abusi subiti nell’infanzia hanno suscitato un’attenzione no-
tevole da parte del pubblico. Gli adulti con questo tipo di amnesia dissociativa sembravano recuperare memorie se- polte da tempo riguardanti abusi sessuali e fisici della loro infanzia. Una donna poteva sostenere, per esempio, di es- sere stata molestata dal padre ripetutamente tra i 5 e i 7 anni, oppure un ragazzo poteva ricordarsi di avance sessua- li ricevute da un amico di famiglia quando era molto picco- lo. I ricordi rimossi riemergevano spesso nel corso di terapie riguardanti altri problemi.
La quantità di queste rivelazioni è diminuita negli anni più recenti, ma gli esperti continuano a rimanere divisi riguardo a questo tema (Loftus, Cahill, 2007; McNally et al., 2005). Alcuni ritengono che i ricordi recuperati siano solo quello che appaiono: dei ricordi terribili di violenze rimasti sepolti nella mente per anni; mentre altri pensano che tali ricordi siano delle illusioni, ossia immagini false partorite da una mente confusa. Coloro che non credono alla tesi delle me- morie rimosse ritengono che i particolari della violenza ses- suale infantile siano spesso ricordati con troppa precisione (Loftus, Cahill, 2007; McNally et al., 2004). Essi sottolineano inoltre che la memoria in genere può cadere spesso in erro- re (Lindsay et al., 2004). Per di più, è possibile creare false memorie di vario tipo in laboratorio, stimolando l’immagi- nazione dei partecipanti (Brainerd et al., 2008; Loftus, Cahill, 2007).
Ma se il presunto recupero delle memorie infantili non è ciò che sembra, allora cos’è? Secondo coloro che si oppongono alla tesi dei ricordi riemersi alla coscienza, potrebbe trattar- si di un caso di elevata suggestionabilità (Loftus, Cahill, 2007; Loftus, 2003, 2001, 1997). Questi teorici sostengono che l’attenzione prestata a questo fenomeno dagli speciali- sti e dalla gente comune abbia spinto a volte i terapeuti a
emettere diagnosi in assenza di prove sufficienti (Frankel, 1993). I terapeuti potrebbero cercare attivamente i segni della violenza infantile nei pazienti e perfino incoraggiarli a produrre dei falsi ricordi (Gardner, 2004). Alcuni terapeuti usano davvero tecniche speciali per il recupero dei ricordi, tra i quali l’ipnosi, la terapia della regressione, il diario, l’in- terpretazione dei sogni e l’interpretazione dei sintomi fisici (Madill, Holch, 2004; Lindsay, 1996, 1994). Forse, certi pa- zienti rispondono alle tecniche creando inconsapevolmente dei falsi ricordi di abuso (Hyman, Loftus, 2002). Le false memorie possono quindi diventare sempre più familiari per loro in conseguenza delle ripetute discussioni terapeutiche sui presunti incidenti.
Naturalmente, le memorie rimosse degli abusi sessuali dell’infanzia non emergono soltanto in un contesto clinico (Loftus, Cahill, 2007), ma in alcuni individui si riaffacciano spontaneamente. Coloro che si oppongono alla tesi delle memorie rimosse spiegano questi casi facendo riferimento a vari libri, articoli, siti e spettacoli televisivi che sembrano prestare credito alle memorie rimosse di abusi durante l’in- fanzia (Loftus, 1993). Altri, sempre fra coloro che diffidano delle memorie rimosse, ritengono che, per motivi biologici o di altro tipo, alcuni individui siano predisposti più di altri ad avere falsi ricordi, sia riguardanti le violenze durante l’in- fanzia sia di altro tipo (McNally et al., 2005).
