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Occorre riconoscere che in genere a favore della conservazione in loco intervenivano le disposizioni legislative più che le iniziative locali, anche in casi, come quello di Alessandria, dove la presenza fin dal 1855 di una pinacoteca civica avrebbe potuto favorire ingressi ben più consistenti. La consapevolezza di un'occasione mancata rispetto alla soppressione in città dei Barnabiti, dei Cappuccini e delle monache Orsoline, ha trovato ripetute conferme negli studi che si sono occupati della storia del patrimonio artistico alessandrino77.

Le richieste ministeriali ricevettero nell'agosto del 1866 le prime generiche considerazioni del prefetto, che per il capoluogo riferiva di essersi rivolto «alle persone più competenti in fatto di belle arti e di lettere»78: nulla che meritasse di essere menzionato era stato riscontrato nei tre

conventi soppressi, a eccezione di una Maddalena del Nuvolone «dipinta un po' licenziosamente», conservata presso le monache orsoline, che era stata venduta e si trovava al momento in collezione privata. Su sollecitazione del Ministero79, il prefetto approfondiva le indagini e rettificava

l'equivoco: «[...] da nuove e più esatte e più precise informazioni ora assunte risulta che il detto quadro appartenne invece alle Maddalenine di S.ta Chiara di questa Città, il quale ordine dopo la soppressione generale Napoleonica, non venne più in Alessandria ripristinato; ed ignorasi da chi e come venne acquistata la proprietà dello stesso quadro, che attualmente trovasi in Alessandria»80.

La presa di possesso del convento dei barnabiti da parte del Comune procedette con celerità: nella generale lentezza che accompagna la cessione degli immobili di conventi soppressi, Alessandria rappresenta infatti una sorta di eccezione, in quanto patria e collegio elettorale del presidente del consiglio Urbano Rattazzi81. Già alla fine di ottobre il Ministero chiedeva al prefetto

di «delegare persona dell'arte» ad assistere alla compilazione dell'inventario dei beni. L'incarico cadde su Carlo A-Valle, personaggio ben noto dell'ambiente culturale cittadino: esponente del liberalismo progressista e anticlericale, autore tra il 1853 e il 1855 di una Storia di Alessandria

77 Il riferimento è in particolare a: F. Gasparolo, Odissea di quadri di corporazioni religiose soppresse nel 1866, in «RSAA», A. VIII, serie III, fascc. XXXI-XXXII, luglio-dicembre 1924, pp. 206-209; C. Spantigati, Pinacoteca Viecha e Museo storico archeologico: origini e vicende delle istituzioni museali alessandrine, in C. Spantigati e G. Romano (a cura di), Il Museo e la Pinacoteca di Alessandria, Alessandria 1986, in part. pp. 16-18; C. E. Spantigati, Dispersioni, conservazione e tutela: qualche considerazione a margine, in B. Ciliento e M. Caldera, Napoleone e il Piemonte, catalogo della mostra, Fondazione Ferrero, Alba 2005, in part. p. 33.

78Prefetto di Alessandria a Ministero della pubblica istruzione, Alessandria 13 agosto 1866, in ACS, BCR, b. 5, f. 1. 79Ministero della pubblica istruzione a Prefetto di Alessandria, Firenze 20 agosto 1866, minuta, in ACS, BCR, b. 5, f. 1. 80Prefetto di Alessandria a Ministero della Pubblica Istruzione, Alessandria 5 settembre 1866, in ACS, BCR, b. 5, f. 1. Il fatto fu registrato anche nel fascicolo riassuntivo intitolato Alessandria. Oggetti d'arte già claustrali esposti al culto. Atti di consegna. Il fascicolo contiene l'elenco numerato intitolato Opere d'arte già claustrali nel Regno, Provincia di Alessandria

(sd, pp. non numerate): gli 89 numeri dell'elenco sono suddivisi in opere e oggetti devoluti alla Pinacoteca di Alessandria, consegnati ad altri enti del municipio o ad altri municipi, dipinti conservati nelle chiese a loro volta cedute al municipio, oggetto di furto e opere vendute. Tra queste ultime è ricordato il dipinto del Nuvolone del convento di Santa Chiara di Alessandria, di cui si dice che «con la scusa che quella Maddalena così com'era dipinta mandava odore di peccato e non di santità, le monache vendettero il quadro».

