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2.2 «Un tutto classificato razionalmente e per ordine cronologico»: il Museo Lapidario Bruzza e l'archeologia vercellese

2.2.3 La Commissione Municipale di Archeologia

Per riprendere le redini del progetto, ma anche per accrescere la propria credibilità di

49Ibidem, p. 174-176.

50 Lettera del Sindaco a vari possessori di antichità, Vercelli 18 gennaio 1876 e Ricorso al Ministero della Pubblica

Istruzione, Vercelli 20 aprile 1876, ibidem, pp. 176-178. 51Ibidem, pp. 177-178.

57 fronte al Ministero, nel 1880 il Comune decideva di istituire una Commissione Municipale di Archeologia: la situazione sembrava in effetti fuori controllo, a causa delle acquisizioni indiscriminate che impedivano di «conservare al Museo stesso una qualche unità di aspetto e di scopo»52. In qualità di membro della Commissione l'architetto Locarni sollecitava il Consiglio

comunale a provvedere alla manutenzione del lapidario, suggerendo di tinteggiare le pareti, di riordinare i marmi e di «ricorrere con colori vivaci le lettere tutte di quelle in gran parte corrose iscrizioni»53. Si procedette così a un deciso intervento integrativo su lapidi e iscrizioni di cui si ebbe

presto a lamentare non solo la grossolana esecuzione, ma soprattutto l'assoluta mancanza di rigore filologico e aggiornamento storiografico, compromettendo irreparabilmente la possibilità di lettura. Un lettore anonimo esprimeva al periodico locale «La Sesia» tutto il proprio rammarico per quel

[...] sistema che si è voluto seguire, di dar rilievo con una tinta rossa ad olio alle iscrizioni grafite od incise sui cimelii che vi figurano. Lasciando stare la poca cura che si è avuto di impedire che l'olio della tinta fosse assorbito dalla porosità del marmo e della pietra su cui sono incise le iscrizioni, il che ne ha resa taluna assolutamente illeggibile, io chiedo a qualunque persona [...] se sia stata conveniente cosa dare per interpretate e scrivere in rosso anche quelle lapidi la cui interpretazione poteva, quanto meno, essere soggetto di dubbio54.

La vicenda, che aveva trovato eco sulle pagine della stampa nazionale55, aveva turbato

anche il funzionario Ettore Pais, che in seguito alla sua visita a Vercelli aveva sentito il bisogno di riferirne direttamente al Ministero56.

Sul piano dell'intervento su siti del territorio le velleità vercellesi furono sovrastate sia dall'efficienza di Ariodante Fabretti, dotato di tutte le risorse economiche e scientifiche necessarie, sia dalla tempestività con cui il Museo Patrio di Novara procedeva alle esplorazioni, come dimostrano i rispettivi casi delle necropoli di Palazzolo e di Borgovercelli57.

Scomparso Bruzza il Lapidario faticò ad affrancarsi rispetto all'aspetto di deposito; nel 1901 Camillo Leone coordinò alcune operazioni di riordino su anfore romane e bassorilievi che

52Atti del Consiglio Comunale di Vercelli, 15 dicembre 1880, ibidem, pp. 182-183. Le parole sono di Locarni, membro della Commissione.

53Ibidem.

54Ibidem, pp. 183-184.

55 G. Carocci, Vercelli – Il Museo lapidario, in «Arte e Storia», a. VII, n. 12, 25 aprile 1888, p. 96.

56 «[...] è a dolere che l'attuale segretario comunale abbia fatto tingere con vernice rossa le lettere delle lapidi, di guisa che non è possibile vedere per qual ragione il Momsen in qualche lapide non abbia accolta la lezione del Bruzza che è stata preferita dal detto segretario»: Ettore Pais alla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, sd (prot. 9 gennaio 1883), in ACS, AA.BB.AA., II vers., I serie, b. 150 "Antichità di Vercelli", fasc. 2468. Pais (1856-1939) era un noto studioso di storia antica che aveva perfezionato i propri studi a Berlino alla scuola di Momsen; professore presso diverse università italiane (Sassari, Palermo, Pisa, Napoli, Roma), tra il 1880 e il 1884 fondò il museo archeologico dell'Università di Sassari e diresse il Museo di Cagliari; dal 1910 al 1914 fu direttore del Museo Archeologico di Napoli, di cui curò il riordino.

57 M. Rotili, La necropoli di Borgovercelli, in M. L. Tomea Gavazzoli (a cura di), Museo Novarese..., op. cit., 1987, pp. 123- 141.

