sturbo d’ansia generalizzato, come altri disturbi psicolo- gici, si produce quando le persone non vedono più sé stesse in modo obiettivo, accettandosi per quello che so- no. Negando ripetutamente quelli che sono in realtà i propri pensieri, emozioni e comportamenti, queste per- sone diventano estremamente ansiose e incapaci di met- tere a frutto le proprie capacità in quanto esseri umani.

La visione umanistica della causa di questo disturbo è molto ben illustrata dal pensiero di Carl Rogers. Come abbiamo visto nel Capitolo 2, Rogers riteneva che i bam- bini che non ricevono una considerazione positiva in-

condizionata da parte degli altri possono diventare iper-

automatica. In tale ottica, l’angoscia trova la sua sede nell’Io che, a causa del deficitario funzionamento dei meccanismi difensivi, non riesce a padroneggiare l’in- tensità delle sollecitazioni a cui è esposto e produce un’angoscia automatica. Al fine di impedire l’insorgere di tale risposta, l’organismo attiva un segnale d’ango-

scia che riproduce in maniera attenuata una reazione

d’angoscia vissuta in precedenza e informa il soggetto della presenza di un pericolo mobilitando i meccanismi di difesa. Di fronte a una situazione di pericolo incom- bente il soggetto può, quindi, rispondere in due diversi modi: uno più «inopportuno» e nevrotico che implica l’attivazione di una risposta di angoscia e uno maggior- mente adattivo teso a «segnalare e prevenire una tale si- tuazione» (Freud, 1925, p. 283). Nel modello freudiano, quindi, si può affermare che l’angoscia sia un affetto dell’Io, un sintomo sovradeterminato originatoda un conflittoinconscio rimosso. Essa è intimamente connes- sa alle valutazioni che l’Io fa di un imminente pericolo e finalizzata a evitare pericoli e dispiaceri maggiori nell’ottica del Principio di Piacere.

Un ulteriore contributo allo studio dell’angoscia deri- va dal pensiero kleiniano, che si declina maggiormente sul versante psicotico. Secondo l’autrice (1935) due so- no le principali forme di angoscia: l’angoscia persecuto-

ria e l’angoscia depressiva, ciascuna attivata da uno

specifico nucleo (contenuto) e caratterizzata da peculia- rimodalità difensive (Hinshelwood, 1989). La prima, caratteristica della posizione schizo-paranoide, si riferi- sce alla paura che gli oggetti persecutori invadano il bambino e alle minacce che egli percepisce come in- combenti; in questo senso essa attiene prevalentemente all’annientamento dell’Io (M. Klein, 1948). La seconda, ha a che fare con la paura che gli oggetti buoni, sia inter- ni sia esterni, vengano distrutti; in questo senso essa at- tiene prevalentemente agli impulsi distruttivi e alla pul- sione di Morte indirizzata verso gli oggetti d’amore in- terni ed esterni.

TRA LE RIGHE

Angosce psicotiche e angosce nevrotiche

Si ricorda che le angosce psicotiche sono basate sul meccanismo della scissione, dell’oggetto (oggetto buono e oggetto cattivo) e dell’Io (frammentazione), diretta contro l’istinto di Morte. Le angosce nevrotiche trattate da Freud, al contrario, si basato sul meccani- smo della rimozione diretta contro gli istinti libidici.

Con l’evolvere del pensiero psicoanalitico, maggior- mente orientato alla matrice bi-personale e relazionale della strutturazione psichica, si è posto l’accento sull’im- portanza dell’angoscia di separazione. Quest’ultima èintimamente legata alla paura di perdere l’oggetto ama- to e il suo amore, di separarsi da esso e ai conseguenti

sia generalizzato e su altre forme di comportamento pa- tologico. Neppure altre teorie umanistiche e i relativi trattamenti hanno trovato grandi conferme nella ricerca.

4.1.4 Prospettiva cognitiva

Gli psicologi di orientamento cognitivo sostengono che i problemi psicologici sono spesso causati da un modo di pensare disfunzionale. Posto che l’eccessiva preoccupa- zione (un sintomo cognitivo) è una caratteristica essen- ziale del disturbo d’ansia generalizzato (si veda la Figu- ra 4.2), non sorprende che i teorici cognitivi abbiano

approfondito particolarmente le cause e le modalità di trattamento di questo particolare disturbo (Ritter et al., 2010; Holaway et al., 2006).