39 dall'origine ai giorni nostri, redatta su incarico del consiglio comunale, nel 1856 aveva dato vita all'esperienza editoriale del giornale di satira e politica «Gagliaudo», sotto la firma dello pseudonimo Fra Chichibio. A-Valle era rientrato nella città natia nel 1851, dopo una felice stagione torinese in cui, tra i giovani letterati del circolo paraviano, aveva composto una considerevole quantità di scritti poetici e letterari di carattere storico. Ad Alessandria, dove all'esperienza giornalistica affiancava l'insegnamento presso il locale liceo Plana, si trovò sempre al centro di accesi scontri politici, fino a trasferirsi nuovamente a Torino nel 1869 come insegnante del liceo Gioberti82. L'incarico di presenziare alla presa di possesso del convento dei barnabiti gli giunse per

il suo ruolo di responsabile della biblioteca civica (dal 1855 al 1869), che in quegli anni rivestiva anche la funzione di direttore-conservatore della Pinacoteca; A-Valle era inoltre una delle voci più attente a denunciare rischi e necessità legate alla conservazione delle opere d'arte, in particolare con la sua rubrica delle Lettere artistiche alessandrine tenuta sulla stampa periodica cittadina.

La lettera che riferiva al prefetto gli esiti del compito ricevuto suonava piuttosto indicativa della difficoltà e di una certa impotenza nell'arginare la dispersione dei beni: ben documentato sui beni teoricamente in possesso del Convento, A-Valle fu costretto ad arrendersi di fronte alle «telacce di nessun conto» e ai «pochi libercoli» effettivamente rinvenuti83. I dipinti che era certo di

trovare in convento furono inseriti negli elenchi ministeriali tra i beni oggetto di furto, indicando anche come le investigazioni fatte per recuperarli «tornarono vane»84. La chiesa fu regolarmente

ceduta al Municipio, che ne assunse l'incarico dell'officiatura e un po' goffamente della conservazione dei dipinti85.

Nel carteggio intercorso tra prefettura e ministero nel 1874 si fece strada l'ipotesi (errata) che la tavola del Macrino scomparsa dal convento dei barnabiti potesse essere la stessa segnalata presso la Cappella del Seminario di Asti, descritta dall'ingegner Valerio nel 187086. Il suo

interessamento era giunto su sollecitazione di Cavalcaselle, che ricordava come fu proprio

82 Sulla figura di Carlo A-Valle, con ampia trattazione bio-bibliografica e ricostruzione dei più interessanti dibattiti politici e culturali che lo videro coinvolto, si rinvia a G. L. Ferraris (a cura di), Fra Chichibio e l'avventura del "Gagliaudo" (1857). Il giornalismo alessandrino di Carlo A-Valle (1815-1873) tra cronaca, satira e polemica politica, Alessandria 2007, 2 voll. Tra gli scritti di A-Valle, si segnala il ciclo di "Lezioni Politiche" pubblicate sul «Gagliaudo» tra il settembre e l'ottobre del 1857; in particolare la prima lezione, intitolata Della necessità dell'instruzione, riportata nel volume citato alle pp. 677-701.

83 La relazione di Carlo A-Valle al Prefetto è riportata in Appendice, n. 2.

84 Il riferimento è all'elenco Opere d'arte già claustrali...,cit. Sulla vicenda dei dipinti scomparsi dal convento dei Barnabiti si sofferma anche A. Gioli, Monumenti e oggetti d'arte..., op. cit., 1997, p. 65.

85 Non senza ironia già il Gasparolo riferiva il carteggio del 1869 con cui, su richiesta del Ministero, il Sindaco di Alessandria incappava in un equivoco circa gli affreschi della cappella della Madonna della Provvidenza, che sia lui sia l'ingegnere municipale avevano vanamente cercato di rintracciare tra l'elenco dei quadri dati in consegna al Comune: F. Gasparolo,

Odissea di quadri..., op. cit., 1924.

