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Dalle donazioni regie al pubblico appello: la lunga incubazione del Museo di Casale

2.2 «Un tutto classificato razionalmente e per ordine cronologico»: il Museo Lapidario Bruzza e l'archeologia vercellese

4.2 Donare al Municipio: anticamera del museo e memoria della storia civica

4.2.1 Dalle donazioni regie al pubblico appello: la lunga incubazione del Museo di Casale

Il clima di accentuato riscatto delle identità civiche d'impronta risorgimentale favorì la devoluzione ai municipi di oggetti e memorie destinati ad arricchire la vetrina delle glorie patrie. La solerzia nel partecipare a questo recupero culturale e celebrativo non necessariamente coincise con un progetto museale, che talvolta fu anzi preceduto da decenni di sporadiche seppur lodevoli iniezioni di memorie storiche e artistiche consegnate al lustro civico.

Un filone particolare è rappresentato dalle donazioni regie e ministeriali, che fin dai tempi della restaurazione avevano lo scopo di rinsaldare in sede locale il rapporto di fedeltà con la casa regnante. Nel caso di Casale, per esempio, già nel 1838 Carlo Alberto donava un proprio ritratto al Municipio77, ma nei decenni a seguire intervennero ragioni ulteriori: i considerevoli mutamenti di

carattere politico e istituzionale richiedevano per le province piemontesi cure particolari. Nel 1865 il ministro casalese Giovanni Lanza78, che aveva presentato in parlamento il disegno di legge per il

trasferimento della capitale a Firenze, faceva dono al sindaco di quattro dipinti «come gradito ricordo della simpatia che il Governo del Re ha sempre mostrato verso codesta illustre e benemerita città», per «tenere viva in codesta eletta cittadinanza la memoria di un atto di sublime sacrifizio imposto al Piemonte ed in particolare a Torino in nome della concordia e dell'unità d'Italia»79. Il gruppo di tele ottocentesche, proveniente dall'ufficio del ministro che stava per essere

dismesso, avrebbe ornato la sala consiliare richiamando le vicine vette del paesaggio alpino e soprattutto soggetti storici, tratti da episodi più o meno recenti, di sicuro carattere educativo ed edificante80. L'anno successivo lo stesso Vittorio Emanuele II faceva dono di un busto realizzato da

77 G. Mazza, Le civiche raccolte, op. cit., 1995, scheda n. 19.

78 Giovanni Lanza (Casale Monferrato 1810 – Roma 1882), che fu Presidente del Consiglio tra il 1869 e il 1873, tra il settembre del 1864 e il dicembre del 1865 fu ministro dell'interno nel governo La Marmora. Nel 1901 il Comune di Casale acquistò il seggio parlamentare da lui occupato.

79 Per la vicenda si rinvia a G. Mazza, Le civiche raccolte, op. cit., 1995, p. 33, con le schede 25, 26, 27, 28 di A. Casassa. Sulle collezioni e le vicende del Museo Civico di Casale Monferrato si rinvia a: G. Mazza (a cura di), Museo Civico, Casale Monferrato 1981; G. Mazza, Il Museo Civico di Casale Monferrato, Alessandria 1983; G. Massola (a cura di), Il Risorgimento nelle opere del Museo Civico di Casale Monferrato, catalogo della mostra, Casale Monferrato 1991; G. Mazza, C. Spantigati (a cura di), Le collezioni del Museo Civico di Casale, op. cit., 1995; A. Guerrini, G. Mazza (a cura di),

Le collezioni del Museo Civico. La Pinacoteca raddoppia. Catalogo delle nuove opere esposte, Casale Monferrato 2003. Per uno sguardo d'insieme sulla nascita dei musei civici del territorio monferrino: C. E. Spantigati, La nascita dei musei civici, in V. Castronovo (a cura di), Monferrato lo scenario del Novecento, Alessandria 2007, pp. 22-35.

80 I quattro dipinti erano il Paesaggio montano di Giuseppe Camino, Il duca Alfonso d'Este nell'atto di ascoltare la lettura di

un poema è aggredito dai fratelli di Giulio Queirolo, Un'ammonizione ai piccoli contrabbandieri di Giuseppe Reina e

l'Episodio di Torre del Greco, che richiamava le sorti della popolazione napoletana in seguito alla recente eruzione del Vesuvio, di Luigi Bianchi.

121 Santo Varni che ritraeva il principe Oddone.

Queste donazioni si univano a un nucleo di dipinti contemporanei derivanti da una politica di sostegno ai giovani allievi casalesi impegnati nei loro studi presso Brera o l'Accademia Albertina: fin dal 1840 il contributo alle spese di frequenza era ricambiato con l'invio di saggi pittorici, e ulteriori borse di studio poterono essere conferite nei decenni a seguire grazie alle disposizioni di alcuni concittadini (l'avv. Giovanni Cabria nel 1887 e Giovanni Cova nel 1901). A queste si aggiungevano alcune opere giunte con le estrazioni annuali della Società Promotrice di Torino, a cui la città aveva aderito fin dal 1854. Per tutta la seconda metà del secolo Casale non seppe però attrezzarsi di strutture museali pubbliche, nonostante l'occasione opportuna si fosse presentata già nel 1852, quando la contessa Clara Leardi aveva lasciato alla città la propria residenza e parte degli arredi e degli oggetti ivi contenuti. Tra questi, oltre a dipinti, sculture e incisioni, si trovava anche la raccolta etnografica del viaggiatore e collezionista casalese Carlo Vidua81. Il Comune,

trovandosi impreparato, decise di conferire tutto il patrimonio all'Ente Leardi, nato nel 1857 per la gestione della scuola tecnica voluta dalla contessa, perdendo in questo modo l'occasione di istituire una sede permanente per la conservazione delle proprie collezioni.