Presupposti maladattivi

Un tempo, i teorici cognitivi ipotizzavano che il disturbo d’ansia generalizzato fosse causato fondamentalmente da presupposti maladattivi,una nozione tuttora molto diffusa. Albert Ellis sosteneva ad esempio che molte persone sono guidate da convinzioni irrazionali che le portano ad agire e a reagire in maniera inadeguata (Ellis, 2008, 2002, 1962). Ellis definiva tali convinzioni cre- denze irrazionali di fondo e affermava che coloro che

soffrono di disturbo d’ansia generalizzato condividono in generale le seguenti idee:

«L’essere umano adulto ha estremo bisogno di essere amato o approvato da praticamente ogni altra persona significativa all’interno della sua comunità».

critici nei confronti di sé stessi e porsi degli standard molto severi ai quali adeguarsi, definiti da Rogers condi-

zioni di valore. Essi cercano di adeguarsi a questi stan-

dard distorcendo e negando continuamente i propri pen- sieri ed esperienze reali. Nonostante gli sforzi, tuttavia, continuano a giudicarsi in modo severo e ciò provoca in loro molta ansia. Questa immensa apprensione apre la strada a un disturbo d’ansia generalizzato o a qualche altra forma di disfunzione psicologica.

Gli operatori che adottano l’approccio terapeutico di Rogers, la terapia centrata sul paziente, fanno in modo

di mostrare una considerazione positiva incondizionata verso questi soggetti e una profonda comprensione em- patica nei loro confronti. I terapeuti confidano che un’at- mosfera di comprensione e di sincera accettazione possa aiutare i pazienti a sentirsi abbastanza sicuri da ricono- scere quali sono i loro veri bisogni, pensieri ed emozio- ni. Quando le persone acquisiscono l’obiettività e sono finalmente oneste e a proprio agio con sé stesse, l’ansia e gli altri sintomi si attenueranno. Nel brano che segue (Caso 4.1), Rogers descrive i progressi di una paziente

con disturbo d’ansia e altri sintomi collegati.

Terapia centrata sul paziente: terapia umanistica sviluppata da Carl Rogers, nella qualeil rapporto del terapeuta con il paziente è fondato su accettazione, empatia e autenticità.

Credenze irrazionali di fondo: convinzioni erronee e fuori luogo nutrite, secondo Albert Ellis, da persone con diversi problemi psicologici.

Nonostante le relazioni ottimistiche sui casi clinici, gli studi controllati non hanno suffragato con chiarezza questo approccio. Se da una parte la ricerca conferma che la terapia centrata sul paziente si rivela in genere più efficace per i pazienti ansiosi rispetto a nessuna terapia, si tratta di un approccio che ha risultati solo di poco su- periori a una terapia con placebo e non costanti (Procha- ska, Norcross, 2006, 2003). I ricercatori hanno inoltre riscontrato, nella migliore delle ipotesi, solo una limitata conferma della spiegazione di Rogers sul disturbo d’an-

CASO 4.1

La terapia consisteva nel mettere alla prova sé stessa, in tutti i suoi aspetti, in una relazione protetta. […] Si spe- rimentava in quanto capace di interezza, […] un sé sol- lecito nei confronti degli altri. A questo seguì […] il ren- dersi conto che il terapeuta s’interessava a lei, che dav- vero a lui importava l’effetto della terapia, che veramen- te l’apprezzava. […] Si rese gradualmente conto del fatto che […] non vi era nulla di fondamentalmente sba- gliato in lei, ma che era invece una persona positiva e solida (C. R. Rogers, 1954, pp. 261-264).

Figura 4.2 Quanto tempo durano le tue preoccupazioni? In un’indagine, il 62% degli studenti universitari ha detto che di essere preoccupato per qualcosa meno di 10 minuti alla vol- ta. Viceversa, il 20% si preoccupa per più di un’ora.

38% si preoccupa per 1-10 minuti

9% si preoccupa per 2 ore o più 11% si preoccupa per 1-2 ore 18% si preoccupa per 10-60 minuti 24% si preoccupa per meno di 1 minuto

riormente del fatto che sembrano sempre preoccuparsi di qualcosa (hanno cioè delle meta-preoccupazioni) (si ve- da la Tabella 4.3). L’effetto netto di tutta questa preoc-

cupazione è il disturbo d’ansia generalizzato.

Questa spiegazione ha trovato notevoli conferme nel- la ricerca. Gli studi indicano, per esempio, che gli indivi- dui i quali in genere nutrono convinzioni sia positive che negative riguardo al fatto di essere preoccupati tendono più di altri a sviluppare un disturbo d’ansia generalizzato (Khawaja, Chapman, 2007; Wells, 2005) e che la meta- preoccupazione continua sia un potente indizio di insor- genza del disturbo (Wells, Carter, 1999).

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