86 Ing. Valerio, Relazione al Ministro sulla Pubblica Istruzione circa una Tavola di Macrino d'Alba, Firenze 2 aprile 1870, in ACS, BCR, b. 5, f. 1: «[...] Con grande soddisfazione ebbe quivi lo scrivente a riscontrare in ottima condizione la preziosa tavola del Macrino descritta dal Barone Vernazza. La tavola è tagliata ad Icone: la massima dimensione in altezza è di metri 3,50; ed in larghezza misura metri 1,94. Sotto un ben disegnato e grandioso archeggiato architettonico in una splendida gloria sta la B. Vergine col bambino a cui fanno sgabello e sedile de' gruppi di nuvole sostenute da vaghi Angioletti. Nel primo innanzi al lato destro della Vergine stanno diritti Gioanni Battista e Iacopo, dall'altro lato Girolamo ed Ugone Vescovo, sotto la Gloria due Angeli suonano istrumenti musicali; e più basso due altri con un cartello in mano sono in atto di cantare Ave Regina Angelorum. In basso in un quadretto leggesi Machrinus faciebat 1498 [...]».

40 l'ingegnere che «fece acquistare [il dipinto] quasi per nulla, dalla direzione delle Gallerie di Torino»87.

Nel novembre del 1868 si trovavano presso il ricevitore demaniale di Alessandria quaranta dipinti, provenienti dai conventi dei barnabiti e delle orsoline; il prefetto invitava il sindaco a scegliere quelli che potessero essere conservati nella pinacoteca civica, ma gli incaricati municipali, l'assessore Giovanni Oddone e il pittore Baudolino Rivolta, non ne segnalarono alcuno, aprendo così quel «duetto Governo-Municipio, nel quale il primo fa le parti di un amante intraprendente, ed il secondo di un amante schifiltoso»88. Solo grazie alla nomina di una

commissione prefettizia fu possibile offrire al municipio una Madonna con bambino e santi, riferita all'ambito dei Procaccini, proveniente dalle Orsoline89, mentre tutte le altre opere finirono

all'incanto. Baudolino Rivolta, interpellato ancora nel 1869 su un nucleo di opere da conventi soppressi destinate all'incanto, ebbe a pronunciare un nuovo, spietato verdetto:

Il sottoscritto, con dispiacere deve significarle non esservene un solo di qualche nome storicamente conosciuto, e degno d'aver posto in qualsiasi raccolta, non meritando essi la spesa di ritirarli poiché farebbero vergogna più che onore esporli pubblicamente in Gallerie, e tanto più accanto al Celebre Migliara90.

Il criterio selettivo adottato dal pittore alessandrino era indotto dal desiderio di mantenere un'immagine di prestigio delle collezioni civiche, che più che a un museo di carattere territoriale con compiti di tutela guardavano agli esempi delle gallerie nazionali: l'incremento mirato del nucleo originario migliarista rappresentava indubbiamente una priorità per Rivolta che, come si vedrà in seguito, chiamato nel 1858 ad allestire la Pinacoteca, aveva rifiutato lamentando le scelte di illuminazione e fruibilità delle opere, non adatte a una galleria di pittura ottocentesca, che secondo la sua visione doveva procedere in connubio con la scuola di disegno91.

Nel luglio del 1869, l'occhio di riguardo in qualche modo sollecitato nei confronti della pittura di scuola lombarda consentiva al pittore Francesco Mensi di segnalare, nella chiesa dei cappuccini di Alessandria, la presenza di un Martirio di una santaattribuito ai Procaccini, di cui non si hanno tuttora notizie più precise; così come si sono perse le tracce delle quattro statue

87 La citazione, proveniente da una lettera di Cavalcaselle ad Aleardi dell'ottobre del 1870, è riportata da D. Levi,

Cavalcaselle. Il pioniere della conservazione dell'arte italiana, Torino 1988, p.330. La tavola fu venduta dal Seminario di Asti per 2500 lire alla Regia Pinacoteca, che «tenendola in gran pregio, spese altre £ 2000, come assicurarsi, per adornarlo di condegna cornice», mentre il ricavato fu utilizzato dal Seminario per riparazioni alla Cappella (Prefetto di Alessandria a Ministero della pubblica istruzione, Alessandria 9 luglio 1874). Il contributo più recente per la tavola di Macrino è quello di E. Villata, Per Macrino d'Alba, in G. Romano (a cura di), Primitivi piemontesi..., op. cit., 1996, in part. pp. 221-230. Sui viaggi di Cavalcaselle in Piemonte: G. Curto, Cavalcaselle in Piemonte. La pittura nei secoli XV e XVI, Torino 1981.

