2.2 «Un tutto classificato razionalmente e per ordine cronologico»: il Museo Lapidario Bruzza e l'archeologia vercellese
2.2.2 Luigi Bruzza a Vercelli e il museo lapidario in Sant'Andrea
Bruzza era giunto a Vercelli nel 1839, a ricoprire la cattedra di retorica delle Regie Scuole di San Cristoforo36. Tra i salotti culturali della città, che attraversava in quegli anni un felice risveglio
culturale, prese parte in un primo tempo al «piccolo sinedrio di cultori delle storie della patria» che si riuniva presso il conte Emiliano Avogadro della Motta, riformatore delle R. Scuole per la provincia, mecenate locale, nutrito di simpatie clericali e sentimenti di accentuato municipalismo37.
Mentre a Torino s'intraprendeva la pubblicazione degli Historia Patriae Monumenta, Bruzza era nominato membro della Reale Commissione Vercellese di Storia Patria38, destinata però a entrare
presto in antagonismo con la Deputazione della capitale che, sotto il diretto controllo del ministro degli interni, era espressione della cultura ufficiale. In questo quadro trova così giustificazione l'assenza del Bruzza in seno alla Deputazione, nonostante i riconosciuti meriti colti sul campo della ricerca storica e le sollecitazioni per una sua ammissione avanzate per esempio da Costanzo Gazzera. Il barnabita vercellese godeva infatti di una prestigiosa rete di relazioni sul fronte
33 G. A. Ranza, Delle antichità della chiesa Maggiore di S. Maria di Vercelli. Dissertazione sul quadro di S. Elena, Vercelli 1784.
34 G. De Rossi, Memorie relative alla Fabbrica della Cattedrale di S. Eusebio di Vercelli, Vercelli 1847.
35 G. Sommo, Vercelli e la memoria..., op. cit., 1982, pp. 62-80, con bibliografia e appendice documentaria; Luigi Bruzza:
storia, epigrafia, archeologia a Vercelli nell'Ottocento, catalogo della mostra (Vercelli 5-20 ottobre 1984), Vercelli 1984, pp. 4-5.
36 G. P. Romagnani, Luigi Bruzza e la cultura piemontese: archeologia, storia, politica, in Atti del Convegno di studi nel
centenario..., op. cit., pp. 3-27: il saggio è dedicato a Bruzza come storico e protagonista della scena politica, sullo sfondo dei difficili rapporti tra Stato e Chiesa nel Piemonte risorgimentale.
37 L'altro aristocratico vercellese "protettore delle lettere" era il marchese Dionigi Arborio di Gattinara: già sindaco, nel 1834 aveva avviato lo studio delle carte dell'archivio comunale e da anni andava raccogliendo e catalogando reperti archeologici e lapidi antiche con cui aveva allestito un piccolo museo privato nel suo palazzo vercellese (ibidem).
38 P. Marcone, Ricerche storiche ed archeologiche nel vercellese tra XVIII e XIX secolo. La promozione storiografica della
54 torinese: già corrispondente del Gazzera, con cui condivideva lo sguardo attento alle esigenze della tutela sul patrimonio delle province39, dagli anni '60 il suo interlocutore privilegiato divenne
Carlo Promis, che nel frattempo accompagnava il Momsen nelle perlustrazioni sul territorio piemontese.
La revisione dell'antica storia vercellese doveva compiersi per Bruzza mediante un sostanziale aggiornamento delle fonti, che fino ad allora non avevano pienamente attinto all'ampia risorsa documentaria rappresentata dall'archeologia e dall'epigrafia40. L'esame delle fonti letterarie
doveva essere corroborato dalla verifica sui monumenti, a loro volta sottratti a una disciplina antiquaria solo orientata alla descrizione e classificazione dei reperti. La priorità riconosciuta al principio della ricostruzione storica doveva investire per Bruzza anche gli studi sulle opere d'arte, che dovevano dedicarsi non solo ai grandi capolavori ma a tutte le testimonianze presenti sul territorio. Questa intenzione, che lo condusse tra l'altro a sostenere la necessità di istituire una pubblica pinacoteca, fu da guida per le sue ricerche, che nel campo storico artistico approdarono solamente alle Notizie intorno alla patria e ai primi studi del pittore Giovan Antonio Bazzi, detto il Sodoma, illustrate con nuovi documenti (1861) e alle Notizie sul mosaicista Giambattista Calandra (1875), entrambe pubblicate nella «Miscellanea di storia italiana» edita a partire dal 1860 dalla Regia Deputazione. Il materiale da lui raccolto e ordinato, di mole ben superiore, fu ceduto a metà degli anni '70 al giovane studioso barnabita Giuseppe Colombo, che se ne valse per le proprie pubblicazioni41.