58 giacevano nel chiostro alla rinfusa e nel 1904 il bibliotecario comunale Cesare Faccio compilò un catalogo del museo. Il volume fu dato alle stampe solo dopo vent'anni, a cura del figlio58, ma di lì a

poco si sarebbe decretato il trasferimento di lapidi, anfore e sarcofagi del Museo Lapidario Bruzza nelle collezioni del Museo Leone (1934).

Pur nella distanza imposta dal trasferimento a Roma, avvenuto nel 1867, la corrispondenza che Bruzza intrattenne con gli amici vercellesi (il collezionista e discepolo Camillo Leone, il bibliotecario e archivista Francesco Marocchino, l'amico e collaboratore Sereno Caccianotti) ricostruisce fino ai primi anni '80 la rete locale che si fece carico delle iniziative di vigilanza e tutela sul patrimonio archeologico del territorio59.

La presenza autorevole del barnabita accomunava questo gruppo di appassionati ricercatori di antichità, alimentando forme di collezionismo sia pubblico che privato. Sul fronte delle iniziative municipali, oltre al Museo Lapidario, l'impegno di Marocchino, di Caccianotti e della Commissione Archeologica presieduta da Federico Arborio Mella consentì la formazione della cosiddetta "Vetrina dell'Archivio Storico", che con i suoi circa 300 oggetti si presentava per molti versi complementare alla raccolta museale. Lo confermano alcuni carteggi di Bruzza, che a più riprese consigliava di predisporre un ambiente idoneo, che potesse accogliere i reperti già in possesso della città e i futuri ritrovamenti, approfittando del clima favorevole che aveva da poco condotto all'istituzione del Lapidario:

Io ho pensato da molto tempo che sarebbe conveniente unire al Museo lapidario una sala grande, che mi pare vi sia vicina, per radunarvi tutti questi oggetti che non sono lapidi. È vero che al presente non ve ne è bisogno, ma io penso che essendovi ora un luogo dove si possa radunare ciò che si trova, il Museo fra pochi anni si aumenterà, e l'esperienza mi insegna che certe cose conviene farle subito, finche dura un certo favore, e che se si differisce a farle non si fanno più in seguito. Se Locarni domandasse ora quella sala per collocarvi le anfore, e farvi fare una scanzia a vetri per gli oggetti minori e di vario genere l'otterrebbe; col tempo non so se si potesse più avere.

Per la cura e custodia del Museo il Municipio dovrebbe deputare una persona che avesse almeno naturalmente passione per le cose antiche. Allora questa metterebbe del suo amor proprio per farlo accrescere cercando di avere dei doni, e vegliando che trovandosi qualche cosa non andasse dispersa. Io prego lei e Locarni a considerare questa consiglio, che a me pare conveniente se si vuole che una opera cosi bene cominciata non resti morta e stazionaria, ma serva di nucleo ad un futuro sviluppo60.

Tra iniziativa pubblica e intraprendenza privata, a Vercelli fu la seconda a fornire le maggiori garanzie: nel 1913 monete, medaglie e oggetti archeologici del Comune furono

58 G. C. Faccio, Catalogo del Museo Lapidario Bruzza, Vercelli 1924. Dopo le pubblicazioni del Bruzza, gli studi sulle epigrafi vercellesi erano stati oggetto di aggiornamento da parte di Ermanno Ferrero: E. Ferrero, Iscrizioni antiche vercellesi in aggiunta alla raccolta del P. D. Luigi Bruzza, Torino 1891.

59 G. Sommo, Carte Bruzza e corrispondenze..., op. cit., 1987.

60Luigi Bruzza a ignoto vercellese, Roma 9 dicembre 1876, riportata da G. Silengo, Lettere di Luigi Bruzza, in Atti del

59 consegnati in deposito al Museo Leone, che da pochi mesi era stato aperto al pubblico61. In realtà

già Camillo Leone probabilmente tentò di annettere gli oggetti della "vetrina" nella propria collezione: in una lettera del 1878 Bruzza si dichiarava infatti favorevole alla cessione, dicendosi «contentissimo, perché restano sempre in Vercelli, che è il mio desiderio»62.

