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TRA LE RIGHE Cinema e fobie

Nel documento Psicologia Clinica (pagine 119-122)

PAURE: le probabilità di solito sono dalla nostra parte

TRA LE RIGHE Cinema e fobie

Il numero 23 (Number 23)

Pipistrelli (Batmanbegins)

Serpenti (I predatori dell’arca perduta)

Malattie (Hannah e le sue sorelle)

Il mondo esterno (Copycat: omicidi in serie)

Situazioni sociali (Io e Annie)

Viaggiare in aereo (Rain Man – L’uomo della pioggia)

Altezza (La donna che visse due volte)

Il colore rosso (Marnie)

Gli spazi chiusi (Omicidio a luci rosse)

Ragni (Aracnofobia)

Le persone che soffrono di fobia sociale, invece, pro-

vano una paura persistente e irrazionale delle situazioni in cui sono esposte a un possibile giudizio da parte degli altri e temono di essere messe in imbarazzo (si veda la

Tabella 4.6). Si distingue tra fobia sociale circoscritta,

come la paura di parlare o scrivere di fronte agli altri, oppure generalizzata, ossia la paura generica di fare o dire qualcosa di sbagliato o imbarazzante. In entrambe le forme, le persone hanno la sensazione di comportarsi

Tabella 4.6 Fobia sociale. DSM Checklist

Paura intensa e persistente di situazioni sociali o di fare qualcosa in pubblico, in cui l’individuo è espo- sto a un possibile giudizio da parte degli altri o si trova di fronte a estranei, che perdura da almeno sei mesi. Paura di poter agire in modo imbarazzante o umiliante.

Ansia prodotta in genere dall’esposizione a situa- zioni sociali.

Consapevolezza che la propria paura è eccessiva o irrazionale.

Evitamento della situazione temuta. Angoscia o problemi significativi. Tratto da APA, 2000.

due massi. Più cercava di liberarsi, più restava incastra- ta. Nessuno la sentì urlare e fu assalita dal terrore. Nel linguaggio dei comportamentisti, l’essere intrappolata suscitava una reazione di paura.

Essere intrappolata Reazione di paura

Mentre si dibatteva per liberarsi, la bambina sentì il rumore di una cascata nei pressi delle rocce. Nella sua mente, lo scroscio dell’acqua corrente si collegò alla sua angosciosa battaglia con le rocce, e sviluppò così anche la paura dell’acqua corrente.

Acqua corrente Reazione di paura

Finalmente la zia trovò la bambina urlante, l’aiutò a liberarsi dalle rocce e la consolò, ma il danno psicologi- co era ormai fatto. Da quel giorno in avanti la bambina rimase terrorizzata dall’acqua corrente.

Per anni i familiari dovevano trattenerla a forza per poterle fare il bagno. Durante i viaggi in treno, era ne- cessario tirare le tendine sui finestrini in modo che non vedesse corsi d’acqua. La giovane aveva con ogni pro- babilità acquisito una fobia attraverso il condizionamen- to classico.

Nei termini specifici, l’essere rimasta intrappolata era uno stimolo incondizionato (SI) che comprensibilmente aveva suscitato una risposta incondizionata (RI) o pau- ra. L’acqua corrente rappresentava uno stimolo condi-

zionato (SC), uno stimolo dapprima neutro che nella

mente della bambina veniva associato con l’idea di esse- re intrappolata e suscitava anch’esso una reazione di paura. La paura acquisita per ultima era una risposta

condizionata (RC).

SI: essere intrappolata RI: paura SC: acqua corrente RC: paura

valutato in modo negativo dagli altri, riconducendolo così a una caratteristica essenziale della fobia sociale.

4.2.3 Da cosa sono causate le fobie?

Tutti i modelli offrono spiegazioni per le fobie. L’espe- rienza pratica tende a suffragare le spiegazioni compor- tamentali. I comportamentisti ritengono che le persone con fobie apprendano inizialmente a temere determinati oggetti, situazioni o eventi attraverso un condiziona- mento (Wolfe, 2005). Una volta acquisita la paura, l’in- dividuo evita l’oggetto o la situazione temuti, facendo sì che la paura diventi sempre più interiorizzata.

Spiegazioni comportamentali: in che modo vengono apprese le paure?

I comportamentisti suggeriscono che il condizionamen- to classico sia un modo molto comune per acquisire rea-

zioni fobiche. In tale processo due eventi che avvengono in momenti ravvicinati nel tempo diventano strettamente associati nella mente di una persona e,come abbiamo visto nel Capitolo 2, la persona allora reagisce in modo simile a entrambi gli eventi. Se uno degli eventi provoca una reazione di paura, può farlo anche il secondo.