88 F. Gasparolo, Odissea di quadri..., op. cit., 1924, p. 206.

89 La vicenda è ripercorsa anche da C. E. Spantigati, Pinacoteca Viecha e Museo storico archeologico..., op. cit., 1986, pp. 17-18, sebbene già allora non sia stato possibile rintracciare il dipinto.

90Baudolino Rivolta a Sindaco di Alessandria, Alessandria 29 settembre 1869, in ASCAL, serie IV, b. 1771. 91 Cfr. § 4.3.

41 conservate nella stessa chiesa, ripetutamente offerte al Comune da parte del Ministero92.

La presenza di una pinacoteca pubblica, sebbene stentatamente riconosciuta nel suo ruolo di tutela, consentì comunque ad Alessandria di incamerare alcune opere presenti sul territorio della provincia. Il pittore Peretti aveva segnalato infatti a Tortona, presso il convento dei cappuccini, la presenza di tre opere che, superate le resistenze del nuovo proprietario93, nel 1871 furono

consegnate al municipio alessandrino94. Insieme al «Gesù deposto dalla croce della scuola di

Michelangelo da Caravaggio» e alla «piccola tavola» della «Madonna col Bambino e S. Teresa – d'Ignoto», la Pinacoteca acquisì la grande tela con Immacolata con i santi Francesco e Antonio da Padova del Nuvolone95. Quest'ultima però è l'unica a comparire nell'elenco delle opere presenti in

Pinacoteca nel 187596, indicata come «Grande quadro da altare rapp.te la B. V. Immacolata

Concezione con S. Antonio, S. Francesco ed Angeli, di stile del 1600, quando le Arti Belle erano nel massimo barocchismo». Un'osservazione quest'ultima che conferma come «in anni filomedievali il patrimonio sei e settecentesco di Alessandria poteva apparire di scarso interesse e fuori degli obblighi di una tutela attiva»97, senza dimenticare il carattere militante che i primi pittori-

direttori della Pinacoteca desideravano conferire all'istituzione.

L'attenzione prevalente alla pittura ottocentesca alessandrina fece passare in sordina anche la devoluzione dei quattro corali provenienti dal convento di Santa Croce di Bosco Marengo, avvenuta nel 1868: come si vedrà in seguito, ben maggiori furono le attenzioni manifestate dal Municipio nemmeno trent'anni dopo, quando ventisei dei restanti originali miniati, insieme ad antichi duplicati e altri manufatti artistici, furono sequestrati sulla via della fuga, scatenando così un lungo contenzioso tra i comuni di Alessandria e Bosco Marengo per l'attribuzione delle opere98. La

devoluzione ad Alessandria non mancò comunque di irritare i boschesi, che pur in difficoltà nel

92 Negli anni Settanta Mensi sarà incaricato del riordino inventariale della Pinacoteca; le vicende legate alle opere dei cappuccini di Alessandria sono ricostruite da F. Gasparolo, Odissea di quadri..., op. cit., 1924, pp. 206-208; la documentazione utilizzata da Gasparolo per la sua ricostruzione è conservata in ASCAL, serie IV, b. 1771, fascicolo "Quadri e statue già appartenenti ai conventi dei Barnabiti ed Orsoline".

93 Si tratta del signor Pedevilla, cui l'Intendenza di finanza concesse una cifra di lire 60 come indennizzo per tutto il tempo in cui i dipinti rimasero a occupare la camera del chiostro di sua proprietà: Intendenza di Finanza a Sindaco, Alessandria 17 luglio 1870, in ASCAL, serie IV, b. 1771.

