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2.2 «Un tutto classificato razionalmente e per ordine cronologico»: il Museo Lapidario Bruzza e l'archeologia vercellese

3.2 Il Museo di Antichità di Torino: accentramento dei saperi e dei repert

3.3.2 Il Museo Archeologico Provinciale

La Commissione conservatrice dei monumenti e delle opere d'arte per la provincia di Alessandria era sorta nella consapevolezza di intervenire in un contesto non particolarmente sensibile ai problemi della tutela e della conservazione79.Appena insediata, nel 1876 inviava infatti

al Ministero un'importante relazione sullo stato delle «cose d'arte», dove Alessandria era paragonata a Sparta, «città che atterra le sue vestigia e dimentica il glorioso passato»80. A scrivere

era l'ispettore Giovanni Oddone, che ricopriva contemporaneamente la carica di sindaco, e che si rammaricava per l'assenza di musei, gallerie e collezioni di antichità nella provincia, pur ricordando che «qualche benemerito studioso delle Patrie glorie e memorie intraprese per proprio conto e soddisfazione raccolte di oggetti di antichità, di monete antiche»81, e rinviando alla consueta rete di

cultori locali: Capurro e Maggiora Vergano, cui aggiungeva il Cav. Beraudi (direttore dell'Archivio Municipale di Casale Monferrato) e il Cav. Di Negro-Carpani, tutte figure che con lui erano entrate a far parte della Commissione conservatrice. I contenuti della relazione erano ripresi in una successiva lettera con cui Oddone rispondeva alla Direzione Generale, che aveva chiesto di essere informata circa l'esistenza e l'importanza di musei e collezioni di antichità della provincia, e si impegnava personalmente per l'avvio di un museo di patrie antichità:

né Alessandria né altre città della Provincia furono o sono in condizione da poter essere centri di studii scientifici, letterarii ed artistici, e mal si saprebbero quindi rinvenire in esse

78Giovanni Francesco Capurro a Direzione Generale Antichità e Belle Arti, Novi Ligure 7 settembre 1877, in ACS, AA. BB. AA., I vers., b. 178, fasc. 11 "Alessandria Museo archeologico provinciale". In merito alla pinacoteca civica e alle raccolte Groppello e Maggiora Vergano consigliava di rivolgersi direttamente ai proprietari; «Della raccolta Settala non si ha altra notizia che quella data dal Bottazzi, cioè che sia passata da Tortona agli eredi di detto Monsignore a Milano»; della raccolta Bottazzi ricordava come fosse andata anch'essa perduta e come molti monumenti libarnesi dopo la morte del collezionista fossero serviti per costruire le fondamenta di un muro.

79 Sull'attività della Commissione conservatrice si rinvia a: A. Pesce, Cesare Di Negro-Carpani e il Museo Civico di

Alessandria, in A. Crosetto, M. Venturino Gambari, Onde nulla si perda. La collezione archeologica di Cesare Di Negro- Carpani, Alessandria 2007, pp. 87-100; P. Barisone, Tutela e interessi archeologico-antiquari fra Otto e Novecento ad Alessandria nelle carte d'archivio di Lorenzo Bordes, in RSAA, a. CXVII, n. 1, 2008, pp. 139-168. Ulteriori elementi sono stati acquisiti dalla consultazione di ASCAL, serie III, b. 1464, fasc. "Conservazione dei monumenti".

80 A. Pesce, Cesare Di Negro-Carpani..., op. cit., p. 88. 81Ibidem.

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quei musei, gallerie o collezioni di antichità di cui la S. V. Ill.ma chiede notizia; non se ne rinvengono, dico, di elevati al grado di vera istituzione o posseduti e curati dai Comuni od altri Corpi morali. Qui avvenne solamente che qualche benemerito studioso delle patrie glorie e memorie intraprendesse, per proprio conto e soddisfazione, raccolte d'oggetti d'antichità, di monete antiche specialmente.

[...] Prego la S. V. Ill.ma ad accogliere questi scarsi cenni con benigna indulgenza. Prometto, anche nella mia qualità di Sindaco di adoperarmi per mandare ad effetto il pensiero, manifestato da alcuni studiosi della materia, di iniziare in questo Capoluogo di Provincia un pubblico museo di patrie antichità, colmando così un vuoto che ogni animo colto e ben nato è ora giustamente tratto a deplorare82.

Dal 1876 grazie a una delibera della Deputazione provinciale, due sale di Palazzo Ghilini, sede della provincia e della prefettura di Alessandria, erano state destinate al deposito di oggetti provenienti da ritrovamenti occasionali. L'iniziativa della Commissione conservatrice, presieduta dal Prefetto Veglio83, di istituire così un Museo Archeologico Provinciale aveva stimolato i primi

conferimenti, da parte del sindaco (che decise di trasferirvi un'urna in terracotta, una lapide funeraria e uno stemma del Palazzo Provinciale84), e di altri benemeriti cittadini, tra cui il deputato

