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SOCIETÀ LOCALI, MUSE

5.1 Varallo: la Società di Conservazione e la Pinacoteca

5.1.2 Giulio Arienta e la cultura della conservazione

L'interprete più consapevole delle implicazioni imposte dal tema della conservazione fu a

26 G. Romerio, La Società per la Conservazione delle Opere d'Arte e dei Monumenti in Valsesia, quarta edizione, Varallo 1982. Lo statuto della Società fu pubblicato la prima volta nel 1876.

27 Facevano parte della Società di Conservazione lo scultore e professore Giovanni Albertoni, lo scultore Giuseppe Antonini (direttore del laboratorio Barolo e Regio Ispettore agli scavi e monumenti), il pittore Giuseppe Antonio Avondo, il prof. Cristoforo Bussi, don Pietro Calderini, il marchese Luigi d'Adda, il sindaco Antonio Duprà, il prof. Carlo Frigiolini e il pittore Carlo Lusardi. Carlo Arpesani fu nominato socio onorario nel 1878, mentre tra le adesioni avvenute in tempi successivi si segnala quella dello scultore Pietro Della Vedova.

28 G. Romerio, la Società per la Conservazione..., op. cit., 1982.

29 V. Curzi, Restauri nella basilica di Santa Maria di Loreto dopo l'Unità d'Italia, in Cavalcaselle e il dibattito sul restauro

164 Varallo il pittore Giulio Arienta (1826-1900) 30. Formatosi all'Accademia Albertina con Carlo Arienti,

aveva completato gli studi a Roma grazie al sostegno del Collegio Caccia di Novara. Dopo un soggiorno fiorentino e un periodo di permanenza in Argentina, a metà degli anni settanta Arienta fece ritorno in patria, dove si distinse per un'instancabile impegno di studio e restauro a favore delle testimonianze artistiche valsesiane. La fortuna critica di Gaudenzio Ferrari, che a Varallo aveva lasciato una delle più intense testimonianze del suo "teatro montano", rendeva la Valsesia territorio ben frequentato da studiosi e conoscitori31: grazie alla sua attività e ai suoi disegni sui

dipinti gaudenziani, Arienta era loro noto quale profondo conoscitore dell'arte e dei monumenti locali, come dimostra la fitta corrispondenza con personaggi quali Samuel Butler e Gustav Pauli.

Socio dell'Incoraggiamento e promotore della Società di Conservazione, nel 1876 entrava a far parte della Commissione Municipale d'Arte, con cui intrattenne rapporti difficili e contrastati, non potendo trovare lì conferma ai propri principi sulla salvaguardia delle opere d'arte. Le sue competenze gli valsero la nomina a Regio Ispettore degli scavi e dei monumenti in Valsesia nel 1890, diventando man mano uno dei più affidabili interlocutori del direttore dell'Ufficio Regionale Alfredo d'Andrade. L'anno successivo fu incaricato di compilare il catalogo delle opere d'arte della Pinacoteca di Varallo, che dal 1896 cominciò a riordinare. Richieste di consulenza gli giunsero anche al di fuori della città di Varallo, per esempio da Novara: nel 1878 fu interpellato dalla Società Archeologica per il recupero delle decorazioni della facciata del Palazzo Comunale e pochi anni dopo, in occasione dell'erezione in duomo del nuovo altare di Santa Caterina, su cui ricollocare la tavola di Gaudenzio Ferrari fatta restaurare dall'Arpesani, «a render più completa l'opera eminentissima di restituzione dell'insigne capolavoro, l'architetto Fassò volle che l'ottimo pittore Arienta tracciasse il disegno di una bella incorniciatura, dove quel bravo artista aggiunse in due tondi delle vaghe testoline d'angeli sullo stile del Ferrari»32.

