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2.2 «Un tutto classificato razionalmente e per ordine cronologico»: il Museo Lapidario Bruzza e l'archeologia vercellese

4.3 Donare per creare un museo, tra promozione delle arti e ritratto di una classe borghese: la Pinacoteca Viecha

4.3.4 L'avvio della Pinacoteca civica

Sull'idea di museo cui Viecha mirava e sulle garanzie necessarie per avallare il legato alla città Mensi dovette certo fornire un valido contributo, considerando la sua posizione di rilievo nel contesto artistico alessandrino e non dimenticando come lo stesso pittore sarebbe stato nominato nel 1875 conservatore della Pinacoteca, cui nel 1888 avrebbe lasciato i propri disegni148. Viecha,

che inizialmente aveva previsto semplicemente la sistemazione dei dipinti in un «gabinetto particolare», pose condizioni progressivamente più rigide. Nel 1848, oltre a richiedere che la collezione fosse collocata «in una Camera particolare o nel Palazzo Civico od in qualche camera unita alla Pubblica Biblioteca alla quale possino sempre avere accesso gli Artisti, ed Amanti di Belle Arti», stabiliva che qualora l'impresa non avesse avuto esito entro due anni dalla sua scomparsa l'amministrazione civica avrebbe perso qualsiasi diritto sui dipinti e sarebbe stata sostituita dalla Reale Galleria di Torino, «persuaso che in quel Santuario di Belle Arti saranno degnamente collocati». Le collezioni regie erano state aperte al pubblico nel 1832 da Carlo Alberto,

146 I soggetti indicati sono quelli di Dafne e Cloè, della Maddalena del Murillo e i «ritratti dei quattro sommi Poeti Italiani». 147 Ricordando la morte di Viecha, nelle sue Memorie Civalieri citava anche l'erede Alfonso, figlio dell'avvocato Balbi «che nell'anno 7mo Repubblicano fù uno dei più acerbi terroristi giacobini che funestarono con le loro esagerazioni la buona armonia che regnava in qu.ta Città»: ASAL, Archivio Civalieri di Masio, b. 51, cart. O, 1858.

148 Sulla figura di Francesco Mensi: E. Vannozzi, La pittura a soggetto religioso: prime indagini su Francesco Mensi dalla

137 il sovrano cui si doveva il riallestimento del piano nobile di Palazzo Reale con il progetto della "Galleria dei quadri moderni": tra le prime opere commissionate per la celebrazione della storia dinastica figurava nel 1831 l'Amedeo VIII a Ripaglia di Giovanni Migliara, apprezzato dal re per i soggetti tratti dal romanzo storico.

La decisione di Viecha di rendere pubblica l'intenzione del legato nel 1854 fu probabilmente dettata dalla volontà di assistere in prima persona all'avvio della Pinacoteca di Alessandria. L'iniziativa raccolse immediatamente gli encomi da parte della civica amministrazione, che deliberava così di erigere una Pinacoteca civica intitolata a Viecha e di dedicargli «un'Erma con Iscrizione che consacri la memoria del Donatore e del dono», nonostante la ritrosia espressa dal notaio, che avrebbe comunque fatto parte dell'eventuale commissione incaricata dell'allestimento149. La notizia trovava eco sulla stampa locale, che riferiva anche delle discussioni

avvenute in merito all'intitolazione, per qualcuno da riservare solo a una sala e non all'intero istituto: i consiglieri Damasio e Capriolo avevano sventato ogni dubbio ricordando come «essere invalso l'uso di dare il nome alli stabilimenti da quello del fondatore come infatti chiamasi Biblioteca Brera, Collegio Caccia, Ghislieri Istituto Bellini ecc.»150.