94 F. Gasparolo, Odissea di quadri..., op. cit., 1924, p. 209. Il pittore alessandrino Giuseppe Peretti era stato incaricato di procedere alla perizia dei 37 tra dipinti e incisioni già appartenenti ai ministri degli infermi e dei dipinti dei cappuccini poiché le opere stavano per essere poste in vendita; una precedente stima effettuata per commissione del demanio da Giuseppe Delle Piane (maestro di calligrafia e disegno presso la scuola tecnica di Tortona) aveva infatti concluso che si trattava di oggetti di nessun valore: Ministero della pubblica istruzione a Prefetto di Alessandria, Firenze 2 dicembre 1869, minuta. 95Opere d'arte già claustrali...,cit., numeri 49, 50 e 51. Il soggetto del dipinto attribuito a Caravaggio è sovrascritto alla precedente indicazione de «Il nazzareno morto».

96Elenco dei Quadri, Disegni ed altri oggetti di Belle Arti esistenti nella Municipale Pinacoteca Viecha, 1875, in ASCAL, serie IV, b. 1771.

97 G. Romano, Per un grande museo locale: occasioni e progetti, in C. Spantigati e G. Romano (a cura di), Il Museo e la

Pinacoteca..., op. cit., 1986, p.10.

98 Le complesse vicende legate alla committenza, all'esecuzione e ai destini dei corali di Bosco Marengo sono state ricostruite da S. Pettenati, I Corali di Pio V, in C. Spantigati e G. Ieni (a cura di), Pio V e Santa Croce di Bosco. Aspetti di una committenza papale, catalogo della mostra (Alessandria e Bosco Marengo, 12 aprile – 26 maggio 1985), Alessandria 1985, pp. 171-222.

42 garantire la conservazione del complesso monumentale, a più riprese espressero le loro rimostranze; un sentimento di insofferenza verso la preferenza accordata al capoluogo che risultava tanto più inaccettabile per il benestare governativo, a fronte di una istituzione museale non pienamente legittimata:

[...] Oltre ai detti oggetti si avrebbe ancora a registrare quattro libri in pergamena preziosi per miniatura, se nel 1868 [...] non fossero stati esportati in Alessandria per arricchire un principio di Pinacoteca comunale. Non è a dire come una tale spogliazione contraria al disposto dell'articolo 7 luglio 1866 fu ed è mal vista e sentita da questa Rappresentanza Municipale e popolazione boschese, ed altro non fece che richiamare alla sua memoria l'esportazione già loccata prima del 1823 di un quadro di Alberto Dures (sic) rappresentante la Vita di Gesù, dipinto stato tolto da detta Chiesa e portato nella R. Galleria di Torino, ove oggidì ancora fra quei dipinti fa bella mostra e primeggia99. Se di ciò questa popolazione

aveva, sino ad un certo punto motivo in allora di querelarsi, vieppiù maggiore lo ha adesso pel fatto sovraccennato perché avvenuto in uggia alla Legge, sotto l'egida del Nazional Governo e per opera de' suoi impiegati; d'altronde non si sa comprendere come si voglia spogliare uno per vestire l'altro, per arricchire una Galleria Comunale che è sempre cosa racchitica ed insufficiente, quando si tratta di città che non sia di primo ordine, e che non abbia una tradizione di scuola come l'hanno Perugia e Siena100.

99 Com'è noto si tratta della tavola della Passione di Hans Memling, pervenuta al convento di Santa Croce di Bosco Marengo come dono di Pio V, ricoverata durante l'occupazione francese e quindi consegnata nel 1814 a Vittorio Emanuele I: M. Bernardi, La Galleria..., op. cit., 1968, tav. 37, pp. 200-201.

100 Il brano è tratto da una relazione del sindaco di Bosco Marengo, con ogni probabilità indirizzata al prefetto di Alessandria: Carlo Cavanna, Oggetti d'arte esistenti nella Chiesa di Bosco Marengo, Bosco Marengo 12 giugno 1874, copia conforme, in ACS, BCR, b. 5, f. 1.