La difesa del patrimonio storico e artistico, che anche in Valsesia era minacciato da dispersioni, manomissioni e urgenze di modernizzazione, si coniugava all'attività di restauratore, condotta in prima persona o nella direzione dei principali interventi dell'ultimo quarto dell'ottocento. Qui si distinse per scrupolo e rigore: la sua insofferenza nei confronti di interventi aggressivi, di facili ridipinture e dei frequenti rinnovamenti di apparati decorativi lo portarono ad assumere posizioni di forte contrasto rispetto all'establishment varallese. Già nel 1877, quando effettuò l'intervento di pulitura sulla celebre parete gaudenziana della chiesa di Santa Maria delle Grazie, dichiarava come il restauro dovesse mirare esclusivamente a «perpetuare secondo le possibilità

30 M. Turlo, Il pittore Giulio Arienta nel dibattito storico artistico del secondo Ottocento, tesi di laurea, Università degli Studi di Torino, relatore Prof.ssa Michela di Macco, anno accademico 2000-2001; C. Debiaggi, Dizionario..., op. cit., 1968, ad vocem.

31 Tra i più assidui frequentatori del Piemonte orientale vi era Gustavo Frizzoni, già ricordato per il vercellese; nota la sua attenzione per le testimonianze varallesi del «Raffaello di scuola lombarda»: G. Frizzoni, Le opere di Gaudenzio Ferrari e le riproduzioni fotografiche del Cav. Ambrosetti, in «Arte e Storia», A. VII, n. 28, 5 ottobre 1888; idem, L'arte in Valsesia, in «Archivio Storico dell'Arte», a. IV, fasc. V, pp. 313-327.

165 nella integrità loro le creazioni dei sommi pittori»33. La sua capacità di aggiornamento e la

maturazione di un approccio consapevole al tema del restauro si dovevano anche al rapporto di fiduciosa collaborazione intrattenuto con personaggi come Carlo Arpesani34, Luigi Cavenaghi,

Guido Carocci e Alfredo Melani.

Nel 1886 l'amarezza di Arienta di fronte alle scelte compiute in città trovava sfogo in un lungo e dettagliato resoconto consegnato alla stampa locale:

[...] Sarebbe ormai colpa nostra grandissima di tacere più oltre sul pessimo andamento delle cose concernenti l'artistico nostro Santuario: è ormai tempo di protestare pubblicamente per mezzo della stampa sia cittadina che regionale contro lo spreco di denaro in atti vandalici che si ha il coraggio di chiamare ristauri e miglioramenti alle opere antiche. Se ne parla di qua, di là con amaritudine da tutti quelli che sentono amore alle cose patrie, ed i malcontenti sono in grande maggioranza sebbene quasi nessuno osi contrastare direttamente al vandalismo mentre ne avrebbero anche il dovere siccome rivestiti di qualità ufficiali.

Il nostro Santuario è istituzione religiosa ed artistica; col cambiarne il carattere si intacca profondamente lo scopo del Fondatore, si falsa la storia o si imbastardisce l'arte [...].35

Ripercorrendo gli episodi che a suo parere avevano compromesso l'identità artistica del Sacro Monte, consistenti in distruzioni, ampliamenti e nuove costruzioni o destinazioni d'uso, Arienta trovava parziale consolazione nell'intervento di salvataggio reso possibile dal ricorso all'opera di Giuseppe Steffanoni, l'«egregio operatore» che era già intervenuto sui dipinti del Morazzone nella cappella della "Salita al Calvario", su quelli di Tanzio da Varallo nella cappella di "Pilato che si lava le mani" e su quelle superstiti del Lanino della cappella della "Flagellazione"36.

Dell'originaria collocazione di questi ultimi rimane traccia grazie a uno schizzo dello stesso Arienta del 1886, alla base di uno studio cui fece seguito nel 1895 la descrizione accurata dell'edificio

33 Per la ricostruzione della vicenda: M. Turlo, Il pittore Giulio Arienta..., op. cit., 2000-2001, pp.52-57; F. Mazzini, Restauri a

Varallo, s.l. 1972, pp.13-21. L'intervento di restauro in Santa Maria delle Grazie sarà uno degli argomenti di contesa in un dibattito comparso sulla stampa locale: G. Antonini, Sul Sacro Monte, in «Gaudenzio Ferrari», n. 52, 18 dicembre 1886; G. Arienta, Sempre sul Sacro Monte, in «Gaudenzio Ferrari», n. 53, 25 dicembre 1886; P. Calderini, Le lamentazioni e le accuse del sig. Pittore Giulio Arienta, in «Gaudenzio Ferrari», n.58, 29 gennaio 1887.