61 G. Sommo, La vetrina dell'Archivio Storico Comunale, in Idem, Vercelli e la memoria..., op. cit., 1982, pp. 164-170. 62Luigi Bruzza a Camillo Leone, Roma 10 luglio 1878, riportata da A. Rosso, Appunti sul carteggio Luigi Bruzza-Camillo

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LA TUTELA DELLE ANTICHITÀ

La diffusione del collezionismo archeologico nel Piemonte post unitario rappresenta uno dei principali stimoli alla formazione dei musei municipali. Mentre l'esecuzione dei nuovi piani regolatori e l'impianto delle infrastrutture (in primo luogo reti stradali e ferroviarie) portavano alla luce luoghi e testimonianze del passato cittadino, i numerosi cultori di storia patria e gli appassionati di antiquaria accrescevano le loro raccolte con criteri di organica sistematicità1. Attori

pubblici e privati confluivano in un sistema di scambi e di iniziative che, superando confini locali e localistici, si confrontava con i più qualificati interlocutori nazionali e internazionali.

A Torino le raccolte pubbliche di archeologia a partire dagli anni '50 dell'ottocento si organizzarono su un doppio filone: se da un lato il Museo di Antichità, su criteri di aggiornamento disciplinare, rafforzava il proprio ruolo di presidio della tutela per la rappresentazione della storia antica della regione, dall'altro le forze civiche si impegnavano nella raccolta di reperti e materiali destinati a serbare la memoria della forma urbana. L'anima archeologica del Museo Civico di Torino, così come l'intenzione raccogliere i documenti materiali della storia antica e medievale della città presente in molti dei musei civici piemontesi, costituirà uno dei tracciati su cui leggere lo sviluppo delle istituzioni.

La premessa a questa vocazione risiede nel diffuso processo di trasformazione delle città nel corso dell'ottocento: la progettazione sistematica degli spazi e degli edifici urbani, normata dai primi piani regolatori, si accentuò a seguito dell'unificazione italiana e delle nuove esigenze di rappresentazione assunte dai singoli centri2. Un caso emblematico fu quello di Firenze e

dell'imponente rinnovamento attuato in vista dell'assunzione del ruolo di capitale: le demolizioni del centro storico, attuate pur nel rumore di un consistente movimento d'opinione, sacrificarono buona parte della facies medievale. I resti e le immagini della Firenze antica diventarono così oggetti da museo: per Guido Carocci, fautore di un Museo di Firenze antica nel convento di San Marco3, e

per Corrado Ricci, che documentò la città in trasformazione nel museo topografico inaugurato nel 1908 in Casa Buonarroti4.

In generale è stato riconosciuto come il museo civico sia tra i primi a raccogliere la sfida di documentare la stratificazione storica della città e del suo territorio:

1 Un inquadramento del collezionismo privato in rapporto con l'affermazione degli istituti di tutela si trova in: A. Crosetto,

"Far incetta di anticaglie". Collezionismo privato e attività degli enti di tutela nell'ottocento, in M. Venturino Gambari, D. Gandolfi (a cura di), Colligite fragmenta. Aspetti e tendenze del collezionismo archeologico ottocentesco in Piemonte,atti del convegno (Tortona, Palazzo Guidobono, 19-20 gennaio 2007), Bordighera 2009, pp. 133-153.

2 F. Borsi, L'architettura dell'unità d'Italia, Firenze 1966.

3 Su Guido Carocci e sulla Firenze del suo tempo: G. Di Cagno, Arte e storia. Guido Carocci e la tutela del patrimonio

artistico in Toscana, Ponte alle Grazie, Firenze 1991.

4 I riferimenti principali sulle vicende del museo di Firenze com'era si trovano in: P. Magi, Firenze di una volta: nei dipinti,

nei disegni e nelle incisioni del Museo di Firenze com'era, Firenze 1973; A. Muzzi, Il museo della città, in La città degli Uffizi: i musei del futuro, catalogo della mostra (Firenze 9 ottobre 1982 – 6 gennaio 1983), Firenze 1982, pp. 45-48; F. Scalia, Il patrimonio artistico del Comune, in La città degli Uffizi, catalogo della mostra (Firenze 23 giugno 1982 – 6 gennaio 1983), Firenze 1982, pp. 43-49.

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portali, lesene, capitelli, finestre; ma ancora lapidi, epigrafi, frammenti di antico arredo urbano, materiali ceramici o lapidei, prendono ad abitare questa sede offerta così al patrimonio senza più casa. In questo senso, la forma che il museo civico assume è spesso l'immagine della buona e della cattiva coscienza urbanistica e culturale della città e del suo crescente suburbio5.

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