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Nella provincia di Cuneo il capoluogo era ancora sprovvisto di un proprio museo, che sorgerà solo nel secolo successivo: la città non poté dunque beneficiare delle devoluzioni, e rappresentò anzi l'unico caso di trasferimento al di fuori dei confini regionali, con la cessione ai Musei Governativi di Roma della Carta topografica di Roma e del suburbio di Leonardo Bufalino, proveniente dall'ex monastero degli Angeli58. La devozionalità diffusa consentì di mantenere aperte

al culto la maggior parte delle chiese e quindi di conservarvi sculture e dipinti59, anche quando il

demanio procedette alla vendita degli immobili60.

55G. Gioannini a Ministro per la Pubblica istruzione, Sondrio 27 ottobre 1870, in ACS, BCR, b. 12, f. 11.

56Sotto Prefetto del Circondario di Mondovì a Ministero per la pubblica istruzione, Mondovì 2 gennaio 1871, in ACS, BCR, b. 12, f. 11.

57Direzione Generale della Reale Pinacoteca a Ministro per la Pubblica istruzione, Torino 25 marzo 1871, in ACS, BCR, b. 12, f. 11.

58 L'episodio è ricostruito anche da A. Gioli, Monumenti e oggetti d'arte..., op. cit., 1997, p. 112, n. 5. A livello nazionale poche furono le devoluzioni al di fuori della provincia: secondo i dati forniti dalla Gioli in più dei 2/3 delle province i provvedimenti soppressivi condussero al formarsi e svilupparsi di istituzioni museali e in circa metà delle province interessate le opere si concentrarono nel museo del capoluogo; le 69 province del regno sono divise in tre tipologie: quelle in cui le opere risultano interamente devolute agli unici musei o pinacoteche esistenti (quelli dei capoluoghi), tra cui Torino; quelle in cui le devoluzioni sono effettuate a favore di musei situati in più luoghi, tra cui Alessandria e Novara; quelle in cui non risultano devolute opere ad alcun museo o pinacoteca, tra cui Cuneo (A. Gioli, Monumenti e oggetti d'arte..., op. cit., 1997, p. 112 e p. 113, n. 6).

59 In provincia di Cuneo le chiese di congregazioni soppresse mantenute aperte al culto, e quindi in grado di custodire le proprie opere d'arte, furono i santuari della Beata Vergine delle Grazie di Cherasco, della Beata Vergine del Fontano a Briga Marittima e di San Giovanni dei Cappuccini a Sommariva Bosco; le chiese di San Filippo Neri e della Missione a Mondovì, di Santa Maria Maddalena ad Alba, dei cappuccini di Ceva, di San Bernardino a Saluzzo, della Madonna degli Angeli di Cuneo e di Cussanio presso Fossano. Non poté essere applicata la legge di soppressione al santuario della Santa Vergine del Pilone a Moretta e alla chiesa dei Santi Andrea ed Evasio di Mondovì, appartenenti a confraternite secolari; il Santuario di Vicoforte fu riconosciuto di proprietà della fabbriceria.

60 Come a Racconigi per la chiesa di San Domenico, acquistata da famiglie private e poi affidata ai domenicani per l'officiatura, e per la chiesa dei Cappuccini che gli stessi frati acquistarono dal demanio.

34 Su Cuneo e circondario la corrispondenza relativa alle soppressioni rivela d'altro canto la mancanza di una solida rete di conoscitori cui far riferimento per indirizzare l'azione di tutela. In due casi si registra il ricorso al pittore Pier Ambrosio (1840-1885), professore presso l'Istituto Tecnico della città, che nel 1874 consegnava due relazioni: una, non rinvenuta, sugli affreschi e sui dipinti della chiesa della Madonna degli Angeli61; l'altra sul santuario della Beata Vergine del Fontano a

Briga Marittima62. Il Ministero si era infatti lamentato con il Prefetto di Cuneo delle informazioni

giunte sui dipinti di Briga, «vedendosi, anche troppo bene, che il Sindaco non ne ha alcuna notizia, e ciò egli avrebbe dovuto confessare, piuttosto che dirci che questi affreschi rappresentanti la vita di Gesù, la resurrezione e il giudizio finale vanno attribuiti, secondo lui, alla pittura preistorica»63.