34 Carlo Arpesani, dal 1855 restauratore dei dipinti della Galleria Reale di Torino, restauratore conservatore e poi vicedirettore della Regia Pinacoteca, fu nominato membro onorario della Società per la Conservazione di Varallo nel 1880, fece parte con Arienta di una commissione tecnico-artistica per i restauri alla Cappella della Strage degli Innocenti e, con la mediazione dello stesso Arienta, eseguì il restauro di alcuni dipinti di proprietà della Società stessa. Per il rapporto tra Arienta e Arpesani, con relativo carteggio: M. Turlo, Il pittore Giulio Arienta..., op. cit., 2000-2001, pp. 66-72 e 208-213. 35 G. Arienta, Sopra il Sacro Monte, in «Gaudenzio Ferrari Gazzetta Valsesiana», A. II, n. 49, 27 novembre 1886 e A. III, n. 50, 4 dicembre 1886.

36 Sugli interventi compiuti da Giuseppe Steffanoni a Varallo: S. Stefani Perrone (a cura di), La città nel museo..., op. cit., pp. 138-140; E. Ballarè, Raccontare un museo..., op. cit., 1996, p. 52; F. Mazzini, S. Stefani Perrone, Varallo - Sacro Monte, cappella di "Pilato che si lava le mani" (XXXIV), in Restauri di opere d'arte in Piemonte. Lascito di Carlo Felice Bona, Torino 1981, pp. 101-105.

166 pubblicata su «Arte e Storia»37.

Anche per Varallo la rivista fiorentina di Guido Carocci rappresentò l'organo che permise di esporre a un uditorio nazionale studi, riflessioni e problemi di conservazione. Al tema del restauro il periodico dedicava una parte importante, affrontando questioni di metodo e restituendo una cronaca informata su quanto si stava facendo nelle diverse regioni d'Italia. Per la Valsesia Carocci aveva individuato in Arienta un corrispondente colto e informato, che aveva avuto modo di sostenere nelle principali dispute sui restauri al Sacro Monte e di cui aveva ospitato una lunga serie di interventi, dove il pittore varallese aveva affrontato sistematicamente lo studio delle diverse cappelle per rettificare attribuzioni e ricostruzioni storiche38. Un'opera di ricognizione che Arienta

accompagnava da tempo con la riproduzione di motivi ornamentali e partiture decorative tratte dalle opere di Gaudenzio Ferrari, di cui rimane una serie di circa cinquanta acquerelli oggi conservati presso la Pinacoteca di Varallo, già ammirati da Carocci all'Esposizione di Varallo in occasione delle celebrazioni gaudenziane e in gran parte depositati dagli eredi nel 190339. Queste

accurate riproduzioni, meticolose per la resa oggettiva dei particolari decorativi e per la lettura sensibile allo stato di conservazione, furono per Arienta anche strumento di lavoro: per serbare la memoria della collocazione originaria degli affreschi di Lanino trasportati da Steffanoni, contrastare in qualità di Ispettore la demolizione dell'antico palazzo della Vicinanza, per procedere con scrupolo filologico al restauro delle pitture gaudenziane in Santa Maria delle Grazie, sorvegliare i

37 Lo schizzo è pubblicato in S. Stefani Perrone(a cura di), La città nel Museo, op. cit., 1998, cat. n. 45; G. Arienta, Appunti

e rettificazioni storiche sul Santuario di Varallo. Cappelle XXX – XXXI, in «Arte e Storia», A. XIV n. 15, 20 luglio 1895, pp. 117-8.