La pubblicazione che procurò a Luigi Bruzza i maggiori onori fu quella dedicata alle Iscrizioni antiche vercellesi raccolte e illustrate, edita nel 1874 e portata a esempio dallo stesso Momsen per l'esaustività delle indagini condotte sulle fonti42. Nel volume la descrizione e
l'interpretazione delle epigrafi era accompagnata da una ricca serie di notizie riguardanti gli scavi archeologici condotti in città nel corso di vent'anni. In generale dalle pubblicazioni di Bruzza e dai suoi carteggi è stato possibile disegnare una mappa delle sedi cittadine che nel corso degli anni hanno più o meno programmaticamente assunto la funzione di sedi di conservazione del
39 Costanzo Gazzera, dal 1819 assistente alla Biblioteca dell'Università su chiamata di Prospero Balbo, sul tema della tutela vantava interventi importanti, tra cui la Memoria letta all'Accademia delle Scienze il 20 dicembre 1827 dove invitava Carlo Felice a farsi promotore non solo nella capitale ma anche nelle province della catalogazione del patrimonio storico artistico e di raccolte e musei decentrati: L. Levi Momigliano, Padre Luigi Bruzza e Costanzo Gazzera nell'ambito degli studi per la conoscenza e la tutela del patrimonio storico-artistico del Piemonte, in Atti del Convegno di studi nel centenario della morte di Luigi Bruzza..., op. cit., pp. 29-63. Gli anni in cui presiedette la Deputazione torinese (1833-37) Balbo aveva tentato una politica di coinvolgimento delle realtà locali del Piemonte, sia sul fronte degli studi, sia sollecitando in quella stessa direzione l'ampliamento dell'attività della Giunta di Antichità e Belle Arti.
40 Gli intenti del Bruzza e la sua impostazione metodologica sono chiaramente espresse nel suo ragionamento su Gli storici
inediti vercellesi, letto il 12 dicembre 1843 in occasione della distribuzione dei premi agli allievi del Collegio di S. Cristoforo, pubblicato nel 1844 e riportato in G. Sommo, Vercelli e la memoria..., op. cit., 1982, pp. 75-79.
41 Si tratta del volume su Gaudenzio Ferrari edito nel 1881 e della silloge sui pittori vercellesi del 1883: C. Barelli,
Considerazioni in merito alle ricerche di Luigi Bruzza e Giuseppe Colombo sulla Scuola Pittorica Vercellese, in Atti del Convegno di studi nel centenario della morte di Luigi Bruzza..., op. cit., pp. 65-81.
55 patrimonio archeologico locale43. Accanto ad alcune sedi private (tra cui la casa degli Arborio Mella
e il palazzo Gattinara), a enti religiosi (episcopato, seminario, cortile dei barnabiti) e al Museo dell'Ospedale44, comparivano alcune sedi municipali, come l'archivio comunale e i magazzini, il
cortile, l'ingresso e lo scalone del Palazzo Civico45: qui già nel 1842 Bruzza aveva potuto
raccogliere e sistemare le epigrafi del municipio prima distribuite in vari luoghi, così come raffigurato in alcuni acquerelli coevi.
Fu però la pubblicazione delle Iscrizioni a determinare la nascita del Museo Lapidario vercellese. Non a caso l'impresa era stata finanziata da Sereno Caccianotti (1809-1879), studioso locale e archeologo, impegnato negli anni '60 a riordinare le carte antiche dell'Archivio Comunale e dunque solidale a padre Bruzza, nell'amicizia così come nella ricerca. Alla loro comunione d'intenti si deve anche il primo tentativo di istituire a Vercelli una biblioteca civica, avviata fin dal 1860 e aperta al pubblico lo stesso anno del lapidario46. I loro rapporti dovettero forse incrinarsi in seguito,
se è vero, come emerge dai diari di Camillo Leone, che i manoscritti e notizie sulla scuola pittorica vercellese, esito di lunghe esplorazioni presso l'archivio civico di Vercelli e gli archivi parrocchiali, furono in realtà compilati dal Caccianotti, che dopo averli fiduciosamente consegnati al barnabita li vide suo malgrado affidati a Giuseppe Colombo47.
Nell'introduzione alle Iscrizioni l'invito ad assumere direttamente la cura dei monumenti cittadini, sull'esempio di quanto si era compiuto nella vicina Novara ma anche a Modena e a Brescia, era tutt'altro che implicito ed ebbe gli effetti desiderati: nella seduta del 19 giugno 1875 il consiglio comunale di Vercelli faceva proprie le proposte del Bruzza, deliberando l'istituzione del Museo Lapidario nel chiostro di Sant'Andrea, dove raccogliere «i cimelii lapidei della storia e delle vicende dell'Agro Vercellese: e di ricordare, con una iscrizione marmorea da collocarsi nel nuovo Museo, che il pensiero della sua istituzione è dovuto all'Illustratore delle Iscrizioni Antiche Vercellesi»48.