Di qui la decisione dell'incarico al professor Ambrosio: la sua lunga relazione in qualche modo denuncia una effettiva mancanza di riferimenti culturali utili a una considerazione appropriata dei documenti artistici presenti sul territorio. In quegli stessi anni Federico Alizeri pubblicava i volumi dedicati alla pittura delle sue Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI: nel primo volume dedicato alla pittura, edito nel 1870, l'erudito ligure riconosceva nell'opera del Canavesio quella decisa influenza tedesca che caratterizzerà le osservazioni dedicate al pittore tra '800 e '900, dalle considerazioni di Ernesto Bertea nel suo volume sui pittori del pinerolese del 1897 fino alla monografia di Michelangelo Fulcheri del 1925. Mentre Canavesio veniva progressivamente inserito nella fitta trama di influenze e presenze artistiche che nel XV secolo aveva segnato la produzione di area marittima e provenzale, Ambrosio si dedicava a un tentativo del tutto diverso, segnato da un ormai irrigidito impianto positivistico e da un municipalismo di superficie. Dopo aver descritto l'ambiente in cui si collocava il santuario e la sua struttura architettonica, lasciava a «storici e antiquari» l'interpretazione delle iscrizioni che vi si trovavano, limitandosi in qualità di artista a «constatarne il merito reale». Si abbandonava poi a maldestre digressioni sul progresso storico dell'arte, intesa in senso evoluzionistico come tensione verso la perfezione rinascimentale.

L'arte che per le meschine superstizioni del medioevo era diventata tutta simbolica, come l'arte che produsse gli idoli indiani ed i geroglifici egizi, e che aveva per ogni personaggio un tipo immutabile che non poteva alterare e che doveva rispettare come articolo di fede, si era finalmente per ciò che riguarda la pittura, sul principio del secolo decimoquarto, con Giotto emancipata dalle antiche tradizioni e si avviava a gran passi mediante un immenso lavoro dello spirito e della mano a quella grand'epoca che ebbe nome di Risorgimento. Però non è che sul principio del secolo decimosesto con Raffaello, Michelangelo e Leonardo che riuscì a bandire ogni convenzione e camminare liberamente; quindi si riscontrano ancora negli affreschi del Santuario di Briga composizioni convenzionali che si riscontrano in dipinti

61 La relazione è citata in: Prefetto di Cuneo a Ministero della Pubblica Istruzione, Cuneo 22 giugno 1874, in ACS, BCR, b. 12, f. 11.

62 Relazione sopra una visita al Santuario della B. Vergine del Fontano in quel di Briga Marittima fatta dal pittore Pier

Ambrosio per incarico dell'Ill.mo Sig. Prefetto della Provincia di Cuneo, Cuneo 31 ottobre 1874, in ACS, BCR, b. 12, f. 11. Il contributo più recente sugli affreschi di Canavesio è quello di V. Natale, Non solo Canavesio. Pittura lungo le Alpi Marittime alla fine del Quattrocento, in G. Romano (a cura di), Primitivi piemontesi..., op. cit., 1996, pp. 39-109.