È importante ribadire che gli esperti che mostrano diffiden- za nei confronti del recupero dei ricordi rimossi dell’infanzia, non negano in alcun modo il problema dell’abuso sessuale dei minori. In realtà, i sostenitori di entrambe le posizioni intendono ribadire che la loro posizione non deve indurre le persone a credere che essi nutrano dei dubbi sulla portata del problema dell’abuso sessuale dei minori. Quale che sia l’esito del dibattito sui ricordi rimossi, il problema dell’abuso dei minori è fin troppo reale e comune.
Fuga dissociativa: disturbo in cui una persona si al- lontana dalla propria residenza abituale e può assume- re una nuova identità, dimenticando il suo passato.
Circa lo 0,2% della popolazione viene colpito da fuga dissociativa. Come l’amnesia dissociativa, una fuga in genere fa seguito a un evento traumatico (Cardena, Gle- aves, 2007; APA, 2000). Alcuni adolescenti che se ne vanno di casa stanno forse vivendo un episodio di fuga dissociativa (Loewenstein, 1991). Come i casi di amne- sia dissociativa, le fughe di solito riguardano le memorie personali più di quelle enciclopediche o astratte (Maldo- nado, Spiegel, 2007).
Le fughe tendono a finire in modo brusco. In certi casi, come quello del reverendo Bourne, la persona «si risveglia» in uno strano posto, circondata da volti poco familiari e si meraviglia di ritrovarsi in quel luogo. In altri casi, la mancanza di una storia personale passata può far sorgere il sospetto. Talvolta un incidente auto- mobilistico o un problema legale conduce la polizia a scoprire l’identità falsa; altre volte sono gli amici a met- tersi alla ricerca e a trovare la persona scomparsa. Quan- do una persona viene ritrovata prima che lo stato di fuga sia finito, il terapeuta può ritenere necessario porle molte domande sui particolari della sua vita, ricordarle ripetu- tamente chi è e persino iniziare la psicoterapia prima del recupero della memoria. Il ricordo del passato può com- astratte o enciclopediche in genere si conserva. È proba-
bile che le persone con amnesia dissociativa, come chiunque altro, sappiano il nome del presidente degli Sta- ti Uniti e anche scrivere, leggere o guidare la macchina.
I clinici non sanno quanto sia diffusa l’amnesia disso- ciativa (Pope et al., 2007), ma sanno che in molti casi sembra iniziare durante gravi minacce alla salute e alla vita, ad esempio in tempi di guerra e nei disastri naturali (Cardena, Gleaves, 2007). I veterani di guerra spesso ri- feriscono vuoti di memoria di ore o giorni e alcuni di- menticano dei dati personali, come il nome e l’indirizzo (Bremner, 2002). Sembra che le violenze subite da bam- bini, soprattutto di tipo sessuale, possano scatenare l’amnesia dissociativa, ad esempio negli anni Novanta vi sono stati molti casi in cui gli adulti affermavano di ri- cordare esperienze a lungo dimenticate di violenze subi- te nell’infanzia. Inoltre, l’amnesia dissociativa può veri- ficarsi in situazioni più consuete, quali ad esempio la perdita improvvisa di una persona amata a causa di ab- bandono o morte o, ancora, in seguito ad un intenso sen- so di colpa per aver commesso certe azioni (per esem- pio, una relazione extraconiugale) (M. Koh et al., 2000).
L’impatto dell’amnesia dissociativa dipende dalla quantità delle cose che si dimenticano. Ovviamente, un episodio amnesico di due anni è più grave di quello di una o due ore. Similmente, un episodio amnesico nel quale la vita di una persona cambia in maniera rilevate causa più difficoltà di uno con conseguenze più trascura- bili.
TRA LE RIGHE Persone a rischio
I soldati che hanno esperienza di combattimento sono particolarmente predisposti all’amnesia e alle altre rea- zioni di tipo dissociativo. Possono dimenticare partico- lari orrori, informazioni personali e perfino la propria identità.
