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2.2 «Un tutto classificato razionalmente e per ordine cronologico»: il Museo Lapidario Bruzza e l'archeologia vercellese

3.2 Il Museo di Antichità di Torino: accentramento dei saperi e dei repert

3.3.3 Il trasferimento al Municipio

L'attività del Museo Provinciale fu strettamente legata alla presenza del Prefetto e dopo la sua morte, avvenuta nel 1882, l'impegno fu ereditato dal Comune di Alessandria. Dopo l'Esposizione torinese del 1884 una nuova consapevolezza serpeggiava tra gli amministratori locali, che erano stati chiamati a concorrere con documenti e testimonianze all'allestimento del Tempio del Risorgimento Italiano. La bacheca lì esposta, sormontata dallo stemma cittadino, non poteva rimanere un episodio isolato: dell'istanza si fece portavoce Giovanni Dossena (Alessandria

86 Regno d'Italia, Prefettura di Alessandria, Circolare n. 191 del 27 marzo 1878.

87Prefetto di Alessandria a Ministro del Culto, Alessandria 11 marzo 1879, in ACS, AA. BB. AA., II vers., I parte, b. 1, fasc. "Serravalle Scrivia scavi di antichità".

88Verbale della seduta della Commissione Conservatrice del 16 marzo 1880, in ACS, AA. BB. AA., II vers., II serie, b. 1, fasc. "Alessandria verbali delle sedute della Commissione Conservatrice".

83 1814-1899), senatore dal 1881 e membro della commissione che aveva raccolto i materiali per l'Esposizione. Su sua proposta, gli oggetti prestati furono donati alla città e costituirono il nucleo di partenza per un museo storico.

Questa proposta veniva favorevolmente accolta dalla Giunta, la quale, - avuto il pieno consenso dei proprietari di detti oggetti; - ritenendo che a conseguire tale scopo fosse necessaria una cura costante, e che simile cura potesse tornar utile per la conservazione e l'incremento di tutto il patrimonio storico, artistico ed archeologico di Alessandria; - riflettendo che dopo l'opera del compianto Carlo Avalle, la quale si arresta al 1833, la storia di Alessandria non aveva più avuto né sviluppo, né cultori, e che sarebbe indispensabile pensare alla sua continuazione; - che la proposta fatta e accettata aveva stretta correlazione col desiderio sopra indicato, e che non era dignitoso per un Comune, che aveva avuto tanta parte nelle politiche e civili vicende, il lasciar disperdere più oltre i documenti e gli oggetti che ad esse si riferivano; - con sua deliberazione del 6 Gennaio 1885 nominava una Commissione di storia, d'arte e di archeologia, coll'incarico di presentare opportune proposte di mano in mano che le circostanze ed i bisogni lo richiedessero89.

La Commissione Municipale90 aveva lo scopo di incrementare le collezioni museali in due

direzioni: convogliando presso l'istituto i reperti degli scavi archeologici condotti nel circondario e facilitando l'accorpamento con le collezioni del Museo Provinciale91. Nella richiesta di acquisizione

il Comune sottolineava come «il mantenere nella stessa Città due istituzioni simili da differenti amministrazioni possa riuscir dannoso allo sviluppo delle istituzioni medesime e poco utile e comodo agli studiosi e ai visitatori» e assicurava un percorso di continuità rispetto a quanto fatto dalla Deputazione, «dandole anche carattere provinciale, nel senso di non accogliere soltanto gli oggetti appartenenti alla Città e Circondario, ma anche quelli che si ritrovassero in ogni altra regione della Provincia»92.

La Deputazione, apprezzando l'impegno del Municipio a provvedere ai locali e al personale necessario, accoglieva la proposta e consegnava i propri oggetti nell'aprile del 188693: per la città

di Alessandria si apriva così un nuovo impegno94, che accanto alla documentazione dell'arte

moderna guidata dall'importante nucleo migliarista della Pinacoteca, doveva ora dedicarsi alla ricerca e alla conservazione delle antiche testimonianze della storia locale nell'annesso Museo

89Museo storico-archeologico, in RSAA, A. I, fasc. I, gen-giu 1892, pp. 139-40.