Condizionamento classico: processo di apprendi- mento in cui due eventi che si verificano ripetutamente e vicini nel tempo diventano strettamente legati nella mente di una persona e producono così la medesima risposta.

Negli anni Venti del Novecento un medico descrisse il caso di una giovane donna che probabilmente acquisì la fobia dell’acqua corrente attraverso il condizionamen- to classico (Bagby, 1922). All’età di sette anni, durante un picnic con la mamma e la zia, dopo mangiato si allon- tanò nel bosco da sola. Mentre si stava arrampicando su alcune rocce, restò intrappolata con entrambi i piedi tra

Tabella 4.7 Profilo dei disturbi d’ansia.

Prevalenza a un anno Rapporto femmine- maschi Età di insorgenza tipica Prevalenza tra familiari stretti Percentuale di soggetti attualmente in terapia clinica Disturbo d’ansia

generalizzato 3,0% 2:1 0-20 anni Elevata 25,5%

Fobie specifiche 8,7% 2:1 Variabile Elevata 19,0%

Fobia sociale 7,1% 3:2 10-20 anni Elevata 24,7%

Disturbo di panico 2,8% 5:2 15-35 anni Elevata 34,7%

Disturbo ossessivo-

compulsivo 1,0% 1:1 4-25 anni Elevata 41,3%

La teoria comportamentale secondo la quale le paure possono essere acquisite tramite modellamento è stata confermata dalla ricerca. Gli psicologi Albert Bandura e Theodore Rosenthal (1966), per esempio, chiesero ai partecipanti alla loro ricerca di osservare una persona che sembrava essere colpita da una scossa elettrica ogni volta che suonava un segnale acustico. Questi era in re- altà un complice dei ricercatori che fingeva di essere un soggetto dell’esperimento e iniziava a manifestare dolo- re facendo smorfie e gemiti ogni volta che sentiva il se- gnale acustico. Dopo che i partecipanti, del tutto ignari di questo, ebbero osservato più episodi di questo tipo, provavano anch’essi tensione e paura ogni volta che sen- tivano il segnale.

Le spiegazioni comportamentali delle fobie sono messe in discussione anche da altri studi (Ressler, Davis, 2003). Diverse indagini condotte in laboratorio su bam- bini e adulti non sono riuscite a condizionare le reazioni di paura. Inoltre, sebbene la maggior parte dei case study riconducano le fobie a episodi di condizionamento clas- sico o di modellamento, in un buon numero di essi ciò non avviene. Dunque, sembra che una fobia possa essere acquisita attraverso il condizionamento classico o il mo- dellamento, ma i ricercatori non hanno confermato che il disturbo venga normalmente acquisito in questo modo.

Una spiegazione comportamentale-evoluzionista

Certe fobie sono molto più comuni di altre. Le reazioni fobiche nei confronti degli animali, dell’altezza e del buio sono più diffuse delle reazioni fobiche alla carne, all’erba e alle case. Gli studiosi spesso spiegano queste differenze con l’ipotesi che la specie umana sia più incli- ne a sviluppare alcune paure (Scher et al., 2006; Selig- man, 1971). Si parla allora di predisposizione in quanto

gli esseri umani sono teoricamente «predisposti» ad ac- quisire certe fobie e non altre. Un valido esempio è il

Caso 4.4.

In una serie di studi sulla predisposizione, lo psicolo- go Arne Ohman e colleghi hanno condizionato diversi tipi di paure nei partecipanti (Lundqvist, Ohman, 2005; Una reazione di paura può essere acquisita anche tra-

mite modellamento, ossia attraverso l’osservazione e

l’imitazione (Bandura, Rosenthal, 1966). Un individuo può osservare che gli altri sono spaventati da determina- ti oggetti o eventi e sviluppano una paura analoga. Pen- siamo a un ragazzino la cui madre abbia il terrore delle malattie, dei medici e degli ospedali. Se lei esprime so- vente le sue paure, anche il figlio potrà sviluppare la paura delle malattie, dei medici e degli ospedali.

I comportamentisti ipotizzano inoltre che le specifi- che paure apprese si trasformino in disturbo d’ansia ge- neralizzato quando una persona ne ha acquisite diverse. Si presume che questa evoluzione avvenga tramite una

generalizzazione dello stimolo: le reazioni a uno stimo-

lo vengono suscitate anche da stimoli simili. La paura dell’acqua corrente acquisita dalla bambina sulle rocce avrebbe potuto estendersi a stimoli analoghi, come il lat- te versato in un bicchiere o persino una musica efferve- scente. Probabilmente la persona vive una serie di eventi angosciosi, ciascuno di essi produce uno o più stimoli temuti e le reazioni a ciascuno di questi stimoli si esten- de ad altri stimoli. Questa persona può allora accumulare diverse paure e sviluppare col tempo un disturbo d’ansia generalizzato.