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religiosi prima di quell'epoca.64

Cercando di legittimare la propria competenza di esperto con riferimenti ai grandi nomi dell'arte italiana rinascimentale, Ambrosio imbastiva una serie di sfavorevoli confronti tra gli affreschi di Briga e la pittura di Raffaello, Michelangelo, Piero della Francesca, Mantegna, Carpaccio, Masaccio e Ghirlandaio. Pur riconoscendo alcuni limiti nella resa dei nudi, «perché lo studio del nudo abbandonato intieramente dopo l'epoca degli iconoclasti non si era ancora ripigliato», riconosceva a Canavesio alcuni meriti compositivi, di fedeltà storica e di ineguagliata capacità espressiva, «qualità tutta individuale propria dell'artista e che non è trasmissibile come il metodo», e che poneva l'artista in posizione di superiorità rispetto a numerosi suoi contemporanei. Il confronto con le opere del nizzardo Lodovico Brea, progenitore della scuola genovese, consentiva di accomunare i due artisti in un unico difetto: il non essere nati in un grande centro d'arte ed essere giunti agli esiti rinascimentali con un certo ritardo, tanto da apparire anteriori ad altri artisti loro contemporanei.

Io credo che si possa con abbastanza sicurezza conchiudere non avere pregio artistico affatto il Santuario dal lato architettonico, non averne la statua della Vergine, essere cose solo mediocri le attempre del loggiato e gli ornamenti a fresco nella fascia attorno ai quadri ma essere cosa di molto merito i 37 quadri a fresco del Presbitero Joane Canavesio per le belle e variate composizioni, pel disegno abbastanza corretto, per vigoria di espressione, per i bei toni e per i colori tuttavia illesi, ed avere tale opera tanto più merito, inquantoché fu compiuta sul principio del rinascimento dell'arte ed in luoghi ove l'arte non si era prima d'allora manifestata che in modo assai imperfetto. Si renderà quindi benemerito ed acquisterà un titolo alla gratitudine della patria quell'Autorità che ne curerà la conservazione ai posteri, opponendosi con validi e buoni ristauri alle rapide ingiurie dell'umidità che ha incominciato invadere la parte anteriore del tempio, ed allo sfasciamento del muro di facciata destinato ad attestare col suo giudizio universale che il risorgimento artistico in quest'ultima provincia italiana era quasi contemporaneo al risorgimento nelle antiche repubbliche65.

Il merito da ascriversi alla relazione dell'Ambrosio è comunque quello di aver riferito l'iscrizione riportante la data e la firma di esecuzione dei dipinti (12 ottobre 1494, letta sulle pareti laterali di sinistra): trattandosi della sola opera nota dipinta con certezza dal Canavesio, il Ministero ne avrebbe sollecitato a più riprese la cura e la conservazione. L'impegno profuso valse comunque ad Ambrosio la nomina all'interno della Commissione conservatrice dei monumenti e delle opere d'arte della Provincia di Cuneo, a cui partecipò fin dall'anno di istituzione (1875)66.

Rispetto alle testimonianze storico artistiche, in provincia di Cuneo ben maggiore solerzia

64Relazione sopra una visita al Santuario della B. Vergine del Fontano..., cit. 65Ibidem.

66 M. Bencivenni, R. Dalla Negra, P. Grifoni, Monumenti e Istituzioni. Parte I. La nascita del servizio di tutela dei monumenti

in Italia 1860-1880, Firenze 1987, pp. 337-341; Iidem, Monumenti e Istituzioni. Parte II. Il decollo e la riforma del servizio di tutela dei monumenti in Italia 1880-1915, Firenze 1992, pp. 249-251.

36 si registra nella custodia del patrimonio delle biblioteche claustrali, incamerate dai municipi che già possedevano una biblioteca pubblica (come Cuneo e Ceva) o che si impegnarono a costituirla (come Benevagienna, Carrù, Mondovì, Racconigi, Fossano, Bra e Savigliano67). A Mondovì proprio

la presenza di una biblioteca pubblica regolarmente aperta e accresciuta da importanti acquisizioni portava il Ministero della Pubblica Istruzione a proporre con insistenza la nascita di un annesso museo civico.