Nel corso degli anni '80 si verificò un altro felice momento di aggregazione intorno ai valori civici, quando si celebrarono i concittadini che si erano distinti nelle vicende della politica nazionale con l'erezione di importanti monumenti pubblici (a Giovanni Lanza di Odoardo Tabacchi, a Filippo Mellana di Giacomo Ginotti e a Umberto Rattazzi di Leonardo Bistolfi). Le collezioni municipali, seppur debolmente, continuarono però ad arricchirsi: il pittore di origini casalesi Giovanni Guazzo offriva la sua Marina di Rapallo e il Cav. Alfredo Cervis, oltre a incrementare la raccolta numismatica di Vidua, faceva dono di un prezioso tassello della storia artistica locale, la tela con gli Angeli Musicanti di Orsola Maddalena Caccia.

L'iniziativa del museo civico era così destinata a trasformarsi in un atto dovuto. Nel 1910 una serie di articoli comparsi sulla stampa locale, richiamando quanto già fatto nei centri vicini (Alba, Tortona, Asti, Alessandria, Vercelli, Aosta, Susa) e facendo leva sul'orgoglio municipalistico, istigava il Municipio a fondare un "Museo di Archeologia, di Storia, ed Arte regionali". Tra i protagonisti di questa vicenda comparivano due figure cruciali per gli studi storici e scientifici compiuti in ambito casalese tra otto e novecento, Francesco Negri82 e Giuseppe Giorcelli83 (1833-

1925). I due erano accomunati, oltre che dalla passione per la ricerca, dall'impegno profuso nell'ambito dell'amministrazione civica, dove il primo fu sindaco e assessore, promuovendo

81 R. Coaloa, Carlo Vidua un romantico atipico, Casale Monferrato 2003.

82 Francesco Negri (1841-1924) fu uomo di straordinarie risorse intellettuali, nel campo della scienza, della storia e dell'arte: studioso di botanica (con contributi importanti nel riconoscimento di malattie delle piante), di fotografia e di microscopia (fu inventore del teleobiettivo ed effettuò le prime riprese fotografiche al bacillo della tubercolosi), fu conoscitore e illustratore delle scuole pittoriche piemontesi: F. Gasparolo, Necrologi. Il Cav. Uff. Avv. Francesco Negri, in RSAA, A. IX (serie III), fasc. XXXIII, gennaio-marzo 1925, pp. 3-12; Francesco Negri 1841-1924 fotografo a Casale, catalogo della mostra, Bergamo 1969.

83 Giuseppe Giorcelli (1833-1925) si distinse nell'ambito degli studi storici e numismatici (contribuì alla compilazione del

Corpus Nummorum Italicorum) e fu socio dei più importanti sodalizi intellettuali torinesi (Spaba, Regia Deputazione, Società Storica Subalpina): F. Gasparolo, Necrologi. Giuseppe Giorcelli,in RSAA, A. IX (serie III), fasc. XXXIII, gennaio-marzo 1925, pp. 12-23.

122 importanti opere pubbliche84; il secondo fu amministratore di numerose opere pie e di beneficenza.

Furono inoltre tra i più convinti sostenitori e collaboratori della Società storica della Provincia di Alessandria e sulle pagine della sua «Rivista» (che nel primo numero del 1925 dovette comunicare la scomparsa di entrambe) pubblicarono il loro studi legati alla storia e all'arte del Monferrato.

Nel 1909 fu il Giorcelli a stimolare per primo il dibattito pubblico sull'opportunità di creare un museo civico, lodando dalle pagine della stampa locale l'opera di raccolta dei cimeli della propria regione, la loro sistemazione «secondo i moderni sistemi scientifici» e la loro conservazione «con affetto figliale a decoro della propria città e a disposizione degli studiosi», riconoscendo la necessità di salvare da distruzioni e dispersioni «quei cari avanzi del passato»85.

Nel 1910 il circolo culturale Vidua raccolse più di duecento firme a favore del museo, a cui il sindaco Tavallini destinò così un'aula dell'antica Corte d'Assise: l'istituzione di una sede, cui seguì l'anno successivo la dotazione di un fondo economico, scatenò l'afflusso di donazioni86, portando

all'apertura dell'istituto il nel 1913. Lo stesso Giorcelli avrebbe destinato per testamento i propri libri e le raccolte artistiche alla biblioteca e al museo civico di Casale, che custodisce anche circa 6500 lastre fotografiche di Francesco Negri. Al 1916 risale la donazione del barone Giuseppe Raffaele Vitta87: banchiere di famiglia ebraica casalese, cultore di libri e di musica, mecenate e avido

collezionista (appassionato in particolare di Gericault, Ingres e Delacroix), della sua generosità beneficiarono anche importanti musei francesi come il Louvre e il Museo di Nizza. Ceduto il proprio palazzo all'Ente Leardi, ne vincolò l'uso a sede della Biblioteca e del Museo Civici, cui confluivano i dipinti e le sculture conservati nell'edificio: questi comprendevano la quadreria di famiglia, con dipinti fiamminghi, dipinti di soggetto risorgimentale e il grande polittico quattrocentesco di cultura valenciana88. Nonostante la donazione, il municipio continuò a dimostrarsi pigro e non procedette

al trasferimento delle raccolte, mentre i dipinti donati dal Vitta rimasero a decorare le sale di rappresentanza e gli uffici fino al 1966.

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