Qual è il giudizio della ricerca sulle spiegazioni comportamentali?

Da alcuni studi di laboratorio è emerso che gli animali e gli esseri umani possono realmente imparare a temere determinati oggetti tramite il condizionamento classico (N. E. Miller, 1948; Mowrer, 1947, 1939). In uno studio divenuto famoso gli psicologi John B. Watson e Rosalie Rayner (1920) descrissero come avevano insegnato a un bambino di undici mesi, di nome Albert, a temere i topi bianchi. Per settimane ad Albert fu consentito di giocare con un topo bianco da laboratorio, cosa che sembrava piacergli molto. Una volta in cui Albert stava allungando una mano verso il topo, lo sperimentatore fece un forte rumore che spaventò il bambino, colpendo una sbarra d’acciaio alle sue spalle con un martello. Successiva- mente, ogni volta che Albert cercava di toccare il topo, lo sperimentatore faceva quel rumore. Albert acquisì quindi la paura e la reazione di evitamento nei confronti del topo.

TRA LE RIGHE

Scimmia vede, scimmia fa?

Una mamma scimpanzé interagisce con il figlio e mo- della dei comportamenti che lui possa imitare. Sebbe- ne gli umani possano acquisire fobie sia attraverso il condizionamento classico che il modellamento, la ri- cerca indica che gli scimpanzé acquisiscono più facil- mente tali paure (o altri tipi di comportamenti e reazio- ni) attraverso il modellamento.

CASO 4.4

Una bambina di quattro anni stava giocando al parco. Convinta di avere visto un serpente, è corsa alla macchi- na dei genitori e ci è saltata dentro, sbattendo forte la portiera per chiuderla e, purtroppo, chiudendosi una mano tra il montante e la portiera stessa. In seguito al doloroso incidente, la bambina è andata più volte dal medico. Prima poteva essere forse spaventata dai ser- penti, ma non era fobica. Dopo l’incidente si è invece instaurata una fobia, non nei confronti delle automobi- li o delle portiere, ma dei serpenti. La fobia dei serpenti perdurava ancora nel’età adulta, quando si è rivolta a me per un consulto e una terapia (Marks, 1977, p. 192).

vano acquisito la paura di volti e case non manifestava- no più marcate RGC in presenza di tali oggetti, mentre coloro che avevano imparato a temere serpenti e ragni continuavano per diverso tempo ad avere forti RGC in reazione alle immagini. Secondo le interpretazioni date, animali e insetti tendono più facilmente a diventare og- getto di fobia per gli esseri umani rispetto ai volti e agli edifici.

Da dove può derivare una predisposizione alla paura? Secondo alcuni studiosi, le predisposizioni vengono tra- smesse geneticamente attraverso un processo evoluzio- nistico. Tra i nostri antenati, coloro che imparavano più rapidamente a temere gli animali, l’oscurità, le altezze e simili avevano maggiori probabilità di sopravvivere ab- bastanza a lungo da riprodursi e trasmettere così le pro- prie inclinazioni a certe paure ai loro discendenti (Oh- man, Mineka, 2003; Mineka, Ohman, 2002).

4.2.4 Come vengono trattate le fobie?

Dalle ricerche condotte al riguardo è emerso che il 19% degli individui con fobie specifiche e quasi il 25% di quanti soffrono di fobia sociale è attualmente in terapia (P. S. Wang et al., 2005). Ciascun modello teorico ha un suo approccio per il trattamento delle fobie, ma le più usa- Ohman et al., 1975). In uno di questi, a tutti i partecipan-

ti venivano mostrate diapositive con foto di volti, case, serpenti e ragni. A un gruppo veniva somministrata una scossa elettrica ogni volta che venivano proiettate le foto di volti e case, mentre all’altro gruppo veniva sommini- strata una scossa quando vedevano serpenti e ragni. I partecipanti erano più predisposti a temere serpenti e ra- gni? Usando le reazioni cutanee, o reazioni galvaniche

cutanee (RGC), per misurare la paura, gli sperimentatori

scoprirono che entrambi i gruppi avevano appreso la paura dei diversi oggetti dopo numerosi abbinamenti im- magini/scossa. In seguito a una breve pausa in cui non veniva somministrata alcuna scossa, le persone che ave-

FOBIE COMUNI E INSOLITE

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