La città di Mondovì in occasione delle soppressioni era definitivamente entrata in possesso del considerevole patrimonio librario proveniente dalle biblioteche dei numerosi conventi del Monregalese68; a partire dal 1844 era inoltre attiva la biblioteca privata della Società di Lettura e

Biblioteca dei Piani di Mondovì, dal 1877 aperta al pubblico alle dipendenze del Comune. I fondi librari civici si accrescevano poi con i lasciti del monregalese di origini Giulio Cordero di San Quintino, primo direttore del Regio Museo della Antichità Egizie di Torino; del notaio Felice Serra di Bernezzo, noto anticlericale, che con lascito testamentario lasciava alla città nel 1867 un'eredità di beni immobili ma anche libri, stampe, litografie, monete antiche, medaglie e oggetti di storia naturale69; e nel 1869 del professor Angelo Nani di Ormea, insigne studioso e corrispondente di

Silvio Pellico.

A fronte di tali e tanti incrementi, il Ministero si augurava di trovare nel Municipio un buon interlocutore anche per la salvaguardia dei dipinti non esposti al culto provenienti da congregazioni soppresse; rivolgendosi nel 1868 al Sotto-prefetto per ricevere rassicurazioni sulle opere della chiesa dei Missionari, avanzava quindi la proposta che nei locali della biblioteca, accanto alla collezione di stampe del notaio Serra, si riunisse una piccola raccolta di quadri, «così la Città di Mondovì accanto alla sua pubblica Biblioteca avrebbe pure l'ornamento d'una piccola Galleria, ad arricchir la quale non mancherebbe poi di concorrere la generosità dei privati cittadini»70. Le

risposte giunsero frammentarie e poco tempestive; finalmente nel 1870 il Sotto-prefetto si pronunciava sulla fattibilità della proposta, riconoscendo che nei locali della biblioteca «potrebbe starci anche una piccola collezione di quadri essendovi cameroni spaziosi, ariosi, ed assai bene rischiarati»71. Nel frattempo si poneva la questione dei due ritratti del Cardinale Bona e del gesuita

67 I volumi provenienti dalla biblioteca dei Riformati di Canale, non adempiendo il Municipio alle condizioni della cessione, furono devoluti alla biblioteca di Bra. Notizie sommarie sui nuclei patrimoniali delle biblioteche piemontesi si trovano in:

Catalogo delle biblioteche d'Italia. Piemonte, ICCU, Milano 1993, 3 voll.; Biblioteche in Piemonte, Regione Piemonte, Torino 1992.

68 In seguito alle soppressioni napoleoniche le biblioteche degli Agostiniani, Minori Osservanti, Minori Conventuali, Domenicani, Cappuccini, Carmelitani, Filippini e Cappuccini di Garessio erano confluite nella biblioteca dei Padri della Missione, divenuta di proprietà della città a metà secolo con le leggi Siccardi: S. Canavesio, Brevi cenni sopra Angelo Nani da Ormea e le biblioteche in Mondovì, Mondovì 1870; S. Rinaudo, Note e informazioni sulla Biblioteca Civica di Mondovì, in http://62.110.124.170/mondovi/01_COMUNE/09Cart_Bibliot/storia.htm.

69 A. De Marchi, Il "Lascito Serra" e le collezioni didattiche dell'Istituto Tecnico "Giuseppe Baruffi" di Mondovì, in M. Venturino Gambari (a cura di), Archeologia ieri. Archeologia oggi. La collezione del regio Istituto Tecnico di Mondovì, catalogo della mostra di Mondovì (ottobre 2006 – giugno 2007), Mondovì 2006, pp. 7-20.

70Ministro della pubblica istruzione a Sotto-prefetto del Circondario di Mondovì, minuta, Firenze 22 luglio 1868, in ACS, BCR, b. 12, f. 11.

71Sotto-prefetto del Circondario di Mondovì a Ministero della pubblica istruzione, Mondovì 4 maggio 1870, in ACS, BCR, b. 12, f. 11.