38 G. Arienta, Sacro Monte di Varallo. Cappella di Gesù elevato in Croce, in «Arte e Storia», A. VIII n. 30, 22 novembre1889, pp. 234-235; Idem, Il Sacro Monte di Varallo. Cappella XI. La Strage degli Innocenti, ibidem, A. XII n. 18, 31 agosto 1893, pp. 138-9; Idem, Appunti e rettificazioni storiche sul Santuario di Varallo. Cappella XXIV. La Cattura, ibidem, A. XIII n. 26, 20 dicembre 1894, pp. 205-6; Idem, Appunti e rettificazioni storiche sul Santuario di Varallo. Porta principale d'ingresso al Santuario, ibidem, A. XIV n. 19, 20 settembre 1895, p. 149; Idem, Santuario di Varallo. I. Cappella XXXI. Gesù sale la scala santa. II. Due antiche rappresentazioni distrutte, ibidem, A. XV n. 5, 10 marzo 1896, pp. 38-39; Idem, Santuario di Varallo. N° XIII. Cappella della Tentazione – Prima erezione e suo trasporto ove si trova attualmente, ibidem, A. XV n. 11, 10 giugno 1896, pp. 84-85; Idem, Santuario di Varallo. Cappella 1° Peccato di Adamo, ibidem, A. XV n. 20, 25 ottobre 1896 pp. 156-157 e A. XV n. 21, 10 novembre 1896, pp. 162-3; Idem, Santuario di Varallo. Cappella II. La Santa Casa di Loreto e L'Annunciazione, ibidem, A. XVI n. 13, 15 luglio 1897, p. 101; Idem, Appunti e rettificazioni storiche sul Santuario di Varallo. Cappella 3°. La visita di M. Vergine a S. Elisabetta, ibidem, A. XVI n. 19, 15 ottobre 1897, p. 149; Idem, Santuario di Varallo. Cappella IV. L'Angelo rivela a S. Giuseppe il mistero della gravidanza di Maria, ibidem, A. XVII n. 5, 15 marzo 1898, pp. 37-8; Idem, Santuario di Varallo. Cappella XL. La Pietà.Cappella XLI. Gesù riposto nel lenzuolo, ibidem, A. XVII n. 21- 22, 15-30 novembre 1898, pp. 155-6; Idem, Santuario di Varallo. Cappella V. Visita dei Re Magi, ibidem, A. XVIII n. 9-10, 15-30 maggio 1899, pp. 63-4; Idem, Santuario di Varallo. Cappella VI e VII, VIII, IX.Il Presepio, ibidem, A. XVIII n. 14, 31 luglio 1899, pp. 93-5; Idem, Un quadro di Ruggero Vander Weyden al Santuario di Varallo, ibidem, A. XI n. 7, 15 aprile 1900, p. 45.

39 «Giulio Arienta ha tratto dalle opere di Gaudenzio Ferrari specialmente, una quantità straordinaria di motivi ornamentali bellissimi che costituiscono una raccolta veramente preziosa e che noi ammirammo sinceramente nell'Esposizione tenuta a Varallo nella circostanza delle feste centenarie di Gaudenzio Ferrari»: la nota è posta da Carocci in calce a: G. Arienta,

Sacro Monte di Varallo. Cappella di Gesù elevato in Croce, op. cit., 1889, p. 234. Una parte dei disegni e degli acquerelli è stata pubblicata in: S. Stefani Perrone (a cura di), La città nel Museo..., op. cit., 1998, cat. nn. 11-15 (Palazzo della Vicinanza), 32-33 (Santa Maria delle Grazie), 34-36 (Chiesa di San Marco), 38-40 (Chiesa della Madonna di Loreto), 45 (affreschi di Lanino nella Cappella della Flagellazione), 48-50 (Cappella della Visita di Maria a Elisabetta).

167 lavori alla Madonna di Loreto o ancora guidare gli interventi di recupero stabiliti per le cappelle del Sacro Monte.

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