43

APPENDICE

1a. Relazione della commissione sotto-prefettizia di Casale Monferrato sulle opere presenti nei conventi soppressi.

documento: Relazione della Commissione al Sotto Prefetto di Casale, Casale Monferrato 7 agosto 1866, copia conforme, in ACS, BCR, b. 5, f. 1.

Pregiatissimo Sig. Sotto Prefetto

La Commissione Sottoscritta in adempimento dello incarico affidatole in nota di codesta Sotto Prefettura, riferisce alla S. V. Il. che recatasi oggi nei locali già appartenuti alle Case Religiose di questa Città, dietro accurato esame riconobbe doversi avere speciale riguardo per gli infradescritti oggetti d'arte ivi esistenti, non avendosi tenuto calcolo alcuno di quegli oggetti di poca entità e conseguentemente di nessun valore.

Casa religiosa dei PP. Somaschi

1. N. 1 Quadro del Pittore Caccia detto il Moncalvo rappresentante la Madonna ed il Signore (in cattivo stato)

2. " " Quadro del Pittore Appiani rappresentante Napoleone I

3. " " Statua dello Scultore Collini rappresentante la Madonna degli Angeli esistente nella Chiesa detta di S. Catterina

In questa casa Religiosa non si rinvenne Biblioteca alcuna. Casa Religiosa dei PP. Crociferi

1. N. 1 Quadro del Pittore Caccia detto il Moncalvo rappresentante S. Matteo che scrive il Vangelo 2. " " Quadro dello stesso autore rappresentante il Martirio di S. Matteo

3. " " 8 Ovali dello stesso autore rappresentanti vari Santi

4. " " 1 Quadro del Pittore Castelli rappresentante la vocazione di S. Matteo all'Apostolato N. B. I suddetti quadri trovansi tutti nella Chiesa detta di S. Paolo.

(Non si rinvenne Biblioteca alcuna) Casa Religiosa dei PP. della Missione

1. N. 1 Quadro del Boumon rappresentante la Concezione (in cattivo stato)

2. " " Capitello di marmo di Carrara ornato di cariatidi e di fiori filettati in oro sopra colonna di Breccia Africana esistente nella Chiesa della Missione

3. " " Piccola biblioteca consistente in libri di nessun valore. Casale 7 Agosto 1866

44 1b. Relazione di Carlo A-Valle sulla presa di possesso del Convento dei Barnabiti ad Alessandria. documento: Lettera di Carlo A-Valle a Prefetto di Alessandria, Alessandria 10 novembre 1866, copia conforme, in ACS, BCR, b. 5, f. 1.

[...] Ricevuto e accettato di buon cuore il gentile di Lei invito, mi recai, in compagnia de' miei colleghi, al Convento dei Barnabiti di questa Città: e mi vi recai tanto più volentieri in quanto che aveva fiducia di trovarvi una copiosa Biblioteca e un discreto numero di oggetti d'arte, di quadri particolarmente. Le mie informazioni mi persuadevano infatti, trovarsi nel Convento dei Barnabiti molti e scelti libri, raccolti dai Professori Roselli e Bonola, morti non più d'una trentina d'anni fa. Mi persuadevano inoltre le mie informazioni, trovarsi in esso convento parecchi quadri di valore, raccolti anch'essi dal Roselli, fra cui posso citare: un Presepio sul legno, attribuito dagli intelligenti a Giangiacomo Fava, conosciuto sotto il nome di Macrino d'Alba, che dipinse fra il secolo XV e il secolo XVI, nel risorgere cioè dell'arte nazionale; un San Giovanni Battista al Giardino, esso pure opera pregevole; e un Martirio di Santo Stefano, che si crede uscito dal pennello di Paolo Veronese. Ma con mia meraviglia nulla di tutto ciò, nulla affatto ebbi a trovare, all'infuori di telacce di nessun conto e di pochi libercoli distribuiti nelle celle di ciascun frate. La mia meraviglia fu divisa anche da' miei colleghi; e a tutte le mie interrogazioni ed insistenze, quei buoni padri si strinsero nelle spalle. Circa alla chiesa, che pure è tra le meno brutte della città, non rinvenni che un calice d'argento cesellato in oro, ma di non molto pregio in quanto all'arte. Vi ha un discreto organo dei

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