6.2.2 Fuga dissociativa
La fuga dissociativa comporta l’incapacità di ricordare
la propria identità personale e i particolari della propria esistenza passata, oltre a un allontanamento fisico dalla propria residenza abituale (si veda di nuovo la Tabella 6.4). In alcuni casi i soggetti si spostano in un luogo non
molto distante e stringono pochi contatti sociali nel nuo- vo ambiente (APA, 2000); la fuga può essere breve, que- stione di ore o giorni, e terminare improvvisamente. In altri casi la persona può andare lontano da casa, cambia- re nome e crearsi una nuova identità, nuove relazioni e perfino una nuova attività lavorativa. Tali individui pos- sono anche mostrare una personalità diversa, spesso di- ventano più estroversi (APA, 2000). Riportiamo un epi- sodio riguardante questo disturbo avvenuto nel secolo scorso al reverendo Ansel Bourne (Caso 6.7).
CASO 6.7
Il 17 gennaio 1887 [il reverendo Ansel Bourne, di Gree- ne, R.I.] prelevò 551 dollari da una banca di Providence con cui pagare un terreno a Greene, pagò alcuni conti e a Pawtucket salì su un omnibus a cavalli. Questo è l’ultimo evento di cui si ricorda. Non fece ritorno a casa quel giorno e non si seppe nulla di lui per due mesi. Sui giornali apparve la notizia della sua scomparsa e si so- spettò che fosse stato ucciso, ma la polizia cercò invano nei dintorni. La mattina del 14 marzo a Norristown, in Pennsylvania, un uomo, il signor A. I. Brown, che aveva affittato un piccolo negozio sei settimane prima, fatto scorte di cancelleria, dolciumi, frutta e oggetti vari e portava avanti il suo commercio in modo tranquillo, sen- za sembrare per nulla strano o eccentrico, si alzò spa- ventato e chiamò le persone della casa per chiedere dove si trovasse. Disse che il suo nome era Ansel Bourne, che non sapeva nulla di Norristown, che non era un commerciante, e che l’ultima cosa di cui si ricordasse, come se fosse il giorno prima, è che stava prelevando il denaro dalla banca ecc. a Providence. […] Era molto debole, aveva perso forse più di dieci chili in quel perio- do ed era tanto orripilato all’idea del negozio di dolciu- mi che rifiutò di rimetterci piede (James, 1890, pp. 391-
centrale e domina il funzionamento di una persona. Soli- tamente si ha una personalità primaria oppure ospite, che si manifesta più spesso delle altre.
Disturbo dissociativo dell’identità: disturbo in cui una persona sviluppa due o più personalità diverse. È detto anche disturbo da personalità multipla.
Personalità secondaria: due o più personalità diverse presenti nelle persone affette dal disturbo dissociativo dell’identità. Sono dette anche personalità alternative.
portare una cancellazione degli eventi del periodo di fu- ga (APA, 2000).
In generale chi vive la fuga dissociativa riacquista la maggior parte o tutte le memorie e non ha mai una ricadu- ta. Poiché le fughe sono di solito brevi e totalmente rever- sibili, gli individui tendono ad avere pochi effetti collate- rali. Le persone che sono state via per mesi o anni, tutta- via, hanno spesso seri problemi ad adattarsi ai cambia- menti che si sono verificati durante il periodo di assenza. Infine, coloro che in stato di fuga compiono atti violenti o illegali, devono anche affrontarne le conseguenze.
6.2.3 Disturbo dissociativo
dell’identità (Disturbo da personalità multipla)
Il disturbo dissociativo dell’identità è drammatico e in- validante. Per comprendere meglio, narriamo il caso di Eric (Caso 6.8).
Una persona affetta da disturbo dissociativo dell’identità, o disturbo da personalità multipla, svi-
luppa due o più personalità diverse, chiamate spesso
personalità secondarie o personalità alternative,
ognuna con una serie specifica di ricordi, comportamen- ti, pensieri ed emozioni (si veda la Tabella 6.5). Ciascu-
na personalità secondaria, alternandosi, occupa il posto