90 La Commissione Municipale era costituita da dieci membri: oltre al Sindaco e agli assessori alla pubblica istruzione e agli archivi, ne facevano parte altri sette componenti nominati dalla giunta municipale, compreso un membro corrispondente che doveva garantire l'attività del museo su scala provinciale.

91 C. Spantigati, Pinacoteca Viecha e Museo storico archeologico..., op. cit.; ASAL, ASCAL, serie IV, b. 1171, fasc. "Oggetti d'antichità cessione al Museo Provinciale riconsegna al Municipio per un Museo Comunale".

92Sindaco di Alessandria a Prefetto, Alessandria 9 aprile 1885, in ASAL, ASCAL, serie IV, b. 1771, fasc. "Oggetti d'antichità cessione al Museo Provinciale e riconsegna al Municipio per un Museo Comunale".

93Verbale della seduta del Consiglio Provinciale del 5 ottobre 1885 e Verbale di consegna di oggetti d'antichità al Municipio

di Alessandria per parte della Provincia, ibidem. Il verbale di consegna porta allegato un elenco di 39 pezzi.

94 Sulle collezioni del Museo Civico di Alessandria: S. Finocchi, M. Venturino Gambari, M. C. Preacco, A. Crosetto, Le

raccolte archeologiche, in C. Spantigati e G. Romano (a cura di), Il Museo e la Pinacoteca di Alessandria, op. cit. pp. 65-84; G. Ieni, Il lapidario medievale moderno del Museo Civico di Alessandria, ibidem, pp. 85-99.

84 Civico, rafforzando anche sul fronte pittorico la presenza di antichi maestri alessandrini.

L'iniziativa museale era parte di un più ampio progetto di revisione delle fonti e di aggiornamento della storiografia alessandrina: nell'ambito della commissione, sotto la guida di Francesco Gasparolo nel 1892 veniva dato alle stampe il primo numero della Rivista di Storia Arte e Archeologia per la Provincia di Alessandria, premessa per la costituzione dopo pochi anni della Società di Storia. L'affiancamento tra museo e società storica, garantito dalla partecipazione degli stessi membri all'una e all'altra realtà, in sede locale segnava con decisione l'impostazione degli studi e il progresso delle collezioni, sullo sfondo di un analogo impianto metodologico. Nel caso di Alessandria, le dichiarazioni e le iniziative di questi primi anni di attività segnalano una prospettiva di dimensione provinciale, ben rappresentata dai contenuti ospitati nella Rivista:

[...] una pubblicazione, la quale serva come di centro per la comunicazione di tutti quei lavori e di quelle notizie le quali, sia che rivelassero fatti nuovi, sia che schiarissero o rettificassero quelli già conosciuti, ponessero nella loro vera luce tanti avvenimenti o ignorati o mal compresi, che si riferiscono alla storia dei Comuni della Provincia di Alessandria. E a ciò fare li spinge la considerazione dell'importanza che taluni antichissimi luoghi di questa regione ebbero nella storia [...]. Non pareva poi neppure indegno dello scopo l'obiettivo che la predetta Commissione si proponeva, sul riflesso che la Provincia di Alessandria, una delle più vaste e popolate del Regno, formata di territori fertilissimi per svariate e produttive colture, attivissima per industrie e per scambi di commercio e di traffico, rimanesse apparentemente deficiente in questa parte dello sviluppo intellettuale moderno in confronto di altre che, meno di lei fortunate per naturale ricchezza, pure tengono un posto distinto nelle opere dell'ingegno, nell'amore del bello e nel culto delle patrie memorie95.

Così come emergeva in via piuttosto esplicita già nel progetto museale prefettizio, la Provincia di Alessandria sembrava risentire di una collocazione secondaria nell'ambito della geografia delle eccellenze culturali italiane: lo sviluppo del museo, appoggiato dagli studi della Società e dalla divulgazione della Rivista, doveva così rimediare a questa posizione defilata e nel frattempo corroborare l'immagine e l'omogeneità culturale di una provincia che faticava ad affermarsi, soprattutto nei confronti di alcuni centri forti che forzatamente dovevano sottostare alla sua giurisdizione.

95 Il testo è tratto dall'introduzione al primo numero della Rivista, a firma della Commissione: RSAA, A. I, fasc. I, gen-giu 1892, pp. V-VI.

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