37 Padre Falletti, che a insaputa del Ministero il Fondo per il Culto aveva provvisoriamente consegnato all'ex rettore del convento della Missione; la loro custodia spingeva il Ministero a sollecitare nuovamente l'istituzione di un museo locale:

[...] poiché codesto Municipio, sollecito di rivolgere a benefizio e ad ornamento della sua città la Biblioteca e la collezione di stampe e anticaglie che lasciò la Comune il benemerito Notajo Sella, ha provveduto a metter su una biblioteca collocando nella sede di essa anco le stampe e le anticaglie, come ad iniziamento d'un piccolo Museo, io ben volentieri farei che gli fossero cedute le due pregevoli opere d'arte lasciate costì dai Missionari, voglio dire il quadro rappresentante il Cardinal Bona e che si attribuisce a Michelangelo da Caravaggio, e l'altro ritratto attribuito al Wandyck, il qual dipinto non fu ceduto com'ella mi riferiva all'ex superiore del Convento ma dato solo in deposito. E di questo pensiero di far cedere al Comune di Mondovì i detti dipinti, come già feci cedere la libreria degli ex Missionari, scrissi già alla S. V. mosso dalla speranza che codesta città tanto ricca ed illustre per le sue industrie, avrebbe ben presto veduto crescere il suo piccolo tesoro di opere d'arte, mercé la generosità dei privati. Ne tenne proposito col Municipio V. S.? E prese egli alcuna deliberazione a tal proposito? Se già ei non abbia rivolto anche a questo le sue solerti cure, havvi V. S. a parlargliene, e gli significhi che laddove deliberasse d'assegnare una dote annua al suo nascente Museo, e di chiamare la generosità dei cittadini ad arricchire quella piccola collezione di cose d'arte col dono o col deposito di altre opere, io molto volentieri e sicuramente gli farei cedere i due dipinti di che si tratta72.

La Giunta Municipale si dichiarava disposta a custodire i due dipinti, ma non era in grado di assegnare una dotazione al museo, avendo già stanziato 400 lire annue per la conservazione e l'incremento dei fondi librari73, e a nulla valse la promessa di destinare all'auspicato istituto anche i

quattro dipinti rappresentanti gli evangelisti conservati nella sacrestia della chiesa della Missione74.

Nel 1874 i due ritratti furono consegnati dal rettore Eugenio Hugues al Municipio e collocati nel Palazzo Municipale in attesa della destinazione definitiva75; il Ministero, pur nel dovere di rispettare

le disposizioni legislative, che impedivano di trasferire le opere di conventi soppressi al di fuori della provincia di appartenenza, riconobbe soprattutto che il Municipio aveva tenuto «da parecchi anni in deposito ed ha ben custodito, i due ritratti di cui si tratta, e che essi sono memorie di quella terra», stabilendo così che fossero definitivamente ceduti al Comune con l'obbligo di conservarli «a pubblico ornamento insieme con la raccolta di stampe e di anticaglie della sua Biblioteca»76.

72Ministro della pubblica istruzione a Sotto-prefetto del Circondario di Mondovì, minuta, Firenze 5 luglio 1870, in ACS, BCR, b. 12, f. 11.

73Sotto Prefetto di Mondovì a Ministero della pubblica istruzione, Mondovì 31 agosto 1870, in ACS, BCR, b. 12, f. 11. 74Ministro della Pubblica Istruzione a Sotto Prefetto di Mondovì, minuta, Firenze 7 settembre 1870, in ACS, BCR, b. 12, f. 11.

75Municipio di Mondovì a Ricevitore del Registro di Mondovì, Mondovì 20 agosto 1874 e Eugenio Hugues a Ricevitore del

Registro di Mondovì, Mondovì 27 agosto 1874, in ACS, BCR, b. 12, f. 11.

76Ministero della pubblica istruzione a Direzione dell'Amministrazione del Fondo per il Culto, Roma 16 ottobre 1874, minuta, in ACS, BCR, b. 12, f. 11.

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