Giovanni Dossena e Luigi Beraudi85. A partire da questi primi passi il Prefetto nel 1878 inviava ai

sindaci della provincia una circolare in cui chiedeva di segnalare eventuali ritrovamenti, utili ad arricchire le raccolte del museo. Il testo della circolare, nel riassumere tappe e protagonisti dell'iniziativa, aveva lo scopo di sollecitare le devoluzioni facendo leva sull'orgoglio municipale: su un arco cronologico che dalla preistoria attraversava gli insediamenti dei popoli liguri, il governo dell'impero romano, l'età florida dei comuni medievali e la decadenza dell'invasione straniera, dopo l'eroica stagione risorgimentale e nel pieno cammino della giovane Nazione, i diversi comuni avrebbero potuto recuperare le testimonianze del loro passato e trasferire ai posteri la memoria delle glorie locali:

[...] Ora a nome della Commissione e per incarico avutone, fo appello a quanti sentono amore per la patria storia, affinché con doni degli oggetti scoperti nel territorio di questa Provincia si accresca la raccolta del novello Istituto.

82Giovanni Oddone a Direttore Generale Antichità e Belle Arti, Alessandria 5 ottobre 1877, in ACS, AA. BB. AA., I vers. b. 178, fasc. 11 "Alessandria Museo archeologico provinciale".

83 Emilio Veglio di Castelletto (Cherasco 1829 – Alessandria 1882), dopo una brillante carriera nell'Amministrazione dell'interno, nell'ottobre 1860 seguì al sud il re Vittorio Emanuele ed il ministro Farini. Nominato a 34 anni prefetto della provincia di Basilicata, all'epoca del grande brigantaggio, prestò servizio a Potenza, Bari, Parma e Brescia. Dall'aprile 1876 fu prefetto di Alessandria, dove si distinse in occasione della disastrosa alluvione del maggio 1879, che gli valse la medaglia d'argento al valor civile: D. D'Urso, Rapporti istituzionali tra prefetti e sottoprefetti nell'Italia liberale, in http://www.prefettura.it/FILES/AllegatiPag/1225/rapportiprefettisottoprefettiitalialib.doc.

84Verbale della Giunta Municipale di Alessandria del 4 gennaio 1877, in ASAL, ASCAL, serie IV, b. 1771, fasc. "Oggetti d'antichità cessione al Museo Provinciale e riconsegna al Municipio per un Museo Comunale".

85 Giovanni Oddone a Giuseppe Fiorelli, Alessandria 27 gennaio 1878, in ACS, AA. BB. AA., I vers. b. 178, fasc. 11 "Alessandria Museo archeologico provinciale". Tra gli oggetti donati dal Municipio Giovanni Oddone (che ricopriva contemporaneamente la carica di Sindaco e di Ispettore) sottoponeva all'attenzione di Fiorelli una lapide di roccia granitica di difficile interpretazione, ricevendone in risposta il consiglio di rivolgersi alla Società di Archeologia e Belle Arti di Torino.

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Qui, oltre l'epoca preistorica che dà e darà la sua messe, ove si continuino le già incominciate ricerche, furono nei tempi più prossimi a noi, e Liguri e Galli: qui l'aquila romana spiegò le sue ali e combatté contro i popoli che furono un dì nomati barbari; qui l'era dei Comuni ebbe la sua pagina di gloria, e qui fecero pur troppo nei dì della sventura le loro scorrerie stranieri d'ogni razza e paese.

Libera oggi la patria nostra per virtù dell'illustre casa savojna e per concorde volere di popolo, mentre l'aratro solca i campi ed il modesto vignaiuolo piega le viti, ritempriamoci negli studi severi; e dissepolte e raccolte le memorie dell'età antica, della romana e di quella di mezzo, accingiamoci a raccogliere i ricordi della storia provinciale: così le generazioni future impareranno che, mentre loro si assicurava l'indipendenza e la libertà trovavasi pur tempo per lasciar loro un ricordo della civiltà e della gloria locale.

La Commissione coi pochi mezzi che le sono dati si accinge a fare studi e ricerche a Villa del Foro presso Alessandria, a Libarna presso Serravalle Scrivia e sulla Necropoli Astense: ma ciò non basta, è uopo ancora che tutti i cittadini concorrano all'opera onde avvenga che la provincia di Alessandria, prima per ardore nazionale, sia parimenti prima a costituire un Museo Provinciale Archeologico [...]86.

In chiusura il Prefetto Veglio non dimenticava di ricordare agli eventuali offerenti come non fosse necessario rinunciare alla proprietà dei reperti, a meno di esplicita volontà da parte del donatore. Al documento fecero seguito numerose proposte di scavo, avallate da puntuali relazioni inviate al Ministero da parte degli ispettori locali; per gli oggetti dell'antica Libarna rinvenuti in un'area di pertinenza della Parrocchia di Serravalle si richiedeva una speciale autorizzazione al Ministero del Culto, così che potessero essere «asportati e collocati nel Museo Provinciale di Alessandria il quale diverrebbe il luogo di deposito degli oggetti d'arte rinvenuti in tutta la Provincia»87. Nonostante le resistenze del parroco, gli scavi furono condotti nel 1880, come

dimostrano le numerose relazioni inviate alla Direzione Generale romana insieme alle fotografie dei reperti man mano venuti alla luce nei circondari di Asti, Alessandria e Casale88.

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