La Pinacoteca fu inaugurata il 24 giugno 1855 in un locale annesso alla Biblioteca, che dal 1820 aveva sede presso il complesso dell'ex monastero della Margherita, adibito a Collegio Nazionale151. Nel mese precedente erano stati eseguiti i lavori necessari per adattare l'ambiente e

trasportarvi i dipinti, che nel frattempo erano stati depositati su cavalletti all'«Emigrazione», in Palazzo Ferraris152. Nel locale destinato era stato intanto eretto un framezzo, messa in opera una

porta d'ingresso, regolarizzato il soffitto con la costruzione di una volta a padiglione, ricoperte le pareti con assito e teleramento per l'apposizione dei quadri, predisposto un supporto in legno di noce verniciato e filetto dorato per incassare le medaglie, il tutto finito con una tappezzeria in carta «ordinaria» e un tavolo con tiretto per custodirvi libri e disegni153.

Pochi giorni prima dell'inaugurazione era stato compilato il regolamento, affisso alla porta di ingresso, dove erano raccolte una serie di norme comportamentali in buona parte paragonabili alle consuetudini da rispettare in un buon salotto borghese: i primi articoli erano dedicati alle proibizioni (riguardanti il contatto con le opere, l'ingresso «con bambini, ombrelli, cani e bastoni», il

149 Lo scultore Angelo Bruneri di Torino (già autore del monumento ad Andrea Vochieri) procedette alla realizzazione del busto, collocato nel 1856 nel locale della Pinacoteca. Sull'episodio si rinvia a: C. Spantigati, Pinacoteca Viecha e Museo Storico Archeologico: origini e vicende delle istituzioni museali alessandrine, in C. Spantigati e G. Romano (a cura di), Il museo e la pinacoteca..., op. cit., 1986, pp. 13-32.

150 Il resoconto è riportato in «L'Avvisatore Alessandrino», n. 149, 14 dicembre 1854.

151 A. A. Piatti, La Biblioteca Civica di Alessandria: profilo storico, in Dossier Biblioteca Civica,rapporto di ricerca a cura dell'Associazione Cultura e Sviluppo, Alessandria 2004 (estratto consultato presso l'autore). Sull'avvio della Pinacoteca, sui suoi regolamenti e sugli orientamenti dei primi decenni di gestione, oggetto di un successivo capitolo, una prima ricomposizione si trova in: C. Spantigati, Pinacoteca Viecha e Museo Storico Archeologico..., op. cit., 1986.

152Liquidazione dell'ammontare delle opere eseguite nella Pinacoteca a termini della Perizia 10 maggio 1855, 6 agosto 1855, in ASAL, ASCAL, serie IV, b. 1772.

153 Calcolo approssimativo dei lavori a farsi nella Biblioteca per la nuova Pinacoteca, in ASAL, ASCAL, serie III, Atti Municipali, b. 224, perizia del 9 aprile 1955; Verbale del Consiglio delegato 11 maggio 1855, ibidem; Liquidazione generale delli lavori eseguiti a norma della perizia 9 aprile 1955 per la Pinacoteca Viecha, documento allegato al verbale del Consiglio Delegato del 27 giugno 1855, ibidem.

138 parlare ad alta voce), altri riguardavano le concessioni: l'autorizzazione alle copie e le visite dei forestieri o degli ospiti particolari accompagnati da Viecha (ammessi anche nei giorni di chiusura). Si prescriveva infine il divieto di esportazione e si indicavano le modalità di risarcimento per le contravvenzioni, la cui registrazione era l'unico incarico affidato agli impiegati della contigua biblioteca154. Pur garantendo l'accesso alla collezione, il Municipio ancora non avvertiva la

necessità di elaborare per l'istituto una struttura organizzativa e gestionale, nè si pronunciava in merito alle possibilità di sviluppo o incremento delle collezioni. La donazione Viecha aveva comunque stabilito il fulcro dell'identità culturale cittadina: intorno al nucleo migliarista l'amministrazione civica e gli alessandrini tutti erano chiamati a misurarsi con l'impegno della conservazione, dell'educazione e della promozione delle arti.

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