Gli studi del Bruzza fornivano una traccia sicura su cui muoversi per la raccolta e l'ordinamento dei materiali, ma rappresentavano purtroppo anche una sorta di museo tanto ideale quanto parziale: molte delle epigrafi avevano ormai preso la strada del mercato o della dispersione, e gran parte dei materiali ancora a disposizione erano in mano privata. Tutta da costruire risultava poi la sezione di archeologia medievale, il «glorioso periodo dei Comuni» che in un museo di patrie
43 G. Sommo, Carte Bruzza e corrispondenze degli archivi comunali: fonti per la storia delle raccolte archeologiche
vercellesi e per la riconsiderazione dei dati topografici e contestuali relativi ai materiali, in Atti del Convegno di studi nel centenario della morte di Luigi Bruzza..., op. cit., 1987, pp. 403-434.
44 G. Sommo, Il museo dell'Ospedale Maggiore, in Idem, Vercelli e la memoria..., op. cit., 1982, pp. 160-163. Del museo, già esistente nel XVIII secolo e di cui si perdono le tracce, alcuni oggetti furono acquistati da Camillo Leone.
45 Il nucleo originario della raccolta civica si componeva di materiali di derivazione diversa, tra cui i marmi già in casa Ranza. 46 R. Ordano, L'istituzione della Biblioteca Civica di Vercelli, in Luigi Bruzza: storia, epigrafia, archeologia..., op. cit., 1984, pp. 30-31.
47 A. Rosso, Il Museo del notaio Camillo Leone, in G. Baldissone (a cura di), Camillo Leone. Una vita da museo. Memorie
1876-1901, Novara 2007, pp. 78-79.
48 La delibera è riportata da G. Sommo, Vercelli e la memoria..., op. cit., 1982, p. 174. Altri riferimenti su costituzione e consistenza del lapidario sono in Luigi Bruzza: storia, epigrafia, archeologia..., op. cit., 1984, pp. 20-27. Gli studi di Giovanni Sommo su Luigi Bruzza e il suo lapidario, con la ricostruzione della disposizione degli oggetti e delle successive sistemazioni, sono confluiti in: G. Sommo, Corrispondenze archeologiche vercellesi, Vercelli 1998.
56 memorie non poteva mancare49. Il sindaco si rivolse in primo luogo ai privati possessori di antichità,
quindi al Ministero, cui chiedeva l'accesso al fondo di incoraggiamento a musei e scavi provinciali, senza il quale il Comune non avrebbe potuto garantire il necessario incremento delle collezioni50.
Ordinamento e missione del museo, affidati a una specifica commissione, non si allontanavano dalla strada sicura tracciata da Bruzza: impermeabile a quanto la disciplina archeologica stava maturando in quegli anni in termini di metodo, il reperto era sottoposto a una stretta funzionalità storica:
[...] un tutto classificato razionalmente e per ordine cronologico in modo da poter dare un'adeguata conoscenza della vita dei nostri progenitori e delle gesta di questo antico Municipio e servire per l'incremento dei buoni studi storici ed archeologici.
[...] L'ordine stabilito nella classificazione è quello stesso tenuto nel libro del Bruzza con opportuni margini per i nuovi marmi che venissero a ricuperarsi (le lapidi verranno disposte lungo le pareti del chiostro, i numerosi sarcofagi verranno collocati nell'antistante cortile). Onde raccogliere e conservare altri oggetti archeologici interessanti provenienti dall'attuale raccolta municipale, o da gabinetti privati, o da scavi [...] verranno praticati appositi nicchioni con adatti scaffali51.
Nel Lapidario confluirono la collezione di iscrizioni romane donata da Mercurino Arborio di Gattinara e singoli monumenti concessi da privati cittadini ed enti ecclesiastici, insieme a lapidi, cimeli e decorazioni in cotto ancora nel Palazzo Municipale. La raccolta e l'ordinamento dei materiali furono condotti dal 1875 al 1880, sotto il coordinamento dell'ing. Locarni e in continuo contatto con il Bruzza, sempre risiedente a Roma. La corrispondenza con i vari possessori di antichità fu condotta dall'archivista municipale Francesco Marocchino, forte del ruolo tenacemente propulsivo che l'amministrazione civica, nella persona dello stesso sindaco Demetrio Ara, aveva voluto rivestire. I quattro lati del porticato ospitarono quindi le iscrizioni storiche e sepolcrali antiche (pareti ovest e sud), le iscrizioni cristiane (est) e i cimeli medievali e moderni, comprese alcune iscrizioni del XVI secolo. I busti dei concittadini illustri, compreso quello del Bruzza, commissionato allo scultore Francesco Porzio nel 1875 mediante pubblica sottoscrizione, erano posti nel centro del chiostro. Il museo si orientava in sostanza verso un approccio encomiastico alle glorie del passato vercellese, qualificando in questa direzione l'apporto municipalistico all'originaria impostazione bruzziana.